General Hi-T USM 22×85 (Ba8 Series) vs Triplet 20×80 (Ba2 Series)

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Pur consapevole di non poter compiere una vera è propria comparativa con strumenti dal prezzo, dal diametro e dagli ingrandimenti differenti ho deciso di dare una risposta alle innumerevoli richieste dei lettori di Binomania in merito alle prestazioni del binocolo 20×80 triplet. Per tale motivo ho deciso di compararlo contro un binocolo dal prezzo ben superiore contro ossia l’USM 22×85: in tal caso discuteremo di un binocolo proposto a 189 euro contro un binocolo venduto a 595,00 euro

Un primo piano sue due contendenti

La scelta degli esemplari.

Impressioni generali

Vi è poco da dire, vedendo entrambi i binocoli si nota come il 20×80 triplet sia di fattura economica e dedicato al cosiddetto mercato “entry –level” un plauso va però ai cinesi che sono stati in grado di fornire un binocolo da 80mm ad un prezzo contenuto, giacché sino a pochi anni or sono era impossibile per molti appassionati fare uso di strumenti di tale diametro.

Il 22×85 USM è uno strumento dedicato agli utenti più esigenti. Ovviamente le dimensioni del 22×85 necessitano di una buon supporto che farà lievitare maggiormente il costo di acquisto, rispetto a quelle del 20×80, che consentono il montaggio anche su un modesto cavalletto.

primo piano sullo scafo ottiche dei binocoli: ben visibili le differenze costruttive

 

Meccanica:

Nel corso di questi anni, ho avuto modo di provare e collimare qualche esemplare di 20×80 triplet e, mediamente, tutti gli strumenti mostravano degli evidenti problemi di collimazione e/o meccanici. Anche tale binocolo, oggetto del test, ha presentato un livello di imprecisione meccanica che non consentiva una perfetta collimazione al variare della distanza interpupillare, questo, mi ha costretto, nelle comparazioni diurne con qualche amico appassionato a tenere sempre montati i cacciaviti nei grani di regolazione per consentire ogni volta una perfetta visione a chi possedeva una distanza superiore alla mia.

Seppur abbia provato a controllare eventuali giochi nella meccanica (tubi, e carrello centrale) come ebbi modo anche di suggerire nell’articolo relativo alla collimazione dei binocoli, la meccanica di questo strumento è abbastanza dozzinale , inoltre, nel momento in cui si tenta di correggere le diottrie sull’oculare destro, si perdeva la messa a fuoco centrale a causa di un trascinamento del carrello centrale. Per tale motivo si è costretti a tenere ferma con le dita la ghiera centrale

Tale difetto è fastidioso nell’osservazione diurna dell’avifauna, quando i volatini si spostano velocemente da media distanza all’infinito, giacché, provando a seguirli mantenendo il fuoco con la regolazione centrale, il gioco eccessivo del carrello centrale fa perdere la regolazione all’oculare destro. Inoltre non possedendo, come ovvio, una distanza di messa a fuoco minima da binocolo da birdwatching, saranno precluse le osservazion naturalistiche a breve distanza.

Provando a stringere il carrello centrale la situazione migliora ma aumentano anche gli attriti e la relativa affidabilità nel corso del tempo. Nell’osservazione allo zenith, sempre per i motivi appena citati, durante la comparativa, l’esemplare che ho testato perde da solo il fuoco, a causa dello spostamento verso il terreno degli oculari, sempre per colpa del costruzione economica del carrello centrale di messa a fuoco.

Il sistema di messa a fuoco a carrello centrale mediocre del 20×80 Triplet

Dell’esemplare USM 22×85 v’è poco da dire: la meccanica è molto buona, la messa a fuoco individuale è precisa, seppur sia poco fluida a causa della tropicalizzazione degli oculari e dell’uso di grasso militare in grado di resistere a meno 40 gradi.

Ovviamente anch’esso non è un binocolo da birdwatching per permettere di seguire gli involi o gli spostamenti degli animali a breve distanza ma quando si osservano i panorami terrestri è possibile contare su una precisione di fuoco ottimale, lo stesso dicasi in astronomia, giacchè dopo averlo regolato una volta, potrete dimenticarvi di ritoccarlo nei giorni successivi, anche dopo aver smontato e riposto più e più volte il binocolo.

