Vecchi oculari: tutti da buttare ?
Inviato: 26/12/2011, 18:35
Un Natale di molti anni fa trovai sotto l'albero, oltre ai soliti regali che si fanno ai ragazzini curiosi, un oculare Ramsden da 5 mm di focale. Avevo già un identico 4 mm in dotazione al mio rifrattorino Stein Optik 60/700 ma mi sembrava che ingrandisse un po' troppo, e allora mio padre provvide a procurarmi il 5 mm dal buon Miotti, che all'epoca aveva una piccola vetrina sul corso XXII marzo a Milano. Ho perso il conto di quanti telescopi ho comprato e venduto da allora, compreso il rifrattorino, ma quei due oculari li ho sempre tenuti con me, un po' per sentimentalismo un po' perché mi regalarono alcune belle vedute di Marte durante l'opposizione del 1978.
Qualche sera fa, complice un buon seeing, mi è venuta l'idea di provarli nell'osservazione di Giove, approfittando del transito dell'ombra di Io sul disco del pianeta, che avrebbe fornito l'occasione per valutare la nitidezza dell'immagine. Per confronto ho utilizzato un ortoscopico giapponese di 5 mm e un oculare grandangolare all purpose, sempre da 5 mm, particolarmente indicato per l'alta risoluzione e attualmente venduto attorno ai 100 euro o qualcosa di più, e di cui taccio la marca per ovvi motivi. E' comunque un oculare moderno ad elevata estrazione pupillare, prodotto con vetri e trattamenti dell'ultima generazione e un campo superiore ai 65°. Come strumento per la prova ho usato un rifrattore acromatico a f/11.
La differenza più appariscente tra i tre oculari è naturalmente quella dovuta alle loro caratteristiche intrinseche. Il Ramsden, costituito da due sole lenti piano-convesse in vetro crown con le superfici convesse rivolte l'una verso l'altra e il piano focale esterno alla lente di campo, soffre principalmente di aberrazione cromatica laterale ma offre prestazioni che definirei accettabili sull'asse ottico con telescopi più chiusi di f/5 e che diventano ottime con strumenti a f/10 o superiore. Il campo apparente è molto ridotto, circa 30° e l'estrazione pupillare decisamente scarsa, si tratta quindi di un oculare da impiegarsi con strumenti dotati di inseguimento siderale, non certo con dei dobson. Dell'ortoscopico invece non c'è bisogno di dire nulla, e l'altro oculare l'ho già descritto sopra. Sia l'orto che i Ramsden sono dei "circle T".
Una volta puntato Giove ho esaminato la luce diffusa attorno al pianeta. Il povero Ramsden, prodotto in Giappone forse una quarantina d'anni fa, possiede un trattamento monostrato sulla sola superficie esterna della lente dell'occhio, l'ortoscopico (risalente all'inizio degli anni '90) possiede un monostrato su tutte le superfici aria/vetro, il grandangolare un multistrato proprietario su tutte le superfici aria/vetro. La presenza di luce diffusa attorno a Giove era quindi ben scalata: il Ramsden ne mostrava di più, l'ortoscopico un po' meno e il grandangolare pochissima (ma era comunque presente).
Portando il pianeta al centro del campo, però, il Ramsden mostrava un'immagine leggermente più brillante degli altri e con un dettaglio assolutamente paragonabile. L'ombra di Io si stagliava sul pianeta con la stessa nitidezza in tutti e tre gli oculari, e anche le bande scure e le regioni polari erano altrettanto evidenti. Il colore era leggermente diverso nei tre oculari, quello a due lenti mostrava una tinta più fredda, mentre nel grandangolare il colore era più pastello, forse per effetto del coating più pesante. Guardando con più attenzione, provando e riprovando a cambiare gli oculari, ho avuto la netta sensazione che il Ramsden fosse più nitido degli altri due, nel senso che nonostante la luce diffusa i confini delle bande nuvolose apparivano meglio definiti e i colori più evidenti. Portando il pianeta appena fuori dal centro del campo visivo, nel Ramsden il bordo (del pianeta) si colorava subito mentre nell'orto e nel grandangolare il colore appariva solo verso il bordo del campo. Ma del resto questa caratteristica dell'oculare a due lenti torna buona per alcuni scopi particolari, come l'osservazione di Venere.
Che cosa si può dire dei risultati della prova ? Secondo me si possono trarre due conclusioni in qualche modo antitetiche eppure entrambe vere. Da un lato si può affermare che per osservare oggetti angolarmente poco estesi (pianeti, stelle doppie) vale ancora la vecchia regola che meno lenti ci sono (e meno superfici aria-vetro ci sono) e meglio è, come dimostrano anche le prove di Piergiovanni sui TMB monocentrici. Dall'altro, il fatto che un oculare grandangolare con parecchie lenti e una Barlow incorporata abbia mostrato una nitidezza paragonabile a quella fornita da un oculare con sole due lenti la dice lunga sui progressi che la tecnologia ottica ha compiuto negli ultimi decenni, in particolare per ciò che riguarda la purezza dei vetri e l'efficacia dei trattamenti.
