Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

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piergiovanni
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Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da piergiovanni »

Mi permetto di dare il via a questo argomento, che spero generi poche diatribe. Mi piacerebbe sapere dagli amanti dei rifrattori a lungo fuoco perchè hanno scelto tale configurazione per ammirare i pianeti, magari citando qualche esperienza sul campo.
Personalmente, dopo varie configurazioni ho optato per un rifrattore da cinque pollici per sopperire al seeing medio della mia zona e per ovviare allo scarso tempo da dedicare a questa passione. il Taka FS128 va in temperatura abbastanza rapidamente, fornisce immagini molto contrastate, migliori ad esempio dei piu' recenti doppietti ED che lavorano per nulla nel rosso e mi consente, spesso, di fare sessioni "Mordi e fuggi" sulla altazimutale AOKSWISS con treppiede Berlebach.
Mi piacerebbe molto acquistare un rifrattore da otto pollici di lunga focale ma i tempi non sono ancora maturi.. :mrgreen:
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Giovanni Bruno
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Giovanni Bruno »

Se è vero che il rifrattore con apertura di 5", ha il pregio primario di dare un buon compromesso tra risoluzione teorica e migliore digestione di un seeing MEDIO-MEDIOCRE, è però anche vero che un rifrattore da 8", avrebbe molto dei problemi di sensibilità ad un seeing MEDIO-MEDIOCRE, di un SCT ,oppure un MAK e RUMAK di pari diametro.

Del tutto falso poi l'assunto che il rifrattore di 4", è quasi insensibile al cattivo seeing, semmai lo sarà un po meno di un ostruito di pari diametro.

Tra una caterva di telescopi di vario diametro e tipologia, ho anche il cazzabubbolo ACRO SW BD da 102/500mm che uso spesso in terrestre diurno, abbinato ad una torretta binoculare ZEISS SEMIERETTIVA a 45°.

Ebbene, in pieno giorno, i 4" dell'ACRO in torretta binoculare ed a soli 31x, mostrano tutto il distruttivo potere del cattivo seeing, ma messo su il suo tappo e lasciando aperto il foro secondario di 52,5mm di diametro, ecco che tutto si placa ed i particolari ed i colori saltano fuori.

Spettacolari poi le immagini godibili attraverso il foro da 52,5mm ed in torretta binoculare, nella primissima mattina e nel tardo pomeriggio, dove con soli 52,5mm di diametro ed a 31x, sebbene ottenuta con un'ottica ACRO, ma con il diaframma del foro del tappo originale, portato ad f9.52 , la risoluzione è anni luce superiore al miglior binocolo superblasonato da 10x50.

Da cui risulta evidente che il fattore diametro conta molto per la tolleranza al cattivo seeing, anche per diametri modesti, figuriamoci per un 8", sia pure rifrattivo . :thumbup: :wave:
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Re Vega
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Re Vega »

Ciao a tutti, io sono tra coloro che ritengono che una lunga focale possa in qualche misura rendere un Seeinng mediocre un po’ più gestibile. Per esperienza personale ritengo inoltre che il fattore lungo fuoco aiuti di più che non la riduzione del diametro. Ricordo quando per la prima volta accostai l’occhio al fuoco del mio AS150....il Target era il grand hotel di campo dei fiori, distante all’incirca 4-5 km; Presente in quell’occasione anche il 120 ed a scopo di paragone.... in quest’ultimo gli effetti della turbolenza erano evidenti e mi impedivano di cogliere i dettagli in modo soddisfacente, mentre nel cannocchiale a lungo a fuoco l’immagine era visibilmente più calma, i contorni del grand hotel erano molto più definiti....Insomma l’immagine “sventolava di meno” rispetto al 120.
Strumenti:
Zeiss AS 150 f/15 e D&G 152 f/15 (intubazione Fumagalli); Taka FS128; S.W. 120ED; Pentax 75 EDHF
Set oculari Zeiss Abbe I; TMB supermono 6 e 8 mm; Taka LE 5 mm e Abbe 12,5 mm; Barlow Zeiss 2x
Fujinon 7x50 Mariner; Zeiss Dodecarem.

“Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone oppresse e amare quelle che opprimono.” - Malcom X. 
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piergiovanni
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da piergiovanni »

Fede è la stessa sensazione percepita osservando la luna con il tuo Zeiss 150 AS in concerto con il Takahashi Fs 128:il mio era nervosetto nella resa delle immagini. Indescrivibile a parole la superficie lunare inquadrata con il San Giorgio Morais da 180mm e l'oculare Docter da 12.5mm, congelati spazio, tempo e.. Seeing. Immagine plastica con decine di sfumature dei toni della superficie lunare. Spero tanto di poter osservare Giove con quello strumento, e mi piacerebbe ancora dare uno sguardo a Giove con il tuo AS o il tuo eccellente D&G da 6".
Non vorrei farne un discorso elitario, tuttavia, ritengo che si debba veramente osservare in un lunga focale e non in maniera saltuaria per apprezzarne i pregi, primo fra tutti, ad esempio, la profondità di fuoco. Con lo Zeiss AS, seppur avessimo un visus differente non era necessario ritoccare il fuoco, mentre con il Taka FS 128 o ancor peggio con il Pentax 75 che è di corta focale, la tribolazione alla ricerca del punto di fuoco era - a tratti - spossante.
Direi che la frase "snap focus" sia sconosciuta ai proprietari di un "RLF" (rifrattore a lunga focale)
Rispondendo a Giovanni, posso confermare di avere posseduto vari Mak sia in versione Cassegrain che in versione Newton e all'epoca in cui scrivevo su Le Stelle ebbi la possibilità di avere in visione anche il Mak Newton Intes Micro da 180 mm. Sono begli strumenti in proporzione al prezzo ma con vari fattori negativi, non solo la incapacita' di raggiungere rapidamente un acclimatamento perfetto per l'High-Res, ma anche la difficoltà (come gli SC) di gestire i rapidi sbalzi termici notturni che ogni osservatore planetario deve sopportare soprattutto se osserva nelle ore crepuscolari (tramonto e alba)
In linea di massima, anche se possiedo un F/8 di alta qualità, la mia futura intenzione è di acquistare un bel F15, devo solo trovare il tempo per organizzare questa nuova piccola avventura.

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Francesco T
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Francesco T »

Ebbene, in pieno giorno, i 4" dell'ACRO in torretta binoculare ed a soli 31x, mostrano tutto il distruttivo potere del cattivo seeing

Se quell' acromatico anzichè un " cazzabubbolo" f5 fosse un "eccellente" acromatico ad f 15-20 la stroria sarebbe completamente diversa.


Essendo il felicissimo proprietario da una decina d'anni di un rifrattore acromatico da 150 mm ad f 20 stupendamente lavorato da Zen nel 1984 per il mitico e caro osservatore di doppie Angelo Omodeo Salè e avendo passato dietro al pargolo centinaia di serate osservative posso asserire con certezza che un lungo fuoco è in grado di sfoderare un' insensibilità al seeing che ha dell'incredibile.
Proprio in questi giorni ho montato "in groppa" al lungo ed anni 80' rifrattore f20, un altrettanto eccellente 150 f 8 acromatico rispaziato dal capace Fausto Giacometti che sto utilizzando abbinato ad un Chromacor II N.


Li utilizzo con gioia entrambi, e di entrambi apprezzo la performanza , quindi nessuna guerra fra "lunghi" e "corti" in questo caso anzi, sono due telescopi meravigliosi che arrivano a risultati analoghi da strade diverse :thumbup:
"apples and oranges" come diceva il caro Massimiliano Lattanzi illo tempore.


