mercatino domande e risposte i paradisi del binofilo articoli autocostruzione recensioni editoriale del mese
binomania: il portale per chi ama il binocolo
rubriche

 

Maksutov Intes Italia Challenger 180/1800
anno 2003

Premessa

La recensione completa di questo strumento è stata pubblicata sul numero di Aprile del 2003 della rivista LE STELLE.

Il primo elemento che si rivela agli occhi è il design desicamente curato, fattore nel quale gli ottici russi hanno mai eccelso, di fatto le produzioni russe sono sempre state apprezzate per le ottiche preformanti ma non per le intubazioni spartane, pesanti e per le rifiniture poco curate .Le parti esterne del Challenger, di fatto, sono ben anodizzate, mentre l’intubazione, dal design finalmente moderno, è coperta da uno strato divernice bianca, la maggior parte delle viti di fissaggio sono, invece, celate alla vista, cosa che non mi aggrada particolarmente perchè amo smontare i miei strumenti.

  Immagine: cortesia Ivaldo Cervini - http://www.astropix.it


Il menisco è custodito da un coperchio che si inserisce perfettamente grazie ad una breve pressione mentre l’interno della intubazione è opacizzato. Fa bella mostra di sé anche un cercatore 10X50, nero opaco, dotato di oculare ploss, di un campo di 5°, fruibile al 70 per cento e del supporto per il montaggio dell’illuminatore. Dalla buona qualità ottica, è provvisto di una messa a fuoco spartana quanto efficace, praticabile attraverso la rotazione dell’oculare.

Configurazione ottica

Il Challenger 180 riprende la classica configurazione ottica russa Maksutov realizzata e perfezionata secondo lo schema Ruutten-Maksutov (Rumak) in modo da concedere una maggiore luminosità nonché una maggiore correzione delle aberrazioni, punto dolente di tutti i Maksutov classici. L’ostruzione centrale dello strumento è pur sempre notevole, pari al 33% rispetto al suo diametro. Chissà quando i costruttori si decideranno a migliorare il contenimento dei riflessi interni ottimizzando anche l'ostruzione!

Il menisco sferico, invece è di vetro K8 con trattamento multiplo anti-riflesso ,trattenuto nella cella da un anello che permette di esercitare la stessa pressione, mostrando così le immagini di diffrazione molto regolari a differenza dei menischi fissati tramite più viti.
Gli specchi anch’essi sferici sono di vetro LK-5 alluminato e preservato da un trattamento di AL+ Sio2. Il secondario, invece, è separato dal menisco e collimabile separatamente Il campo linerare è di ben 40mm, la risoluzione teorica è pari a 0.68 Arcsec ,mentre il rapporto focale è stata modificato per un utilizzo più universalee si attesta sul classico F/10 degli Schmidt Cassegrain.

Per ciò che concerne le dimensioni denota un’ottima compattezza: la lunghezza del tubo è di 730mm, il diametro esterno di 210 mm, mentre il peso netto è di 7 kg.

In antitesi con lo schema maksutov tradizionale ,il Challenger Intes utilizza un fuocheggiatore Crayford da 2”provvisto di 35 mm di corsa, che non comporta il movimento dello specchio primario evitando cosi aberrazioni, deriva dell’immagine e deficit di collimazione. Durante il test si è rivelato molto preciso soprattutto nelle correzioni della messa a fuoco ad alti ingrandimenti.
(ho rilevato successivamente un po' di problemi utilizzando pesanti oculari di due pollici o la nikon 995 in proiezione di oculare) E’ obbligatorio a causa del fuoco decisamente esterno l’utilizzo del diagonale e di un eventuale raccordo se si osserva attraverso oculari dal diametro di 31.8 mm.

L'osservazione visuale.

Il test ha avuto luogo sulle Prealpi Lombarde a 600m.s.l.m in presenza di un inquinamento luminoso sufficientemente contenuto, (5° magnitudine),

In primis ho regolato il secondario attraverso un collimatore della LaserMax TLC 1-800 , affinando in seguito l’operazione con il metodo dell’analisi di un anello di diffrazione stellare ad alti ingrandimenti. (Alfa Tauri magn .0.86). (Non amo particolarmente questi aggeggi di collimazione, meglio metter mano, con sana pazienza alle viti di regolazioni del secondario utilizzando una stella osservata ad almeno 300 ingrandimenti)

L’immagine resa, a regolazione compiuta rivelava degli anelli di diffrazione molto incisi e dalla luminosità uniforme. Testando l’ottica su alcune stelle del cielo invernale ho notato una lievissima abberazione sferica e la presenza di un coma ai bordi del campo inferiore rispetto a quello del Maksutov tradizionale, (sempre della Intes Italia, Il modello di Maksutov Cassegrain della Intes Micro l'ho trovato molto più performante. ) Questi fattori,ovviamente, non inficiano le osservazioni visuali del profondo cielo oltre che essere ininfluenti in quelle ad alta risoluzione.

