I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA n° 8 I COLTELLI ABRUZZESI

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GIANNI MERLINI
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I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA n° 8 I COLTELLI ABRUZZESI

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I COLTELLI TRADIZIONALI D’ITALIA = N° 8
I COLTELLI ABRUZZESI
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I COLTELLI ABRUZZESI
Poche regioni italiane hanno un numero così esiguo di coltelli tradizionali come l’Abruzzo. Solo tre, infatti, solo le forme tipiche regionali, l’ABRUZZESE meglio conosciuto come il GOBBO, la MOZZETTA DI GUARDIAGRELE ed il COLTELLO DA PESCATORE detto ANCONETANO.
La struttura del manico dei primi due è identica e caratteristica, differendo i modelli nella linea delle lame, a punta acuta nel primo, a punta mozzata nella seconda (da cui il nome).
Se pure possiamo trovare lame dall’aspetto similare in altri coltelli tradizionali, unica ed irripetibile è la forma del manico, la cui descrizione è valida sia per il GOBBO che per la MOZZETTA.
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GOBBO ABRUZZESE CHIUSO
IL GOBBO ABRUZZESE
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IL GOBBO “FUORI MISURA”
Già sino dai primi anni del 1800 si trovano descrizioni di questo particolare coltello, d’uso comune nelle misure più piccole, molto apprezzato nel mondo del brigantaggio abruzzese nelle misure maggiori, dalle grandi e robuste lame di generoso spessore.
La tradizione vuole che la patria del Gobbo sia Loreto Aprutino, in provincia di Isernia, tant’è che viene anche chiamato “Gobbo di Loreto Aprutino”, con una produzione limitata alla regione d’origine, nelle mani di pochi artigiani.
In considerazione delle forme slanciate ed eleganti, che lo rendono uno dei coltelli italiani di grande fascino, già dai primi anni del ‘900 sia Frosolone ( col nome di Aquilano) che Scarperia ( col nome di Abruzzese) incominciarono a riprodurlo fedelmente (senza reinterpretazioni di sorta), almeno sino a quando i coltellinai artigiani di questi due centri poterono lavorare.
Purtroppo negli anni del secondo dopoguerra moltissime botteghe artigiane non ressero la concorrenza degli impianti più moderni (industriali e semi-industriali) e dovettero chiudere.
Però, per fortuna, già dalla fine degli anni ’80 si assiste ad un forte cambiamento della domanda: non sono più gli agricoltori ed i pastori ad assorbire la maggior parte della produzione artigianale, preferendo quella industriale (con prodotti a prezzi inferiori e di qualità mediamente elevata e standardizzata) ma sono i “collezionisti” e gli appassionati, che vanno alla ricerca dell’oggetto tradizionale, curato nei particolari, e possibilmente di qualità elevata. A questa rinnovata domanda si affianca una nuova generazione di coltellinai artigiani, che spesso per passione cominciano a costruire coltelli, rifacendosi alle antiche tecniche, prima per se stessi, poi per gli amici, poi per tutti gli interessati; si diffondono associazioni e fiere, e molti di questi “dilettanti” abbandonano il lavoro per dedicarsi esclusivamente alla forgia. Negli ultimi anni diviene fondamentale l’utilizzo di Internet.
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ABRUZZESE APERTO
Tornando alla costruzione del Gobbo, il grosso problema stava proprio nel manico del coltello, realizzato in un solo pezzo interamente in corno di vaccina, anzi in punta piena di corno.
Certo, perché da un paio di corna bovine si ricava un certo numero di pezzi da “addoppiare” o di guance singole, ma solo DUE punte piene!
Mentre in altri coltelli, che abbiamo precedentemente esaminato, il manico viene creato piegando a caldo un pezzo di corno, in maniera di raddoppiarlo (a libro) per ottenere i due lati simmetrici del manico, nel Gobbo si utilizza solo la punta del corno, appositamente ed accuratamente intagliata, per accogliere nel solco inferiore la lama in posizione di riposo, ed in quello dorsale la molla semplice d’arresto, preventivamente caricata. L’estremità del manico al calcagno mostra, infatti, una superficie liscia ed integra.
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PARTICOLARE DEL CALCAGNO IN PUNTA PIENA
Solo in alcuni modelli di Scarperia della metà del secolo scorso il manico viene fatto addoppiando il pezzo di corno, come da usanza locale, ma in questo caso la sezione dell’impugnatura è ellittica mentre nel modello originario è quasi circolare. Risulta comunque che anche artigiani abruzzesi ricorressero alla tecnica del raddoppio, certo per motivi di economicità.
