Comparativa 8×56: Chi è il Re del Crepuscolo?

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Il formato 8×56 è il binocolo crepuscolare più utilizzato dagli appassionati di tutto il mondo, per ovvi motivi: in primis, perché questo diametro risulta ancora ben trasportabile; oltre a ciò, rispetto al classico 8×42, concede di osservare i soggetti per molto più tempo.

Grazie alla collaborazione  di qualche azienda di settore ho potuto organizzare questa breve comparativa. Insieme con me v’erano Paolo Monti, noto collaboratore di Binomania e Maner Agnoloni, un appassionato binofilo “poeta” che ha messo a disposizione il suo personale esemplare di Docter Nobilem 8×56 .
Questa non sarà una recensione tecnica ma una risposta “sul campo” alla domanda che mi pongono spesso molti lettori: qual è il binocolo 8×56 più luminoso? Per tale motivo, non potendo avere tutti gli 8×56 presenti sul mercato, abbiamo deciso di iniziare a testare i seguenti binocoli:
1)Docter 8×56 ED/OG (fornito da Adinolfi )
2) Docter Nobilem 8×56 (di proprietà di Maner Agnoloni)
3) Minox 8×56 HG ( fornito da Minox Germania)
4) Steiner Xtreme Nighthunter 8×56 (fornito da Beretta)
5) Zeiss Victory FL 8×56. (fornito da Bignami)

Il vincitore di questa tenzone sfiderà, successivamente, i prossimi 8×56 che potremo testare.

Tutti i binocoli, tranne lo Zeiss Victory FL 8×56 sono stati recensiti da Binomania, per maggiori informazioni, quindi, consiglio i lettori di rileggere la prova su campo specifica
1) recensione Docter Nobilem 8×56
2) recensione Docter ED/OG
3) recensione Minox 8×56 HG
4) recensione Steiner  Nighthunter Xtreme 8×56

 

 

Come abbiamo impostato la prova?

La prova è stata effettuata con i binocoli installati su treppiedi fotografici. Le prime comparazioni sono avvenute in pieno pomeriggio per verificare anche il campo di vista fornito, il contrasto, il contenimento delle aberrazioni cromatiche e geometriche e cosi via. Successivamente ci siamo trasferiti, al crepuscolo, in un’ampia radura in Valganna, ma come vedremo le condizioni meteorologiche sono state avverse. Per tale motivo abbiamo dovuto trasferirci in un luogo al chiuso, dove abbiamo concluso la prova verso le ore 23. Per tale motivo la prova non è stata solo crepuscolare ma anche diurna e notturna.

 Qui di seguito le nostre personali impressioni.

 

Tre uomini 5 binocoli ed..una soffitta
di Piergiovanni Salimbeni

Chiare fresce e dolci acque..peccato  scaturissero, a catinelle, dal nero cielo della Valganna.

Questa è, nè più nè meno, la genesi della nostra prova crepuscolare all’addiaccio dopo una, non proprio macrobiotica cena (salame nostrano, verdure sott’olio, lasagne, torta, gelato e caffè)

In realtà, i vari confronti, hanno avuto inizio, nel tardo pomeriggio, nel mio giardino, ove abbiamo osservato il Monte Pianbello con i 5 binocoli protagonisti del test.

In tale frangente mi sono particolarmente concentrato sulle prestazioni dei due progetti di casa Docter: tetto contro porro, vecchio contro nuovo, linea classica contro finestra centrale. Non le definirei delle vere e proprie differenze, bensì delle mere ma piacevoli sfumature che potrebbero, tuttavia, ammaliare, vicendevolmente, molti appassionati.
Il Docter Nobilem 8×56, formoso ed appagante, seppur mostrasse un campo di vista leggermente inferiore, era forte d’un maggior contenimento delle aberrazioni geometriche e cromatiche ai bordi del campo, il giovane Docter ED/OH, lanciato e dal design moderno, esibiva invece un pizzico di contrasto in più che svelava i tronchi degli alberi e la vegetazione in maniera più “decisa” e piacevole. Migliore la tridimensionalità dello schema con prismi di Porro, osservando degli alberi a 50 metri di distanza dietro cui si stagliava la montagna. Una certezza a cui siamo abbastanza abituati.

