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Diagonali e portaoculari, le insidie nascoste

Inviato: 10/09/2012, 18:26
da Acronauta
Una vecchia regola dell’osservatore planetario dice che non bisognerebbe mai osservare utilizzando il diagonale (sostantivo maschile: LA diagonale, come qualcuno erroneamente lo chiama, è invece una linea geometrica). La regola risale a parecchi anni fa quando la maggior parte dei diagonali erano effettivamente niente più che specchietti da cipria o da barba sagomati della forma opportuna o prismi di vetro scadente e privi di trattamento antiriflessi.

Oggi la situazione è per fortuna radicalmente diversa, esistono ancora in commercio dei pessimi diagonali ma questi sono facilmente identificabili e basta evitarli, la maggior parte si può invece impiegare tranquillamente anche se l’osservatore planetario assiduo è bene che utilizzi soltanto i migliori che ovviamente sono i più costosi. L’utilità del diagonale non è soltanto quella di osservare comodi e rilassati ma anche di permettere di rimanere “dietro” lo strumento invece che sotto, tentazione frequente coi tubi corti come quelli degli SC, evitando perciò che il calore corporeo dell’osservatore generi turbolenza locale, soprattutto in inverno. Con le torrette binoculari il diagonale è poi una necessità, tranne ovviamente che con i newtoniani.

Anche se reclamizzati come in grado di non degradare la qualità delle immagini, i diagonali possono però nascondere delle insidie che se non riconosciute possono portare ad attribuire all'obiettivo o agli oculari del telescopio colpe non loro.

In primis occorre controllare che non siano astigmatici, un difetto purtroppo frequente con quelli a specchio. Ne ho visti una quantità, tra cui alcuni insospettabili diagonali "di marca". Tra quelli che mi sono capitati personalmente c'è un economico diagonale da 2 pollici che acquistai qualche tempo fa per le osservazioni a grande campo, si tratta di questo

Immagine

che viene dato in dotazione con gli ED Skywatcher. Non ci ho mai tirato il collo ad alto ingrandimento finché non l’ho provato con il piccolo 80/560 ED, non ricordo per quale motivo ho voluto usare proprio questo, ed è risultato astigmatico. Aperto lo scafo da ambo i lati ho rimosso la resina indurita che lo fissava e l’ho sostituita con due spessori laterali di gommapiuma, sufficienti a trattenere in sede lo specchio senza deformarlo, e adesso è perfetto.

Altro problema è la scollimazione, anche questa frequente con gli specchi. È facile vederla puntando il diagonale verso una superficie illuminata o il cielo diurno e osservando il riflesso dell’apertura che va infilata nel telescopio: se tenendo l’occhio in asse col portaoculari del diagonale il riflesso non è centrato vuol dire che lo specchio non è correttamente inclinato. Per rendere più preciso questo controllo ci si può aiutare in vari modi, ad esempio con un cheshire oppure con un laser da collimazione (che sia a sua volta ben collimato). Di solito lo scafo si può aprire e si può correggere l’inclinazione con adeguati spessori dopo aver rimosso l’eventuale colla che trattiene lo specchio.

I prismi sono di solito alloggiati in modo abbastanza rigido con pochi margini per un’eventuale inclinazione, però se cadono a terra possono spostarsi. E’ il caso del prisma Baader T2, fissato in posizione da due spessorini di gommapiuma. Dietro il prisma lungo la diagonale dello scafo c’è però abbastanza spazio perché in caso di caduta il prisma si sposti, ed è quello che mi è capitato; ho allora ricollimato il prisma e spessorato il retro del diagonale con un pezzetto di plastica a bolle da imballaggio in modo che non potesse più muoversi.

Ma non è solo il diagonale in sé che può dare problemi ma anche il modo in cui viene stretto nel portaoculari del telescopio. Se fate una prova con vari accessori vi accorgerete che avere il serraggio ad anello, sempre più diffuso, non garantisce necessariamente l’assialità dei componenti ottici: gli unici che la garantiscono sono quelli nei quali l’anello di ottone viene stretto in almeno due punti. Nel rifrattore AP 80/560, ad esempio, il serraggio da 2 pollici è realizzato in tre punti, il che garantisce un’assialità perfetta (se vengono usati tutti e tre)

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mentre come si vede dalla foto il serraggio da 31.8 mm avviene su un punto solo e inclina o sposta percettibilmente qualunque accessorio. Me ne sono accorto perché nonostante lo strumento fosse collimato, osservando le immagini di diffrazione, sia col prisma sia in visione diretta tramite una prolunga, si vedevano gli anelli spostati di lato: ruotando il riduttore da 31.8 mm ruotava anche la direzione in cui gli anelli erano più addensati.

Anche se l’anello di ottone viene spacciato come miglioria rispetto ai diagonali più economici, paradossalmente è meglio un semplice serraggio a vite in due punti, come nei diagonali a prisma Celestron, piuttosto che ad anello ma realizzato in economia, e questo è tanto più vero in quanto i barilotti degli oculari vengono oggi realizzati con una scanalatura (per delle viti che non si usano più, altro paradosso) la quale impedisce all’anello di serrarsi adeguatamente.

Questo problema può essere presente in qualunque portaoculari e ovviamente anche in quello del diagonale stesso. Nel mio Orion a specchio, altrimenti di ottima qualità, il serraggio ad anello è difficoltoso e gli accessori tendono ad inclinarsi, soprattutto quelli pesanti come il visore binoculare, per questo motivo preferisco usare il Baader T2 col portaoculari fuocheggiabile e il serraggio in tre punti, che è un po’ macchinoso ma estremamente preciso. In alternativa funziona molto bene anche il click-lock.

