@ Ivano Dal Prete
Ti ringrazio.
Preciso che da parte mia non c’è nessuna presunzione di voler affermare nulla, circa chi sia stato il reale inventore, anche perché in tutta onestà, non ne ho minimamente le competenze.
Sono un semplicissimo appassionato che ha letto un po’ e si è documentato sull’argomento.
Le mie sono soltanto delle considerazioni sulla scorta delle informazioni giunte sino a noi.
Come ho già avuto modo di esprimere, il mio interesse è principalmente rivolto alle osservazioni che i primi telescopi rendevano possibili, al di là della loro provenienza in termini di priorità di invenzione e di fattura.
Ivano Dal Prete ha scritto: ↑30/05/2020, 15:15
Interessante, hai un riferimento?
Uno dei documenti che ho indicato:
https://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/1704/1704.05661.pdf
Dove si legge di come già a far data dal 1616 circa, l'arciduca Massimiliano III possedesse / potesse disporre di un telescopio "Kepleriano".
Il Sacro Romano Imperatore Rodolfo II di Praga (mecenate di Keplero e Tycho Brahe) era fratello sia dell'arciduca Massimiliano III, che dell'arciduca Alberto VII (per cui sarebbe anche possibile che i tre fratelli potessero condividere lo strumento).
Nel testo sono pure espresse alcune speculazioni circa la possibile provenienza di detto telescopio, anche in considerazione delle relazioni che i tre importanti personaggi mantenevano tra loro e con altrettanti tali.
Il libro
"Rosa Ursina sive Sol" (1631) di Christoph Scheiner contiene la prima menzione dell'uso di un telescopio "Kepleriano" e nella stessa pubblicazione l'autore medesimo riporta come 13 anni prima della stesura dell'opera (anno 1630), ovvero al più tardi nel 1617, su commissione dell'arciduca Massimiliano III, egli ebbe a modificare un ottimo telescopio "Kepleriano" per consentire la visione raddrizzata.
Considerando che il libro
"Rosa Ursina sive Sol" prese circa quattro anni per esser dato alla stampa, una possibile datazione per il telescopio in questione andrebbe almeno dal 1613 al 1617 (cfr. Van Helden 1976).
Tuttavia, in un documento del 1616, conservato nel Museo Regionale Tirolese Ferdinandeum di Innsbruck, si afferma:
“L'arciduca [Massimiliano III] acquistò uno strumento ottico di ammirevole utilità ma che stava dando immagini invertite; poiché desiderava vedere le immagini erette e questo non poteva essere ottenuto, si rivolse ai Gesuiti, che lo passarono al professore di matematica a Ingolstadt [Christoph Scheiner], in qualità di esperto".
Evento corroborato dal resoconto che proprio Scheiner fa nel suo
"Rosa Ursina sive Sol".
Al riguardo di quanto sopra descritto, si deve evidenziare come Scheiner non si sia mai comunque attribuito a qualsiasi titolo, l'invenzione del telescopio a lenti convesse ("Kepleriano"), limitandosi ad averne modificato uno preesistente, sicuramente non fabbricato da lui.
Ivano Dal Prete ha scritto: ↑30/05/2020, 15:15
l'immagine invertita del cannocchiale kepleriano sarebbe stata considerata un grave difetto da correggere,
Forse appunto per quel motivo, Fontana si guardò bene dal pubblicizzare il "suo" strumento, che ad ogni modo seguitò a perfezionare, sino al momento in cui i tempi non furono abbastanza maturi, se non ad eliminarlo completamente, almeno a ridimensionarne il pregiudizio.
Si è letto, per come documentato, che attorno al 1616 l'arciduca Massimiliano III, fratello del Sacro Romano Imperatore Rodolfo II di Praga, disponesse di un telescopio che forniva visione rovesciata; strumento costruito da un qualche artefice che non aveva ritenuto pregiudizievole fornirlo a qualsiasi titolo (dono, oppure vendita), direttamente in prima persona o per tramite di terzi, ad un illustre personaggio quale è senz'altro da annoverare il fratello di un Imperatore (l'arciduca Massimiliano III, soltanto dopo che fu nelle sue mani, decise di farlo “sistemare”, affinché fornisse un’immagine raddrizzata).
Si può dunque lecitamente ritenere che da un dato momento in poi, quel tipo di difetto poteva benissimo essere tollerato.