Sempre piacevole il Minox HG 8×56 che, con un mix di prestazioni ottiche e comfort visivo,  non delude mai nessuno, neppure i presenti, il più leggero era, come sempre, lo Steiner NightHunter Xstreme 8×56,l’unico con messa a fuoco individuale su ogni oculare e quindi meno idoneo ad inseguire gazze ladre e cornacchie.

Lo Zeiss Victory FL 8×56, il dominatore della notte, il crepuscolare per eccellenza, era sminuito in parte dalla forte luminosità diurna e dalle nostre sparute pupille d’uscita, più  utili per sfruttare il diametro di un piccolo 8×25. In questo frangente, mostrava, ai bordi del campo di vista, un maggior blurring rispetto ai concorrenti. Ovviamente era il binocolo che forniva il campo di vista maggiore: 130m/1000m. Al centro del campo, osservando un’antenna televisiva in contro-luce, ha dimostrato di fornire un ottimo contenimento dell’aberrazione cromatica, mantenendo quando promesso dall’acronimo FL.

Come anticipato, dopo una cena semi-frugale evitando di pasteggiare a vino rosso, ci siamo recati, con la classica euforia del giovanotto in gita e dell’ipoglicemico in pasticceria, al consueto “pratone dei caprioli”. L’idea era quella di verificare direttamente “sul campo” le reali prestazioni di questi strumenti osservando i mansueti animali. Dopo aver piazzato i cavalletti, mentre i cumulo-nembi avanzavano a mo’ di calata degli Unni, cogitavamo sulla golosità che il mio cavalletto in carbonio potesse fare ad erranti fulmini, in effetti si poteva palesare una innovativa prova “lightning proof”.
Nei pochi minuti che Zeus e Hadad ci hanno  paternamente concesso, ho potuto comparare  rapidamente i due binocoli che presagivo già essere i più luminosi: Il Docter Nobilem 8×56 e lo Zeiss Victory FL 8×56. In tale frangente mi è parso di notare una maggior, seppur lieve luminosità del Docter ma una maggior nitidezza, al centro campo, dello Zeiss. Per far questo ho rimirato più volte, un ramo, posto ai margini del sottobosco e celato nella penombra.

Quando la lieve pioggerella si è trasformata in un acquazzone amazzonico, abbiamo smontato in tutta fretta i cavalletti, mentre l’occhio, scrutava di sbieco i primi fulmini visibili in loco. Infine abbiamo deciso di tornare  alla base mentre Maner si esibiva in controsterzi sul bagnato alla Sébastien Loeb.  Ritornati a casa Salimebni  abbiamo deciso di salire in mansarda, per continuare la prova, godendo di un paio di finestre che si affacciavano sul paese e la valle e del riparo fornito dalla tettoia sopra-stante.  Dopo aver testato la validità dei fotorecettori retinici di Paolo e Maner, facendoli salire per 4 piani di scale, al buio totale, abbiamo atteso altri minuti, prima di iniziare la vera e propria comparativa.