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PARTICOLARE DEL MANICO A SEZIONE CIRCOLARE
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PARTICOLARE DEL MANICO A SEZIONE ELLITTICA
La principale caratteristica del manico è proprio la linea fortemente arcuata nella parte estrema, forma che gli ha valso il nome popolare di “gobbo”. Spesso il calcagno è abbellito da una incisione circolare più profonda, e da altre più superficiali.
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PARTICOLARE DEL PERNO DELLA LAMA SU RIPARELLA D’OTTONE
Il perno della lama è realizzato con un ribattino di ferro inserito in due riparelle di ottone, così come il primo ribattino di sostegno della molla fissa, mentre i successivi perni raramente presentano le rondelle d’ottone. Il modello originario non presenta fascette metalliche, che però venivano offerte, opzionali, in ottone ( in alcuni antichi cataloghi di Scarperia) forse per oggetti più di lusso.
La forma arcuata del manico, specie nei coltelli di maggiori dimensioni, consiglia una “presa” particolare, serrando le quattro dita sulla estremità, verso il calcagno, col pollice disteso sul dorso: probabilmente era questa l’impugnatura adottata nei duelli (impugnatura “sottomano”).
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LA CORRETTA IMPUGNATURA
Alla luce di quanto sopra è evidente che le dimensioni della punta piena del corno condizionano la lunghezza della lama e della molla, che vengono fatte a misura, per sfruttare al massimo il materiale in possesso dell’artigiano.
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PARTICOLARE DELLA LAMA
La forma della lama, o meglio le tre diverse forme della lama hanno tutte una comune origine.
L’Abruzzo era terra di pastori e le esigenze legate alla pastorizia sono uguali al Nord, come al Centro, al Sud e nelle Isole. Per questo i coltelli da pastore, a qualunque latitudine, hanno lame se non proprio uguali perlomeno abbastanza simili: la punta deve essere molto acuta, per le operazioni di chirurgia veterinaria assai spesso necessarie, il filo deve essere estremamente tagliente, lo spessore della lama deve soddisfare alle esigenze di sottigliezza e contemporaneamente di robustezza.
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GOBBO CON LAMA SMENTATA
Si deve poi considerare che, nella realizzazione della lama, giuoca un ruolo non indifferente il “gusto” dell’artigiano ottocentesco, che non utilizza una trancia idraulica, ma modella una per una, le lame che forgia, rendendo praticamente ogni coltello, che esce dalle sue mani, un pezzo unico.
Ed infine troviamo, e lo troveremo anche in altre regioni, una “evoluzione” nella forma della lama che passa da una (probabilmente) primitiva foglia di canna ad una successiva foglia di lauro e quindi ad una foglia di salice. Nel modello primigenio il tallone e le pianelle ( se pur presenti) sono in realtà appena accennati, mentre in quelli di Scarperia e di Frosolone sono ben più delineati, anche per un maggiore spessore della lama.
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VECCHIO GOBBO CON LAMA A FOGLIA DI CANNA
Anzi se proprio vogliamo risalire alle origini, troviamo un “coltello da pastore abruzzese” con lama a foglia di canna e manico in legno, finemente intagliato ed incurvato alla estremità, alla maniera dei tipici coltelli “alla romana”, certamente ben conosciuti vista la relativa vicinanza geografica.
Apro una breve parentesi: sotto la denominazione “alla romana”si intendono quelle lame che nell’800 erano d’uso corrente nello stato pontificio (comprendente Lazio, Umbria e Marche ), dotati di una lama a punta estremamente acuta e di un manico che verso l’estremità si rastrema e piega decisamente in basso: in genere sono coltelli da duello, di grosse dimensioni e forniti di molla fissa, sbloccabile con un anellino posto sul dorso. Il manico è in corno abbellito sempre con ricchi intagli, e talvolta con intarsi, di chiara derivazione spagnola (Navaja di Albacete).
La punta della lama ( simmetrica, a foglia di lauro) è molto acuta posta sulla linea mediana e su questa linea troviamo lo spigolo fra le pianelle ed il taglio; nel tipo a foglia di salice la forma della lama non è simmetrica, presentando sul dorso una “smentatura” che termina nella punta; la linea delle pianelle finisce a metà circa della smentatura e il taglio è leggermente panciuto.
Una variante del gobbo abruzzese, sin qui descritto, è il GOBBO DI GUARDIGRELE, piccolo paesino dell’entroterra abruzzese: in questo coltello il manico è più grosso, meno slanciato, e anche la lama a foglia di salice è più larga.