Come i cari Piergiovanni e Federico sanno - li ho stalkerizzati i giorni passati via WA a riguardo :D - , la prima cosa che salta all'occhio con palese evidenza è, a praticamente medesima qualità di lavorazione delle due ottiche, l' insensibilità al seeing che è in grado di offrire il lungo fuoco rispetto all'f8.
Laddove nell'f 8 l'immagine, non appena si palesa un lieve peggioramento del seeing, è sempre nervosa e vibrante,la messa a fuoco deve essere spesso controllata e la Luna costantemente avvolta da una fastidiosa microturbolenza, nell' f 20 l'immagine rimane incredibilmente tranquilla, tridimensionale e i particolari che sono al limite nel "corto" sono palesi nel "lungo".

Se avessi avuto a fianco un 150 f5 lavorato appena entro i limiti, sono sicuro che l'immagine sarebbe stata ancora peggiore.


Quindi credo sia necessario fare delle distinzioni:
Certamente un rifrattore a corto fuoco con una media lavorazione e discreta qualità delle ottiche risente anch' esso in maniera sensibile della turbolenza come altre configuarzioni nel medesimo range di diametro, ma certamente non è cosi' per un rifrattore a lungo fuoco finemente lavorato, il quale soffre molto meno delle medesime condizioni di seeing.





è però anche vero che un rifrattore da 8", avrebbe molto dei problemi di sensibilità ad un seeing MEDIO-MEDIOCRE, di un SCT ,oppure un MAK e RUMAK di pari diametro.

Avendo la fortuna di poter utilizzare da tre anni un eccellente rifrattore acromatico 220 f 15 Istar posso asserire , poichè provato sul campo, che pochissime volte, anche nelle serate di seeing mediocre, l'utilizzo di diaframmi da 180 e 150 mm mi ha aiutato più di tanto nell'abbattere gli effetti nefasti del seeing cattivo, devo anzi dire che le fluttuazioni del seeing, anche nelle serate peggiori, vanno sempre a vantaggio dell'apertura piena; in quei brevi momenti i 220 mm nativi grazie alla focale di f 15 *e all'ottima lavorazione delle ottiche* sono in grado di fornire una quantità di microdettaglio insperabile con l'aperura diaframmata.

Per diverse serate la scorsa primavera ho potuto testare un C9 a fianco del 220-3300 in diverse condizioni di cielo , e devo dire che nonostante quest'ultimo fosse sempre perfettamente collimato non è stato sempre in grado di fornire il contrasto e i dettagli del rifrattore a lungo fuoco di analoga apertura. Soprattutto su Marte e Giove inoltre, nell' arco della notte le variazioni di temperatura caratteristiche delle mie latitudini e dei miei 850 mt slm rendevano più difficoltoso osservare con profitto nell'SC mentre il rifrattore, nonostante la mole di quasi 80 Kg di metallo del tubo , flange e quant'altro, manteneva la sua collimazione "steady as a rock".
Certamente, e questo lo posso scrivere perchè l'ho testato sul campo diverse notti, mai una volta il C9 è stato in grado di fornire immagini tranquille e non infastidide dalla turbolenza come il rifrattore di apertura analoga.
L'immagine dello SC , per quanto ricca di dettagli quasi come il rifrattore , era sempre nervosa e sensibilissima alle variazioni della qualità del cielo.


Credo , nuovamente, sia necessario fare dei distinguo, quando si utilizzano i termini " rifrattore " o " acromatico".
Specialmodo il secondo viene sin troppo spesso utilizzato con un' accezione svalutante:
C'è una bella differenza fra un rich field a cortissimo fuoco lavorato appena entro i limiti ed un acromatico a lungo fuoco perfettamente lavorato e lucidato.

Un eccellente acromatico, specie se a lungo fuoco, è in grado di sfoderare prestazioni eccezionali su Luna e Pianeti, raramente eguagliate da uno SC di diametro analogo, che rimane un telescopio vincente per quanto concerne la trasportabilità e la comodità d'uso ma che deve fare i conti con l'ostruzione.
Certamente un C11 perfettamente collimato puo' in alcuni casi performare come un acromatico a lungo fuoco di diametro analogo , ma e' errato secondo me asserire che " un rifrattore risente della turbolenza come un SC di diametro analogo".
Altra storia sarebbe stata avere un C14 in quelle serate, credo che il rifrattore avrebbe fatto vedere meno.


Un caro saluto .
Angelo Cutolo

Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Angelo Cutolo »

Come Francesco penso anche io che la sensibilità al seeing dei "grossi" diametri sia un finto problema, il seeing è dianamico, variabile, quindi anche nelle giornate "sfortunate", se si ha pazienza, ci saranno sempre quegli attimi di calma che permetteranno di percepire quello che lo strumento può dare (premesso che questo sia in ordine, collimato, stabilizzato termicamente, ecc), quindi preferisco sempre osservare con il maggior diametro disponibile (logistica a parte).

Sulla questione sensibilità al seeing tra lungo e corto fuoco (e diametro simile), almeno per i piccoli diametri non trovo grandi differenze a parte il fatto che oggettivamente sul "corto" mi viene di ritoccare il fuoco piu frequentemente, riporto un piccolo confronto che feci tempo fa tra il Milo (76/1400) ed il Nano (80/480), rispondendo a questa domanda:
«E a proposito della famosa "sensibilità al seeing" hai notato differenze tra i due ?»
La mia risposta...
A parità (o quasi 192x vs 175x e 240x vs 233x) d'ingrandimento il tremolio che vedo nel Nano lo vedo anche nel Milo, la differenza è che nel corto devo ritoccare il fuoco piu spesso rispetto al lungo, forse è da quello che deriva l'impressione di maggiore stabilità dell'immagine di quest'ultimo, impressione che istintualmente ho avuto anche io, ma facendoci attenzione e passando piu volte da un oculare all'altro, come ho già detto, con seeing medio-scarso come trema la stellina in uno così trema nell'altro, idem con la Luna, non mi è sembrato di scorgere differenze sostanziali di microdettaglio.
Resta da vedere sui grandi diametri (a rifrazione), ma ricordo distintamente durante il confronto in abbazia (c'era anche Francesco) tra il San Giorgio (190/2850) diaframmato a 150 mm quindi f/19) e l'Officina stellare 150/1200 in hi-res, a parte il ritocco del fuoco nell'apo e l'immagine piu godibile nel San Giorgio, quello che vedevo nel primo lo vedevo nel secondo, i contrasti erano un po maggiori sul SGM ma avendo notato tale differenza su Giove, palesemente su Marte e non sulla Luna (che onestamente mi piaceva piu nell'apo), non so quanto tale differenza sia da imputare al lungo fuoco e quanto alla sua particolare correzione del colore.

Inutile dire che quando abbiamo fatto lavorare il SGM a pieno diametro (sparando sù ingrandimenti non comuni), ci siamo dimenticati dell'officina stellare lì a fianco. :mrgreen:
Se ricordo bene avevo fatto un report sulla serata.
Francesco T
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Francesco T »

Grandissimo Angelo ciao !!

Resta da vedere sui grandi diametri (a rifrazione), ma ricordo distintamente durante il confronto in abbazia

Ricordo molto bene quella bellissima serata, e ricordo altrettanto bene che l'immagine nel tripletto era sensibilmente più nervosa e tremolante del SanGiorgioRizza diaframmato a 150, in particolare su Giove, che era chiaramente meno tridimensionale nell'Officina Stellare.
Ciò che mi era rimasto in mente era in sostanza proprio questo:
L'immagine certamente piu' luminosa nonchè cromaticamente assai più corretta dell'Apo mostrava paradossalmente - almeno in quel momento - meno dettagli risolti del San Giorgio per colpa della grande sensibilità al seeing mentre quest'ultimo li "leggeva" meglio nel mare del seeing mosso, grazie alla lunga focale.
L'immagine era "marziana" , nel senso che Giove , a causa della correzione CdE del San GiorgioRizza aveva tutti i dettagli rossi perfettamente a fuoco lasciando certamente indietro parte dei dettagli sul blu, ma l'immagine era complessivamente più godibile, per quanto più "calda".