Come anticipato durante la descrizione ottica, lo schema Rumak si distingue dai Maksutov tradizionali per la presenza di un primario e di un secondario sferico entrambi collimabili con una focale di 1800mm e per questo usufruibile con profitto anche per le osservazioni del profondo cielo, mi è parso quindi ragionevole confrontarlo con il classico Celestron da 203mm.

In una serata particolarmente limpida del mese di gennaio ho puntato i due strumenti verso la nebulosa di Orione (M42), accertando come non vi fossero peculiari differenze di luminosità nelle immagini fornite: un intreccio delicatissimo e suggestivo di polveri e gas a forma di ventaglio

Questo evidenziava l’ottima riflessione dell’ottica russa rispetto ad un seppur buono Schmidt Cassegrain commerciale acquistato da un amico nel 2000. Le stelle del trapezio in M42 erano, inoltre, più contrastate nel Challenger 180. La stessa cosa l’abbiamo appurata osservando altri oggetti del catalogo Messier come M35 nei Gemelli , M 36 M37 M 38 in Auriga M 41 nei pressi di Sirio ed il doppio ammasso in Perseo. ( il mio C8 classe 1997, si è dimostrato invece migliore, sia per puntiformità che per luminosità.)

Anche l’osservazione delle galassie M81 ed M82 nell’Orsa Maggiore è stata proficua , il Celestron anche in questo caso mostrava un’immagine lievemente più luminosa ma il contrasto superiore del Challenger permetteva di far risaltare la tenuità delle galassie dal fondo cielo.

Abbiamo osservato inoltre, M51, M101, tutte visibili come distinte macchie di luce.

Pianeti

Le condizioni atmosferiche durante il mese di gennaio hanno mai consentito di sfruttare totalmente le potenzialità dello strumento.

In una serata dal seeing medio ho utilizzato di nuovo il Challenger 180 ma questa volta con il mio Celestar di 203mm,inoltre per aver un equo metodo di comparazione nell’osservazione dei dettagli dal basso contrasto, ho utilizzato un rifrattore alla fluorite da 102mm della Vixen .

Lo strumento a soffrire in maggior misura delle condizioni atmosferiche è stato lo Schmidt Cassegrain, seguito dal Makutov russo; il disco di Giove era a tratti fortemente disturbato dalle variazioni delle seeing ma nei momenti di minor turbolenza abbiamo osservato seppur con difficoltàLa SEB,la NEB,la NTB, la NNTB, erano, inoltre, ben evidenti le tenui colorazioni delle bande gassose del Gigante del Sistema Solare.

Le immagini svelate dalrifrattore alla fluorite da 102mm erano ovviamente più calme e riposanti.

Saturno, nelle sere successive, complice una leggera foschia che placava la turbolenzaha esibitola divisione di Cassini,le sottili differenze di colore nell’anello B, nonchéla discontinuità nei pressi dell’anello A .

L’ingrandimento massimo che ho potuto sfruttare con il Challenger,previa decadimento dell’immagine è stato di 360 ingrandimenti (ploss da 7.5mm). In questo caso la maggior risoluzione del Celestron e del Intes hanno primeggiato rispetto al rifrattore Vixen.

Direi che il Maksutov Challenger 180 può ritenersi un valido sostituto dello Schmidt Cassegrain, la compattezza, la qualità ottica, la precisione del sistema di fuocheggiatura, la focale portata a soli 1800mm (f/10) permettono di spaziare con profitto dalle osservazioni del cielo profondo a quelle ad alta risoluzione consentendo in questa caso un maggior contrasto ed una minor insensibilità alla turbolenza dello strumento sopraccitato. Con l'avvento del nuovo trattamento Starbright della Celestron penso che la maggiore luminosità farebbe probendere la mia scelta a favore del telescopio americano. Sarebbe interessante provarli entrambi.


Novembre 2005: ho avuto modo di fare un veloce star test ad uno di questi modelli. Il telescopio mostra una evidente sottocorrezione dell'aberrazione sferica.