LA MOZZETTA DI GUARDIAGRELE
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MOZZETTA DI GUARDIAGRELE REALIZZATA DA ANTONIO ROSSI
Assolutamente identica (nel manico) al Gobbo abruzzese, presenta una lama dalla forma particolarissima ed inconfondibile, purtroppo ignota ai più. Come le mozzette, i rasolini,la guspinesa e tutti quei coltelli nati con la punta mozzata, certamente a seguito degli editti napoleonici e della successiva Legge Giolitti, è un utensile senza punta, per gli usi correnti di taglio, la cui lunghezza di lama non supera i cm 10.
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PUNZONE DI ROSSI ANTONIO
La lama ha forma quasi rettangolare, col filo liscio e dritto, smozzatura leggermente rivolta all’indietro, alta quanto la lama al tallone; molto particolare è il dorso, parallelo per circa un terzo al taglio scende per un ulteriore terzo verso il basso, per poi risalire curvando verso l’altro fino alla sommità della smozzatura. Una variante presenta il taglio leggermente convesso quasi parallelo al dorso.
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LA CARATTERISTICA LAMA DELLA MOZZETTA DI GURDIAGRELE
Piccolo tallone e pianelle che raggiungono la mezzeria della punta mozza. Coltello certamente dotato di minore fascino del gobbo, ma in complesso grazioso.

IL COLTELLO DA PESCATORE detto L’ANCONETANO
Parente stretto del Gobbo abruzzese, del quale certo è una diretta derivazione, è il coltello “da pescatore” detto “ANCONETANO”.
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IL COLTELLO DA PESCATORE
Il coltello da pescatore nasce lontano dal mare, ed anche lontano da Ancona, nonostante il nome: le sue origini risalgono a qualche secolo fa, in terra d’Abruzzo, e precisamente a Controguerra, in provincia di Teramo, per le mani dei coltellinai della famiglia Lucantoni, e destinato, come attrezzo da lavoro, ai pescatori marchigiani ed abruzzesi.
Il manico, in punta di corno bovino pieno ricalca le linee del gobbo, differenziandosi da questo per la mancanza della molla semplice inserita all’interno, sostituita da una molla semplice esterna, fermata sul corno da una vite posta quasi al centro del manico e da un “chiodino” all’estremità inferiore della molla, dalla singolare e caratteristica forma.
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PARTICOLARE DELLA MOLLA ESTERNA DELL’ANCONETANO
La lama è a foglia di lauro , con piccolo tallone, sporgente in larghezza oltre il manico, e pianelle che terminano a metà della smentatura.
Purtroppo in considerazione dell’uso “marino” non mi risulta che si possano trovare coltelli da pescatore in stato decente costruiti prima del 1913, anno in cui venne inventato l’acciaio inox, col quale oggi vengono realizzate tutte le parti metalliche dell’utensile.
Anche il manico in corno pieno non ama certo il contatto con l’acqua, e tantomeno con quella salata. Certo è che la forma e le dimensioni di questo coltello da pescatore sono veramente eccellenti per l’attività di pulizia del pescato, anche di dimensioni notevoli; e lo posso affermare per la mia pluridecennale esperienza di pescatore, sia in mare che in acque dolci.
Resta il mistero del nome: una ipotesi, ancorché priva di riscontri concreti, potrebbe essere quella di un grossista o un distributore con sede ad Ancona, al quale si rivolgevano i rivenditori delle località costiere adriatiche più settentrionali; acquistando quel modello ad Ancona era semplice definirlo “ANCONETANO”.
Per quanto mi risulta oggi due ottimi coltellinai continuano a produrre i coltelli tradizionali sopra descritti: Giovanni Nista detto Nino Nista di S. Benedetto del Tronto (presente su internet, e (forse ancora) Antonio Rossi di Loreto Aprutino. Il primo firma le lame con “Nino” quasi al centro della lama, il secondo con “R A” sovrapposte sulle pianelle, quasi a filo del manico.

