I coltelli “cattivi”
Naturalmente non esistono coltelli di per se cattivi, invece esistono purtroppo uomini cattivi o utilizzi criminali dei coltelli.
Ma l’impronta della cattiveria talvolta è già presente nella stessa forma del coltello, generalmente molto slanciata, ben appuntita, con un manico che ne garantisce una sicura impugnatura, molto spesso la lama può essere bloccata in posizione aperta, trasformandolo in un vero e proprio pugnale.
E’ il protagonista delle nostre fantasie, è il coltello che vediamo nei film nel momento culminante del duello fra il cattivo di turno ed il protagonista, bello e spavaldo.
La forma ha ben poche varianti, è dettata dall’uso, al massimo cambia un po’ la forma del manico, la presenza o meno del blocco della lama, la presenza della molla, ma per il resto si assomigliano moltissimo.
Ricordando che ai tempi del coltello come arma, l’Italia ancora non c’era, al suo posto vi erano diversi Stati indipendenti, ciascuno con le sue manifatture, ciascuno con i suoi coltelli e, proprio con il nome dello Stato o della località venivano identificati: coltello Napoletano, Casertano, Romano, Calabrese, ecc. ecc.
Va anche detto che, in tempi moderni, i coltellinai che ne hanno ripreso le fattezze e la produzione, spesso si sono lasciati prendere la mano dalla fantasia, creando forme anomale, riconducibili a troppe scuole di lavorazione per poterli identificare con certezza.
- Alcuni coltelli regionali, dall'alto:
Maremmano a Foglia, Calabrese, Abruzzese.
In alto una lama molto caratteristica, il Maremmano, dalla doppia spanciatura che la fa assomigliare ad una foglia. Teoricamente è una lama da lavoro, affilatissima, atta allo scuoio dei cinghiali e dei cervi nelle foreste toscane, in pratica il solo vederla fa venire i brividi lungo la schiena.
In mezzo, un coltello piuttosto controverso, la forma della lama e del manico lo identifica come Calabrese, mentre la piccola ghiera rotonda in fondo al manico ne attribuisce la fabbricazione agli artigiani di Scarperia (FI). Molto probabilmente si è voluto abbellire ed aggraziare una lama che era fin troppo minacciosa.
In basso un “Gobbo”, il coltello tipico degli abruzzesi, con il caratteristico manico ricurvo e la lama a stilo, atta a colpire prevalentemente di punta. Certo che per tentare di definire un simile coltello come “agricolo e pastorizio” ci vuole una bella fantasia !
Facciamo ora un salto in Sardegna, dove la coltelleria è una tradizione secolare di intere famiglie e di diverse località, una per tutte: Pattada (SS) con la sua Resolza, il coltello sardo per antonomasia.
Anche qui, come a Scarperia, la fabbricazione artigianale, o quasi, dei vecchi coltelli, è diventata un vero business: da una parte la fabbricazione di coltelli di grande pregio, dall’altra la produzione industriale di scadenti riproduzioni a prezzo minimo, per soddisfare le richieste del turismo di massa.
- Dall'alto:
coltello da caccia in corno e due "resolza" di Pattada.
Nella foto si vedono un paio di Pattada (SS) ed un coltello da caccia in corno fabbricato a Guspini(VS), dove venivano sfruttate le locali miniere ferrose.
E già che siamo in Sardegna, facciamo un salto oltre le Bocche di Bonifacio per parlare di un coltello altrettanto famoso che “sa resolza” sarda.
La Corsica ha una storia molto travagliata, posta in posizione strategica, ma non abbastanza potente per difendersi, fu occupata un po’ da tutti i popoli confinanti, chiunque avesse una barchetta andava e la conquistava: Etruschi, Romani, Bizantini, Pisani e per ultima, fu la Republica Genovese che dovette cederla ai francesi con il trattato di Versailes, nel 1768.
Il risultato è che i Corsi odiarono tutti: italiani, spagnoli e pure i francesi e contro tutti lottarono inutilmente.
- In alto Vendetta Corsa falso, sotto, l'originale.
Tanto odio trova la sua espressione nel loro coltello che esprime tutta la rabbia accumulata in secoli e secoli di sudditanza: la “Vendetta Corsa”.
E’ un coltello immediatamente riconoscibile, la sua forma è inconfondibile: la sua lama acuminata, fatta per uccidere, è portatrice di messaggi male auguranti per l’avversario del momento. Il manico è fatto in modo da dare un solido appoggio al pollice e consente di impugnare il coltello in un unico modo: con la lama in alto, pronto alla coltellata da sotto in su, per colpire il cuore penetrando da sotto lo sterno.
- Come si impugna la "Vendetta Corsa".
Ma che carino !
Tanta fama ha poi portato alla falsificazione ed alla produzione abusiva di milioni di brutte copie, costruite nelle potenti industri francesi, per coprire il fabbisogno dei tanti turisti che visitano la Corsica, ma creando pure un ulteriore motivo di rabbia per l’affare strappato dai francesi.
Poveri corsi, più incazzati di così non si può.
Con questo io termino questa superficialissima carrellata sui principali coltelli da uso, non ho voluto approfondire la descrizione di alcun modello, lo faremo assieme con il vostro contributo, se lo vorrete.
Il mondo dei coltelli è amplissimo, spero che con il vostro intervento si possa integrare questa minima esposizione con i tanti bei coltelli che certamente voi possedete.