Recensione del  binocolo APM 100 ED APO 45°. Osservazione Astronomica. II e ultima parte.

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Onestamente non  avrei voluto scrivere questa seconda parte, forse, sarebbe bastato condensare le mie impressioni in un unico articolo. Di contro, sono consapevole che le esigenze di un astrofilo sono ben differenti rispetto a quelle dell’osservatore terrestre, per tale motivo  è sempre complesso scoprire l’esatta collocazione d’uso di uno strumento ottico.

E’ fuori da qualsiasi dubbio che l’APM 100 ED APO sia il sogno di molti appassionati di binocoli giganti, tant’è vero che qualche  lettore mi  ha già contattato confermandomi di averlo acquistato.  Ho notato, però, una cosa: sono tutti osservatori della natura e del paesaggio!
Il settore dell’astrofilia, in verità, è in rapida mutazione: ormai si osserva pochissimo, si tende a utilizzare il telescopio prettamente per le riprese fotografiche ed i pochi osservatori visuali prediligono specchi giganti che costano meno di questo binocolo. Oltre a ciò,  durante l”osservazione astronomica a bassi ingrandimenti, gli utilizzatori sono poco esigenti, desiderano, principalmente,  una buona puntiformità stellare, un campo piatto e molta luminosità.  Per tale motivo, spesso è sufficiente  un buon oculare asferico e un bel diametro  delle lenti a fare la differenza. Questo non accade, nell’osservazione naturalistica (paesaggio e fauna) dove gli osservatori apprezzano e ricercano ulteriori caratteristiche anche se si osserva a bassi ingrandimenti:  la nitidezza, una eccellente correzione delle aberrazioni cromatiche,  una corretta tonalità del colore, la capacità di discernere dettagli nelle zone in ombre,  la resistenza al contro-luce, il  contrasto durante le giornate contraddistinte da foschia, la robustezza, la impermeabilizzazione ed altro, altro ancora.

E’ovvio quindi che se proposto ad un gruppo di astrofili, amanti “della rincorsa al diametro “, tale binocolo potrebbe sembrare superfluo. Ritengo, però, che  grazie alle sue ottime prestazioni  ( se le  condizioni principali, che vedremo, saranno sempre soddisfatte) non pare esservi  di meglio in tal fascia di diametro, soprattutto qualora si volesse  sfondare il tetto dei cinquanta ingrandimenti.
Del resto ho sempre trovato difficoltà a giustificare agli amici astrofili l’acquisto di un  costoso binocolo naturalistico da otto ingrandimenti per osservare la natura, quando per la stessa cifra potrebbero ambire ad un telescopio da 40 cm di diametro.  Est modus in rebus!

 

Alcune caratteristiche tecniche che possono interessare all’astrofilo. 

I lettori che  hanno letto le mie precedenti impressioni ricorderanno le modifiche apportate a questa nuova generazione di APM 100 ED APO. In un primo tempo, infatti, Ludes ed  il costruttore avevano optato per un grande apertura dei prismi, pari a ben 25 mm. Questa scelta forniva una luminosità eccellente, tuttavia mostrava molti più riflessi rispetto a quanto è attualmente percepibile  con il restringimento a 21.5 mm.  La mia personale opinione, avendo utilizzato vari binocoli con schema  da molti definito “Miyauchi”  (prisma di Schmidt  45°+prisma romboidale ) mi porta a considerare che è sempre abbastanza difficile ottenere una prestazione perfetta quando si fa uso di sistemi a prisma cosi complessi e compatti.

Proprio per questi motivi, sono molto curioso di  verificare le prestazioni della versione a 90° e di quella dritta, delle quali vi posso girare, in esclusiva,  sia lo schema ottico che il design al CAD. (cortesia Apm-Telescopes)

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Ecco in anteprima il design della nuova versione a 90°. Cortesia- APM Telescopes
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Lo schema ottico dell’APM 100 ED APO, che sarà, successivamente fornito nella versione a 90° e nella classica versione terrestre dritta. Shema ottico, cortesia: APM Telescopes.

Markus Ludes,  a dispetto di altre scelte progettuali, mi ha confermato di non volere ridurre ulteriormente   l’apertura dei prismi,  per non inficiare ancor di più la buona luminosità di questo binocolo. Per tale motivo , secondo la sua opinione e quella dei costruttori,  talvolta, si potrebbe notare la presenza di qualche lieve riflesso stellare, utilizzando degli  oculari  ultra-grandangolari che presentino un field-stop in grado di mostrare “l’unghia” del prisma, visibile dall’apertura attuale.