Il sistema di messa a fuoco individuale dell’USM 22×85 di derivazione militare

 

Ottica:
Trattamento antiriflesso

La classica prova con il quotidiano cartaceo e con il mio viso rivolto verso le ottiche ha mostrato la superiorità del trattamento anti-riflesso del 22×85, per chi ancora non lo sapesse ricordo che maggiori dettagli mostrerà il binocolo in riflessione e peggiore sarà il suo trattamento antiriflesso, diffidate quindi degli strumenti che mostrano il vs viso come se fossero degli pseudo specchi..

Particolare sul trattamento antiriflesso del 22×85: da notare le migliori prestazioni
il trattamento antiriflesso del 20×80 Triplet: in linea con il prezzo di acquisto

 

Lenti:
Il 20×80 triplet fa uso di un tripletto cementato e seppur la resa sia più che buona per il prezzo con il quale viene proposto si nota una inferiore luminosità rispetto al 22×85 nell’uso terrestre crepuscolare e nella osservazione astronomica.

Ricordo ai lettori che tale binocolo è dotato di obiettivi cementati composti da tre lenti , rammento inoltre che è poco utile discutere se sia meglio un doppietto, un tripletto od un quadripletto, dato che le vere prestazioni dipendono dalla bontà dei vetri utilizzati e dal trattamento antiriflesso. E’ noto a tutti come ad esempio, nel settore dei rifrattori, vi siano degli ottimi doppietti alla fluorite e dei mediocri tripletti, definiti semi apo.

Un altro fattore da considerare è che più superfici sono coinvolte e minore sarà la luce raccolta, in linea di massima, una lente multistrato è in grado di riflettere solo lo 0.2-0.5% della luce in entrata, una lente con un trattamento singolo ne può sprecare oltre l’1.5 -2%, una lente senza trattamento anche il 4%, Considerato che un binocolo ha spesso più di 12 superfici coinvolte, spesso non è la sua composizione a fare la differenza ma la bontà del trattamento.

Nell’uso pratico il 20×80 triplet si è dimostrato meno luminoso dell’22×85 come era ovvio aspettarsi non solo per la differenza di prezzo ma per il pregio dei componenti ottici utilizzati e per il lieve maggior diametro.

Entrambi fanno uso di ottiche Fully Multi Coated (FMC) e di prismi BAk 4 ma anche in questo caso esistono componenti e trattamenti diversi seppur sulla carta paiono simili, lo stesso dicasi, ad esempio, per le fantomatiche correzioni di fase sui binocoli con prismi di tetto che ormani compaiono anche sugli scafi ottici di strumenti inferiori ai 200 euro..per dimostrare la bontà di tale sistema..

Il doppietto del 22×85 potrebbe tranquillamente definirsi ED, personalmente uso con molto profitto la versione 15×85 che ritengo migliore nell’uso terrestre, soprattutto per la diversa conformazione degli oculari, ma non nego che la versione 22x, a parte alcuni difetti che citerò fra breve, sia migliore nella osservazione del cielo notturno sotto cieli medio inquinati e per oggetti celesti poco estesi

Gli oculari tropicalizzati del General HI-T USM 22×85

Oculari

20×80 triplet: molto comodo il sistema pop up dei paraluce di gomma, l’estrazione pupillare è pari a 17m, ovviamente sia loro che il carrello centrale non sono tropicalizzati e questo ne potrebbe compromettere la resa nell’uso terrestre con forte umidità e/0 pioggia.
22×85:, oculari sovradimensionati con una estrazione pupillare pari a 17.5mm, tropicalizzati, con una regolazione della messa a fuoco, non fluida ma estremamente precisa. Essendo di derivazione militare, per prevenire gli urti la prima lente degli oculari si trova a circa 7mm dal bordo dello scafo. Per tale motivo i portatori di occhiali gradiranno abbassare i paraluce per vedere la totalità del campo fornito

Gli oculari del Triplet 20×80

Costruzione interna
Senza dubbio il 22×85 è il vincitore, migliore costruzione, rifiniture, cella di contenimento dei prismi , diaframmi interni, cella, insomma, la differenza di prezzo anche in questo caso è ben giustificata.

Performance ottiche con carta USAF ad alta risoluzione

Per questa prova ho fatto uso di una carta USAF originale ad alta risoluzione posta a circa 70 metri dai due binocoli. In sintesi riporto quanto segue:

20×80 Triplet percepibile separazione 5.3″, linea orizzontale 4.70″
22×85 USm percepibile separazione 4.6” con linea orizzontale 4.1″

il 22X85 ha fornito delle prestazioni migliori rispetto al 20X80, che ha anche mostrato anche molti problemi in fase di messa a fuoco di precisione per i problemi meccanici sopraccitati.