Anche in questo caso ho evinto che, il Docter ED/OH  ed il Minox 8×56 HG erano abbastanza allineati nelle loro prestazioni, a tratti apprezzavo un maggior contrasto nel Minox, in altri frangenti e soggetti osservati, prediligevo la luminosità del Docter, difficile dire quale dei due potrei scegliere. Diverse le percezioni con lo Steiner, che mi è parso meno luminoso degli altri due binocoli, come anche le dimensioni dei suoi prismi, facevano presagire.
Seppur sia passato dal fascino emanato dal “pratone dei caprioli” alla buia mansarda, le mie opinioni sui due BIG della serata non sono variate.. Sostanzialmente lo Zeiss Victory FL 8×56 si è rivelato il binocolo in grado di mostrare leggermente meglio i soggetti inquadrati, al crepuscolo e ancor di più in piena notte, rispetto agli altri concorrenti. Il Nobilem, però, a tratti, mi pareva, leggermente più luminoso, seppur fornisse una minor incisione al centro del campo (differenze minime) rispetto al blasonato teutonico binocolo alla fluorite.
In sintesi se dovessi stilare un classica, direi che il primo posto spetta allo Zeiss Victory FL 8×56, il secondo posto al Nobilem 8×56, il terzo posto al Docter ED/OG e al Minox HG 8×56 e l’ultimo posto allo Steiner. Concludo con queste considerazioni: oggettivamente lo Zeiss è il re del crepuscolo e della notte, seppur di poco, il Docter Nobilem però è senza dubbio il binocolo con il rapporto prezzo-prestazioni migliore: di poco inferiore per contrasto allo Zeiss propone la  stessa luminosità, se non leggermente superiore. Se dovessi decidere fra il Docter ED/OG e il Minox, presumibilmente opterei per il primo, grazie al suo maggior campo di vista, mentre se volessi un crepuscolare, ultra leggero, ambirei allo Steiner.
Le differenze erano si minime ma anche percepibili ad un’attenta osservazione.
Quale binocolo con prismi a tetto sfiderà in onorabil tenzone il Victory FL e quale Porro avrà il coraggio di spodestare il Nobilem 8×56? La sfida è ancora aperta.

 

 

Il Crepuscolo degli Dei
Di Paolo Monti

Come nel dramma wagneriano un cielo invidioso di tanta grazia binoculare alla fine è andato in pezzi, riversando tra tuoni e lampi, le proprie cateratte celesti, gravide di pioggia, sulle teste dei testers, noi poveri malcapitati mortali che tanto osavamo sfidare gli empirei ottici, inzuppandoci e costringendoci a frettolosa ritirata nella nostra miope e anche un filo astigmatica oscurità.

Peccato perché la comparativa tra gli 8×56 (quasi tutti i più prestigiosi) stava dando interessanti frutti e il conto finale di noi giudicanti si stava abbattendo, come il leggendario Ragnarok, su qualche indiscussa divinità binoculare.

Grazie a dio la “soffitta dei sogni” di Piergiovanni ci ha accolto con un caloroso e sufficientemente oscuro riparo.

Comunque alla fine non è che noi si sia dormito e di conclusioni interessanti se ne sono tratte.

Da parte mia un po’ sono rimasto deluso dalla resa ai bordi dello Zeiss (secondo me neanche tanto degna di uno strumento di questa levatura), anche se poi la classe del Victory FL 8×56 è uscita piano piano col calare della luminosità, dimostrando maggiore nitidezza e luminosità degli altri soprattutto al centro del campo, tali da ben rendere le immagini in situazione di scarsa, se non scarsissima, luminosità.

Dimostrazione questa che comunque lo Zeiss svolge più che bene il “lavoro per cui è pagato”.

Piacevoli all’utilizzo e molto performanti il Docter a tetto e il Minox; soprattutto quest’ultimo mi ha impressionato per la buona qualità complessiva dell’immagine sia nel diurno che nel crepuscolare, unita ad una buona compattezza ed ergonomia e ad un utilizzo ottimale con gli occhiali.

Sul Nobilem 8×56 poco di nuovo c’è da dire, la sua classe ultradecennale si riconferma ad ogni prova, e la nota tridimensionalità sulla corta distanza dei classici Porro gli da un “plus” che i signori tetto ancora si sognano.

Un po’ sotto agli altri contendenti, in generale, ho trovato lo Steiner.

