Binocolo e paesaggio

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Reportage e fotografie  di Massimo Valentini

 

Rocca Massima è un comune di mille abitanti, arroccato a 750 metri sul livello del mare e circondato da un’irregolare pianura, a 35 km a SE di Roma. L’ampio panorama verso ponente si spinge lontano e, col cielo limpido, l’orizzonte è al di la di un bel tratto di mare.

Il monte Artemisio, alle spalle del quale c’è Roma. Al centro il borgo rinascimentale di Giulianello a 4 km.

La linea di costa più vicina dista 35 km. La veduta a oriente è caratterizzata da stratificazioni di cime collinari sulle quali appaiono appollaiati borghi e cittadine d’origine e tratti medioevali. Alle loro spalle si delineano gli Appennini, che chiudono lo scenario visuale con cime più alte e innevate. Uno spettacolo a quasi 360gradi, interrotto solo a SE dal dorso montuoso che unisce la cima, su cui sorge Rocca Massima, ai monti Lepini.

Sulla destra Palestrina a 20 km con le strutture architettoniche del Santuario della Fortuna Primigenia (II secolo a.c. ) in alto Castel San Pietro

Confortato da tale premessa sono andato con tre binocoli: il Nikon 8×30 EII, il Canon 10×30 IS e il Nikon 16 x50 Action EX, macchina fotografica e cavalletto. La mia base guardava verso il mare.
Il Nikon 8×30 EII non ha bisogno di presentazioni. Per me significa il balzo nell’Olimpo dei grandi binocoli. L’immenso campo visivo, il contrasto cromatico, i dettagli evidenziati su un panorama fatto apposta per valorizzarli, mi hanno dato un’emozione indescrivibile. Ho avuto l’impressione di veleggiare su dolci pendii, filari d’alberi, costruzioni rurali e campi coltivati dai mille colori di una pianura che sale, sulla sinistra del mio punto d’osservazione, sul dorso del monte Artemisio, parte dell’anello esterno dell’antico vulcano laziale. Il controluce del tardo pomeriggio aumentava la saturazione cromatica e gettava sempre nuove sfumature di colore. Uno spettacolo!
Il Canon10x30IS, col grande vantaggio della stabilizzazione, permette di osservare meglio i particolari, di cercarne di nuovi e di costruire la mappa mentale del panorama. Il campo apparente è ampio ma non come quello oceanico del Nikon 8x30EII. I colori sono meno vividi, ma quello che viene individuato, sia esso un campanile, una costruzione o un branco di cavalli, offre più informazioni visive.



Il 16×50 è un Porro che non suscita grandi entusiasmo fra i binofili. Forse perché non è gestibile a mano libera o perché con l’aumento degli ingrandimenti e l’obbligo del treppiede molti preferiscono il cannocchiale con oculare zoom. Debbo dire che una volta montato su un solido cavalletto con la testa fluida il Nikon Action EX con i suoi 3.5° e i sedici ingrandimenti offre una visione “telescopica” che i piccoli non riescono a dare, a patto che ci siano luce e ombre nette.

Il mare a 40 km dietro al monte Artemisio

Si osservano tanti nuovi particolari e si entra in una visione localizzata che prende il posto di quella d’insieme. E’ difficile però centrare un soggetto in rapido movimento facendo uso solo della visione diretta. Dopo aver trovato col Canon, come puntini nel cielo rosato dietro il crinale boscoso del monte Artemisio a 15 km, gli aerei decollati da Fiumicino a 60 km di distanza in linea d’aria, col 16×50 su cavalletto il puntino diventava la sagoma di un aereo e in breve riuscivo a identificare il tipo di aeromobile, man mano che virava e prendeva quota.
Lo spettacolo degli spettacoli è stato però il tramonto.

 

Il binocolo al tramonto

Dopo aver atteso che il sole toccasse il mare e perdesse luminosità per gli strati atmosferici interposti , ho puntato il binocolo , sul suo supporto, sul disco rosso in rapida discesa, e mi sono goduto uno spettacolo antico e sempre unico in cui l’occhio segue l’immagine e il cuore  percepisce il canto del giorno che muore.
Su un campo di 3,5° il diametro del Sole occupa circa 1/7 di quello del binocolo, quindi si vede la grande sfera splendente che scende rapida e implacabile, sempre più carica di colore, su un campo di cielo e paesaggio in un gioco di luci e ombre che cambiano prima e scemano poi.
Di notte ho guardato il cielo prima che le nuvole lo coprissero. Il Nikon 8×30 E II offre una meravigliosa visione d’insieme. Correvo fra le stelle di Orione, spaziavo fra le Iadi e miravo le Pleiadi: sensazioni ed emozioni. Il Canon stabilizzato ha dato la visione astronomica: ecco M42, ecco Aldebaran, ecco la maestà cosmica di Giove. Il Nikon 16×50 non ha concesso una prova significativa perché stavo in una posizione obbligata, e senza lo spazio per alzarlo, data la presenza del cavalletto.
Altre volte, sul cielo stellato, ho avuto modo di constatare che la pupilla d’uscita ristretta del 16×50 scurisce il cielo, e che si trovano spunti interessanti se si punta un campo stellare adatto; come ad esempio il gruppo di sei stelle più quattro nella Vulpecula, il cosiddetto “attaccapanni”.
Per concludere posso affermare che tre binocoli diversi per costruzione, uso e vocazione, possono essere utilizzati insieme e lavorare meravigliosamente in squadra se si ha l’accortezza di richiedere a ognuno la visione più adatta allo strumento.