A conclusione della mia cicalata allego alcune figure.

Re: Diagonali e portaoculari, le insidie nascoste

Inviato: 10/09/2012, 22:39
da Born to... Zeiss
Grazie Raf!
Preziosa ed interessante disamina su questioni in cui tutti prima o poi si imbattono :thumbup:

Re: Diagonali e portaoculari, le insidie nascoste

Inviato: 11/09/2012, 10:26
da daisuke
Confermo, grazie!
Molto interessante, e sfatare un mito del diagonale "no ad ogni costo" mi sembra una cosa da plauso.

Se il diagonale "distruggesse" le immagini allora no, ma anche un degrado minimo, a fronte della maggior comodità di osservazione (che vuol dire osservare più a lungo, e più rilassati, che fa anche "vedere di più") secondo me è uno scotto che si può decidere di pagare.

Se poi i problemi principali sono affrontabili e risolvibili per alzare il livello qualitativo, beh... grazie Raf!

Re: Diagonali e portaoculari, le insidie nascoste

Inviato: 11/09/2012, 11:26
da Re Vega
Interessante grazie; spesso mi chiedo perché nella soluzione più diffusa, quella con vite/i radiali laterali, la parte terminale delle stesse non sia in materiale plastico, in modo da non segnare il barilotto dell'oculare.

Fede

Re: Diagonali e portaoculari, le insidie nascoste

Inviato: 11/09/2012, 11:35
da alessandromonti
volevo togliermi una curiosità , dato che si sta parlando di diagonale...
in un video su you tube, ho visto mettere la lente di BARLOW tra il focheggiatore e il diagonale e poi all'estremità l'oculare( il telescopio e' un rifrattore), poi invece hanno messo dopo il diagonale la BARLOW e l'oculare ...ambedue i metodi sono corretti??

Alessandro

Re: Diagonali e portaoculari, le insidie nascoste

Inviato: 11/09/2012, 12:24
da daisuke
Il fattore di tiraggio di una barlow (ovvero quanto ingrandisce, parlando di barlow classica e non di powermate) è calcolato per una determinata distanza tra l'oculare e la lente.
Più aumenti tale distanza, maggiore è il fattore di ingrandimento ottenuto.

Per avere l'ingradimento nominale, si usa la barlow con l'oculare inserito, e questo "blocco" va nel diagonale, come se fosse il singolo oculare.

Se invece si mette la barlow davanti al diagonale si allontana (e di molto) l'oculare dal sistema ottico telenegativo, aumentando (e di molto) il suo fattore moltiplicativo, ovvero gli ingradimenti ottenuti.

Ambedue i metodi sono corretti, ma con risultati totalmente diversi.

HTH

Re: Diagonali e portaoculari, le insidie nascoste

Inviato: 11/09/2012, 12:49
da Acronauta
Esatto. La formula è questa: L = F(A - 1), dove L è quella distanza Barlow - oculare che fornisce il fattore di amplificazione A. F è la lunghezza focale della Barlow che va presa col segno positivo. Viceversa assumendo un certo L si può ricavare A.

Nel computo di L va incluso l'eventuale diagonale (o visori binoculari, o prolunghe) posto tra la Barlow e l'oculare.

Esempio: Barlow Baader Hyperion, che ha una lunghezza focale di -60 mm. Se metto l'oculare (il suo field stop, che dovrebbe essere incorrispondenza della battuta) a 60 mm dalla Barlow ottengo un fattore di 2x. Aggiungendo delle prolunghe o mettendo la Barlow sul naso del diagonale posso cambiare amplificazione.

Re: Diagonali e portaoculari, le insidie nascoste

Inviato: 11/09/2012, 16:20
da alessandromonti
ok ottimo grazie per la spiegazione......... ora e' tutto chiaro....

Alessandro

Re: Diagonali e portaoculari, le insidie nascoste

Inviato: 11/09/2012, 20:28
da Roberto Milan
Grazie, Raf.
Il mio diagonale a specchio della W.O. presentava un gioco meccanico tra il barilotto da due pollici e quello da 31,8mm di ben 6 decimi di millimetro. Sono riuscito,con una modifica, a inserire un barilotto autocentrante della Baader.

http://postimage.org/image/t3z0vrorz/

Ciao a tutti.
Roberto Milan

Re: R: Diagonali e portaoculari, le insidie nascoste

Inviato: 12/09/2012, 22:06
da Acronauta
Quale barilotto hai usato? Quello con l'attacco SC?

Re: Diagonali e portaoculari, le insidie nascoste

Inviato: 13/09/2012, 8:19
da Roberto Milan
Ciao Raf,
il barilotto e’ stato autocostruito su misura, perche’ il fuocheggiatore ha un meccanismo di chiusura autocentrante che, con i barilotti commerciali, non chiude perfettamente, in quanto sono troppo “corti”. Per avere una presa sicura, il barilotto deve avere una lunghezza di almeno 40 mm e deve essere privo di scanalature sulla superficie. Il diagonale, con la modifica, presenta le due estremita’ con una filettatura standard M42X0,75, utile per inserire la maggior parte dei barilotti e portaoculari commerciali.

Un saluto a tutti.
Roberto Milan