PER CHI AMA I GRANDI COLTELLI : DUE BOWIE A CONFRONTO

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GIANNI MERLINI
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PER CHI AMA I GRANDI COLTELLI : DUE BOWIE A CONFRONTO

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PER CHI AMA I GRANDI COLTELLI
DUE BOWIE A CONFRONTO:
IL BUCK 124 ED IL LINDER ROCKY MOUNTAIN
I DUE BOWIE.jpg
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Chi, come me, ha interesse ai coltelli in genere, non trascura quelli grandi a lama fissa, vuoi per un certo fascino retrò, vuoi per l’utilizzo pesante, cui sono perlopiù destinati. In un precedente articolo ho esaminato quattro machete, nati e votati soprattutto ad uso agricolo ed alla cura del sottobosco; oggi invece metterò a confronto due lame abbastanza diverse fra loro, anche se nate in particolare per l’uso venatorio: il Buck 124 ed il Linder Messer Rocky Mountain.
Il primo è un classico coltello statunitense di diretta derivazione dalle lame dei pionieri che due secoli fa aprirono la frontiera verso il “selvaggio west”, l’altro è invece la reinterpretazione, di chiara matrice teutonica, di un altro coltello tipico nordamericano, il Bowie.
Un breve accenno sull’origine del Bowie l’ho fatto nella recensione dei due coltelli Sakai; qui voglio solo far notare come in luoghi selvaggi, per affrontare qualsiasi “situazione”, civile o militare, di caccia o di difesa, i “Trapper” si dotassero di robuste lame di buona lunghezza, generalmente ben acuminate e assolutamente molto molto taglienti. I trapper, esploratori e cacciatori del Nordamerica, furono attivi dalla seconda metà del ‘700 e per tutta la prima metà dell’800, e servirono anche come guide per l’esercito, sia nelle guerre indiane che nella guerra di secessione. Fra loro si ricordano Kit Carson e David Crockett. Definiti impropriamente trapper per l’uso di porre trappole per la cattura di animali da pelliccia, vengono più correttamente chiamati “mountain man “ o anche “frontiersman”, in relazione ai territori da loro frequentati per la caccia, le Montagne Rocciose, e la loro conoscenza della “frontiera” verso ovest.
Da ciò deriva l’esigenza di avere sempre al fianco un utensile versatile, molto robusto, che potesse soddisfare a tutte le esigenze quotidiane della dura vita in territori selvaggi, spesso inesplorati.
Oggi le nostre esigenze sono diverse, lo ammetto, ed il mondo è meno selvaggio; ma non c’è da credere che, per svariati motivi, un coltello siffatto non possa trarci d’impaccio, quando siamo all’aria aperta, nei boschi e sulle montagne, lontani da quella che chiamiamo “civiltà”.