Avevamo parlato a lungo di questo con il carerrimo Vincenzo (Rizza) " IL DIRETTORE" :D , il quale confermava tutto ciò.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Acronauta »

Molto interessante questa discussione che non fa che confermare l'esperienza di tanti osservatori con tubi classici.

Da un punto di vista strettamente fisico la sensibilità al seeing (quello di origine atmosferica) dipende solo dall'apertura. Si intende con ciò, naturalmente, un'apertura idealizzata, concettuale, che non tiene conto di tutto quello che le sta attorno. E probabilmente è proprio quello che le sta attorno, cioé il fatto di essere l'apertura di un telescopio "reale", che in pratica fa la differenza, si tratta di vedere da cosa origina questa differenza che però c'è ed è innegabile. Qualcuno sostiene che il tubo lungo tiene l'obiettivo più in alto rispetto a uno corto e quindi risente meno della degradazione dovuta al rilascio di calore dal suolo, e inoltre che l'obiettivo sarebbe anche più lontano dall'osservatore, che col suo calore corporeo contribuisce a creare turbolenza. Secondo me si tratta di spiegazioni che non spiegano niente, i motivi devono essere altri.

Piuttosto c'è da considerare che molti rifrattori classici, a f/15 e oltre, presentano, anche in conseguenza del basso rapporto focale, immagini molto ben corrette. Quando il seeing non è ottimale il disturbo creato dalla turbolenza si somma ai difetti instrinseci dell'obiettivo, e questo è il motivo per cui a parità di seeing un cannocchiale ben lavorato presenta immagini migliori rispetto a uno di pari diametro ma più corto.

C'è da aggiungere l'effetto non secondario dello sferocromatismo. Pochi rifrattori apocromatici, anche a tripletto, sono ben corretti per questa aberrazione, mentre gli acromatici classici a lungo fuoco hanno uno sferocromatismo trascurabile.

Per quanto riguarda la diaframmatura sono totalmente d'accordo con quanto già scritto. Già a suo tempo Schiaparelli scriveva che col rifrattore da 49 cm non serviva a nulla e anche Antoniadi, che usava l'82 cm di Meudon, non diaframmava quasi mai. Io preferisco usare dei filtri piuttosto che diaframmare, tranne che nell'osservazione del Sole in banda stretta perché allora bisogna ridurre l'obiettivo, ma per altri motivi.
Angelo Cutolo

Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Angelo Cutolo »

Raf probabilmente hai ragione, è possibile che tra il Milo ed il Nano non trovo particolari differenze d'immagine (tonalità a parte), perche sono entrambe delle ottime ottiche.

@Francesco
Proprio per quello che hai detto, a me rimane il dubbio di quanto del "plus" sfoderato dal SGM rispetto all'Officina stellare, sia dovuto al lungo fuoco e quanto alla sua correzione del colore, infatti relativamente ai contrasti (sulla percezione dettaglio, li trovavo praticamemnte pari, se si esclude la "facilità" con cui questi si percepivano) su Marte la differenza era palese, su Giove c'era ma minore rispetto a Marte, su Saturno (ma lo abbiamo osservato poco solo ad inizio serata) non notavo particolari differenze, sulla Luna, come detto, trovavo i chiaroscuri piu incisi sull'apo (naturalmente a parità di diametro).
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Andrea75
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Andrea75 »

Discussione estremamente interessante come da un bel po' non se ne leggono nella sezione astronomica: complimenti a Piergiovanni per averla iniziata.
Leggendo tutto d'un fiato, la mia minimale esperienza con gli unici due strumentini che ho - acromatico 60/700 anni '80 e Newton 114/1000 "schema Tanzutsu" (con primario F4 nativo) mi fanno concordare in particolare con Raffaello, praticamente in tutti gli aspetti che sottolinea.
Il 114 ha un diametro quasi doppio del 60 e in realtà risolve di conseguenza, anche in visuale: ma
1) il primario ha un rapporto focale nativo di F4 e il fatto che la barlow/moltiplicatore di focale sia nel fuocheggiatore implica che la messa a fuoco avvenga ad F4 e non ad F8.7 mentre il 60 è quasi F12 nativo;
2) nel 114 c'è un decisissimo residuo di sferica unito ad un importante astigmatismo. A fuoco il disco di Airy è ancora ben riconoscibile e il telescopio arriva comunque al limite di diffrazione, ma la figura è molto "sporcata" e pasticciata.
Questo la rende sensibilissima al seeing e ad ogni minima sfuocatura; mentre nel 60 mm è effettivamente assai più corretta e stabile, non solo in virtù del diametro minore.

Io attribuisco la cosa innanzitutto alla profondità di fuoco: allo stesso modo in cui "accomoda" i residui di aberrazioni dell'obiettivo credo possa "spazzare sotto il tappeto" della figura di diffrazione anche le fluttuazioni del seeing. Mi viene da chiedermi: siamo sicuri che sia corretto concepire il seeing come fosse proporzionale al diametro e quindi all'estensione angolare della figura di diffrazione? E' un errore casuale e variabile sul fronte d'onda, ma se fosse correlato linearmente alla dimensione angolare del disco di Airy dovrebbe essere indipendente dal rapporto focale, cosa che in pratica non si riscontra. Si riscontra, al contrario, una riduzione paragonabile alla migliore compensazione delle aberrazioni cromatiche e geometriche nel caso di rapporti focali lunghi, sia con rifrattori (con il vantaggio di aperture non ostruite) che con riflettori Newton - al netto del tubo aperto e dell'ostruzione. Dovremmo considerare il seeing alla stregua di un'aberrazione geometrica, sebbene non controllabile direttamente? L'esperienza sembra andare in questa direzione: oltretutto un rapporto focale nativamente lungo permette una migliore lavorazione delle superfici ottiche - se aggiungiamo una buona lucidatura il gioco è fatto...

Resta, naturalmente, tutto il problema della gestibilità meccanica di un obiettivo a rifrazione di 200 o più millimetri e tre o più metri di focale... ma questo è un altro discorso.
Andrea, Milano
Sede operativa della Specola Minima Mediolani: balcone di casa...

L'INDIGNAZIONE E' VIOLENZA; LA VIOLENZA E' SBAGLIATA. SEMPRE.

... lunga vita al sessantino!
Francesco T
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Francesco T »

Proprio per quello che hai detto, a me rimane il dubbio di quanto del "plus" sfoderato dal SGM rispetto all'Officina stellare, sia dovuto al lungo fuoco e quanto alla sua correzione del colore

Caro Angelo potresti aver centrato almeno in parte il discorso.

Diciamo, partendo dalla conclusione, che per tagliare la testa al toro bisognerebbe avere due apocromatici con i medesimi vetri, uno tradizionale ad f 7/8 ed uno a lungo fuoco f15/18 uno a fianco all'altro la stessa notte, peccato questo non sia possibile, dato che purtroppo di apo a lungo fuoco non ne vengono (più) fatti :shock: - anche questo discorso meriterebbe di essere trattato -



Ricordo proprio con Massimiliano di aver affrontato a lungo l' argomento minor percezione della turbolenza nei rifrattori a lungo fuoco, vorrei chiedere a Raffaello che ne sa di ottica abbondantemente più di me se questi ragionamenti possono essere corretti:


1)Sicuramente qualcosa centra con la maggiore profondità di fuoco data dal lungo rapporto focale, probabilmente qualcosa che deve essere ancora completamente capito e dimostrato; a prescindere da tutto per ragioni che non si conoscono appieno, a parità di configurazione uno strumento a corto fuoco risente maggiormente della turbolenza di uno a lungo fuoco.
Neil English scrisse a suo tempo varie cose a questo proposito:

https://www.cloudynights.com/articles/c ... tion-r2452

Ma probabilmente non sta tutto li.

