Un pomeriggio a casa di Maurizio Forghieri
Inviato: 08/04/2019, 13:59
Qualche giorno fa mi sono recato a Carpi a casa del caro Maurizio Forghieri " Il maestro" , per passare un po' di tempo con lui e per testare il suo mitico 150 f 5 superlucidato abbinato ad un esemplare di Chromacor in mio possesso; il pomeriggio si è poi trasformato nell' occasione unica di poter toccare con mano ed utilizzare diversi rifrattori molto interessanti.
Sono anni che Maurizio sopporta placidamente il nostro " pacato stalkeraggio ", ho perso il conto di quante e quali richieste io, il Direttore Vincenzo De Mottonizza ed altri appassionati di rifrattori gli abbiamo fatto nel tempo, quante visite, quante domande, per poter imparare, comprendere e carpire il più possibile circa i nostri amati vetri da chi senza tante chiacchiere li lavora con le proprie mani.
In questi anni pazientemente ci ha dedicato attenzioni, sopportato le nostre smanie e condiviso con noi la sua conoscenza , come un saggio professore consapevole del fatto che qualcosa di buono potesse aleggiare dietro ai suoi studenti scalmanati.
Il pomeriggio è letteralmente volato, fra osservazioni, confronti circa le nostre amate "cose" astronomiche e semplici quanto formative chiacchiere con Maurizio.
Inizialmente la nostra attenzione si è rivolta verso il 150 f 5 " rigenerato" :
Lo scopo iniziale della visita era infatti quello di verificare come suddetto rifrattore potesse performare in accoppiata con il Chromacor, il mitico device ideato da Valery Dehryuzin nel 2003 ai fini di abbattere l'aberrazione cromatica nei 150 f8 acromatici cinesi dell'epoca:
Col tempo sarebbe emerso che il gingillino era in realtà in grado di funzionare bene anche accoppiato ad altri rifrattori acromatici, gli americani infatti ne fanno un uso estensivo con i mitici D&G 8" f12, 6" f 12 e addirittura 10" ed oltre a lungo fuoco; l'astrofilo d'esperienza Jeff Blazey che scrive su Cloudynights lo utilizza con un monumentale 11" f 12 D&G , in rete si trovano i suoi entusiastici commenti e le sue osservazioni di dettagli su Ganimede enelle calotte polari di Marte con il grande rifrattore.
E' un peccato che la cultura dei grandi rifrattori a lungo fuoco, eccezionali performer sempre e comunque, così diffusa negli Usa, sia divenuta marginale nel nostro amato Bel Paese.
Il test ha avuto luogo da casa di Maurizio a Carpi, nel pomeriggio, e come target abbiamo utilizzato alcune antenne in lontananza - circa un'ottantina di metri - e le tegole su di un tetto ad una cinquantina di metri, i particolari sui muschi e i licheni sulla superficie di queste ultime ci hanno permesso di testare il contrasto e la capacità di leggere il dettaglio dell'accoppiata 150 f 5- Chromacor.
Le cose che sono saltate sin da subito all'occhio sono due:
La superlucidatura effettuata dal Maurizio trasforma il rifrattore in un telescopio di qualità superiore alla media, il contrasto aumenta considerevolmente rispetto ad un telescopio lavorato con una superlucidatura mass market, la luce diffusa che caratterizza la maggiorparte degli acromatici a corto fuoco scompare, ma la cosa che colpisce di più è la *trasparenza* dell'immagine, che diventa nel contempo più luminosa; il risultato è che ci si dimentica letteralmente di avere un telescopio interposto fra noi e ciò che si sta osservando, sembra di essere lì a pochi metri dal nostro target.
L'attenzione che un ottico capace può dare ad un singolo pezzo custom si traduce in una marcia in più che quest'ultimo è in grado di offrire ai fini osservativi; con questo rifrattore e' possibile salire con gli ingrandimenti oltre i 250 x mantenendo l'immagine perfettamente contrastata.
La seconda cosa che si è palesata chiaramente è l'incompatibilità del Chromacor con un sistema ad f5:
Come ci aspettavamo il Chr non è in grado di abbattere l'aberrazione cromatica nel cortissimo rifrattore, il progettista ce l'aveva d'altro canto scritto, al di sotto della focale di f8 il Chromacor non funziona; laddove è possibile utilizzarlo con focali maggiori allontanandolo tramite prolunghe dal punto di fuoco, ad f 5-6 non è in grado di fare il proprio lavoro.