A sinistra l'apertura da 25mm del precedente modello (cortesia: Bill Faatz) a destra, l'apertura diaframmata a 21.5mm
A sinistra l’apertura di 25 mm del precedente modello (cortesia: Bill Faatz) a destra, l’apertura diaframmata a 21.5mm

 

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In questa immagine è ben visibile la parte superiore del sistema di prismi utilizzati nell’APM 100 ED APO.

 

La mia curiosità mi ha portato a contattare un appassionato d’oltre oceano  Bill Faatz (Mr.Bill sul forum  “CloudyNights” ) che sta utilizzando  la precedente versione. Bill mi ha confermato che  ha preferito non sostituire il suo binocolo con la nuova versione.  Ha risolto il problema dei riflessi  diaframmando semplicemente l’apertura originale con una piccola modifica, effettuata da Ludes,  alle celle per filtri astronomici da 31.8 mm. In questo modo è in grado di usare con profitto i suoi Televue Panoptic da 19 mm. Inoltre, ritiene che la Via Lattea con i Televue Panoptic da 24 mm sia  “troppo affascinante” per rinunciare alla massima apertura di 25 mm.

19mm Pans with 21mm aperture stop_Bill_Faatz
La piccola ma intelligente modifica apportata dall’astrofilo americano Bill Faaz

 

Dopo lo scambio epistolare con Bill ho pensato più volte se per APM non fosse stato meno dispendioso e utile commercializzare un binocolo  più luminoso e fornire, nel contempo,  dei piccoli filtri “diaframmanti”  da utilizzare in base alle esigenze della clientela, oppure tentare di risolvere il problema ” a monte” dei prismi.  Del resto, nelle osservazioni crepuscolari del paesaggio o degli ungulati, raramente si  verificano delle riflessioni, lo stesso dicasi quando si osservano campi stellari privi di stelle molto luminose.

Il binocolo   è composto da due  doppietti ED  da 100 mm, con due lenti “FK61” . La lunghezza focale è pari a 550 mm mentre il  rapporto focale  è pari a F/5.5 . Nell’uso astronomico ad alti ingrandimenti  non lo considero, come è ovvio,  un sistema apocromatico dato che non è scevro, in certe condizioni, di esibire un poco di residuo cromatico, seppur molto contenuto, come tutti i rifrattori dotati di doppietti ED. Per tale motivo è utile comparare le sue prestazioni con telescopi di tale focale ed equipaggiati con un doppietto simile.

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Cortesia: APM Telescopes

 

In sintesi posso solo asserire che non è per nulla facile costruire un binocolo  da 100mm con rapporto F/5.5 con un sistema di prismi complesso a 45° cercando di ottenere un perfetto mix fra il contenimento delle riflessioni,  delle aberrazioni geometriche, cromatiche e della luminosità.  L’APM 100 ED APO mi pare, quindi, un eccellente realizzazione.

Paolo Monti osserva con gli oculari Docter UWA 12.5mm
Paolo Monti osserva con gli oculari Docter UWA 12.5mm

 

Ma come utilizzare al meglio questo binocolo?

In primis è indispensabile acquistare degli oculari di ottima qualità, sia per godere di  ottime visioni, sia per ottenere una buona collimazione ad alti ingrandimenti . APM e il costruttore garantiscono  una perfetta collimazione a medi ingrandimenti  e testano  il binocolo con oculari da 4 mm, prima di spedirlo al cliente, tuttavia,  l’utilizzatore potrebbe notare un  po’ di disallineamento qualora facesse uso  di oculari di scarsa qualità (che presentano spesso tolleranze dissimili) e qualora provasse ad utilizzarlo ad ingrandimenti molto elevati (150-200X).

V’è anche da considerare che la maggior parte degli oculari,  concepiti per uso astronomico, possiede il barilotto con una scanalatura di sicurezza.  Tale caratteristica non si adatta in modo ottimale alla chiusura a collare del porta-oculari dell’APM. E’ quindi essenziale, per evitare disassamenti o false scollimazioni, inserirli in modo preciso avendo l’accortezza di  premerli  sul fondo del porta-oculare mentre si chiude la ghiera di bloccaggio. Queste sono le stesse accortezze applicate dall’astrofilo  medio durante l’utilizzo dei visori binoculari. Insomma, nulla di cosi complicato.