VIP:
NEL CORSO DI QUESTI MESI, STO ANALIZZANDO LA QUESTIONE “IPOVISIONE E PRESTAZIONI DEGLI STRUMENTI” CON UN PAIO DI OFTALMOLOGI D’OLTREOCEANO, OVVIAMENTE NON MANCHERÒ DI INSERIRE LE MIE CONSIDERAZIONI SU BINOMANIA. ANCHE IN QUESTO CASO, CON LA PROVA DELLA CARTA USAF AD ALTA RISOLUZIONE HO NOTATO COME PERSONE DIFFERENTI CON CAPACITÀ VISIVE DIFFERENTI RIPORTINO PRESTAZIONI DIVERSE RISPETTO A CHI HA UNA VISTA MIGLIORE E TALE IMPRECISIONE VA A PROFITTO DEL BINOCOLO CON RESA OTTICA INFERIORE.

MI SPIEGO: UNA PERSONA AFFETTA DA IPOVISIONE ( E NON MI RIFERISCO SOLO ALLA MIOPIA ED ALLA PRESBIOPIA MA AD ALTRE ABERRAZIONI CHE NON SI POSSONO CORREGGERE CON L’USO DI OCCHIALI DA VISTA MA UNICAMENTE CON UNA CORRETTA OPERAZIONE CHIRURGICA TRAMITE LASER) NON È IN GRADO DI NOTARE LE MAGGIORI PRESTAZIONI OTTICHE DI UNO STRUMENTO DI PREGIO GIACCHÉ LA VERA LIMITAZIONE È DATA DAI SUOI OCCHI E NON DAL BINOCOLO. QUESTO È UN ULTERIORE FATTORE DA CONSIDERARE. INOLTRE I PORTATORI DI OCCHIALI O ANCOR PEGGIO DI LENTI A CONTATTO, HANNO GROSSI PROBLEMI AD EFFETTUARE I TEST CON LE CARTE USAF AD ALTA RISOLUZIONE CON BINOCOLI DI PREGIO GIACCHÉ LE COMPONENTI OTTICHE DA LORO UTILIZZATE SONO DI QUALITÀ INFERIORE A QUELLA DELLE COMPONENTI OTTICHE DEL BINOCOLO UTILIZZATO E MAGGIORI SARANNO GLI INGRANDIMENTI E MAGGIORE SARÀ L’AMPLIFICAZIONE DI TALI DIFETTO.
LO STESSO DICASI PER LA PUPILLA DI USCITA, UNA PERSONA IPOVEDENTE, AVRÀ MAGGIORI PROBLEMI, A PARITÀ DI CONDIZIONI DI LUMINOSITÀ, CON UNA PERSONA CHE POSSIEDE UNA VISTA MIGLIORE: È RISAPUTO CHE LA PUPILLA CON DILATAZIONE SUPERIORE AI 5-6MM È AFFETA DA MAGGIORI DIFETTI RISPETTO ALLA DILATAZIONE PUPILLARE DI 3-4MM MA SPESSO NON SI PRECISA CHE TALE DIFETTO È DEL TUTTO SOGGETTIVO E NON È LA NORMA, COSI COME NON È LA NORMA CHE SOPRA I 40 ANNI LA DILATAZIONE PUPILLARE NON RIESCA A RAGGIUNGERE VALORI ELEVATI

Curvatura di campo

20×80
le immagini nell’uso terrestre sono buone sino al 70% del campo, nell’uso astronomico si nota un degrado delle stelle di I magn. già verso il 50% del campo con stelle di III e IV direi che il campo è utilizzabile sino al 70% la puntiformità stellare è più che discreta

22×85 le immagini terrestri sono buone sino al 70% del campo, nell’uso astronomico si nota un degrado delle stelle di I magn già verso il 50% del campo con stelle di III e IV direi che il campo è utilizzabile sino al 80% la puntiformità stellare è più che buona.

 

Distorsione angolare

20×80 triplet Portando un palo della luce ed altri soggetti (campanili, antenne) etc etc la distorsione ( a cuscinetto) è superiore di circa il 20% a quella presente nel 22×85.
Pupilla di uscita

Una prova con il laser ha mostrato una concentrazione di luce nella parte centrale della pupilla di uscita del 22×85 USM pari a circa il 20% in più rispetto a quella concentrata nella pupilla del 20×80, che denota anche una inferiore luminosità ai bordi della pupilla di uscita con un netto decadimento della luminosità

Avendo avuto la possibilità di vedere entrambi i binocoli smontati è incredibile la differenza di dimensioni dei prismi, decisamente più grandi nel 22×85, questa caratteristica unita alla maggior qualità ottica ha mostrato una luminosità ben superiore a quella di un classico 20x80mm che, nel mero uso pratico mi ha concesso di osservare gli stessi dettagli nel cielo profondo visibili in un economico 25×100 FB.