L' aberrazione cromatica non scompare quindi, ma muta aspetto, l'immagine presentava glimpse di cromatismo quà e là ed anche la sferica peggiorava seppur di poco, il contrasto era più basso.
Non siamo riusciti in tutta onestà ad effettuare star test poichè in quel momento del pomeriggio non erano presenti riflessi da poter "utilizzare" a tal scopo; la situazione è stata comunque chiara agli occhi di entrambi, il 150 f 5 acromatico non può essere utilizzato con profitto in combo con il Chromacor.
Invero abbiamo potuto utilizzare meramente un chromacor "N" poichè quello avevamo a disposizione, ma non credo con un "U" o un "O" la situazione sarebbe cambiata molto, i diversi "flavours" del Chromacor vanno a compensare piuttosto , rispettivamente, la sovracorrezione o la sottocorrezione di un'ottica, la correzione dell'aberrazione cromatica rimane la medesima.
Con mio grande gaudio e dato che era passata solo un'oretta- nonostante la gradevolezza della situazione facesse sembrare che fossero trascorsi si e no una decina di minuti, dopo aver testato il 150 f 5 ci siamo dedicati all'osservazione con il potente 200 mm f 6 acromatico egregiamente intubato in un bel bianco acceso da Maurizio assieme a suo suocero, il mitico Vittorio Rustichelli, altra pietra miliare dell'astrofilia italiana dei tempi d'oro.
L'imponente acromatico Barride ci ha regalato un contrasto molto buono ed una luminosità che permetteva di discernere particolari che vanno ben al di là di quelli consentiti dal solito "guinzaglio" dei 6" ; nonostante la corta focale l'aberrazione cromatica era assolutamente contenuta anche al salire di ingrandimenti.
Subito è saltato all' occhio come il Barride a differenza del 150 sia assolutamente Chromacor-friendly: Evidentemente il cono di luce generato dalla focale di 1200 mm, simile a quella del 150 f 8 per cui il Chr era stato progettato, permette al device di lavorare correttamente.
A questo punto mi chiedo se il Chromacor sia piu' ottimizzato per una certa lunghezza focale piuttosto che per un dato rapporto focale . Il progettista Valery Deryuzin, come abbiamo già avuto modo di scrivere, difficilmente risponde a chi gli chiede circa il funzionamento del Chr con configurazioni altre rispetto al 150 f 8. Lui stesso si è sbagliato più volte nel consigliare le distanze nelle quali posizionarlo con rifrattori a lungo fuoco; io con il 220 mm f 15 ho trovato uno sweet spot ad una distanza diversa da quella suggeritami da lui, ma di questo parleremo più avanti.
Il Chr in un certo qual modo si comporta come un "cavallo pazzo" che merita un attenzione dedicata caso per caso a seconda dell'ottica alla quale viene abbinato, non si puo' dare una ricetta circa il posizionamento a priori prima di conoscere i tipi di vetri,la focale, il diametro.
Questo particolare 200 mm f6 con il Chromacor funziona eccome, l'immagine è più contrastata e l'aberrazione cromatica abbattuta di un 70%, un risultato niente male, anche perchè ci si trova ad osservare con un telescopio non ostruito da ben 8", lungo come il classico 150 mm f8, in grado però di mostrare molto più dettaglio, con il contrasto di uno strumento a focale più lunga. I dettagli sulle grondaie, sui tetti e sulle antenne risaltavano, come se si fossero "accesi" e l'immagine era caratterizzata da minor luce diffusa.
Ricordo i filamenti dei licheni su un coppo perfettamente risolti, si potevano discenere particolari minutissimi.
Anche in questo caso viene naturalmente da chiedersi come mai il mondo dell'astrofilia italiana abbia "autolimitato" il diametro degli strumenti a rifrazione utilizzati sotto l'asticella dei 6", un 8" f6 rimane un rifrattore ancora gestibile in quanto a dimensioni per quanto richieda una buona montatura.
Il tempo sembrava volare, osservare ascoltando le spiegazioni di Maurizio è un'esperienza avvolgente.
Last but not least , abbiamo montato il mitico tripletto 150 f 7 spaziato olio di Maurizio, progettato e costruito qualche anno fa ...Ma questo rifrattore merita un thread a parte..