IL BUCK MOD. N°124 “FRONTIERSMAN”
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I Buck sono fra le più note famiglie americane di coltellinai, anzi forse la più famosa a livello internazionale. Mi si permetterà di fare una breve digressione storica sul fondatore e sull’azienda. Nel 1899, a soli 10 anni, Hoyt H. Buck era già apprendista fabbro, e tre anni dopo aveva messo a punto una tecnica di tempera delle lame che manteneva più a lungo il filo. Arruolatosi in marina a 18 anni, non si è più occupato di coltelli fino all’attacco di Pearl Harbor del 1941. Per sopperire alle necessità belliche, in una officina di fortuna, Hoyt riprese la costruzione di coltelli per le truppe, un centinaio al mese, tutti fatti a mano. Nel 1947, col figlio crea l’azienda “H.H. Buck & Son”, continuando sempre la produzione a mano di ogni coltello. Nel 1949, alla morte del fondatore, si sviluppa la produzione su larga scala e si incrementa la rete di vendita. Nel 1963 viene progettato e prodotto un nuovo coltello a serramanico, innovativo nella chiusura e nel disegno della lama, il modello 110 “Folding Hunter”, di cui sono stati venduti oltre 15 milioni di esemplari ed è uno dei più copiati in assoluto. Il fratello “minore” è il mod. 112 “Ranger”qui sotto fotografato.
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Dal 1986 un piccolo “simbolo” impresso sul tallone indica l’anno di produzione. Il livello della produzione industriale non ha mai tradito le origini artigianali dell’azienda, i cui prodotti sono noti in tutto il mondo per la raffinatezza della esecuzione, la qualità dei materiali e la continua ricerca di forme innovative, nonché per la produzione in serie assai limitate di coltelli “particolari”e “custom”.
Il BUCK 124 “FRONTIERSMAN”è il modello più grande di una bellissima serie purtroppo uscita di produzione, con manico in cocobolo, rifiniture accuratissime, e… costo in proporzione!
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Se di primo acchito, aperta la grande patta del fodero nero di cuoio pesante cucito e rinforzato con due rivetti metallici, si estrae il coltello, dalle dimensioni ragguardevoli, si prova una sensazione di grande robustezza e solidità. Ma il perfetto bilanciamento, una volta impugnato, lo rende un naturale prolungamento del braccio, un tutt’ uno con la mano che stringe il manico liscio eppure non scivoloso, grazie alle quattro “incavature” ricavate per le dita sul lato inferiore, dove il calcagno, in Duralluminio, presenta un “becco” per aumentare l’ergonomia della presa; fra il manico e la lama una potente guardia, dritta e asimmetrica, anch’essa in duralluminio, contribuisce a migliorare la sicurezza nelle operazioni di taglio. Tutta questa struttura fa sì che il baricentro del coltello sia appena un centimetro al di sotto dell’elsa!
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La lama, Full tang, ha uno spessore di mm 4,5 uniforme dall’estremità del manico alla fine delle pianelle ( cm 3 dalla punta), con una lunghezza di cm 16,6, tallone compreso. La sezione è rettangolare con cuneo, il taglio liscio con affilatura concava, ha un andamento parallelo al dorso per cm 9, per poi curvare verso l’alto, in una curva abbastanza decisa; la costola, piana e dritta, non presenta smentatura, non forma un angolo stondato con le pianelle; negli ultimi cm 3,5 verso la punta si nota un controfilo appena accennato. Il tallone, lungo mm 10, ha sul lato inferiore un incavo quasi semicircolare.
La guardia, spessa mm, 45, ha forma quasi ellittica con due bracci disuguali, il superiore lungo mm 12,90, l’inferiore mm 19,50; l’impugnatura nella parte dorsale ha un andamento sinuoso ed è formata da due guance in cocobolo massello, spesse mm 10 ciascuna, fissate al codolo mediante due ribattini in acciaio passanti in due fini rondelle di ottone incassate a filo del manico.Il calcagno è realizzato con due fasce piene di duralluminio, con il becco rivolto verso il basso. Il cocobolo risulta lucidato e presenta una superficie particolarmente liscia, elsa e codolo sono lucidati ( non a specchio): non si notano scalini nei congiungimenti legno-metallo. Confermo che grazie alla struttura anatomica del manico la presa è particolarmente solida, anche se le superfici siano lisce e lucide, con spigoli assai arrotondati. Il peso dell’utensile è di gr 374, mentre col fodero arriva a gr 543. Sul tallone si trova impresso “BUCK”, sotto “124”, sotto “U.S.A.”; non ci sono altri simboli essendo stato prodotto prima del 1986.
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Il fodero in cuoio nero, assai spesso, ha la grande patta di chiusura, intorno al manico del coltello, alta cm 4,5, chiusa con bottone automatico inox; dietro la patta è fissato con due rivetti il passante per la cintura di cm 8,5 di lunghezza per cm 3 di larghezza: può quindi essere montato anche su un cinturone militare. Sul fronte è impresso nel cuoio il marchio BUCK, sul retro il n° 124; per mia comodità ho inserito un laccio da coscia, passante nella parte inferiore della costola del fodero.
Oltre che per affettare praticamente tutto, la arrotatura della lama, a taglio convesso, permette con sufficiente facilità l’operazione di scuoiatura, ed il taglio di rami, secchi e freschi di discreto diametro: l’acciaio impiegato è il 420, che permette, come è noto, una facile affilatura; io personalmente consiglio di rinnovare di tanto in tanto il filo, sia in casa con un comune acciaiolo, sia sul campo, con un acciaiolo portatile, tipo quello prodotto dalla Victorinox. Una curiosità: per quanto possa sembrare strano, l’operazione di scuoiatura di una bestia toglie in breve tempo il filo ad una lama; si dice che per scuoiare un cervo o un daino i trappers dovessero riaffilare completamente il coltello almeno sei o sette volte,: infatti, se il filo non è perfetto occorre esercitare maggiore pressione, col rischio di fare sgusciare la lama e sciupare la pelle. Anche il taglio della carta, ( che in genere va assolutamente evitato per provare se una lama è più o meno tagliente ) causa una precoce disaffilatura.