Prendiamo la mitica serata ad Opera, stesso cielo, stessa ora, medesima turbolenza et ambientale et locale ( quasi sicuramente anche strumentale, i tubi erano fuori da ore ed avevano avuto tutto il tempo di ambientarsi).
Siamo daccordo che l'immagine dell'Officina stellare tripletto LZOS 152 f 8 era più vibrante di quella fornita dal SanGiorgioRizza 190-2850 diaframmata a 150 (f 19) ( Dio benedica il "Direttore" :wave: senza il quale dentro a quell'ottica non ci potevamo mettere occhio.
Molto meno romanticamente del punto 1 :

Punto 2)
Siamo direi altrettanto certi del fatto che lo LZOS a tavolino sia in grado di risolvere ben di più del San Giorgio, eh si , lui è perfettamente in grado di leggere sia le informazioni sul rosso , che quelle sul verde che quelle sul blu, essendo un Apo con la A maiuscola.
Per colpa dell'agitazione termica quel "risolvere di più" si traduce *probabilmente* in una quantità di informazione ( vedi dettagli ) che vanno , perdonatemi il francesismo, ad "incasinare" l'immagine, a renderla più impastata, di difficile lettura, in particolare i dettagli blu che il San Giorgio non riesce a leggere in quanto corretto CdE:
La parte di spettro più disturbata dalla turbolenza atmosferica , prendendo spunto dalla fotografia, guarda caso è proprio quella verso il blu.

Più la correzione di un rifrattore va verso il rosso più si avrà la sensazione di un'atmosfera più tranquilla, ma di fatto sarebbe solo una sensazione, in quanto in realtà l'acromatico non è in grado di leggere quei dettagli che nell' apocromatico, per quanto ai limiti della percezione visiva, sono lì e si risolvono in tanto "movimento" quando c'è turbolenza.
E' come se quel poco segnale ( in più) nel blu si risolvesse de facto in tanto rumore.
Minimum result with maximum effort.

Nell' apocromatico quindi, che ha una correzione più estesa e di conseguenza una radiazione più ampia, quando c'è più turbolenza si avrà una sensazione di disturbo maggiore rispetto al lungo fuoco, ma in realta' nei momenti di cielo è nascosta molta più informazione :
Di contro l'acromatico a lungo fuoco, che per sua correzione cromatica ha uno spettro più stretto, quando c'è "movimento" al di fuori di questa banda stretta lui non ne soffre, poichè non è in grado di leggere quell'informazione.
Non leggendo quei dettagli nel blu che vanno persi l'impressione è quella di osservare con un rifrattore che soffre meno della turbolenza.

L'atmosfera " vibra" probabilmente diversamente ai nostri occhi a seconda delle varie frequenze : Un rifrattore meglio corretto nel blu visibile , dovrebbe essere quindi più sensibile alla turbolenza di un rifrattore più corretto nel rosso visibile il quale sara' meno sensibile di uno corretto nel verde; in sostanza l'ottica CdE sarà quella che risente meno della turbolenza seguita a ruota dalla correzione CeF e FeD.

Non ho idea se i progettisti di ottiche CdE fossero a conoscenza di questo ipotetico fattore, certamente questa grande sensibilità al seeing degli apocromatici per "colpa" della radiazione blu rischia a parità di lavorazione e contenimento della sferica di far si che un'ottica CdE di grande qualità ( penso all'AS 150 di Federico ) rischi di andare meglio su un target osservativo con tanta informazione nel rosso (Marte) rispetto al più perfetto degli apocromatici nella maggiorparte delle notti.
Come mai i vecchi osservatori planetari consigliavano di utilizzare un filtro rosso nelle notti di maggior turbolenza ?

Mi fa pensare a questo proposito che la sera in cui venni ad Opera Giove era fermo e marmoreo come poche volte lo avevo visto in anni al mio 220 f 15 analogamente diaframmato a 150 mm. Forse proprio perchè quest'ultimo è corretto CeF?
La scorsa estate dalle mie parti abbiamo avuto notti di cattivo seeing come mai era capitato, e la sera di Opera certamente non era caratterizzata da un ottimo seeing, eppure Giove era marmoreo, i dettagli rossi perfettamente visibili.

Sotto un cielo ipoteticamente perfetto o in laboratorio un apocromatico risolve certamente di più perchè ha più risoluzione dal punto di vista spettrale, ma nel mondo reale questa sua capacità di fare vedere teoricamente più informazione non rischia per questa " sensibilità" nel blu di risolversi in un 'immagine di fatto meno leggibile e quasi sempre inficiata dalla turbolenza?


Di quella serata ad Opera mi era rimasto impresso un Giove nello LZOS da 6" veramente deludente e parecchio "mosso", nel quale i dettagli che erano palesi nel SanGiorgio erano impastati e di difficile lettura, quasi più che l'emozione dell'osservare nel mitico 190 San Giorgio del De Mottoni .

Probabilmente la causa dell' insensibilità dei rifrattori a lungo fuoco nei confronti della turbolenza è un insieme di vari fattori, questi e chissà quali altri.


E' un piacere condividere con voi questi pensieri.
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-SPECOLA->
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da -SPECOLA-> »

Personalmente per sopperire al seeing medio della mia zona, non possiedo setup > 8".
203 mm però li raggiungo con il MEADE LX90 GPS LNT, che è uno Schmidt Cassegrain con lunghezza focale di 2000 mm.
Il maggiore dei rifrattori che possiedo è un ACRO 152/1219.
Piccoli rifrattori acromatici a lungo fuoco non mi mancano (per esempio DAI ICHI KOGAKU 50/800 e KONUS RIGEL 80/1200).

• Per quella che è la mia esperienza, la turbolenza dipende esclusivamente dall'apertura e la lunghezza focale non consente alcuno sconto in tal senso.
• I telescopi a specchio non sono così incisi come i rifrattori (per esempio il riflettore newtoniano KONUS VEGA 114/900 NON è inciso come il rifrattore KONUS RIGEL 80/1200; idem per l'SC MEADE 203/2000, in confronto al rifrattore 152/1200).
• Più aperto è lo strumento e meno facile risulta una precisa messa a fuoco.

• Detto questo, sono d'accordo con quello che ha scritto Raffaello Braga:

Piuttosto c'è da considerare che molti rifrattori classici, a f/15 e oltre, presentano, anche in conseguenza del basso rapporto focale, immagini molto ben corrette. Quando il seeing non è ottimale il disturbo creato dalla turbolenza si somma ai difetti instrinseci dell'obiettivo, e questo è il motivo per cui a parità di seeing un cannocchiale ben lavorato presenta immagini migliori rispetto a uno di pari diametro ma più corto.

