I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA N° 5 = IL COLTELLO A SCATTO

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GIANNI MERLINI
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I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA N° 5 = IL COLTELLO A SCATTO

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I COLTELLI TRADIZIONALI D’ITALIA N°5
IL COLTELLO A SCATTO


SOTTOTITOLO:
LA LAMA PIU’ ABORRITA DALLA LEGGE ITALIANA
COLTELLO A SCATTO CHIUSO 2.jpg
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Coltello a scatto chiuso con sicura aperta
Affronto con piacere questo argomento sia per cercare di sfatare un coacervo di leggende metropolitane, intrise della più bieca idiozia (fusse che fusse a’ vvorta bbona), sia perché trovo questo coltello uno dei più eleganti, fra quelli prodotti tradizionalmente in Italia.
L’ORIGINE
In molti testi si fanno risalire le origini ai primi dell’ 800, almeno per quanto riguarda la produzione di Frosolone, ( i più antichi portano il marchio PRIOLETTA) ed è quindi presumibile che nello stesso periodo venisse fatto anche a Maniago, divenuto poi il maggior centro italiano di fabbricazione di questo tipo di utensile. Non mi risulta invece che a Scarperia abbiano realizzato tradizionalmente il coltello a scatto.
Per quanto ho potuto appurare non c’è alcuna differenza né formale né sostanziale fra i due centri di produzione, entrambi si sono attenuti al modello primigenio, senza modifiche o reinterpretazioni, come invece è accaduto per la mozzetta, la zuava e lo sfilato (o sfinato che dir si voglia).
Perché un coltello a scatto? Perché si era sentita da tempo la necessità di coniugare la portabilità con la possibilità di avere un utensile pronto all’uso senza dover usare le due mani:
Portabilità: un coltello a lama fissa nel suo fodero deve essere portato alla cintura con l’apposito “laccio” o, peggio, infilato dentro la cintura, con la possibilità, neanche tanto remota, di perderlo nelle quotidiane attività campestri ( ad esempio la pastorizia) dove c’è la necessità di muoversi celermente o di correre dietro il gregge. Un “affare” che ti ciondola dalla cinta, che perciò ti limita nei movimenti, o che può scivolar via nel saltare un ostacolo o una siepe, non è il massimo della praticità. Ci vuole un coltello da tenere con sicurezza in tasca, con la lama serrata nel manico, in poche parole un serramanico.
Pronto all’uso: io, pastore o allevatore o semplicemente contadino che, arrampicato su un albero devo procedere ad una operazione di taglio o potatura, ho la necessità di disporre di un utensile sicuro che possa aprire con una sola mano. Dovrà passare un secolo e mezzo prima che Spyderco brevetti una lama “occhiellata” ad un terzo per poterla aprire con il solo movimento rotatorio del pollice.
COLTELLO A SCATTO APERTO 1.jpg
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Coltello a scatto aperto
Ed allora il coltellinaio dei primi del XIX secolo, ormai pratico nel realizzare e temprare le molle, si inventa un congegno abbastanza semplice per aprire il coltello, spingendo un bottoncino, posto su un lato del manico, che libera la lama, compressa da una mollettina “sempre carica”. La stessa lama si bloccherà in posizione aperta con un sistema di fermo che si richiama a quello “basco”, ormai collaudato da tempo, ma leggermente modificato.
COLTELLO A SCATTO PRTICOLARE DEL FERMO BASCO 3.jpg
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La “broca “ col il foro per il perno di fermo
Se è subito lampante che un individuo arrampicato su un albero generalmente si regge con una mano e lavora con l’altra, meno si comprendono le necessità di un allevatore o di un pastore. Tutti e due, se devono operare una bestia, ( aprire un ascesso, fare un salasso, o incidere il ventre troppo gonfio di gas derivanti dalla fermentazione nello stomaco di foraggio troppo umido se non addirittura bagnato) hanno la necessità quantomeno di tenerla ferma con una mano e di operare con l’altra. Considerando i rischi dell’azione, non è pensabile che prima si apra il coltello, poi si prenda l’animale, poi lo si tenga fermo nella posizione voluta, poi… si operi!
LE CARATTERISTICHE
Nasce quindi il coltello a molla o” a scatto” come utensile da lavoro; e, per soddisfare le esigenze operatorie, dovrà avere una lama robusta, molto appuntita e tagliente. Un tipo di lama che già esisteva da secoli: quella dello stiletto. Già, ma la lama dello stiletto è a sezione romboidale, costosa per la quantità di materiale e di ore di lavoro: allora preferiamo una lama, di forma molto simile, di spessore quasi doppio rispetto ai coltelli correnti, semplicemente a cuneo, come nei cosiddetti “coltelli a stile” ma senza il controfilo, con taglio liscio a V, con costola (o dorso) piano ed un bel tallone lungo, dotato di foro laterale per il blocco lama in posizione chiusa e perno di fissaggio sul dorso per il fermo in posizione aperta.
Deve essere un coltello robusto: è necessario allora armare il manico con due piastre metalliche in ferro o in ottone sulle quali verranno fissate le guance in legno o in corno ( di bovino o meglio di cervo), sia come elemento di rinforzo alla struttura, che come elemento decorativo e per favorire l’ergonomicità della presa. All’interno della guancia di sinistra, dove sono state praticate due aperture, una circolare per l’alloggiamento del bottone di sgancio, l’altra sottile rettangolare, per lo scorrimento della “sicura”, vengono montati i leveraggi del bottone stesso e il meccanismo di sicura, una piccola lastrina metallica che, spostandosi in avanti o indietro, impedisce o permette l’abbassamento del bottone.
