Smartphones, binocoli e spottingscopes. La nuova era della fotografia a lunga distanza

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La tecnica che consente di collegare uno smartphone al proprio binocolo, pare inizi a interessare molte persone, anche non necessariamente appassionate della Natura.

Scrissi un breve articolo di questa tecnica nel 2013, ma devo ammettere che la situazione è favorevolmente cambiata, sia lato utenti, sia per ciò che concerne i costruttori.

Nata come piccolo ramo del digiscoping (dove si collega, invece, il telefono a uno spottingscope) ha meritato vari appellativi: digibinning o più genericamente phonescoping o smartscoping.

Ma com’è nata questa tecnica?

Nel 1999 Laurence  Poh – un appassionato malese – iniziò a fotografare gli animali collegando una delle prime macchine fotografiche digitali Nikon (la Coolpix 995) all’oculare del proprio telescopio terrestre. Il successo fu cosi enorme che, ben presto , si  autoproclamò sul proprio sito ufficiale:  the father of digiscoping, il padre del digiscoping.

In realtà questa tecnica era già utilizzata da moltissimi anni nel settore astronomico.  La sua denominazione tecnica, era ed è: “metodo afocale” e si praticava  già con le reflex a pellicola.

Oltretutto, almeno un lustro prima della “scoperta di Poh” erano disponibili varie macchine fotografiche digitali e molti astrofili  si divertivano a ottenere  delle discrete immagini della superficie lunare, utilizzando dei raccordi artigianali.

Paolo Ricciardi ed io,  quando collaboravamo con il GRL GROUP (Geological Lunar Researche Group)  utilizzammo la  Canon Powershot 350 con un sensore di soli 640×480 pixel, poi una Epson da 1200px …poi arrivarono le Olympus Camedia e le Nikon Coolpix.

Mi avvalevo della Coolpix 995 collegandola direttamente a un oculare DLC 28 della William Optics.

Ricordo che quando acquistai il binocolo Vixen 20×80, era circa il 2000, provai a fare qualche scatto alla luna e agli animali con questa tecnica e come me, decine di altri astrofili.

 

Penso quindi che l’auto-proclamazione “The father of digiscoping” sia un po’ inappropriata. Molto probabilmente il suo grande merito è stata la divulgazione in un settore, quello naturalistico, meno tecnico di quello astronomico.

Molta acqua è passata sotto i ponti e con l’avvento degli smartphone è decisamente più facile e immediato collegare un “telefonino” al proprio strumento ottico.

Come si collega lo smartphone a un binocolo o a uno spotting scope ?

La risposta è molto semplice: attraverso un adattatore!

La prima a credere nel digiscoping e nel phonescoping è stata Kowa. Da anni propone, infatti, degli adattatori specifici per i propri  spotting scopes e per la serie TOP  IPhone e Samsung Galaxy.

Il Kit è composto da una cover a cui si possono collegare vari raccordi che consentono una perfetta unione con tutti i  prodotti ottico-sportivi venduti dall’azienda giapponese.

Nell’ultimo periodo anche Leica, Swarovski Optik e Zeiss si sono date da fare per progettare un sistema di adattatori. Si deve, ad esempio, all’azienda austriaca il termine “smartscoping, e devo  anche precisare,per amor di cronaca,  che è stata una delle prime a fornire con i propri binocoli un piccolo raccordo in policarbonato che consentiva di collegare la maggior parte delle fotocamere compatte digitali. Per qualche anno, infatti, ho utilizzato una Canon Powershot S95 con il mio fido Swarovski EL 8.5×42.

Queste soluzioni “personalizzate” sono perfette ma un po’ costose.

Per chi ambisse ad avere degli accessori universali, sono disponibili decine di adattatori.

Binomania, nel corso degli anni ne ha testati vari e ve ne posso suggerire anche qualcuno d’interessante.




 

 

Con questa tecnica è possibile anche  ottenere dei brevi filmato. In questo caso: Falco Pescatore a 280 metri di distanza ripreso con un vecchio Galaxy S4 e un Kowa TSN 883

Caprioli ripresi a 150 metri di distanza, collegando uno smartphone allo spotting scope stabilizzato Nikon 85EDG VR

 

L’alimentazione di un biancone, ripresa da oltre duecento metri di distanza collegando uno smartphone al Kowa TSN 883

Quali sono i benefici del phonescoping?

Beh, sia che si chiami digiscoping, digibinning, phonescoping o smartscoping è indubbio che questa tecnica sia molto efficace per scattare foto in mezzo alla natura, in maniera molto rapida e senza trasportare una reflex con un pesante teleobiettivo.

Ovviamente la qualità delle immagini non sarà paragonabile per nitidezza, contrasto e bokeh (sfocato) a quella ottenibili con sistemi fotografici professionali.

Tuttavia è indubbio che grazie ai sensori fotografici- in dotazione sui migliori smartphones, è possibile scattare delle immagini molto interessanti.

 

Nelle prossime settimane, scriverò qualche consiglio per ottenere degli ottimi risultati attraverso questa tecnica.

 

Concludo questo articolo, pubblicando  una breve galleria di Paolo Monti che ha ottenuto queste stupende immagini con un paio di smartphone e un performante Meopta  Meostar S2  82 HD