Luminosità e contrasto
Prova crepuscolare

Faccio uso di vari bersagli naturali ed artificiale per testare i binocoli per uso naturalistico al crepuscolo ed anche in questo caso, all’atto pratico il 22×85 si è dimostrato più luminoso del 20×80 triplet, il quale ovviamente risente del sistema a tripletto con ottiche più che discrete ma non sicuramente eccellenti

Come contrasto faccio uso di un palo della luce situato sopra una montagna ed in situazione di forte contrasto il 22×85 ha mostrato una capacità superiore di evidenziare dettagli cosi differenti, fili neri su cielo chiarissimo.

Ovviamente anche tali risultati sono direttamente proporzionali alla capacità visivie del tester e variano da persona a persona

Riflessi interni
Il 22×85 si è dimostrato leggermente più performante.
Cut-off dei prismi
Pupilla di uscita perfettamente circolare nel 22×85, nel 20×80 a causa dei problemi meccanici riscontrati non mi sento di dare un giudizio, dato che essa non era perfettamente circolare a causa della collimazione che “poneva riparo” ad un assemblaggio meccanico perfettibile.

Aberrazione cromatica
Il 20×80 presenta un’ottica che definirei dignitosa per il prezzo di acquisto, le immagini presentano un lieve residuo cromatico ma non raggiunge le prestazioni di binocoli con vetri definiti a bassa dispersione, nelle situazione più critiche si apprezza la maggior correzione del 22×85.

Uso pratico

Osservazione del cielo stellato

I due binocoli sono stati montati a pochi centimetri di distanza e puntati su vari oggetti celesti
La prima differenza fra il 20×80 triplet ed il 22×85 USM è data dalla maggior puntiformità del 22×85 e dalla migliore visione generale del cielo stellato, ossia: maggiore luminosità, maggiore contrasto, maggiore correzione, maggior campo apparente degli oculari.
Il campo reale dichiarato del 20×80 è pari a 56m a 1000m quello del 22×85 è pari a 52mm, in realtà il 22×85 mostra leggermente più campo reale rispetto al 20×80 e la sua maggior correzione al bordo consente di avere una panoramica più corretta di ciò che si sta osservando.

Le galassie M81 ed M81, sono più visibili nel 22×85 USM, il contrasto del binocolo è superiore e consente con maggior facilità di osservare la bellissima copia di galassie, lo stesso dicasi per M51, M13, ed M31.

Nel doppio ammasso di Perseo, grazie alla miglior precisione della messa a fuoco è stato possibile percepire la separazione di molte stelle e grazie alla maggior puntiformità la visione mi è parsa decisamente più godibile, ovviamente non è un fattore di maggior risoluzione dovuta al maggior diametro di tale binocolo, giacchè siamo ben sotto al limite di risoluzione degli obiettivi che non si può notare con solo 20-22X, non nego che 22X possono fare la differenza in certe situazione, ma mi è stato chiesto di dare le mie impressioni generali d’uso e per tale motivo scrivo quanto ho visto nel corso di varie sere.

Un altro fattore che mi ha indisposto nel 20×80 triplet è stato il pessimo comportamento del carrello centrale di messa a fuoco, di serie, impreciso, e pieno di giochi, tralascio volutamente, il problema della collimazione, ma non è davvero rilassante passare la metà del tempo a continuare a focheggiare lo strumento.

Con il 22×85 USM, invece, ho regolato la messa a fuoco per astronomia una volta sola ed ho usato il binocolo per 5 notti di fila senza apportare alcuna regolazione. Se questo binocolo avesse degli oculari più performanti sarebbe davvero il binocolo perfetto per le osservazioni astronomiche..un ottimo connubio fra ottiche performanti, diametro, compattezza ed ingrandimento.