LINDER MESSER “ROKY MOUNTAIN BOWIE”
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Solingen, i cui primi insediamenti risalgono al secolo XI, assurge a ruolo di città quasi alla fine del XIV secolo, e sino da allora si distingue per la produzione di spade e ferri taglienti, anche perché è situata a sud della Rhur, bacino ricco di carbone e minerali ferrosi. Anche se nei secoli molte aziende sono sorte e decadute, la fama di Solingen, come centro di produzione altamente specializzata nella fabbricazione delle lame, si è mantenuta ancora oggi a livello internazionale. Fra quei fabbri che nella seconda metà del 1800 si erano fatti un nome, spicca Carl Wilhelm Linder che inizia l’attività di coltellinaio nel 1870, più tardi affiancato dal figlio più giovane, Carl. Nel 1903 viene ampliata l’officina, e dal 1918 inizia l’esportazione verso l’estero. Alla morte di Carl nel 1937 l’azienda viene rilevata da Paul Rosenkaimer, coltellinaio dalla lunga esperienza e tradizione che muta il nome dell’azienda in “Carl Linder Nachf” (Successore di Carl Linder). Nome che sopravvive ancora oggi, simbolo di qualità ed accuratezza di lavorazione artigianale di una ditta a conduzione familiare, nelle mani degli eredi di Rosenkaimer.
La tradizionale attività della Linder era rivolta soprattutto alla realizzazione di coltelli da caccia e non poteva mancare la riproduzione, o meglio reinterpretazione di un Bowie. Proprio in onore dei cacciatori ed esploratori nordamericani viene progettato questo che, nel nome e nelle forme, si richiama agli “uomini delle montagne”, pur mantenendo uno stile puramente tedesco.
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Il Roky Mountain è un coltello molto singolare: da un singolo blocco di acciaio 440 inox viene ricavato il codolo, la guardia e la lama in un unico pezzo: e la guardia ha uno spessore massimo di mm 12,57! Altro particolare è l’inclinazione del manico che forma un angolo di 10° verso il basso rispetto al dorso. Due particolarità non casuali,così come la profonda smentatura, lunga più della metà del dorso.
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Sin dall’origine la Linder ha prodotto coltelli da caccia, in particolare quella rivolta alla selvaggina “pesante”(ungulati), cervi e cinghiali in primis, come dimostra il caratteristico coltello tradizionale bavarese usato per finire la preda ferita, utensile che ha rappresentato e tuttora rappresenta una grande parte della produzione aziendale.
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E’ quindi logico che nella progettazione e nella realizzazione di un grande coltello da caccia gli artigiani abbiano messo a frutto tutta l’esperienza acquisita in anni di lavoro. Le misure e le proporzioni del Roky Mountain Bowie stanno a testimoniare la loro abilità.
Una volta estratto dal bel fodero, di cuoio naturale color fegato, il coltello “entra in mano” in modo naturale, anche se fa sentire la sua consistenza ed il suo peso: anatomicamente previsto per una mano decisamente XL dichiara la sua attitudine per essere validamente usato sia come utensile da punta e da taglio, sia per scuoiare la preda. Quindi un attrezzo pensato per sopperire a tutte le necessità della vita all’aria aperta ed alla caccia.
La costruzione Full tang evidenzia un codolo spesso mm 5, sul quale le due guance in cocobolo, spesse mm 7,87 ciascuna, sono fermate da tre ribattini metallici di mm 8 di diametro. Il manico misura mm 123,35 di lunghezza e mm 20,74 di spessore, e mm 30 di larghezza massima: gli angoli sono leggermente smussati ed il calcagno si allarga con una curva all’insù. Il dorso dell’impugnatura è convesso verso l’alto, la parte inferiore è convessa in basso, con una pancia prominente. Verso l’elsa, l’impugnatura è rastremata sui fianchi, per finire alla pari della guardia, rastremata anch’essa sino alla lama, e asimmetrica: il braccio superiore è lungo mm 9, quello inferiore mm 17. Anche verso la lama i due bracci sono rastremati, quello corto finisce alla pari della costola, quello più lungo termina in una incavatura semicircolare, ricavata alla base della lama: serve per poggiarci l’indice in fase di scuoio. Non è presente il tallone; la sezione della lama è rettangolare con cuneo. La lama, compresa la guardia, misura cm17,5, il tagliente cm 14.
Il dorso della lama (decisamente arrotondato verso le pianelle) è rettilineo per cm 6, lievemente rialzato rispetto alla guardia, poi scende per cm 10 sino alla punta allunata, con una ampia e decisa curva. Le pianelle presenti sui lati della lama arrivano dalla mezzeria dell’elsa sino alla punta, il tagliente a filo liscio a V , parallelo al dorso fin sotto l’angolo della smentatura, si allarga in un piccolo petto, per chiudere con una curva dolce nella punta, acuminata e tagliente. La smentatura del dorso non presenta controfilo, è spessa mm 5 nel punto d’angolo, poi si rastrema piano piano sino alla punta, dove misura mm 1,13. La larghezza della lama subito sopra l’incavo è mm 37,35, nel punto massimo (all’angolo del dorso) mm 40,11.
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Perché questo tipo si lama con un manico che si inclina verso il basso? Se il coltello viene usato come utensile da punta si assiste ad una penetrazione facilitata dal filo tagliente presente sulla punta; continuando la penetrazione, la costola allunata ( resistendo alla ulteriore penetrazione) fa ruotare verso l’alto la punta e verso il basso il tagliente, aumentando le dimensioni della ferita; tale azione è in ciò facilitata dal fatto che il manico, piegato in basso, tende a spostare la spinta in avanti ulteriormente verso il basso, incrementando lo squarcio. Questo movimento viene effettuato con la mano serrata sul manico, col pollice e l’indice premuti contro i due bracci dell’elsa; per scuoiare invece occorre poggiare il pollice al di sopra dell’elsa, sulla costola, mentre l’indice si pone nell’incavo della lama, anch’esso sopra il braccio lungo della guardia, così come si impugna il rasoio “a mano libera”.
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Per praticare incisioni di precisione, poi, si tiene il coltello come una penna, col medio nell’incavo, il pollice sul braccio lungo dell’elsa, l’indice sormonta il braccio corto e preme sulla costola.
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In tutti i modi in cui è possibile usare questo utensile, gioca un ruolo fondamentale la posizione del baricentro, situato esattamente alla metà della guardia.
Il manico in cocobolo è satinato, come i ribattini metallici; tutta la lama è invece lucidata a specchio, nei modelli più recenti i ribattini sono d’ottone e la lama è satinata, lucidata a specchio solo nella guardia e nel codolo. Il peso, fodero compreso, è di gr 417, senza fodero gr 326.
Sulla lama troviamo impresse le seguenti scritte: lato destro “Roky Mountain”, sotto “BOWIE”; lato sinistro:”scudetto con sopra testa di cervo ed al centro la scritta REHWAPPEN” di fianco ORIGINAL LINDER MESSER” sotto “SOLINGEN ROSTFREI” sotto “NO STAIN INOX MADE IN GERMANY”.
Il fodero in bel cuoio color fegato incorpora la lama, lasciando scoperto il manico; il passante per la cintura è alto cm 8 e largo cm 5.: un cinturino di cuoio con bottone automatico assicura la chiusura. Sulla punta del fodero, un occhiello permette il passaggio del laccio di fermo sulla coscia.
Posseggo questi due coltelli dal 1984,e spesso mi hanno accompagnato sui torrenti in montagna, e, nonostante l’attenzione posta, portano le tracce di queste passeggiate più sui manici che sulle lame: le prestazioni si equivalgono per gli usi correnti, anche se sul legno preferisco il Buck, sulla carne il Linder. Il primo lo userei per approntare la legna che diventerà brace nel focolare, il secondo per tagliare dalla costata delle belle fiorentine, alte tre dita: e poi….. buon appetito!
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Gianni Merlini

