Ivano Dal Prete ha scritto: ↑31/05/2020, 14:04
Puo' darsi, ma ricordo che nella mia replica il problema era non tanto il potere risolutivo, quanto l'eccessiva luminosita' del pianeta che affogava l'immagine in una macchia indistinta.
Senza da parte mia voler asserire alcunchè, essendo impossibile averne certezza provata, intendo qui unicamente ragionare su dati noti, per spiegare perchè ho scritto che non sono sicuro che con il telescopio usato da Galileo Galilei per scoprire le 4 principali lune di Giove non sarebbe stato possibile accorgersi delle fasi di Venere.
La prima data identificabile nel "Sidereus Nuncius" è il 30 Novembre 1609 ed è inerente all'osservazione della Luna in fase crescente, l'ultima è il 2 Marzo 1610 e riguarda l'osservazione dei satelliti di Giove.
Il "Sidereus Nuncius" fu stampato per la prima volta il 13 Marzo 1610 e il 19 Marzo iniziò ad essere inviato alla corte Toscana.
La lente obiettivo del telescopio impiegato per le osservazioni descritte nel libro è ritenuta essere quella purtroppo già incrinatasi al tempo in cui Galileo era ancora in vita e che adesso si trova custodita presso il Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza sito in Piazza dei Giudici 1 a Firenze:
https://catalogo.museogalileo.it/oggett ... lileo.html
http://www.istitutocalvino.gov.it/stude ... /lente.htm
Detta lente, in varie epoche sottoposta da eminenti esperti del settore a verifiche ottiche, sia osservando il cielo, che in laboratorio, risulta lavorata per 38mm con precisione di 1/8 lambda sul fronte d'onda ed esibisce campo visivo di circa ~15' e risoluzione di circa ~20", ovvero 3 volte migliore dell'occhio nudo (secondo alcune misure il potere risolutivo rilevato sarebbe pari a circa ~10", ma trattandosi di una lente incrinata è difficile essere precisi, si può benissimo prendere per buono il primo valore).
Circa il potere risolutivo, Stillman Drake nel 1983, in appendice alla sua traduzione e commentario al "Sidereus Nuncius", arriva ad una conclusione simile analizzando tutti i 65 disegni di Giove riportati dal libro di Galileo e comparandone, sia descrizione verbale che disegni, con le posizioni calcolate usando le moderne effemeridi.
Senza troppo scadere in accuratezza per lo scopo qui prefisso, supponendo per semplicità circolari ed uniformi i moti di Terra e Venere, si riesce a calcolare con errore trascurabile le date approssimative delle quadrature e delle congiunzioni superiori ed inferiori di Venere più prossime alle date coperte nel "Sidereus Nuncius".
Il periodo sinodico di Venere è di circa ~584 giorni e la congiunzione superiore più prossima alla data di rilascio del "Sidereus Nuncius" si verificò il giorno 11 Maggio 1610.
Ogni punto percorso da Venere nella sua orbita in relazione a quanto percepito da un osservatore sulla terra, ossia massima elongazione Ovest, congiunzione superiore, massima elongazione Est e congiunzione inferiore, prende 90°, ovvero 146 giorni (360°/90° = 4 -> 584 giorni/4 = 146 giorni).
Dunque il 16 Dicembre 1609 (11 Maggio 1610 - 146 giorni = 16 Dicembre 1609) Venere si trovava alla massima elongazione Ovest (visibile al mattino) mentre sottendeva un diametro apparente di circa ~13".
Nello stesso periodo Giove era invece visibile dalla sera per tutta la notte, con un diametro apparente di circa ~48" e Mercurio, prossimo a Venere, nel cielo del mattino con elongazione di circa ~22° dal Sole e sottendente un diametro apparente di circa ~6" e fase pari a circa ~0,74.
(Nei documenti galileiani le osservazioni di Mercurio sono scarse, pur se è indubbio che Galileo lo abbia più volte osservato, forse cercando in esso una conferma delle fasi o di eventuali satelliti, come per Giove, senza però cavarne nulla, perchè come lui stesso scrisse
>>non basta la virtù del telescopio a radergli il crine<< [la
'capellatura' di cui ho avuto modo di scrivere in altra occasione]).
Date le prestazioni del telescopio in uso a Galileo a quel tempo, anche se avesse osservato Venere, quasi certamente non ne avrebbe colto nulla, nemmeno su Giove, ed infatti la sua prima registrazione delle sue lune è datata 7 Gennaio 1610.
A questo punto si può ragionevolmente ritenere che entro il lasso di tempo coperto nel "Sidereus Nuncius" che va dal 30 Novembre 1609 fino all'inizio di Gennaio del 1610, Galileo non avesse ancora migliorato sufficientemente il suo telescopio, per permettergli scoprire una qualche novità circa Venere e Giove.