Il secondo fattore da considerare è il supporto sul quale montarlo. Nessun problema per le osservazioni generiche fra i venti ed i cinquanta ingrandimenti, dove sono stato in grado di utilizzarlo con una comune testa Manfrotto 501 HDV, dotata di  una piastra lunga per favorire un perfetto  bilanciamento, ed un eccellente  treppiede in carbonio SIRUI R4203-L che regge 20 kg di peso. I problemi potrebbero sorgere qualora si volesse osservare assiduamente la luna, i pianeti o qualche stella doppia. Per tale motivo, ritengo preferibile utilizzare una montatura altazimutale che consenta i micromovimenti, auto costruendo una staffa ad “elle” per alloggiare il binocolo.Vi sono poi ulteriori due opzioni: la costosa forcella Binoptic II, oppure la Forcella Vixen HF2 alla quale andrebbe poi adattata una piastra come ha fatto questo ingegnoso binofilo giapponese dato che la staffa basculante per il supporto HF2 è troppo stretta  per accettare lo scafo ottico dell’APM 100 ED APO.

 

Come è stato effettuato il test.

Nel corso dei mesi di Settembre e di Ottobre  ho avuto la possibilità di utilizzare il binocolo APM 100 ED APO sia  per le classiche osservazioni degli oggetti del cielo profondo sia ad ingrandimenti superiori ai 100X .

Ho trascorso anche una piacevole serata in compagnia di Paolo Monti e del suo binocolo  Miyauchi Bj-100 iB 20×100 ED 45° (3 gruppi / 4 elementi)  che, per anni, è stato un punto di  riferimento nel settore.  Successivamente,  grazie alla collaborazione di un astrofilo elvetico, sono stato in grado di compiere una breve confronto  (osservando la Luna) con  il classico binocolo cinese  BA6 -23x41x100.  Nel corso della lunazione ho  anche confrontato questo binocolo al mio Meade Maksutov Cassegrain 178, dotato di visore binoculare e al mio rifrattore Takahashi FS 128 con e senza visore binoculare. Una prova, forse, un po’ forzata ma utile all’astrofilo appassionato delle osservazioni lunari.

 

Osservazione astronomica del cielo profondo.

Per questo genere di osservazioni  mi sono avvalso principalmente di  una coppia di oculari Docter UWA 12.5 mm, messi gentilmente a disposizione da Adinolfi, distributore italiano dei prodotti Docter. La costosa opzione fornisce quarantaquattro ingrandimenti e ben ottantaquattro gradi di campo apparente . Con  questi oculari le prestazioni  sono entusiasmanti: le stelle appaiono perfettamente puntiformi sino all’estremo bordo del campo.  Grazie al grande campo di vista e al piccolo mirino presente sulla maniglia del binocolo non ho mai sentito la necessità di avvalermi di un red dot, peraltro, facilmente installabile grazie alla sede dedicata.

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Il doppio ammasso di Perseo è uno degli oggetti più affascinanti, visibili in questo binocolo. L’immagine è, ovviamente, un fotomontaggio.

 

Insieme al Kowa Higlander  Prominar 32×82 e al Docter Aspectem 80-500 ED 40X UWA, questo è l’unico binocolo che mi ha concesso di ammirare delle stelle  molto puntiformi similmente a quelle visibili  in un ottimo rifrattore. Il  contrasto è alto, cosi come la luminosità.  Oggetti come  la galassia M33 o la Nebulosa M57 si staccano agevolmente dal fondo del cielo, garantendo una grande soddisfazione, mentre la visione del doppio Ammasso di Perseo è molto, molto affascinante.
Le mie impressioni, però, sono ben diverse utilizzando gli oculari SWA 20mm (27.5X) forniti di serie che paiono più un gadget dell’azienda rispetto ad un consiglio d’uso.  In tal caso, infatti, aumentano le aberrazioni cromatiche e quelle geometriche. Tale fatto mi ha rammentato un’asserzione di William Paolini nel suo libro” Choosing and using astronomical eyepieces” – its function is to magnify the telescopes’s image as best it can with the least amount of aberration and distorsion possible- .

E’ quindi consigliabile  acquistare degli oculari di buona qualità anche  per le osservazioni a bassi ingrandimenti:  Televue Panoptic, Pentax XW, Docter UWA, etc.,etc.

Sono consapevole che siano delle opzioni costose ma mi pare alquanto assurdo “strozzare” le prestazioni di un prodotto simile con accessori di bassa qualità.

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A destra è visibile il binocolo Miyauchi Bj-100 iB 20×100 ED 45°, le minori dimensioni, sono in parte,dipese dalla distanza fra i due binocoli. Mi scuso per la qualità dell’immagine che è stata ottenuta con un semplice smartphone

 

In primis io e Paolo Monti abbiamo utilizzato gli oculari di serie SWA 20 mm per poter comparare il binocolo APM  100 ED APO al Miyauchi Bj-100 iB 20×100 ED 45°( 27.5 ingrandimenti contro 26 ingrandimenti).

