Raf584 ha scritto:
Ci sarebbe naturalmente da discutere se i colori di Giove visti a occhio si possano davvero considerare quelli "veri", ma questo è un antico problema filosofico tuttora irrisolto...
Se per quelli "veri" intendi la rappresentazione interna (in termini di connessioni neurali) la domanda (in senso filosofico) non ha molto senso.
Ogni cervello ha presumibilmente un sistema di codifiche interne un po' diverse (a parte il fatto che la visione Platonico-Cartesiana, di un mondi di idee in corrispondenza con enti reali è stata ampiamente rivista negli ultimi 30 anni delle scienze cognitive, ma qua si andrebbe molto avanti).
Il punto non è però quello di discutere se "i simboli" (presumibilmente le reti di connessioni sinaptiche e la forza delle connessioni) sono uguali. Possono anche essere diverse. Ciò che conta è che come tali i simboli stanno a rappresentare un oggetto esterno (la riflettanza di Giove alle tre lunghezze d'onda dei coni e quelli sono uguali per tutti con piccole varianti genetiche e con la variante che alcune donne sono forse tetraciomatiche e vedono 100 milioni di colori).
L'unica cosa che conta è che i simboli (anche in due diverse rappresentazioni) siano collegati allo stesso oggetto. In questi termini ha senso parlare di colori veri, poiché due osservatori diversi, quando anche avessero un sistema differente di rappresentazioni interne, concorderanno con il fatto che i colori della foto sono uguali a quelli che vedono.
Questa uguaglianza passa per un simbolo interno non osservabile che potrebbe essere diverso da un caso all'altro, ma la cosa è irrilevante poiché interessa sapere se la fotografia si collega a un simbolo che si collega al colore visto all'oculare. Il colore della foto è uguale a quello visto passando per un sistema di codifica che potrebbe essere differente.
Chiaro no?
Comunque sì, mi fa piacere che qualcuno concordi sul realismo dei colori e anche sul fatto che il grosso delle fotografie invece ha colori falsi (probabilmente forzati dalla voglia di eccedere, dallo stile prevalente e dal fatto, anche, che si fotografa ma non si osserva poi tanto).