Le lame utili
Inviato: 18/07/2012, 6:48
Le lame utili
I coltelli mi hanno sempre appassionato, non sono certo un collezionista, ma se mi capitava di vederne di particolarmente interessanti, se potevo, li acquistavo, per poi studiarne le origini e le loro funzionalità.
Già, perché il coltello è la lama utile per eccellenza, quella che accompagna l’uomo nel suo lavoro quotidiano ed è proprio questo stretto rapporto che ne ha condizionato la forma e la funzione.
Quello che per noi è il coltello per l’attività outdoor, finalizzato ai molteplici usi dell’escursionismo e dell’attività nei boschi, se ne ampliamo il concetto diventa il coltello da lavoro di chiunque abbia la propria attività all’aria aperta, dal contadino al marinaio, dal pastore al soldato.
Ciascuna di queste attività ha formato uno stretto connubio fra uomo e lama, forgiandone la forma, in modo da renderne massima la funzionalità.
Ma ormai da tempo i miei coltelli erano finiti in uno scatolone giù in cantina, la relegati dopo l’ennesimo spostamento conseguente a quella che è la mia attività principale: la ricerca continua di nuovi spazi utili per quelle che io considero “le mie cose”.
Oggi ho ripreso in mano questo scatolone ed ho cominciato a riguardare i “miei” coltelli, a ripensare alla loro vita ed alla loro sinergia nelle tante attività dell’uomo.
Avevo dimenticato e non c’è nulla di peggio per gli oggetti che ci sono stati cari, così ho deciso: riprenderò in mano queste lame, ne ricorderò la loro storia e darò loro nuova vita, parlandone e conservandole non più in un anonima scatola di cartone, ma in un contenitore adeguato, più adatto alla loro conservazione, ma anche alla loro esposizione.
Ed allora, mentre uno ad uno li prendo dallo scatolone, vediamoli e ridiamo loro il ricordo.
Il coltello del soldato
Chiunque di noi sia passato per il militare, probabilmente ne ha posseduto uno.
Molto robusti, poco costosi, tanto te lo fregavano subito, avevano alcuni accessori che, a detta dei “vecchi”, ci sarebbero stati utilissimi.
In realtà, l’unico veramente utile è l’enorme apriscatole, che svolgeva egregiamente la sua funzione di farci tagliare con i bordi seghettati della lattina e, all’occorrenza, di forchetta di emergenza per mangiare la Simmenthal.
Poi c’era il robusto cacciavite a lama, teoricamente indispensabile nello smontaggio e la pulizia dell’arma d’ordinanza, per la verità, a parte avvitare qualche vite dello stipetto, serviva principalmente per bucare la tasca della giacca o per premere contro la nostra coscia durante le marce, tanto è vero che molti andavano in fureria e con un colpo di smerigliatrice eliminavano la scomoda protuberanza.
Poi naturalmente la lama, tozza e robusta, con la punta a curvatura rovescia per mantenere il filo rettilineo e il più lineare possibile. La sua forma era studiata appositamente per tagliare spesse ruote dal salame portato su da casa dopo l’ultima licenza e per scoraggiare qualsiasi altro uso non lecito perché, ben si sa, i militari sono “teste calde”, non si sa mai.
Infine l’oggetto più controverso, un robustissimo punteruolo che, terrificante, aveva un che di sinistro e, nello stesso tempo, di fallico.
I benpensanti dicevano che serviva per forare le lattine di birra, altri lo brandivano minacciosi durante le liti, secondo alcuni doveva servire per la pulizia del fucile, assieme allo straccio ed all’olio di gomito.
Solo quando ti veniva consegnata la “stecca” ed eri a pochi giorni dal tornare civile, qualche anima pia ti spiegava che quel aggeggio così minaccioso serviva in realtà ad allentare i nodi delle corde, in modo da poterli sciogliere con più facilità. Tutto qui.
Il coltello del marinaio
Il mare è una brutta bestia, lo si sa, specialmente per le lame di un coltello. Non sarà una novità quindi che tutti i coltelli per i marinai sono in acciaio inox e, nonostante ciò, l’acqua salata li rovina prematuramente, così come prematuramente hanno il brutto vizio di cadere fuori bordo, in mare.
Anche questa caratteristica ha modificato nel tempo il coltello del marinaio, quello che usa per tagliare una sagola, il filo delle reti, “sciapare” un pesce da mettere nel brodetto, ecc.
Data la sua breve vita, è di norma molto economico, tanto che spesso sono gli stessi negozianti che ne fanno un omaggio ai clienti, così, per farsi pubblicità.
Ma nella ricerca della economia, oggi, si è quasi abbandonato il tradizionale coltello marinaresco, al suo posto sono arrivati dei comunissimi coltellini cinesi, tutti in acciaio inox, ma che hanno il pregio di non costare quasi nulla. In compenso hanno un buon taglio, la lama bloccabile, il dorso seghettato per squamare il pesce, un anello di filo di nylon per infilarci il pollice, in modo che il coltello non sfugga alla presa.
Questi cinesi le pensano proprio tutte, del resto sono più di un miliardo, anche solo per la legge delle probabilità, le buone idee non mancano di certo.