Mi limito a scrivere che osservare un antenna ad una cinquantina di metri in un pomeriggio caldo e ventilato di città a 440 ingrandimenti tramite oculare hi-res Vixen HR 2.4 mm con il contrasto e la luminosità a cui siamo abituati coi rifrattori più commerciali a 150x è stato qualcosa di stupefacente.
Sembrava di essere a mezzo metro da quell'antenna ..Da rimanere senza fiato:
Era possibile vedere chiaramente le indentature i microdettagli e le scritte sui lati. Sapere a quanti ingrandimenti fossimo e vedere quella qualità e luminosità di immagine e' stato semplicemente impressionante.
Sembrava che qualcuno avesse lucidato con il Polish quei componenti metallici che poco prima con il 150 f5 parevano sbiadit
La qualità dei vetri, la spaziatura in olio che secondo Maurizio conferisce una luminosità maggiore, la lavorazione certosina, la superlucidatura ai massimi livelli, i coating custom.. Tutto interagisce affinchè questo tripletto possa essere definito super-apocromatico a tutti gli effetti. Chissà un Apocromatico di Maurizio ad f 12 cosa potrebbe sfoderare grazie alla più lunga focale, prima o poi gli chiedermo se ce ne lavorerà uno ,anzi, gli ho già detto che non appena andrà in pensione ed avrà più tempo lo aspetterò al varco per farmi lavorare qualche vetro.
Il pomeriggio era ormai concluso, ed ormai si era fatta sera. Maurizio ha voluto condividere con me quasi ad ora di cena le foto scattate con i tre moschettieri di cui abbiamo parlato, una più bella dell'altra. La Luna fotografata con il 150 f 5 mostrava il contrasto classico di una focale almeno doppia, per non parlare delle stupende foto di Marte, Saturno e Giove fatte con il Tripletto 150 f7 che abbiamo soprannominato " 150 tripletto Forghieri spaziato ad incenso" , data la perfezione "venerabile" con cui è stato lavorato . Le foto dei Pianeti sono così ricche di dettagli che sembrano fatte con un telescopio di diametro doppio .
Davvero, spesso siamo estrofili noi italiani.... Dimentichi del fatto che in Italia abbiamo le nostre eccellenze che nulla hanno da invidiare a quelle d'oltreoceano, anzi.
Un grazie a Maurizio per il bellissimo pomeriggio e alla gentilezza della moglie Daniela per l'ospitaità.
Sono anni che Maurizio sopporta placidamente il nostro " pacato stalkeraggio ", ho perso il conto di quante e quali richieste io, il Direttore Vincenzo De Mottonizza ed altri appassionati di rifrattori gli abbiamo fatto nel tempo, quante visite, quante domande, per poter imparare, comprendere e carpire il più possibile circa i nostri amati vetri da chi senza tante chiacchiere li lavora con le proprie mani.
In questi anni pazientemente ci ha dedicato attenzioni, sopportato le nostre smanie e condiviso con noi la sua conoscenza , come un saggio professore consapevole del fatto che qualcosa di buono potesse aleggiare dietro ai suoi studenti scalmanati.
Il pomeriggio è letteralmente volato, fra osservazioni, confronti circa le nostre amate "cose" astronomiche e semplici quanto formative chiacchiere con Maurizio.
Inizialmente la nostra attenzione si è rivolta verso il 150 f 5 " rigenerato" :
Lo scopo iniziale della visita era infatti quello di verificare come suddetto rifrattore potesse performare in accoppiata con il Chromacor, il mitico device ideato da Valery Dehryuzin nel 2003 ai fini di abbattere l'aberrazione cromatica nei 150 f8 acromatici cinesi dell'epoca:
Col tempo sarebbe emerso che il gingillino era in realtà in grado di funzionare bene anche accoppiato ad altri rifrattori acromatici, gli americani infatti ne fanno un uso estensivo con i mitici D&G 8" f12, 6" f 12 e addirittura 10" ed oltre a lungo fuoco; l'astrofilo d'esperienza Jeff Blazey che scrive su Cloudynights lo utilizza con un monumentale 11" f 12 D&G , in rete si trovano i suoi entusiastici commenti e le sue osservazioni di dettagli su Ganimede enelle calotte polari di Marte con il grande rifrattore.
