Ho bene in mente quelle immagini,
parimenti la bellezza del Giove " fotografico" di cui abbiamo potuto godere a Monfestino con il 155 f7 a contatto montato a fianco del Verne, che contenimento dell'aberrazione cromatica ragazzi..
Per la prossima volta nella quale salirai con il tuo Apo ho già pronto un diaframma a 155 mm per il Verne , tripletto da 6"f7 vs acromatico 6" f 22, la cosa si fa assai interessante
Per fare un confronto leale bisognerebbe piazzare l'Apo in qualche modo più in alto rispetto alla piazzola, specialmodo in estate: Il lungo tubo ,con il suo sottile doppietto appollaiato lassù ben lontano dal calore che sale dal terreno giocherebbe più facile.
Parimenti, la seconda sera a Monfestino, nella quale tu non eri presente, siamo stati agevolati dal fatto che il pomeriggio precedente all'osservazione fosse stato nuvoloso e il tubo non si era scaldato come il giorno prima:
Nei grandi rifrattori la notevole massa d'aria che rimane calda all'interno rispetto al tubo che esternamente si raffredda al tramonto crea qualche problema di correnti interne, soprattutto in queste estati "tropicali" nelle quali la temperatura crolla da quasi 30 gradi prima del tramonto a 17-18 mezz'ora dopo:
Al di là del fatto che la seconda sera abbiamo goduto di un seeing sensibilmente migliore, il tubo era già perfettamente acclimatato, lo star test subito pulito senza gli "sbuffi" della prima sera che indicavano turbolenza strumentale interna.
Dopo tante serate passate ad osservare viene forse naturale dare ragione a Davide Dal Prato e Francesco Fumagalli, i quali raccomandano l'intubazione "oversize", ovvero di utilizzare tubi di diametro più grande dell'ottica , proprio per scongiurare il rischio di correnti laminari interne le quali turbinando rischiano di andare ad interecettare il cono di luce.
Questo in particolare per quanto concerne rifrattori di grandi diametro lasciati ore ed ore all'esterno, con relativi grandi tubi e relative importanti masse d'aria interne coinvolte.