In un'epoca in cui i telescopi diventano sempre più corti il Ramsden si può ormai considerare un oculare fossile, senza futuro, ma sarei veramente curioso di provarne uno costruito secondo criteri e con materiali moderni, sono certo che, almeno con telescopi poco aperti, farebbe strame di tanti oculari cosiddetti planetari (anzi Planetary) probabilmente forniti di più lenti di quante veramente ne occorrano per osservare i pianeti.
Raf
Qualche sera fa, complice un buon seeing, mi è venuta l'idea di provarli nell'osservazione di Giove, approfittando del transito dell'ombra di Io sul disco del pianeta, che avrebbe fornito l'occasione per valutare la nitidezza dell'immagine. Per confronto ho utilizzato un ortoscopico giapponese di 5 mm e un oculare grandangolare all purpose, sempre da 5 mm, particolarmente indicato per l'alta risoluzione e attualmente venduto attorno ai 100 euro o qualcosa di più, e di cui taccio la marca per ovvi motivi. E' comunque un oculare moderno ad elevata estrazione pupillare, prodotto con vetri e trattamenti dell'ultima generazione e un campo superiore ai 65°. Come strumento per la prova ho usato un rifrattore acromatico a f/11.
La differenza più appariscente tra i tre oculari è naturalmente quella dovuta alle loro caratteristiche intrinseche. Il Ramsden, costituito da due sole lenti piano-convesse in vetro crown con le superfici convesse rivolte l'una verso l'altra e il piano focale esterno alla lente di campo, soffre principalmente di aberrazione cromatica laterale ma offre prestazioni che definirei accettabili sull'asse ottico con telescopi più chiusi di f/5 e che diventano ottime con strumenti a f/10 o superiore. Il campo apparente è molto ridotto, circa 30° e l'estrazione pupillare decisamente scarsa, si tratta quindi di un oculare da impiegarsi con strumenti dotati di inseguimento siderale, non certo con dei dobson. Dell'ortoscopico invece non c'è bisogno di dire nulla, e l'altro oculare l'ho già descritto sopra. Sia l'orto che i Ramsden sono dei "circle T".
Una volta puntato Giove ho esaminato la luce diffusa attorno al pianeta. Il povero Ramsden, prodotto in Giappone forse una quarantina d'anni fa, possiede un trattamento monostrato sulla sola superficie esterna della lente dell'occhio, l'ortoscopico (risalente all'inizio degli anni '90) possiede un monostrato su tutte le superfici aria/vetro, il grandangolare un multistrato proprietario su tutte le superfici aria/vetro. La presenza di luce diffusa attorno a Giove era quindi ben scalata: il Ramsden ne mostrava di più, l'ortoscopico un po' meno e il grandangolare pochissima (ma era comunque presente).
Portando il pianeta al centro del campo, però, il Ramsden mostrava un'immagine leggermente più brillante degli altri e con un dettaglio assolutamente paragonabile. L'ombra di Io si stagliava sul pianeta con la stessa nitidezza in tutti e tre gli oculari, e anche le bande scure e le regioni polari erano altrettanto evidenti. Il colore era leggermente diverso nei tre oculari, quello a due lenti mostrava una tinta più fredda, mentre nel grandangolare il colore era più pastello, forse per effetto del coating più pesante. Guardando con più attenzione, provando e riprovando a cambiare gli oculari, ho avuto la netta sensazione che il Ramsden fosse più nitido degli altri due, nel senso che nonostante la luce diffusa i confini delle bande nuvolose apparivano meglio definiti e i colori più evidenti. Portando il pianeta appena fuori dal centro del campo visivo, nel Ramsden il bordo (del pianeta) si colorava subito mentre nell'orto e nel grandangolare il colore appariva solo verso il bordo del campo. Ma del resto questa caratteristica dell'oculare a due lenti torna buona per alcuni scopi particolari, come l'osservazione di Venere.
Che cosa si può dire dei risultati della prova ? Secondo me si possono trarre due conclusioni in qualche modo antitetiche eppure entrambe vere. Da un lato si può affermare che per osservare oggetti angolarmente poco estesi (pianeti, stelle doppie) vale ancora la vecchia regola che meno lenti ci sono (e meno superfici aria-vetro ci sono) e meglio è, come dimostrano anche le prove di Piergiovanni sui TMB monocentrici. Dall'altro, il fatto che un oculare grandangolare con parecchie lenti e una Barlow incorporata abbia mostrato una nitidezza paragonabile a quella fornita da un oculare con sole due lenti la dice lunga sui progressi che la tecnologia ottica ha compiuto negli ultimi decenni, in particolare per ciò che riguarda la purezza dei vetri e l'efficacia dei trattamenti.
In un'epoca in cui i telescopi diventano sempre più corti il Ramsden si può ormai considerare un oculare fossile, senza futuro, ma sarei veramente curioso di provarne uno costruito secondo criteri e con materiali moderni, sono certo che, almeno con telescopi poco aperti, farebbe strame di tanti oculari cosiddetti planetari (anzi Planetary) probabilmente forniti di più lenti di quante veramente ne occorrano per osservare i pianeti.
Raf