In questo particolare frangente,  la curvatura al bordo del campo, la puntiformità e l’aberrazione cromatica erano abbastanza comparabili similmente alla luminosità, anche se nella osservazione delle galassie il Miya mi pareva leggermente piu’ luminoso. Le mie precedenti osservazioni, effettuate con un paio di Pentax XW da 20mm (70° di campo), avevano lasciato in me ben altre impressioni: delle stelle puntiformi sino a bordo campo ed un eccellente campo apparente di 70°.

In difesa del “nonnetto giapponese” devo ammettere che Il Miyauchi Bj-100 iB 20×100 ED 45°, a 26X, mostra ancora un’ottima luminosità ma risulta ovviamente limitato  dall’impossibilità di utilizzare degli oculari astronomici migliori.
Una ennesima prova, osservando a  36X   nel Miyauchi ed a ben  44X  nell’APM ( oculari Docter 12.5 UWA ), mi   ha portato  apprezzare  questa seconda opzione. Gli oculari Docter sono molto costosi, ma forniscono un eccellente   rapporto “ingrandimento-/campo apparente”,  perfetto per la maggior parte degli oggetti celesti.  La pupilla di uscita di 2.27 mm, inoltre, risulta anche perfetta per limitare le aberrazioni delle pupille umane e nel contempo per isolare, staccando dal fondo del cielo medio-inquinato, gli oggetti più evanescenti, come  le galassie o le nebulose planetarie

E’ ovvio quindi  che tale comparativa abbia avuto ragione d’essere solo a bassi ingrandimenti, infatti, il Miyauchi non possiede oculari di serie in grado di “sfondare” il tetto dei 36X , inoltre, ritengo che la resa dell’APM ad ingrandimenti superiori sia inarrivabile per tutti gli altri binocoli in commercio.

 

Osservazione astronomica ad alto ingrandimento: Luna.

Fra il 29 di Settembre e il 5 di Ottobre ho seguito con molta attenzione la lunazione.

Per questo genere di osservazioni ho utilizzato varie coppie di oculari Takahashi LE e HI-LE .   Per ottenere una buona fusione delle immagini , a 150X,  ho dovuto inserire con un po’ di attenzione  la coppia di oculari Takahashi HI-LE da 3.6 mm di diametro

A circa 85 ingrandimenti (Takahashi LE da 7.5mm) e a 110 ingrandimenti (Takahashi LE da 5mm) la superficie lunare appare nitida e contrastata similmente a ciò che è visibile in un ottimo  rifrattore ED dotato di visore binoculare.

Rispetto agli oculari ortoscopici classici che non consentono di raggiungere il fuoco,  i Takahashi LE si sono rivelati perfetti per vari motivi: sono nitidi, sono leggeri,  ben costruiti, possiedono un  barilotto liscio e forniscono un  campo di vista leggermente più ampio (52°).

Avendo posseduto, forse, il primo esemplare in Italia del  binocolo da 100 mm, BA6 23-41×100, (quando era venduto dalla  General  Hi-T) presagivo cosa aspettarmi a tali ingrandimenti, tuttavia ho voluto, per spirito di chiarezza, fare una stretta comparativa, grazie alla collaborazione di un astrofilo svizzero. A quasi cento ingrandimenti il BA6  ha mostrato una bassa nitidezza, un fastidioso alone blu-verde, non solo intorno al bordo lunare ma anche nei pressi dei crateri più luminosi. Anche dopo vari tentativi di rotazione degli oculari non sono stato in grado di ottenere una perfetta collimazione.   In sintesi molti dettagli lunari che erano facilmente visibili nell’APM erano celati nel Ba6. Mi riferisco, ad esempio, ai micro-crateri nei pressi della Rima Birt, all’interno di Plato e  la rima Alphonsus .

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A partire da sinistra: Comparazione con Meade 178 Maksutov Cassegrain, sulla nistra, prova con Takahashi FS 128. Mi scuso per la qualità delle immagini, riprese con un semplice smartphone

 

L’APM 100 ED APO a 150 ingrandimenti  mostra un paesaggio lunare, nitido e contrastato, con nessuna aberrazione cromatica sui bordi dei crateri e con una nitidezza molto simile a quella fornita dal classico rifrattore astronomico dotato di ottiche a bassa dispersione.  Per avere tali prestazioni, lo ribadisco, si dovrà far uso di  oculari di alta qualità e di un binocolo ben collimato. Una semplice prova con degli oculari Hyperion e altri di ancor più bassa qualità ha mostrato come l’aberrazione cromatica dipenda principalmente dalla scelta degli oculari.