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Note. Da”Coltelli d’Italia di Giancarlo Baronti, Franco Muzio Editore"
Lama a foglia di canna: lama di profilo triangolare e di spessore molto sottile, spesso sfrondato sulla costa.
Lama a foglia di lauro: lama a due fili che ha la sua maggiore espansione all’altezza del forte e che si sminuisce gradatamente per terminare in punta acuta.
Lama a foglia di salice (o di mirto): lama a due fili con leggera espansione nel medio e punta acuta.
Smentatura: smentata si dice di costa ( o dorso) che va a terminare nella punta con una sagomatura (rettilinea) di sbieco . Sinonimo di sguanciatura,(da usare) preferibilmente in caso di sagomatura leggermente concava. Quando la costa si sminuisce verso la punta con andamento convesso si usa il termine “smoscio”
Gianni Merlini

Malo malo malo ire, quam mala mala malis malis mandere.
(Preferisco morire d'un brutto male, che mangiare mele cattive con denti guasti)

Mi diletto con: Fujinon Polaris FMTRC SX 7x50, Konus zoom 10-30x50, Bushnell stableview 10x35, Bushnell legend ultra hd 8x42, Nikon HG L 10x25 dcf , Vixen BCF 20x80, Swarovski SLC 15x 56 WB, Lens2Scope, Auriol spottingscope 20 - 60 x60 .......
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-SPECOLA->
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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA n° 8 I COLTELLI ABRUZZ

Messaggio da -SPECOLA-> »

Sempre interessante.
Fabrizio Ferrario
Mi diverto con un po' di strumenti, dal rifrattore TECHNO 50/630 in avanti... (non in ordine di tempo, né di dimensioni e/o schema ottico).
31 Luglio 1985: Fondazione della Immagine , Osservatorio Astronomico di Cajello (Anno XXXVIII). http://www.specola.altervista.org/
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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA n° 8 I COLTELLI ABRUZZ

Messaggio da Enotria »

Non posso che ammirare il magnifico lavoro di ricerca e descrizione che Gianni sta facendo per tutti noi.

Spero che al termine di questa serie di interventi, tutti gli articoli vengano raccolti in un unico 3D, ripulito dai nostri interventi e, una volta ricontrollati da Gianni, possano formare un unico testo monografico di cui Gianni, il Forum e tutti noi, andare orgogliosi.


:wave:
Andrea

URL: http://spazioinwind.libero.it/andrea_bosi/index.htm

:clap: il binocolo migliore in assoluto, è quello che hai con te nel momento in cui ti serve. :clap:

Ogni oggetto ha la sua storia,
. . . io non vendo oggetti,
. . . . . . io racconto storie. (Enotria)
GIANNI MERLINI
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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA n° 8 I COLTELLI ABRUZZ

Messaggio da GIANNI MERLINI »

Troppo buono! Ma come diceva un tale "E' una passione anche questa!"
Ciao :wave:
Gianni Merlini

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abramo giusto
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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA n° 8 I COLTELLI ABRUZZ

Messaggio da abramo giusto »

Io ti aspetto al varco.... E ti farò una sorpresa !!! spero gradita x adesso grazie ;)
Abramo
Hensoldt dialyt..qualcuno!! Hans Hensoldt jagd e nox..Minox family bd 10x44 br,bd 8-14x40 br ed, Scope MD62 ED..Sard 7x50.. Nedelta 7x50..Switf Audubon...Polifemo Celestron C5
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