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-SPECOLA->
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Re: PER CHI AMA I GRANDI COLTELLI : DUE BOWIE A CONFRONTO

Messaggio da -SPECOLA-> »

Ecco un altro interessante articolo.
Effettivamente il 112 RANGER è veramente molto imitato.
Qualche copia "derivata" ce l'ho anch'io.
Fabrizio Ferrario
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Re: PER CHI AMA I GRANDI COLTELLI : DUE BOWIE A CONFRONTO

Messaggio da piergiovanni »

Ciao iIanni, dovremmo mettere tutti questi articoli anche su binomania...per riempire il settore outdoor.sentiamoci domani..Sono molto, molto interessanti..
Pier
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GIANNI MERLINI
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Re: PER CHI AMA I GRANDI COLTELLI : DUE BOWIE A CONFRONTO

Messaggio da GIANNI MERLINI »

D'accordo Pier, ci sentiamo domani.
Buonaserata!
Gianni Merlini

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Re: PER CHI AMA I GRANDI COLTELLI : DUE BOWIE A CONFRONTO

Messaggio da Vincenzo Maielli »

Gran bell'articolo, grazie!
Vincenzo Maielli

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Re: PER CHI AMA I GRANDI COLTELLI : DUE BOWIE A CONFRONTO

Messaggio da GIANNI MERLINI »

Grazie a te, Vincenzo, in fondo l'ho scritto pensando a chi come te ama i Bowie. Forse ne riparlerò a fine gennaio...
Gianni Merlini

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Re: PER CHI AMA I GRANDI COLTELLI : DUE BOWIE A CONFRONTO

Messaggio da Vincenzo Maielli »

Bene bene... :thumbup:
Auguri a tutti per un sereno 2013.
Vincenzo Maielli

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Re: PER CHI AMA I GRANDI COLTELLI : DUE BOWIE A CONFRONTO

Messaggio da boandjimmy »

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