Ma fino dove può arrivare? Personalmente penso che avrei potuto spingermi, almeno sulla superficie lunare anche  a 196X (oculari Takahashi  HI-LE da 2.8 mm) Non dispondendo di una coppia ho solo provato ad usare il mio esemplare e devo ammettere che la qualità rimane più che soddisfacente, aumenta, ovviamente, la presenza di aberrazione cromatica sul bordo lunare e non ho potuto verificarne la collimazione.

E’ inutile ribadire che le  sue prestazioni  si debbano  paragonare ad un  rifrattore ED dalla medesima lunghezza focale.  Una comparativa un po’ forzata con il mio esemplare di rifrattore Takahashi FS 128 (doppietto alla fluorite minerale , 1040 mm, F/8.1) ha  mostrato, ovviamente, che l’APM non può raggiungere  la neutralità del colore e la nitidezza di un telescopio di più lunga focale ed ottimizzato per le osservazioni astronomiche ad alto ingrandimento.

Nel Takahashi FS128, infatti, a 150X erano visibili vari micro-crateri, situati nei pressi della Rupes Recta, all’interno di Fracastorius o nella valle di Plato che non si potevano ammirare nell’APM 100.   Il Takahashi, inoltre, mostrava con maggiore facilità le parti più ostiche delle rime Alphonsus e Gassendi.  L’APM 100 ED, in ogni modo mostra con molta facilità la Rima Birt e i due domi bisecati ed omonimi, i domi di Hortensius, i crateri piroclastici di Alphonsus, la Rima Petavius ed altre numerose ed interessanti formazioni.  Facendo uso di un bell’atlante lunare ci sarebbe da divertirsi con questo strumento per ore ed ore.

Un altro lato positivo dell’APM 100 ED APO è la capacità di raffreddarsi rapidamente grazie allo scafo meno spesso rispetto, ad esempio, al Kowa Highlander Prominar 32×82.

Paragonandolo al mio esemplare di Maksutov Cassegrain Meade 178, posso, infatti, confermare, che mentre attendevo il raffreddamento del tubo del telescopio, grazie alle ventole in dotazione, aveva già comodamente esplorato la luna a centocinquanta ingrandimenti con il binocolo APM 100 ED APO.

 

Giudizio finale

I pregi sono molti. Il binocolo APM 100 ED APO è un eccellente binocolo , possiede un’ottima meccanica ed una qualità ottica elevata. A bassi ingrandimenti mostra una discreta superiorità rispetto ai comuni binocoli cinesi con oculari intercambiabili, stupisce, invece, agli alti ingrandimenti dove si avvicina tantissimo ad un  ottimo rifrattore astronomico dotato di ottiche a bassa dispersione. Il punto di fuoco raggiunto sulle stelle  è molto preciso, non ci sono “sbavature” che dimostrino la presenza di coma o altre aberrazioni , anche il classico star test ha evidenziato delle prestazioni in linea con un buon rifrattore ED di pare lunghezza focale. Se paragono, inoltre,  il suo prezzo a  quello speso per costruire un ipotetico binoscopio composto di due rifrattori ED da 100 mm F 5/5, considerandone la progettazione, la compattezza e l’universalità d’utilizzo , non posso che dare un giudizio positivo.

Nei confronti di un binoscopio posso soltanto dire che questo strumento non raggiunge le prestazioni in alta risoluzione dei più performanti, tuttavia, risulta vincente sia per quando riguarda le dimensioni ed il   peso, mantenendo nel contempo l’ universalità,  la leggerezza e soprattutto la  immediatezza d’utilizzo che solo un vero binocolo può dare.

Come difetti posso solo citare la presenza di qualche riflesso stellare che ho notato, osservando con oculari a grande campo, a basso ingrandimento, durante il “panning” stellare con gli oculari Docter 12.5mm.

Ringrazio MarKus Ludes per aver fornito ben due esemplari di APM 100 ED APO e gli schemi ottici pubblicati in questo articolo. Ringrazio anche Mauro Narduzzi di SkyPoint  e Michele Adinolfi per avermi inviato alcuni degli oculari oggetto di questo test.

 

Disclaimer. Questa recensione è stata pubblicata nel mese di Ottobre 2014. Si specifica che le impressioni d’uso sono totalmente personali e date dai tester di Binomania in completa libertà, senza vincolo e rapporto commerciale alcuno e sulla base di esperienza comprovata nell’utilizzo di tali strumenti ottici. Per eventuali informazioni, aggiornamenti e/o variazioni sui prezzi, sulle caratteristiche dello strumento, su i punti vendita autorizzati o altre informazioni in genere, si prega di contattare direttamente Apm Telescopes.