I coltelli mi hanno sempre appassionato, non sono certo un collezionista, ma se mi capitava di vederne di particolarmente interessanti, se potevo, li acquistavo, per poi studiarne le origini e le loro funzionalità.
Già, perché il coltello è la lama utile per eccellenza, quella che accompagna l’uomo nel suo lavoro quotidiano ed è proprio questo stretto rapporto che ne ha condizionato la forma e la funzione.
Quello che per noi è il coltello per l’attività outdoor, finalizzato ai molteplici usi dell’escursionismo e dell’attività nei boschi, se ne ampliamo il concetto diventa il coltello da lavoro di chiunque abbia la propria attività all’aria aperta, dal contadino al marinaio, dal pastore al soldato.
Ciascuna di queste attività ha formato uno stretto connubio fra uomo e lama, forgiandone la forma, in modo da renderne massima la funzionalità.
Ma ormai da tempo i miei coltelli erano finiti in uno scatolone giù in cantina, la relegati dopo l’ennesimo spostamento conseguente a quella che è la mia attività principale: la ricerca continua di nuovi spazi utili per quelle che io considero “le mie cose”.
Oggi ho ripreso in mano questo scatolone ed ho cominciato a riguardare i “miei” coltelli, a ripensare alla loro vita ed alla loro sinergia nelle tante attività dell’uomo.
Avevo dimenticato e non c’è nulla di peggio per gli oggetti che ci sono stati cari, così ho deciso: riprenderò in mano queste lame, ne ricorderò la loro storia e darò loro nuova vita, parlandone e conservandole non più in un anonima scatola di cartone, ma in un contenitore adeguato, più adatto alla loro conservazione, ma anche alla loro esposizione.
Ed allora, mentre uno ad uno li prendo dallo scatolone, vediamoli e ridiamo loro il ricordo.
Il coltello del soldato
Chiunque di noi sia passato per il militare, probabilmente ne ha posseduto uno.
Molto robusti, poco costosi, tanto te lo fregavano subito, avevano alcuni accessori che, a detta dei “vecchi”, ci sarebbero stati utilissimi.
In realtà, l’unico veramente utile è l’enorme apriscatole, che svolgeva egregiamente la sua funzione di farci tagliare con i bordi seghettati della lattina e, all’occorrenza, di forchetta di emergenza per mangiare la Simmenthal.
Poi c’era il robusto cacciavite a lama, teoricamente indispensabile nello smontaggio e la pulizia dell’arma d’ordinanza, per la verità, a parte avvitare qualche vite dello stipetto, serviva principalmente per bucare la tasca della giacca o per premere contro la nostra coscia durante le marce, tanto è vero che molti andavano in fureria e con un colpo di smerigliatrice eliminavano la scomoda protuberanza.
Poi naturalmente la lama, tozza e robusta, con la punta a curvatura rovescia per mantenere il filo rettilineo e il più lineare possibile. La sua forma era studiata appositamente per tagliare spesse ruote dal salame portato su da casa dopo l’ultima licenza e per scoraggiare qualsiasi altro uso non lecito perché, ben si sa, i militari sono “teste calde”, non si sa mai.
Infine l’oggetto più controverso, un robustissimo punteruolo che, terrificante, aveva un che di sinistro e, nello stesso tempo, di fallico.
I benpensanti dicevano che serviva per forare le lattine di birra, altri lo brandivano minacciosi durante le liti, secondo alcuni doveva servire per la pulizia del fucile, assieme allo straccio ed all’olio di gomito.
Solo quando ti veniva consegnata la “stecca” ed eri a pochi giorni dal tornare civile, qualche anima pia ti spiegava che quel aggeggio così minaccioso serviva in realtà ad allentare i nodi delle corde, in modo da poterli sciogliere con più facilità. Tutto qui.
Il coltello del marinaio
Il mare è una brutta bestia, lo si sa, specialmente per le lame di un coltello. Non sarà una novità quindi che tutti i coltelli per i marinai sono in acciaio inox e, nonostante ciò, l’acqua salata li rovina prematuramente, così come prematuramente hanno il brutto vizio di cadere fuori bordo, in mare.
Anche questa caratteristica ha modificato nel tempo il coltello del marinaio, quello che usa per tagliare una sagola, il filo delle reti, “sciapare” un pesce da mettere nel brodetto, ecc.
Data la sua breve vita, è di norma molto economico, tanto che spesso sono gli stessi negozianti che ne fanno un omaggio ai clienti, così, per farsi pubblicità.
Ma nella ricerca della economia, oggi, si è quasi abbandonato il tradizionale coltello marinaresco, al suo posto sono arrivati dei comunissimi coltellini cinesi, tutti in acciaio inox, ma che hanno il pregio di non costare quasi nulla. In compenso hanno un buon taglio, la lama bloccabile, il dorso seghettato per squamare il pesce, un anello di filo di nylon per infilarci il pollice, in modo che il coltello non sfugga alla presa.
Questi cinesi le pensano proprio tutte, del resto sono più di un miliardo, anche solo per la legge delle probabilità, le buone idee non mancano di certo.