È questo per me il vero fattore determinante, che fa la differenza.
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Mi diverto con un po' di strumenti, dal rifrattore TECHNO 50/630 in avanti... (non in ordine di tempo, né di dimensioni e/o schema ottico).
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da piero »

va bè .....devo comprarmi un Antares dei bei tempi andati? (bianco...bello...lungo, con le stelle a capocchia di spillo....)
scherzi a parte, vi seguo con interesse perché la discussione è molto bella e istruttiva
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Acronauta »

Francesco T ha scritto: 27/02/2019, 21:15Nell' apocromatico quindi, che ha una correzione più estesa e di conseguenza una radiazione più ampia, quando c'è più turbolenza si avrà una sensazione di disturbo maggiore rispetto al lungo fuoco, ma in realta' nei momenti di cielo è nascosta molta più informazione :
Di contro l'acromatico a lungo fuoco, che per sua correzione cromatica ha uno spettro più stretto, quando c'è "movimento" al di fuori di questa banda stretta lui non ne soffre, poichè non è in grado di leggere quell'informazione.
Non leggendo quei dettagli nel blu che vanno persi l'impressione è quella di osservare con un rifrattore che soffre meno della turbolenza.
ci può essere del vero in quello che scrivi. Considera che con un rifrattore acromatico focalizzi sul verde (supponiamo), il rosso e il blu sono già sfuocati (defocus) per cui il disturbo che genera l'atmosfera in questi colori è relativamente poco importante. Ma il defocus provocato dalla turbolenza non agisce nella stessa misura nei tre colori, quindi nell'apocromatico, in cui questi coincidono, la turbolenza li scompone e li si vede sfarfallare. Ad esempio nei doppietti ED Skywatcher la turbolenza fa vedere bene il rosso attorno alle centriche.
Francesco T ha scritto: 27/02/2019, 21:15Di quella serata ad Opera mi era rimasto impresso un Giove nello LZOS da 6" veramente deludente e parecchio "mosso", nel quale i dettagli che erano palesi nel SanGiorgio erano impastati e di difficile lettura, quasi più che l'emozione dell'osservare nel mitico 190 San Giorgio del De Mottoni .
non ho ancora avuto occasione di osservare Giove nel San Giorgio, ma confesso che tutte le volte che a Opera ho avuto fianco a fianco l'OS da 6" e il cinese f/8 ho sempre preferito quest'ultimo ;)
Francesco T ha scritto: 27/02/2019, 21:15Come mai i vecchi osservatori planetari consigliavano di utilizzare un filtro rosso nelle notti di maggior turbolenza ?
per gli stessi motivi per cui gli imagers riprendono la Luna attraverso filtri R o anche IR, se il tele ha un diametro generoso, proprio perché così facendo la turbolenza si nota meno.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Acronauta »

piero ha scritto: 27/02/2019, 22:26va bè .....devo comprarmi un Antares dei bei tempi andati? (bianco...bello...lungo, con le stelle a capocchia di spillo....)
perché no, Piero ? Io al momento devo accontentarmi di un 80 mm f/11.7 ma ne ho avuti di più lunghi e, se potessi, un bel 150 f/15 non me lo leverebbe nessuno. L'emozione che danno questi strumenti è impagabile.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da piergiovanni »

Sono proprio contento di aver aperto questo argomento. Finalmente si sta ricominciando a discutere di strumenti e tecnica osservativa. Grazie a tutti!

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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da piero »

Raf584 ha scritto: 27/02/2019, 22:47 un bel 150 f/15 non me lo leverebbe nessuno. L'emozione che danno questi strumenti è impagabile.
che meraviglia.....
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Francesco T »

[u]Per quella che è la mia esperienza, la turbolenza dipende esclusivamente dall'apertura e la lunghezza focale non consente alcuno sconto in tal senso




Si stava parlando principalmente di un confronto fra rifrattori a corto fuoco vs rifrattori a lungo fuoco .

Ti è mai capitato di comparare , preferibilmente la stessa sera , il tuo acromatico 150 f 8 con un ottica di diametro analogo ma a lungo fuoco ?
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da -SPECOLA-> »

@ Francesco T

Premesso che i confronti quando li faccio sono sempre a parità di condizioni, quindi con gli strumenti uno accanto all'altro, no, non ho mai comparato il mio acromatico 152/1219 con uno strumento di pari apertura ma più lungo.
L'ho fatto però con dei 6" più corti (152/900 F/6 e 152/750 F/5) e confermo quella che è la mia esperienza:

• La turbolenza dipende esclusivamente dall'apertura e la lunghezza focale non consente alcuno sconto in tal senso.

La stessa situazione la ritrovo in tutti gli altri casi.
Per esempio comparando KONUS SIRIO 40/400 F/10 e VIXEN SIRIUS 40L 40/800 F/20;
KONUS ORION 50/300 F/6, DAI ICHI KOGAKU 50/630 F/12.5 e DAI ICHI KOGAKU 50/800 F/16;
KONUS PERSEO 60/415 F/6.9 e KONUS URANUS 60/700 F/11.6;
MEADE ETX 70 70/350 F/5, BRESSER SKYLUX 70/700 F/10 e BRESSER SKYLUX 70/900 F/12.8;
KONUS VISTA 80/400 F/5 e KONUS RIGEL 80/1200 F/15;
POLAREX UNITRON 102/1500 F/14.7 e SKYMASTER AE106 108/1600 F/14.8.

VIXEN SIRIUS 40L 40/800, BRESSER SKYLUX 70/700, BRESSER SKYLUX 70/900, KONUS VISTA 80/400, POLAREX UNITRON 102/1500 e SKYMASTER AE106 108/1600 non mi appartengono, tutti gli altri invece sì.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Francesco T »

La stessa situazione la ritrovo in tutti gli altri casi.

A mio modo di vedere il punto sta proprio in quanto hai risposto sopra:

La carrellata di ottiche a rifrazione che hai menzionato, per quanto folta, sta proprio nel range dei 2,3 massimo 4", che si utilizza per antonomasia quando non si vuole risentire più di tanto ( coi 2" - 3" praticamente niente ) della turbolenza.

Ovvio che un 40 mm f 10 o un 40 mm f20 non mostrano chissà quali differenze a riguardo..
Già nel range dei 4", che inizia ad essere un filo più research grade, se tu avessi affiancato allo Skymaster AE106 108/1600 F/14.8. un 4" richfield ad f5-6 anzichè un troppo simile Polarex 4" f 15 secondo me avresti visto ben altro.
I due 6" che hai citato, ad f6 ed f 8 sono anch'essi troppo simili per poter apprezzare differenze sostanziali.

La differenza sarebbe ancora più palese fra un D&G Superplanetary 5" f20 a fianco di un tripletto 130 mm fpl53 6-6 .

Ovvio che si sta parlando principalmente di ottiche da 5,6" in su, che insieme ad una quantità di informazione seria grazie all'apertura si portano giocoforza dietro una direttamente proporzionale maggior sensibilità alla turbolenza, specialmodo, in un'ottica a rifrazione, proprio dai 2-3" ai 5-6"" .


Nel mio piccolo sto utilizzando quotidianamente un acromatico Zen 150 f 20 con in groppa un 150 f8 cinese chromacorizzato e la differenza in termini di sensibilità alla turbolenza è molto forte.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da piergiovanni »

Buongiorno a tutti.
Personalmente ritengo che si possa fare certi paragoni solo dopo un certo diametro, ma non vorrei con questa asserzione sminuire le esperienze altrui..ci mancherebbe.

Nel corso di questi anni ho comparato spesso alcuni 80 mm, anche insieme a Federico, senza notare molte differenze, che invece, erano visibili ad esempio, nella comparativa che feci con lo SkyMaster 105 F/15 contro il Tal 100 RS e ancor di piu' fra il Taka FS 128 e lo Zeiss AS ( non diaframmato) In sintesi ritengo che i benefici dei "Lunga focale" si notino su grandi diametri che devono combattere contro la turbolenza piu' di un rifrattore da 80 mm ma anche di un ETX 90.