E' un peccato che la cultura dei grandi rifrattori a lungo fuoco, eccezionali performer sempre e comunque, così diffusa negli Usa, sia divenuta marginale nel nostro amato Bel Paese.
Il test ha avuto luogo da casa di Maurizio a Carpi, nel pomeriggio, e come target abbiamo utilizzato alcune antenne in lontananza - circa un'ottantina di metri - e le tegole su di un tetto ad una cinquantina di metri, i particolari sui muschi e i licheni sulla superficie di queste ultime ci hanno permesso di testare il contrasto e la capacità di leggere il dettaglio dell'accoppiata 150 f 5- Chromacor.
Le cose che sono saltate sin da subito all'occhio sono due:
La superlucidatura effettuata dal Maurizio trasforma il rifrattore in un telescopio di qualità superiore alla media, il contrasto aumenta considerevolmente rispetto ad un telescopio lavorato con una superlucidatura mass market, la luce diffusa che caratterizza la maggiorparte degli acromatici a corto fuoco scompare, ma la cosa che colpisce di più è la *trasparenza* dell'immagine, che diventa nel contempo più luminosa; il risultato è che ci si dimentica letteralmente di avere un telescopio interposto fra noi e ciò che si sta osservando, sembra di essere lì a pochi metri dal nostro target.
L'attenzione che un ottico capace può dare ad un singolo pezzo custom si traduce in una marcia in più che quest'ultimo è in grado di offrire ai fini osservativi; con questo rifrattore e' possibile salire con gli ingrandimenti oltre i 250 x mantenendo l'immagine perfettamente contrastata.
La seconda cosa che si è palesata chiaramente è l'incompatibilità del Chromacor con un sistema ad f5:
Come ci aspettavamo il Chr non è in grado di abbattere l'aberrazione cromatica nel cortissimo rifrattore, il progettista ce l'aveva d'altro canto scritto, al di sotto della focale di f8 il Chromacor non funziona; laddove è possibile utilizzarlo con focali maggiori allontanandolo tramite prolunghe dal punto di fuoco, ad f 5-6 non è in grado di fare il proprio lavoro.
L' aberrazione cromatica non scompare quindi, ma muta aspetto, l'immagine presentava glimpse di cromatismo quà e là ed anche la sferica peggiorava seppur di poco, il contrasto era più basso.
Non siamo riusciti in tutta onestà ad effettuare star test poichè in quel momento del pomeriggio non erano presenti riflessi da poter "utilizzare" a tal scopo; la situazione è stata comunque chiara agli occhi di entrambi, il 150 f 5 acromatico non può essere utilizzato con profitto in combo con il Chromacor.
Invero abbiamo potuto utilizzare meramente un chromacor "N" poichè quello avevamo a disposizione, ma non credo con un "U" o un "O" la situazione sarebbe cambiata molto, i diversi "flavours" del Chromacor vanno a compensare piuttosto , rispettivamente, la sovracorrezione o la sottocorrezione di un'ottica, la correzione dell'aberrazione cromatica rimane la medesima.
Con mio grande gaudio e dato che era passata solo un'oretta- nonostante la gradevolezza della situazione facesse sembrare che fossero trascorsi si e no una decina di minuti, dopo aver testato il 150 f 5 ci siamo dedicati all'osservazione con il potente 200 mm f 6 acromatico egregiamente intubato in un bel bianco acceso da Maurizio assieme a suo suocero, il mitico Vittorio Rustichelli, altra pietra miliare dell'astrofilia italiana dei tempi d'oro.
L'imponente acromatico Barride ci ha regalato un contrasto molto buono ed una luminosità che permetteva di discernere particolari che vanno ben al di là di quelli consentiti dal solito "guinzaglio" dei 6" ; nonostante la corta focale l'aberrazione cromatica era assolutamente contenuta anche al salire di ingrandimenti.
Subito è saltato all' occhio come il Barride a differenza del 150 sia assolutamente Chromacor-friendly: Evidentemente il cono di luce generato dalla focale di 1200 mm, simile a quella del 150 f 8 per cui il Chr era stato progettato, permette al device di lavorare correttamente.