COLTELLO A SCATTO ROTAZIONE DELLA FASCETTA 4.jpg
COLTELLO A SCATTO ROTAZIONE DELLA FASCETTA 4.jpg (57.4 KiB) Visto 8107 volte
La fascetta ruotata per sbloccare il fermo basco e chiudere la lama
Sotto il bottone una levetta a “bilancia”, contrastata da una mollettina che tiene in posizione alzata il lato dove è posto il bottone, presenta( dal lato verso la lama): un perniolino, rivolto all’’interno del manico, che si alloggia nel foro della lama in posizione chiusa: pigiando il bottone si solleva il perniolino che libera la lama. Il tallone di questa, in posizione chiusa, spinge una molla che si definisce “sempre carica” ( sotto sforzo cioè quando l’utensile è chiuso) ed imprime alla lama una spinta sufficiente a farla aprire (ruotare) completamente ed a bloccarsi nel meccanismo di fermo “basco”. Una seconda molla, quella situata sul dorso del manico, e contenuta fra le due piastre metalliche, termina verso il tallone con un ringrosso piatto e forato ( potremmo chiamarla impropriamente “broca” come quella del vernantin), dove si incastra il perno dorsale ( superiore) del tallone.
Il manico, come già accennato ha all’interno due piastre metalliche che presentano alle estremità una coppia di “testine”, che sono delle lamine bombate, vuote all’interno, fissate sulle piastre stesse; dalla parte opposta altre due testine (fascette) anch’esse bombate a formare la “guardia”, con due ali esterne curvate in direzioni opposte. La fascetta destra è fissa, quella di sinistra, lato del bottone,è rotante, imperniata sulla piastra sottostante, e serve a sollevare dal tallone la broca e quindi, disimpegnando il fermo, permette la chiusura del coltello.
COLTELLO  A SCATTO ROTAZIONE FASCETTA PER SBLOCCO 5.jpg
COLTELLO A SCATTO ROTAZIONE FASCETTA PER SBLOCCO 5.jpg (68.2 KiB) Visto 8107 volte
Particolare della rotazione della fascetta per sollevare la molla di fermo
IL COLTELLO DAL VIVO
Il modello fotografato è probabilmente stato prodotto a Maniago intorno agli anni ’70, e sul tallone presenta a sinistra la scritta punzonata “Rostfrei”(inossidabile) sopra la quale è impressa la lettera”B”. Misura chiuso mm 150, aperto mm 274, lunghezza della lama mm 122, , il tagliente è lungo mm 13 ed il tallone mm 22 nella parte scoperta. La larghezza della lama al tallone è di mm 13, e dopo il primo tratto uniforme ( circa 1/3) con filo e dorso paralleli, comincia a restringersi progressivamente verso la punta acuta (punta “seguita”); la lama, di mm 3 di spessore, non presenta pianelle, né controfilo: il manico è in legno di palissandro, piastre e fascette in ottone, bottone di sblocco e bottoncino di sicura in metallo (acciaio ?), peso gr 122.
LA LEGGE
Ed ora parliamo di un problema “spinoso”: la legge e questo tipo di coltello. In questo link http://www.tuttocoltelli.it/link/legge/legge.htm
il Dr,Edoardo Mori espone in maniera esaustiva e chiara quale è la condizione legale di questo utensile. In poche parole ne è assolutamente vietato il porto, ma non la detenzione presso la propria abitazione. Comunque per sicurezza e propria tranquillità chi decide di tenere in casa un coltello a scatto si rechi presso la locale stazione di polizia o in mancanza presso quella dei Carabinieri, chieda di parlare con il più altro in grado e se del caso si faccia rilasciare il nulla osta alla detenzione. Come ben evidenziato dal D. Mori nella sua recensione sopra richiamata, purtroppo sia il legislatore che la magistratura stabiliscono norme ed emanano sentenze senza avere cognizione alcuna dell’argomento trattato. Come può essere più pericoloso un coltello a scatto rispetto ad un lama fissa ( sportivo o per uso domestico, come quello di un macellaio), o rispetto ad un moderno coltello con lama dotata di occhiello che può essere aperto con una sola mano in un batter d’occhio, o rispetto ad un serramanico (tipo “Albacete”) che si apre col semplice movimento del polso, avendo la lama un gioco notevole ( fatto volutamente ad arte) all’interno del manico? Il primo è considerato così pericoloso da vietarne il porto, gli altri, ugualmente micidiali, sono permessi, basta che vi sia un giustificato motivo per trasportarli e portarli con sé. Come si giustifica l’autorizzazione ex lege a portare un utensile da taglio (ed anche da punta) a colui che esercita la caccia con armi da fuoco, ed a malapena si tollera , pretendendo un giustificato motivo, il porto dello stesso coltello a colui che esercita la caccia fotografica, negli stessi luoghi e nelle stesse circostanze del primo? Forse al secondo, “armato” di macchina fotografica anziché di un fucile, non è permesso di costruirsi un riparo per osservare, non visto, la fauna e gli è preclusa la difesa in caso di assalto di un selvatico? E tutti i distinguo e le elucubrazioni (cervellotiche) che si trovano nella legislazione italiana e nella giurisprudenza, alimentano la confusione e fanno nascere strane “leggende”, sia negli operatori delle forze dell’ordine che negli utenti, come ad esempio la fantomatica ed inesistente( nell’attuale ordinamento italiano) norma sulla lunghezza dei coltelli “portabili” (quattro dita, quattro centimetri, sei centimetri…). Poche norme chiare generano la certezza del diritto, tante, di dubbia interpretazione e spesso fra loro contrastanti, rivelano, come dice un vecchio proverbio, una “verità che è come la trippa: si tira dove si vuole!”
Gianni Merlini