Intendiamoci quando si parla di binocoli di questo livello, le differenze tra l’uno e l’altro sono come sempre molto sottili e il fatto che un binocolo possa risultare leggermente inferiore ad un altro, non fa di questo un pessimo binocolo, anzi…  visto che parliamo di valutazioni spesso soggettive non è detto che a qualcuno un binocolo negletto dagli altri possa piacere di più dei capoclassifica.

Ognuno scelga e valuti poi in base ai propri gusti e anche al portafoglio, comunque in questa cerchia di binocoli non cascherà male.

Per chiudere un mio ringraziamento ad Ugo Lazzara, la cui grande esperienza sul campo ci ha suggerito di verificare come un binocolo di grande qualità ottica come il Canon 10×42, grazie al vantaggio della stabilizzazione, possa lavorare molto bene anche con scarsa luce, permettendo “di cogliere dettagli”, in certi casi, come un 8×56 a mano libera, in determinate condizioni di luce anche un filo meglio.

 

CUORE DI TENEBRA : 8×56, lo scontro finale !
di Maner Agnoloni

 

Parto per Gorla Maggiore dardeggiato da un sole piccato e provocatorio, troppo poco estivo per l’immancabile reazione degli altri abitanti del cielo di Lombardia, oggi rinascimentale d’azzurro forte e discreto, ma già vago d’accumuli vaporosi, lattei e plumbei, degni del Giorgione. Non sarà una giornata banale. Arrivato da Paolo carichiamo il suo armamento pesante, mentre all’orizzonte nembi tronfi sembrano chiedersi “ Ma cosa pensano di fare ?! “ Ignoriamo, olimpici, la minaccia d’una comparativa d’ombrelli (non siamo lontani da Gignese e dal suo museo!) e partiamo verso il regno di Piergiovanni da Cugliate, capitano di questa ed altre venture. Rechiamo due generazioni di porrosi Nobilem 8×56: storico il suo, giovinotto il mio. Diversi nel vestire e forse nell’ombra calda di maturità, più evidente nel suo. Forse. Li useremo insieme, uno per l’altro. Di fatto sovrapponibili. Ci perdiamo sulla linea Cadorna alla ricerca d’un fiore per Jenny, che fatti non fummo a viver come bruti. E finiamo nel Ghirla Gust! Il mitico gusto del gelataio di Ghirla, il più anziano e prolisso del Nord-Ovest! A Cugliate ci accoglie una luce cangiante ed appetitosa, da sprazzi dardeggianti di ultimo sole pomeridiano ad ombre fonde da nube carica, da luce diffusa, classica serale, a rossori da bel tempo si spera. Tutti i pezzi in batteria, alzo zero e fuoco a volontà !

Osserviamo tutti con tutto, su diversi soggetti nelle diverse condizioni, sia mano franca che stativo. La benevolenza degli amici mi concede un vezzo narcisistico di gloria fuori concorso, per il mio Pentax PIF 10×50. Salutatemelo il Fujinon! Non mi sfiora pretesa d’oggettività, che non mi s’addice ancora, ma se v’aggrada il mio sentire posso dirvi che l’erede di Carl Zeiss mira al cuore del suo campo, duro, luminoso e contrastato. Meccanicamente ineccepibile. Tanto rapito dal centro, come la politica italiana, da scordarsi quasi del tutto di cosa gli sta intorno. Amnesia tanto evidente quanto forse eccessiva per lo spread con gli altri. I due Nobilem, padre e figlio, riempiono le mani e gli occhi di fascino inossidabile. Visione rilassata, plastica, campi limitati quanto ben corretti. Contrasto elevato e resa cromatica appena tiepida, almeno ai miei occhi, che stacca bene le diverse tonalità del bosco al primo imbrunire. Piacevolezza. Su antenne e bordi nuvola bel controllo del controluce, cromatismo da nullo a limitato. Insomma Porro di razza, niente di nuovo. Il Minox mi gusta assai, mi s’accoccola docile tra le zampe e mi si piazza bene in faccia. Messa a fuoco regolare ed efficace. Luminoso, contrastato, naturale, campo piuttosto corretto. Un’ottica che il nostro acuto Abramo credo senz’altro porrebbe tra le “facili”. Piacevolezza. Stesse cose direi per il rampollo tettoso di casa Docter, molto più sensibile alla gravità degli altri, quanto ben fatto. Piacevole, ma tra i simili mi sento meglio con il Minox, per un nulla. Per me un pizzico ancora più gradevole.

