“Observing and Catologuing Nebulae and...” di Steinicke
Inviato: 02/04/2013, 16:57
In pausa pranzo ho iniziato a leggere il tomo da cui il titolo. Si tratta della storia della compilazione del New General Catalogue di J. Dreyer. Da questa prima breve lettura e dallo sfogliare le pagine di questo bellissimo lavoro, mi è scaturito un pensiero.
E’ interessante innanzitutto capire che quando si guarda un oggetto nel cielo, che sia una Nebula o un Ammasso di stelle, si sta guardando lontano in 3 dimensioni.
La prima dimensione è la distanza spaziale che ci separa da quell’oggetto. Se è ad esempio la galassia di Andromeda, sappiamo che dista da noi circa 2,5 millioni di anni luce. Riusciremo mai a colmare questa lontananza, a comunicare con un eventuale specie vivente intelligente che abita lì? Questa domanda mi porta alla seconda dimensione.
La seconda dimensione è il tempo. Noi vediamo adesso com’era M31 quando la sua luce è partita, cioè 2,5 millioni di anni fa. Se riuscissimo a comunicare alla velocità della luce, probabilmente il nostro messaggio arriverebbe lì quando noi, umanità, saremo già estinti.
La terza dimensione è quella umanistica. Chi ha osservato nel passato quella galassia? Come l’ha osservata, con cosa e come l’ha interpretata? Forse questa domanda è la più interessante, perché la Storia delle osservazioni racconta le piccole storie personali degli astronomi, spiega le evoluzioni tecnologiche (pensiamo a quanto ce ne passa tra il cannocchiale di Galileo e il telescopio spaziale Hubble!), racconta come si è evoluta l’interpretazione che l’umanità da’ del mondo che la circonda.
Immergermi nella lettura del volumone sarà, dunque, un piacere triplo!
E’ interessante innanzitutto capire che quando si guarda un oggetto nel cielo, che sia una Nebula o un Ammasso di stelle, si sta guardando lontano in 3 dimensioni.
La prima dimensione è la distanza spaziale che ci separa da quell’oggetto. Se è ad esempio la galassia di Andromeda, sappiamo che dista da noi circa 2,5 millioni di anni luce. Riusciremo mai a colmare questa lontananza, a comunicare con un eventuale specie vivente intelligente che abita lì? Questa domanda mi porta alla seconda dimensione.
La seconda dimensione è il tempo. Noi vediamo adesso com’era M31 quando la sua luce è partita, cioè 2,5 millioni di anni fa. Se riuscissimo a comunicare alla velocità della luce, probabilmente il nostro messaggio arriverebbe lì quando noi, umanità, saremo già estinti.
La terza dimensione è quella umanistica. Chi ha osservato nel passato quella galassia? Come l’ha osservata, con cosa e come l’ha interpretata? Forse questa domanda è la più interessante, perché la Storia delle osservazioni racconta le piccole storie personali degli astronomi, spiega le evoluzioni tecnologiche (pensiamo a quanto ce ne passa tra il cannocchiale di Galileo e il telescopio spaziale Hubble!), racconta come si è evoluta l’interpretazione che l’umanità da’ del mondo che la circonda.
Immergermi nella lettura del volumone sarà, dunque, un piacere triplo!