Malo malo malo ire, quam mala mala malis malis mandere.
(Preferisco morire d'un brutto male, che mangiare mele cattive con denti guasti)

Mi diletto con: Fujinon Polaris FMTRC SX 7x50, Konus zoom 10-30x50, Bushnell stableview 10x35, Bushnell legend ultra hd 8x42, Nikon HG L 10x25 dcf , Vixen BCF 20x80, Swarovski SLC 15x 56 WB, Lens2Scope, Auriol spottingscope 20 - 60 x60 .......
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corax
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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA N° 5 = IL COLTELLO A SC

Messaggio da corax »

Ottima disquisizione, Gianni: oltre alla descrizione storico-tecnica della "molletta", mi piace molto il ...gran finale giuridico, che condivido in pieno con te!
Sono un terrorista o un criminale anch'io, allora, che ne tengo un paio nella collezione, di questi strumenti in discussione.. :naughty:
Una curiosità: quando lo trovi il tempo per scrivere tutto 'sto ben di Dio? O forse sei già in pensione? 8-)
Ciao,
Alessandro.
A seconda delle esigenze, degli ambienti da esplorare e delle ...voglie, posso scegliere tra sette binocoli, da 6,5x32 a 15x56, e tra due cannocchiali: 20x/40x50 o 30/20-60x65.
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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA N° 5 = IL COLTELLO A SC

Messaggio da GIANNI MERLINI »

Certo che sono un VACANZIERE PROFESSIONISTA (non va più detto "pensionato") !!! :thumbup: :thumbup:
Fra l'altro le passioni sono tante e comunque... sì mi ritaglio un bel po'di tempo non tanto per scrivere ma soprattutto per mettere a punto con le foto gli articoletti che preparo. Il prossimo sarà su due coltelli siciliani ("dall'Alpi alle piramidi..."):
il "coltello alla favarese" e " u scannaturi", ed il nome di quest'ultimo è tutto un programma!!.
Grazie per l'apprezzamento!
A presto
Gianni Merlini

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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA N° 5 = IL COLTELLO A SC

Messaggio da -SPECOLA-> »

Bell'articolo. :thumbup:
Peccato che il Giudice Mori sia andato in pensione.
http://www.earmi.it/diritto/giurisprude ... udenza.htm
Fabrizio Ferrario
Mi diverto con un po' di strumenti, dal rifrattore TECHNO 50/630 in avanti... (non in ordine di tempo, né di dimensioni e/o schema ottico).
31 Luglio 1985: Fondazione della Immagine , Osservatorio Astronomico di Cajello (Anno XXXVIII). http://www.specola.altervista.org/
GIANNI MERLINI
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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA N° 5 = IL COLTELLO A SC

Messaggio da GIANNI MERLINI »

Grazie infinite per la segnalazione di questo preziosissimo link!! Come al solito anche i migliori diventano Vacanzieri!
Gianni Merlini

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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA N° 5 = IL COLTELLO A SC

Messaggio da -SPECOLA-> »

Beh,
forse forse, fosse stato per lui...
http://www.nocensura.com/2012/11/perche ... po-42.html

Bello il tuo coltello a scatto; è molto simile ad uno che possiedo, acquistato nel 1992.
Fabrizio Ferrario
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