Il 7 Gennaio del 1610 Venere brillava nelle luci dell'alba di magnitudine prossima a -4, a circa ~30° dal Sole, sottendendo un diametro apparente di circa ~12", la fase era circa ~0,87. (per confronto Giove nello stesso periodo sottendeva un diametro apparente di circa ~46").
Dalle prestazioni rilevate su quella che è ritenuta essere la lente obiettivo del telescopio che Galileo utilizzò per scoprire i 4 principali satelliti di Giove, è verosimile attendersi che anche puntandolo verso Venere, l'esiguo angolo in quel momento sotteso dal pianeta (al di sotto del suo potere risolutivo di 20"), non avrebbe consentito la percezione della fase e col trascorrere dei giorni la situazione peggiorò sempre più, in quanto diametro apparente ed elongazione dal Sole di Venere decrebbero sempre più, approssimandosi il pianeta alla congiunzione superiore, quella in cui il suo diametro apparente viene percepito minore osservato dalla Terra.
A titolo esemplificativo Venere, nelle diverse posizioni occupate percorrendo la sua orbita in relazione a quanto percepito da un osservatore sulla terra, sottende i seguenti angoli:
Congiunzione superiore = ~10"
Massima elongazione Est ed Ovest (quadratura) = ~24"
Congiunzione inferiore = ~60"
(Come riferimento l'angolo sotteso da Giove quando si trova in opposizione al Sole, è circa ~47")
Sulla scorta dei carteggi galileiani, è plausibile collocare nel lasso temporale che va dal 13 Novembre 1610 al 11 Dicembre 1610, la data in cui Galileo sulla base delle osservzioni compiute ritenne di poter rendere nota la scoperta delle fasi di Venere, in quanto il 13 Novembre 1610 scrisse una lettera a Giuliano de' Medici a proposito delle osservazioni di Saturno, che terminò scrivendo
>>Intorno a gl'altri pianeti non ci è novità alcuna<< (Opere di Galileo Galilei, X, 474), mentre è datata 11 Dicembre 1610 la missiva indirizzata sempre a Giuliano de' Medici, in cui per tramite di un anagramma annunciò la scoperta delle fasi del pianeta Venere (Opere di Galileo Galilei, X, 483).
Dai documenti giunti sino a noi si evince che Galileo riprese ad osservare Venere verso la fine di Settembre del 1610, rilevandola di
>>figura rotonda ed assai piccola<<.
A quel tempo il pianeta sottendeva un diametro apparente di circa ~14", dunque
>>piccola<< ci sta, rotonda non proprio, la fase era circa ~0,78.
Considerate le dimensioni angolari sottese dal pianeta ed i limiti ed i difetti del suo telescopio, Galileo non fu in grado di scorgere la realtà della scena.
Poi nel volgere di pochi giorni, come egli stesso descrisse, Venere si ridusse
>>al mezzo cerchio<<.
Ciò è spiegabile dal fatto che fino a quando la diminuzione della frazione illuminata del disco del pianeta dal lato scuro risultava al di fuori delle possibilità del telescopio che usava, Galileo vide Venere sempre di aspetto rotondo, anche se in realtà non lo era.
Quando invece detta riduzione del diametro conseguente all'avanzare della fase superò i limiti imposti al suo strumento dal potere risolutivo e dagli altri difetti ottici, che verosimilmente avvenne vicino alla quadratura del pianeta, il grande Pisano vide Venere
>>sciemar dalla rotondità dalla parte orientale<< ed in pochi giorni ridursi al
>>mezzo cerchio<<.
La massima elongazione Est (quadratura) si verificò il 4 Ottobre 1610 (11 Maggio 1610 + 146 giorni = 4 Ottobre 1610) con il pianeta a circa ~37° dal Sole e sottendente un diametro apparente di circa ~14", fase 0,77.
I primi giorni di Dicembre del 1610, le dimensioni angolari di Venere raggiunsero circa i ~22" con fase circa ~0,56 ed andarono aumentando rapidamente le prime ed altrettanto velocemente la seconda, con l'approssimarsi alla congiunzione inferiore, che si ebbe il 28 Febbraio 1611 (11 Maggio 1610 + 146 giorni + 146 giorni = 28 Febbraio 1611).
Stando le cose in questi termini, non si può escludere che con il telescopio usato per scoprire i satelliti Medicei non sarebbe stato possibile cogliere le fasi di Venere.
Tutto ciò quale mera speculazione, in quanto la verità vera non la si potrà mai sapere.
Imho.