Qui di seguito riporto le impressioni di Federico, subito dopo la sfida fra Vixen 80 F 11 e Pentax 75.
Messi alla sbarra il mio fido Pentaxino con il Vixen 80/900 acro di Pier, suo rivale risalente più o meno alla stessa epoca, è emersa subito una sostanziale parità in merito alla capacità di mostrare dettagli planetari: il Giove mostrato dai due strumenti era egualmente godibile in fatto di risoluzione; nessuno dei due strumenti mostrava qualcosa che nell'altro non fosse percepibile. Se nel Vixen si poteva apprezzare una leggera maggior secchezza di immagine, un fondo cielo un pelino più scuro e una messa a fuoco più facile, nel Pentax si apprezzava subito la miglior correzione cromatica.
Ad ogni occasione in cui uso il Pentax, apprezzo sempre l'incredibile univocità del punto di fuoco, che se da un lato rende la vita difficile nelle operazioni di messa a fuoco, dall'altro denota un'ottica lavorata in modo sopraffino.


Qui trovate la discussione completa
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Acronauta »

Sono d'accordo con Francesco. Il parametro di Fried, che caratterizza la turbolenza, si colloca mediamente tra 5 e 10 cm, qualunque apertura in questo intervallo sarà limitata dalla diffrazione e quindi non risentirà della turbolenza in modo sensibile, salvo condizioni molto avverse. Eventuali differenze tra un cannocchiale e l'altro saranno molto sottili. Al di sopra dei 10 cm le cose cambiano e il telescopio sarà più spesso limitato dal seeing (a meno di non osservare da un sito davvero eccezionale). E' in queste condizioni che si riesce ad apprezzare un'eventuale differenza di comportamento tra rifrattori diversi.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da -SPECOLA-> »

Premesso che, sempre per quanto riguarda la mia esperienza, tutti i diametri risentono della turbolenza in maniera apprezzabile, bisogna tener presente che l'osservatore esperto è in grado di cogliere l'attimo, cioè sfruttare il rarissimo e brevissimo istante in cui l'apertura è in grado di essere utilizzata fino in fondo.
Questi brevi istanti si presentano sempre; basta aver pazienza.
Io credo che anche per questo motivo, non potendo osservare direttamente, nello stesso momento in un telescopio a "corta" focale e in uno di pari apertura ma con "lunga" focale, che poi l'osservatore possa trarre la conclusione che la lunga focale sia vincente sulla turbolenza.
Per dirimere la questione basterebbe porre i due campioni da sottoporre a test nello stesso luogo e alla medesima altezza dal suolo e in quelle condizioni, a parità di ingrandimento e campo inquadrato, puntare un bersaglio comune, fare un video (con la medesima attrezzatura) e poi valutare istante, per istante se effettivamente nello strumento a lungo fuoco l'immagine è più calma, oppure no.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da piergiovanni »

-SPECOLA-> ha scritto: 28/02/2019, 9:28 Premesso che, sempre per quanto riguarda la mia esperienza, tutti i diametri risentono della turbolenza in maniera apprezzabile, bisogna tener presente che l'osservatore esperto è in grado di cogliere l'attimo, cioè sfruttare il rarissimo e brevissimo istante in cui l'apertura è in grado di essere utilizzata fino in fondo.
Questi brevi istanti si presentano sempre; basta aver pazienza.
Io credo che anche per questo motivo, non potendo osservare direttamente, nello stesso momento in un telescopio a "corta" focale e in uno di pari apertura ma con "lunga" focale, che poi l'osservatore possa trarre la conclusione che la lunga focale sia vincente sulla turbolenza.
Per dirimere la questione basterebbe porre i due campioni da sottoporre a test nello stesso luogo e alla medesima altezza dal suolo e in quelle condizioni, a parità di ingrandimento e campo inquadrato, puntare un bersaglio comune, fare un video (con la medesima attrezzatura) e poi valutare istante, per istante se effettivamente nello strumento a lungo fuoco l'immagine è più calma, oppure no.
Ciao Fabrizio, Francesco ha montato in parallelo un 150 F 8 a un 150 F 20...meglio di cosi'.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da piergiovanni »

Io ho in casa un bel rifrattore acromatico di Tecnosky da 150 F/6. Se Federico se la sente di compararlo allo Zeiss AS 150 F/15 penso sarebbe una prova interessante... ma non posso permettermi di decidere per lui.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Francesco T »

bisogna tener presente che l'osservatore esperto è in grado di cogliere l'attimo, cioè sfruttare il rarissimo e brevissimo istante in cui l'apertura è in grado di essere utilizzata fino in fondo.
Questi brevi istanti si presentano sempre; basta aver pazienza.

Indubbiamente.
Però qui' si sta parlando del fatto che nei rifrattori a lungo fuoco sopra i 5-6" l'immagine è meno inficiata dalla turbolenza rispetto ad un rifrattore di apertura analoga ma di corta focale, non della capacità di cogliere dettagli nonostante il cattivo seeing. Di questa capacità un " osservatore esperto" puo' avvalersi in entrambe le configurazioni.



Io credo che anche per questo motivo, non potendo osservare direttamente, nello stesso momento in un telescopio a "corta" focale e in uno di pari apertura ma con "lunga" focale, che poi l'osservatore possa trarre la conclusione che la lunga focale sia vincente sulla turbolenza.

Forse intendevi dire non credo ?
Certamente non è possibile osservare contemporaneamente in due telescopi, però è possibile farlo pochi secondi dopo, potendo usufruire della medesima posizione, della medesima turbolenza, del medesimo cielo, semplicemente pochi istanti dopo:
Personalmente utilizzo addirittura i medesimi oculari poichè nel 150 f8 tengo già avviatato nel naso a T da 31,8 un Baader GPC da 2.6 x che mi fa avere una focale di circa 3100 assai simile quindi alla focale nativa di 3006 dello Zen che gli sta a pochi cm; quindi in pochi secondi sono in grado di passare da uno all'altro, credo il confronto sia assolutamente attendibile.


Per dirimere la questione basterebbe porre i due campioni da sottoporre a test nello stesso luogo e alla medesima altezza dal suolo e in quelle condizioni, a parità di ingrandimento e campo inquadrato, puntare un bersaglio comune, fare un video (con la medesima attrezzatura) e poi valutare istante, per istante se effettivamente nello strumento a lungo fuoco l'immagine è più calma, oppure no.
E' esattamente quanto faccio.
Bersaglio comune, stessi ingrandimenti e quasi medesima altezza dal suolo. Invero il doppietto da 150 f 8 si trova più in basso ovviamente del doppietto 150 f 20 che e' appollaiato a 3 mt da terra ma 1) e' comunque a 2 mt da terra poichè ho una colonna molto alta 2) Non credo che il seeing così tanto più ballerino nell'f 8 sia imputabile meramente al calore proveniente dall' osservatore.