Ivano Dal Prete ha scritto: ↑30/05/2020, 15:15
Bisogna poi intendersi su cosa significhi "inventare" uno strumento, esperimenti con le piu' diverse combinazioni di specchi e lenti se ne facevano da decenni. Fracastoro nel 1538 riportava che la Luna appariva piu' grande se osservata attraverso due lenti opportune messe una davanti all'altra, non vuol dire che abbia inventato il telescopio nel senso che noi attribuiamo al termine.
Sono esattamente del tuo stesso parere.
Oltretutto, come per altro espresso, anche nel documento fornito più sopra, pure lo stesso Keplero nel suo
"Dioptrice" (1611), scritto dopo la pubblicazione del
"Sidereus Nuncius" di Galileo, non è detto che abbia inteso presentare un nuovo tipo di strumento.
Di questo avviso è Fontana, che rimanda i suoi lettori alla fonte primaria, il "Dioptrice" di Keplero, pur chiarendo di non essere stato al corrente di quella pubblicazione, sino al momento di scrivere il suo
"Novae Coelestium, Terrestriumque rerum osservazioni" (1646); fu Zupi a fargliela conoscere.
La prima indicazione di un telescopio "Kepleriano" costruito sulla scorta delle indicazioni descritte nel
"Dioptrice", è quella fornita dal frate Cappuccino Antonio Maria Schyrleus de Rheita nel suo
"Oculus Enoch et Elliae Sive Radius Radius Sidereomysticus" (1645).
Fontana attribuisce a Giovanni Battista Della Porta, l'invenzione del telescopio con lente concava ("Galileiano"), dando merito a Galileo circa il suo perfezionamento e a sé stesso quello a lenti convesse ("Kepleriano").
È comprovato come già Christoph Scheiner, non è certo se sulla scorta delle indicazioni nel
"Dioptrice" di Keplero o altro, fosse stato in grado di raddrizzare l'immagine rovesciata fornita dal telescopio "Kepleriano" commissionatoli dall'arciduca Massimiliano III ed è verosimile che pure altri suoi contemporanei si trovassero nella condizione di provvedere a tale soluzione.
Circa il problema delle immagini capovolte con il telescopio a lenti convesse, Fontana indica sé stesso quale primo solutore, anche se in realtà, come già indicato, il
"Dioptrice" chiarisce già da sé il da farsi in tal senso.
Si deve però rammentare l'assunto proferito da Fontana, secondo cui egli non sarebbe stato a conoscenza del libro di Keplero.
Ivano Dal Prete ha scritto: ↑30/05/2020, 15:15
Soprattutto, non esiste un singolo documento (a quanto ne so) in cui si teorizzi l'utilita' in astronomia di uno strumento atto a ingrandire oggetti lontani prima che il telescopio sia stato inventato per tutt'altri motivi. IMO, l'invenzione del telescopio e' una delle piu' clamorose confutazioni della vecchia tesi di Koyre' sugli strumenti scientifici come "teorie reificate".
Non ho nessuna difficoltà ad ammettere la mia ignoranza, scrivendo che a memoria è la prima volta che sento nominare Alexandre Koyré.
Se la piccola e veloce ricerca che ho svolto ha dato l'esito corretto e si tratta esattamente di lui, ad ogni modo pure io sono del tuo stesso avviso e nella tua stessa condizione (non sono al corrente di alcun documento in tal senso e se non lo sei tu in qualità di Studioso, figurati io in quella di semplicissimo appassionato dell’argomento).
Comunque è interessante la tua citazione; cercherò di approfondire la questione, anche se onestamente il lato filosofico non mi è mai interessato particolarmente.
Ivano Dal Prete ha scritto: ↑30/05/2020, 15:15
Non bisogna dimenticare che dal punto di vista di Fontana, un ottico di mestiere, il suo libro era anche - forse soprattutto - uno stunt pubblicitario. Cercare l'appoggio di un "filosofo" che possa convalidare la qualita' del lavoro di un ottico non era affatto inusuale: l'associazione Fontana-Zupi verra' replicata poco dopo dalla joint venture ottico-astronomica tra Eustachio Divini e Honore Fabri, o quella tra Campani e Cassini.
Concordo in pieno.
Lo si evince anche dal documento che ho indicato in apertura.
Inoltre faccio un’ulteriore aggiunta, mettendo sul piatto anche Giovanni III Sobieski, dato che di sicuro l’astronomo polacco Johannes Hevelius non ha inventato la costellazione che ha chiamato appunto
Scudo di Sobieski, soltanto al fine di onorare la vittoria di Vienna, che segnò il definitivo arresto dell’espansione ottomana in Europa, l'11 settembre 1683, ad opera appunto di Giovanni III Sobieski.