Terrestre

20×80 Triplet: lo ribadisco, per il prezzo al quale viene fornito questo binocolo potrebbe far felice molti utenti, meccanica a parte. Le immagini possiedono un residuo cromatico evidente ma non cosi tanto da inficiare le osservazioni diurne,le quali, caso mai a 20X risentono maggiormente della turbolenza atmosferica. Ovviamente per un utilizzatore esigente che ama osservare i panorami anche con condizioni atmosferiche pessime lo sconsiglio vivamente a causa della non tropicalizzazione degli oculari e dello scafo ottico, che forse sono in grado di resistere a qualche schizzo e ad una pioggerella occasionale, ma personalmente non mi fiderei ad usarlo sotto un temporale. La messa a fuoco si è dimostrata molto imprecisa anche nell’uso terrestre e questo ha comportato varie volta la regolazione della diottrica e del carrello centrale.
22×85 USM; premesso che non amo un 22x nell’uso terrestre e che preferisco gli oculari del 15×85, questo binocolo ha dimostrato di possedere una messa a fuoco precisa, robusta ed affidabile e mi pare in grado di resistere alle osservazioni estreme, compiute spesso dagli appassionati dai terrazzi dei rifugi o da postazioni esterne per l’osservazione a medio-grande distanza degli animali e del paesaggio
L’ampio campo apparente,  superiore ai classici 60 gradi, consente una buona immersione nella scena e il residuo cromatico per non essere un binocolo dotato di obiettivi apocromatici si è dimostrato in linea con strumenti dal prezzo ben superiore 800-1000 euro.

Durante il test ho avuto modo di comparare entrambi i binocoli con il nuovo William Optics 22x70APO, per problemi di “esclusiva” con la rivista Coelum, non posso ancora inserire le mie impressioni, ma non mancherò a pubblicazione sulla rivista Coelum avvenuta, di inserire una breve sintesi di tale comparazione.

a sinistra :General hi-t 22×85, il 20×80 triplet in primo piano e la novità del 2008, il William Optics 22×70 APO

da sinistra :General hi-t 22×85, il 20×80 triplet in primo piano e la novità del 2008, il William Optics 22×70 APO
In sintesi
Direi che ancora una volta posso confermare che “Nessuno regala nulla a nessuno”, un 20×80 a tripletto a meno di 200 euro non può ovviamente rappresentare il massimo della qualità ottica e meccanica attualmente disponibile sul mercato. In ogni modo, nell’uso astronomico si vede certamente di più di un blasonatissimo tetto da 56mm da 1600 euro..ma i difetti ci sono e spero di averli citati tutti. Ricordo, inoltre che nel settore naturalistico con 200 euro si acquista un binocolo 8×25- 8×28 entry level.

In definitiva questo 20×80 triplet mi è parso un binocolo ideale per iniziare ad osservare il cielo per chi non ha troppe esigenze dal punto di vista meccanico ed ha pochi soldi da investire in uno strumento. Potrebbe anche essere il binocolo utile per fare un po’ di gavetta prima di passare ad un binocolo migliore. Se dovessi limitarmi alle mere prestazioni ottiche lo definirei un binocolo da un rapporto prezzo-prestazioni ottiche più che buono.

Reputo il 22×85 USM uno strumento molto valido per il prezzo di acquisto al quale è proposto: è un binocolo dal costo, tutto sommato ragionevole, che da maggiori soddisfazioni nella osservazione di oggetti celesti come nebulose, galassie etc etc , rispetto ad esempio ad un costoso 16×70 giapponese e nelle osservazioni terrestri a media-lunga distanza.

La sua luminosità, inoltre, mi è parsa addirittura simile a quella di un economico 25x100FB di mia proprietà, anzi in certe circostanze ha mostrato una maggior contrasto che consentiva di “staccare” con maggior facilità dal fondo cielo le galassie ed i dettagli terrestri al crepuscolo.

Ovviamente tale binocolo grazie alla perfetta meccanica ed alla robustezza potrebbe diventare il classico binocolo per la vita. In antitesi alla mia premessa, il 22×85 è risultato essere “più economico” del 20×80 triplet, nel senso che se si comparasse la sua buona qualità ottica con la sua ottima costruzione e tropicalizzazione con strumenti per uso terrestre dal prezzo ben superiore (ad esempio gli strumenti della Docter Aspectem che oscillano fra i 1800 ed i 2600 euro) si evincerebbe un “ottimo” rapporto prezzo prestazioni.
Da tale atipico confronto cosa si evince?

Semplicemente che un binocolo si deve giudicare oggettivamente e non solo in base alle proprie esigenze e che spesso la virtù sta nel mezzo.

Se analizzate le tabelle, qui sotto pubblicate, potrete evidenziare come i voti totali degli strumenti siano ben differenti seppur vi siano delle qualità notevoli anche nel 20×80.
Ciò sta a significare che un conto è classificare un binocolo per le caratteristiche a noi più congeniali un conto è verificarne tutti i pregi e tutti i difetti.