Certamente si può fare un video che documenti questa cosa, non ci ho mai pensato da semplice visualista
quale sono, sinceramente non mi e' mai venuto in mente di dover portare "prove" che dimostrino che questa cosa sia vera dato che è veramente palese alla prima occhiata, vi invito al mio osservatorio la prossima primavera per poterla constatare di persona.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Acronauta »

-SPECOLA-> ha scritto: 28/02/2019, 9:28Io credo che anche per questo motivo, non potendo osservare direttamente, nello stesso momento in un telescopio a "corta" focale e in uno di pari apertura ma con "lunga" focale, che poi l'osservatore possa trarre la conclusione che la lunga focale sia vincente sulla turbolenza.
se ci si affida alla memoria allora si può giungere benissimo alla conclusione diametralmente opposta

-SPECOLA-> ha scritto: 28/02/2019, 9:28Per dirimere la questione basterebbe porre i due campioni da sottoporre a test nello stesso luogo e alla medesima altezza dal suolo e in quelle condizioni, a parità di ingrandimento e campo inquadrato, puntare un bersaglio comune, fare un video (con la medesima attrezzatura) e poi valutare istante, per istante se effettivamente nello strumento a lungo fuoco l'immagine è più calma, oppure no.
penso che tutti abbiamo cose più interessanti da fare che stabilire se i rifrattori a lungo fuoco sono più o meno sensibili alla turbolenza di quelli a corto fuoco :lol: e poi non sarebbe comunque un esperimento conclusivo.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Francesco T »

penso che tutti abbiamo cose più interessanti da fare che stabilire se i rifrattori a lungo fuoco sono più o meno sensibili alla turbolenza di quelli a corto fuoco :lol:

Personalmente, da grande amante degli acromatici a lungo fuoco, lo faccio per un discorso di completezza di conoscenza personale e come test nei diametri più piccoli a mia disposizione per capire meglio il funzionamento, le capacità e i limiti dei diametri più grandi come il 220 f 15.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Acronauta »

E' certamente è un argomento interessante ma per quanto la mia esperienza sia in linea con la tua sono restio a farne una legge. Anche perché se volessimo arrivare a una conclusione allora dovremmo fare l'esperimento in modo molto rigoroso. Non solo nello stesso tempo e luogo ma con due rifrattori costruiti esattamente con gli stessi materiali, stessi vetri e stessa intubazione. Pensiamo ad esempio alle escursioni termiche che si verificano durante la notte, vetri diversi reagiscono in modo diverso, così pure i materiali del tubo, della cella dell'obiettivo e del fuocheggiatore. E anche così il solo fatto che i due strumenti hanno masse e dimensioni differenti, perché uno è lungo e l'altro più corto, introduce un'incertezza ineliminabile.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Andrea75 »

Discussione di livello davvero alto, molto più di quanto immaginassi inizialmente - con tutti i complimenti agli intervenuti, non credevo che qui da noi ci fossero ancora astrofili amatori delle ottiche con questa preparazione. Non riesco però a mettere del tutto da parte la sensazione del rischio, almeno, di essere un po' accademici...
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Acronauta »

Se dire le cose come sono significa fare accademia allora ben venga l'accademia, non è che si possano sempre affrontare certi discorsi con l'approssimazione che va oggi di moda, un tanto al chilo, come fossimo al bar. Se poi l'accademia dà fastidio non è un problema mio.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Francesco T »

E' certamente è un argomento interessante ma per quanto la mia esperienza sia in linea con la tua sono restio a farne una legge. Anche perché se volessimo arrivare a una conclusione allora dovremmo fare l'esperimento in modo molto rigoroso. Non solo nello stesso tempo e luogo ma con due rifrattori costruiti esattamente con gli stessi materiali, stessi vetri e stessa intubazione. Pensiamo ad esempio alle escursioni termiche che si verificano durante la notte, vetri diversi reagiscono in modo diverso, così pure i materiali del tubo, della cella dell'obiettivo e del fuocheggiatore. E anche così il solo fatto che i due strumenti hanno masse e dimensioni differenti, perché uno è lungo e l'altro più corto, introduce un'incertezza ineliminabile.



II 150 f20 e il 150 f 8 hanno un'intubazione molto simile, tubo sottile in metallo di 2 mm, diametro del tubo identico al diametro della lente, medesima concezione del cancolo delle distanze dei diaframmi interni che sono dello stesso materiale, addirittura i tubi sono stati dipinti dal medesimo carrozzaio con la stessa tipologia di colore. I focheggiatori sono identici cosi' come le flange sono tutte in Alu, in Alu sono i paraluce ( credo il 150 f 8 di solito lo abbia in ferro questo comunque e' stato rifatto in Alu) .

I vetri sono per entrambi BK7/F2 ordinari, cosi' mi dice il Giacometti per il 150 f8 e così scrive Zen al vecchio proprietario del 150 f20 nella lettera che accompagnava il doppietto nell'84'. La correzione è la medesima, lambda/8 per entrambi.
Certamente il doppietto f20 e' più sottile ed ha una massa minore e questo influisce eccome a proposito di quanto dici.

Per quanto i tubi siano sempre fuori e in tal modo le ottiche al momento dell'osservazione siano conseguentemente acclimatate, senza dubbio le masse e le dimensioni dei tubi sono differenti, verissimo, e le celle sono di periodi e di fatture completamente diversi:
Senza ombra di dubbio alla rigorosità a cui fai riferimento non ci avviciniamo; ma dato che per formazione personale ritengo che la scienza non sia e non debba diventare una religione, credo che nel mondo reale un utilizzo estensivo, ossessivo :D e quotidiano sul campo di due telescopi uno a fianco all'altro con atteggiamento il più possibile critico possa sperabilmente far arrivare a delle conclusioni:
Se dopo centinaia di sessioni osservative il risultato è regolarmente il medesimo penso in cuor mio che una ragione ci sia; mai è poi mai è capitato che fosse il lungo fuoco ad essere piu' inficiato dalla turbolenza del corto fuoco, sempre il contrario.

Poi da questo a farne una legge è vero che ce ne passa, come si suol dire.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da GiulianoT »

Mi aggiungo agli interventi di questo interessante (per me) argomento.
Un tempo (primi anni '80 e anni '90) ero un "newtonista" di lungo fuoco, ho usato per anni con profitto un 200 f 7,5 ottica Giordanengo (peccato non le faccia più...) e meccanica Starnini (50 kg di fusioni in alluminio) per lo più sui pianeti, con all'attivo collaborazioni con SAF (conservo ancora le lettere di Jean Dragesco, che mi dicono anzianissimo ma ancora arzillo), ALPO e Sezioni Pianeti UAI.
Già allora sognavo, amando i pianeti, un grosso rifrattore, ma i prezzi erano proibitivi.
Da qualche anno ho ripreso e mi sono dato ai rifrattori (anche se ho sempre un Newton da 10"), con preferenza per gli Zeiss che apprezzo al di là delle prestazioni ottiche, per la loro storia.
Al momento ho poco tempo per osservare, ma trovo che nei miei diversi rifrattori di focale corta (Zeiss C 110/750 e C80/500) e lunga (Zeiss AS 135/1750 e Zeiss AS 80/1200) i pianeti siano sempre piacevoli, anche se i lungo fuoco rendono decisamente meglio in contrasto e fondo cielo scuro. In questo senso la piacevolezza dell'immagine del AS80/1200 Vs. il pur ottimo C80/500 è notevolmente superiore. L'AS 80/1200 è indubbiamente lo stumento con il rapporto tra usabilità e "prestazioni" migliore che ho (o meglio che avevo, l'ho venduto ad un amico, e mi sono prontamente pentito comprando un'altra lente analoga che ora devo intubare).
Riguardo alla discussione sul seeing, credo che conti anche il fatto che in condizioni di seeing medio il fuoco "balli" rispetto al punto ideale, ed avendo i lungo fuoco uno spazio di focheggiamento maggiore risentano meno dei peggioramenti in questo caso. A me la maggiore stabilità nei lungo fuoco (a parità di diametro) con seeing medio-basso pare decisamente evidente.
Osservo il cielo con: Carl Zeiss Jena Reisenfernrohr E 60/850, Carl Zeiss Jena "Kometensucher" C138/1140, C 110/750, C 80/500 e C 50/540, Zeiss AS80/1200, Zeiss AS135/1750, Losmandy G11, ed una quantità di oculari - soprattutto "vintage" Meade, Vixen, Zeiss, Clavé. Osservo la terra con: Carl Zeiss Jena Jenoptem 10x50 e 8x30 e Asiola 63/420.

Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante non ne sogni la tua filosofia.
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GiulianoT
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da GiulianoT »

Ah, nei miei progetti futuri c'è un lentone da 8" f9 russo già comprato, da intubare, e il mitico "Littrow" inglese, AE Optics 178/2660 che staziona in quel di Monfestino in attesa di una montatura e postazione adeguate...
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Francesco T
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Francesco T »

il mitico "Littrow" inglese, AE Optics 178/2660 che staziona in quel di Monfestino in attesa di una montatura e postazione adeguate...

E viene tanto amato e coccolato :lol: :lol: :lol:
Angelo Cutolo

Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Angelo Cutolo »

Il confronto diretto sarebbe (secondo me) sempre utile farlo, come gia detto è secondario che le condizioni non siano "rigorose" anche perché l'interesse (almeno per me) è capire la tolleranza al seeing in condizioni operative reali; quindi se ad esempio un "lungo" è strutturalmente fatto in una certa maniera ed un "corto" un'altra, se il lungo è un Cde quindi di suo piu tollerante (è una sua caratteristica intrinseca), va bene comunque, non ne tireremo fuori un "legge" perfettamente "normata" (cause ed effetti con le esatte origini del problema, ecc) ma una pura indicazione prettamente "utilitaristica" sicuramente si.

Facendo il punto:
  • • come dice Raf, il parametro di Fried pone un limite (largo e dipendente dalle condizioni + o - fetenti del seeing quanto si vuole, ma è comunque un dato di partenza) ai diametri limitati dalla diffrazione e a quelli limitati dal seeing, premesso che io osservo da un luogo fortunatamente con seeing antoniadi mediamente III/II e molto molto spesso II pieno, queste concordano con i confronti (anche se il campione statistico è per forza di cose limitato) che ho fatto e spesso faccio ancora con Milo e Nano affiancati;
    MILO AE-72 #0025.JPG
    • sempre come dice Raf è piu che logico che il seeing quando poco collaborativo faccia danni maggiori allo strumento otticamente meno curato, anche questo mi vede concorde con le prove fatte con i miei due tubi (entrambi di ottima qualità), dove sostanzialmente non ho trovato differenze di sorta (a parte i distinguo fatti precedentemente sul ritocco del fuoco);

    • dal punto di vista ottico, trovo logico anche quello che ha detto Francesco sulla correzione del colore, in fotografia per "calmare" il seeing si riprende soprattutto nel canale rosso, questo perché ha una lunghezza d'onda (media) piu lunga del verde, a sua volta piu lunga del blu, il che vuol dire che nel rosso la risoluzione è di una certa percentuale piu bassa che nel verde e nel blu, quindi meno dettaglio e turbolenze maggiormente "coperte" dalla risoluzione piu bassa. Se come indici colore prendiamo le solite "righe" "C" (656,281 nm), "e" (546,073 nm) e "F" (486,134 nm), tra "C-e" ci passa una differenza di risoluzione di circa il 20%, tra "C-F" addirittura del 35%, di conseguenza un doppietto Cde (corretto per la riga "d" a 587,562 nm) a parità di diametro a una risoluzione inferiore del 7,5% rispetto a un doppietto CeF (corretto per la riga "e" a 546,073), per quanto su detto, questo (ripeto a partità di diametro) potrebbe portare a una maggior tolleranza al seeing del Cde;

    • alla fine messo insieme tutto, il confronto sarebbe da fare su strumenti di diametro almeno superiore ai 100 mm (tra i 120 e i 150 mm sarebbe l'optimum) in condizioni operative e con tutte le loro specificità ottiche e strutturali (quindi fregandocene, di quanti millimetri è il tubo, se in alluminio, legno o carbonio o di quanto sia spessa la cella e se è in plastica, alluminio o acciaio), da puntare su una stella bella alta in cielo (ovviamente in contemporanea), con montate due belle camerine planerarie* e verificare l'entità del "tremolio" stellare nei due, magari facendo piu riprese in tempi diversi (possibilmente per fare confronti con seeing diverso).
Insomma, dobbiamo organizzare appena possibile una NLT, :mrgreen:





*: qui dichiaro la mia ignoranza, per un confronto equo, le cams devono essere uguali (o almeno con sensore uguale) o scegliere il sensore (o meglio, la dimensione dei pixel del sensore) per ogni tubo in modo che entrambi abbiano il campionamento ottimale per la loro focale?
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da -SPECOLA-> »

piergiovanni ha scritto: 28/02/2019, 10:04 Ciao Fabrizio, Francesco ha montato in parallelo un 150 F 8 a un 150 F 20...meglio di cosi'.
Benissimo, manca soltanto la ripresa, allora.

@ Francesco T
Giusto per sgombrare il campo da possibili malintesi, io non cerco prove.
Quello che mi interessa è soltanto capire.
Dico soltanto quello che ho ricavato dalla mia esperienza, perché soltanto di questa posso parlare con cognizione di causa.
Ultima modifica di -SPECOLA-> il 28/02/2019, 13:54, modificato 1 volta in totale.
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Mi diverto con un po' di strumenti, dal rifrattore TECHNO 50/630 in avanti... (non in ordine di tempo, né di dimensioni e/o schema ottico).
31 Luglio 1985: Fondazione della Immagine , Osservatorio Astronomico di Cajello (Anno XXXVIII). http://www.specola.altervista.org/
Angelo Cutolo

Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Angelo Cutolo »

GiulianoT ha scritto: 28/02/2019, 13:23 Mi aggiungo agli interventi di questo interessante (per me) argomento.
Un tempo (primi anni '80 e anni '90) ero un "newtonista" di lungo fuoco, ho usato per anni con profitto un 200 f 7,5 ottica Giordanengo (peccato non le faccia più...) e meccanica Starnini (50 kg di fusioni in alluminio) per lo più sui pianeti, con all'attivo collaborazioni con SAF (conservo ancora le lettere di Jean Dragesco, che mi dicono anzianissimo ma ancora arzillo), ALPO e Sezioni Pianeti UAI.
Dovevi tenertelo, osservo con un 200 f/8,25 e in hi-res mi da tante soddisfazioni, l'unico (quasi) pari-diametro con cui l'ho potuto confrontare e il SGM e va detto onestamente che nonostante il cm in piu su Marte non regge il confronto (regge molto meglio relativamente agli altri pianeti), ma con i diversi 150 lunghi e corti che ho provato, non solo regge il confronto, ma diversi li surclassa.

il fascino del rifrattorone (serio) comunque rimane, in futuro se avrò piccioli da buttare un 150 o superiore intendo farmelo.
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da -SPECOLA-> »

Ma a questo punto, cambia/cambierebbe qualcosa tra una "lunga" focale reale e una "barlowata"?

E inoltre, la scala di Antoniadi del seeing, che assegna un numero da I a V alla qualità dell'aspetto visuale osservato al telescopio, in relazione alle condizioni atmosferiche ed alle particelle di polvere in sospensione nell'aria, allora può arrivare ad avere significati diversi, in base alla focale più o meno lunga dello strumento che si sta utilizzando?
Fabrizio Ferrario
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Re: Osservazione dei pianeti con i rifrattori...perchè?

Messaggio da Francesco T »

Giusto per sgombrare il campo da possibili malintesi, io non cerco prove.
Quello che mi interessa è soltanto capire.
Dico soltanto quello che ho ricavato dalla mia esperienza, perché soltanto di questa posso parlare con cognizione di causa.

Caro Fabrizio nessun problema anzi ;)

Anche io voglio meramente condividere le esperienze osservative che ho il dono di poter vivere quassù, spero di averti a Monfestino quando organizzeremo qualcosa 8-)
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