A questo punto mi chiedo se il Chromacor sia piu' ottimizzato per una certa lunghezza focale piuttosto che per un dato rapporto focale . Il progettista Valery Deryuzin, come abbiamo già avuto modo di scrivere, difficilmente risponde a chi gli chiede circa il funzionamento del Chr con configurazioni altre rispetto al 150 f 8. Lui stesso si è sbagliato più volte nel consigliare le distanze nelle quali posizionarlo con rifrattori a lungo fuoco; io con il 220 mm f 15 ho trovato uno sweet spot ad una distanza diversa da quella suggeritami da lui, ma di questo parleremo più avanti.
Il Chr in un certo qual modo si comporta come un "cavallo pazzo" che merita un attenzione dedicata caso per caso a seconda dell'ottica alla quale viene abbinato, non si puo' dare una ricetta circa il posizionamento a priori prima di conoscere i tipi di vetri,la focale, il diametro.
Questo particolare 200 mm f6 con il Chromacor funziona eccome, l'immagine è più contrastata e l'aberrazione cromatica abbattuta di un 70%, un risultato niente male, anche perchè ci si trova ad osservare con un telescopio non ostruito da ben 8", lungo come il classico 150 mm f8, in grado però di mostrare molto più dettaglio, con il contrasto di uno strumento a focale più lunga. I dettagli sulle grondaie, sui tetti e sulle antenne risaltavano, come se si fossero "accesi" e l'immagine era caratterizzata da minor luce diffusa.
Ricordo i filamenti dei licheni su un coppo perfettamente risolti, si potevano discenere particolari minutissimi.
Anche in questo caso viene naturalmente da chiedersi come mai il mondo dell'astrofilia italiana abbia "autolimitato" il diametro degli strumenti a rifrazione utilizzati sotto l'asticella dei 6", un 8" f6 rimane un rifrattore ancora gestibile in quanto a dimensioni per quanto richieda una buona montatura.
Il tempo sembrava volare, osservare ascoltando le spiegazioni di Maurizio è un'esperienza avvolgente.
Last but not least , abbiamo montato il mitico tripletto 150 f 7 spaziato olio di Maurizio, progettato e costruito qualche anno fa ...Ma questo rifrattore merita un thread a parte..
Mi limito a scrivere che osservare un antenna ad una cinquantina di metri in un pomeriggio caldo e ventilato di città a 440 ingrandimenti tramite oculare hi-res Vixen HR 2.4 mm con il contrasto e la luminosità a cui siamo abituati coi rifrattori più commerciali a 150x è stato qualcosa di stupefacente.
Sembrava di essere a mezzo metro da quell'antenna ..Da rimanere senza fiato:
Era possibile vedere chiaramente le indentature i microdettagli e le scritte sui lati. Sapere a quanti ingrandimenti fossimo e vedere quella qualità e luminosità di immagine e' stato semplicemente impressionante.
Sembrava che qualcuno avesse lucidato con il Polish quei componenti metallici che poco prima con il 150 f5 parevano sbiadit
La qualità dei vetri, la spaziatura in olio che secondo Maurizio conferisce una luminosità maggiore, la lavorazione certosina, la superlucidatura ai massimi livelli, i coating custom.. Tutto interagisce affinchè questo tripletto possa essere definito super-apocromatico a tutti gli effetti. Chissà un Apocromatico di Maurizio ad f 12 cosa potrebbe sfoderare grazie alla più lunga focale, prima o poi gli chiedermo se ce ne lavorerà uno ,anzi, gli ho già detto che non appena andrà in pensione ed avrà più tempo lo aspetterò al varco per farmi lavorare qualche vetro.
Il pomeriggio era ormai concluso, ed ormai si era fatta sera. Maurizio ha voluto condividere con me quasi ad ora di cena le foto scattate con i tre moschettieri di cui abbiamo parlato, una più bella dell'altra. La Luna fotografata con il 150 f 5 mostrava il contrasto classico di una focale almeno doppia, per non parlare delle stupende foto di Marte, Saturno e Giove fatte con il Tripletto 150 f7 che abbiamo soprannominato " 150 tripletto Forghieri spaziato ad incenso" , data la perfezione "venerabile" con cui è stato lavorato . Le foto dei Pianeti sono così ricche di dettagli che sembrano fatte con un telescopio di diametro doppio .
Davvero, spesso siamo estrofili noi italiani.... Dimentichi del fatto che in Italia abbiamo le nostre eccellenze che nulla hanno da invidiare a quelle d'oltreoceano, anzi.
Un grazie a Maurizio per il bellissimo pomeriggio e alla gentilezza della moglie Daniela per l'ospitaità.