Dallo Steiner apprezzabile leggerezza, unico con fuoco individuale e conseguente ottima protezione. Sulla resa m’azzardo solo a dire che m’appare equilibrata, sicuramente valida ma meno personale ed accattivante degli altri, ognuno nel suo. E se il cuore di queste macchine è nella tenebra, la sua arriva un poco prima degli altri. Ma adesso ritirata, intenso corpo a corpo con le lussureggianti lasagne della Jenny (grazie!) e poi via verso le profondità ungulate della ValGanna, che l’ora volge al desìo dell’ultima tenzone. Ultimo tentativo per avere Abramo di rinforzo ma sta combattendo su altri fronti! Ci facciamo coraggio con un breve, intenso ed affettivo contatto radio con Corrado, assetato della nostra impresa! Su di noi incombe il velo blù cupo del temporale che arriva, ma forse se la prende abbastanza comoda per i nostri giochi. Rapido fuoristrada con l’erba al finestrino ed in un attimo fiorisce un boschetto di cavalletti in carbonio alla luce delle saette. I classici fessi che diventano radiografie della propria supponenza! Ma la dea aiuta ancora e ci riempiamo gli occhi di sottobosco al limite del percepibile. Test breve ma completo e condiviso, interrotto da uno scroscio sontuoso che ci riduce ad osservare dall’auto, tripletta d’irriducibili. Dalla macchia fonda, dove i camosci li abbiamo solo sentiti, la mia personalissima impressione è che l’estrema possibilità di vedere la scena mi sia arrivata dal Nobilem. Come dallo Zeiss, ma dal Porro più luce su tutto il campo. Forse. Degno compare il Minox, gli altri nello stesso ordine già citato. Ritirata nella torre Pier, terzo piano nella notte, pieno di strumenti e di buio per slargar pupilla. Nell’attesa confessioni da binolesi, su cui glisso per decenza, consigli fitoterapici e lucida follia da bambini grandi. Poi un test davvero estremo. Due finestre si aprono sulla notte e andiamo a mano armata nel buio pesto, indicandoci a vicenda soggetti del tutto invisibili ad occhio nudo. Tra cui una lontana tovaglia a preziosi quadretti chiaro/scuri. Un lavoro più da sorveglianza, da visore notturno che da guardoni binocolari. Complimenti a tutti, questi strumenti consentono davvero di vedere al buio, contraddizione in termini. Lo Zeiss si esalta, messi al centro i suoi quadretti sono un filo più secchi. Il Nobilem segue a mezza ruota. Ma quello che complessivamente si siede meglio al tavolo con quella tovaglia è…..il Canon 10×42 WP IS L stabilizzato! La mia personalissima morale è che la Pupilla d’uscita da 7 mm avvantaggia davvero un ventenne che dorme nell’inchiostro, per me 50 enne dell’italico 45° parallelo basta un lampione e diventa un lusso, solo comodità di buttar l’occhio senza troppo centrare, che pure non è poco per la piacevolezza globale dell’impresa. E che a mano sciolta se lo scopo è il bel vedere le possibilità sono tante, ed è il suo bello, ma se si tratta di trarre informazione, dettaglio spinto, leggere davvero la scena uno stabilizzato non ha rivali.

Ringrazio l’indaffarata Jenny per la sorridente ospitalità, la piccola Ersilia per averci servito al tavolo, Paolo e Piergiovanni per la bellissima e singolarissima esperienza condivisa con passione ed amicizia. Cieli sereni a tutti.

 

Maner

 

 

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