Vecchi obiettivi, ma per infinito !
Inviato: 22/12/2014, 10:01
Se stiamo ad ascoltare le panzane che spesso i venditori ci rifilano, sembrerebbe che gli obiettivi ad infinito dei recenti microscopi, siano quanto di più moderno ed evoluto vi sia nel campo dell’ottica microscopica.
Nulla di più sbagliato, l’obiettivo ad infinito esiste dai tempi di Abbe e compagni e, proprio a causa delle sue scadenti prestazioni ottiche, venne ben presto abbandonato a favore del più complesso, ma meglio corretto, obiettivo a coniugata fissa.
Già, sembra strano, ma se ci pensate un attimo, la correzione dei difetti ottici avviene proprio operando sulle lenti che compongono l’obiettivo ed eliminarne anche una sola, vuol dire limitare le nostre possibilità di intervento.
Quando, alla fine dell’ottocento, si fece il confronto fra obiettivi ad infinito contro quelli a lunghezza fissa, quelli ad infinito persero miseramente, perché avevano meno possibilità di venire corretti e non presentavano, allora, nessun vantaggio particolare che compensasse questo deficit.
Doveva passare oltre un secolo perché questo vantaggio venisse riconosciuto ed era la possibilità di poter aggiungere al microscopio altri accessori, senza per questo dover apportare altre modifiche.
Infatti, i guai per il microscopio iniziarono quando si volle espandere le sue possibilità, ad esempio, inserendo sul microscopio un illuminatore per episcopia.
Ora, questo accessorio ha una altezza di circa 5 centimetri, per cui la immagine intermedia si formava non più dove avrebbe dovuto, ma spostata più avanti della stessa distanza.
Ogni casa costruttrice scelse allora la SUA soluzione: Nikon decise di fare una serie di obiettivi appositi e calcolati per una lunghezza maggiore ed infatti noi vediamo che gli obiettivi normali sono calcolati per 160 mm., mentre quelli per episcopia sono calcolati per 210 mm.
La Zeiss invece risolse il problema con la tecnica delle due lenti, il famoso Telan, che accorciava otticamente la lunghezza di tubo riportandola ai canonici 160 mm.
La Leitz invece, come sempre un po’ sopra le righe, decise una soluzione più complessa: progettazione di nuovi obiettivi, calcolati per infinito, poi l’accessorio, che a questo punto poteva avere una altezza qualsiasi, ma che terminava con una lente di tubo che riportava la lunghezza ottica complessiva ai soliti 160 mm.
Tutta questa menata solo per dire che sul mercato dell’usato, oggi, vi sono dei vecchi ma ottimi obiettivi della Leitz, progettati per microscopi ad infinito e che si trovano facilmente ad un prezzo molto contenuto.
“Ma se lo dicevi subito, non facevamo prima ?”
Si, certo, ma almeno così abbiamo spiegato meglio il perché di una evoluzione e perché solo ora sono stati preferiti gli obiettivi per infinito. Ma vuoi mettere ?
Per puro caso
, in questo momento mi trovo in casa un bellissimo Zeiss AxioSkop per infinito ed alcune ottiche Leitz progettate anch’esse ad infinito, per essere usate sui vecchi microscopi tipo OrthoPlan, ma con accessori intermedi. Mettiamoli alla prova !
Da sinistra 3,2x, 16x, FL 50x/0,85, FL 100x/1,36 oil e PL APO 160x/1,40 oil
L’aspetto è decisamente bello, i dati di targa sono molto interessanti, ma tutti hanno almeno 40 anni sulla groppa, anche se non li dimostrano.
Iniziamo dal Leitz 3,2x e mettiamolo alla prova su di un gabbro (roccia magmatica intrusiva) per vedere come se la cava per planarità e risposta ai colori della luce polarizzata.
Il minimo ingrandimento permette di avere un colpo d’occhio dell’intera sezione, con una ottima resa dei colori ed una ottima definizione. Promosso !
Passiamo ora al 16x e testiamolo su dei radiolari:
Ancora, buona planarità, ottimo contrasto, ma qualche problema di resa cromatica. Occorre controllare bene l’altezza del condensatore. Promosso con riserva.
Ed ora i grossi calibri, ad iniziare dal 50x alla fluorite, su dei piccoli vasi dell’epidermide colorati con il Mallory.
Non c’è possibilità di errore, la fluorite è sempre formidabile e, anche se è vecchia come me, se la cava sempre ottimamente. Promossa.
Siamo arrivati al classico 100x ad immersione, con lenti alla fluorite, accreditato di una apertura numerica di 1,36, mica bau bau micio micio !
Lo mettiamo alla prova con una sezione di radice di pino, in cui vi è una notevole attività meristematica.
Mi pare che anche questa volta la fluorite abbia detto la sua: ottima definizione, ottimi colori. Un obiettivo che si avvantaggia di una maggior chiusura del diaframma o, ancora meglio, di una robusta illuminazione obliqua. Promosso.
Infine un obiettivo non comune, il Leitz Plan Apo 160x con l’apertura di ben 1,40. Sfruttiamolo per andare a vedere un piccolissimo particolare della mitosi, l’equatore del fuso mitotico:
Ogni commento è superfluo. Promosso.
Certamente questi obiettivi, per la loro età, non possono competere con i moderni progetti, ma non sottovalutateli, negli anni 70 erano quanto di meglio una casa come la Leitz ha saputo fare.
Per chiudere, una curiosità, alcuni obiettivi per infinito e progettati dalla Zeiss nel 1943, in piena seconda guerra mondiale:
Come si vede, non erano certamente obiettivi da poco, entrambi hanno aperture numeriche che sono il massimo ancora oggi, peccato per la loro struttura meccanica che non contemplava la molla di protezione per la lente frontale, tanto che dopo aver rotto un bellissimo vetrino, ho rinunciato a provare il 60x, troppo pericoloso !
Il 30x ha naturalmente meno problemi, ho voluto testarlo con una foglia di pino ed in luce parzialmente polarizzata, per mettere in evidenza la formazione ed i depositi di amido:
Per essere un obiettivo di oltre 70 anni non mi pare male, non è certo la fine del mondo, ma fa ancora la sua figura ! Promosso con riserva.
Mi scuso per la cattiva qualità delle immagini, ma solo ieri sera ho saputo che questa mattina il proprietario dello Zeiss AxioSkop sarebbe venuto a ritirare il suo microscopio, per cui dovevo sbrigarmi a fare tutte le foto e così ho fatto. Ma fanno proprio pena !
![Waving :wave:](./images/smilies/icon_wave.gif)
Nulla di più sbagliato, l’obiettivo ad infinito esiste dai tempi di Abbe e compagni e, proprio a causa delle sue scadenti prestazioni ottiche, venne ben presto abbandonato a favore del più complesso, ma meglio corretto, obiettivo a coniugata fissa.
Già, sembra strano, ma se ci pensate un attimo, la correzione dei difetti ottici avviene proprio operando sulle lenti che compongono l’obiettivo ed eliminarne anche una sola, vuol dire limitare le nostre possibilità di intervento.
Quando, alla fine dell’ottocento, si fece il confronto fra obiettivi ad infinito contro quelli a lunghezza fissa, quelli ad infinito persero miseramente, perché avevano meno possibilità di venire corretti e non presentavano, allora, nessun vantaggio particolare che compensasse questo deficit.
Doveva passare oltre un secolo perché questo vantaggio venisse riconosciuto ed era la possibilità di poter aggiungere al microscopio altri accessori, senza per questo dover apportare altre modifiche.
Infatti, i guai per il microscopio iniziarono quando si volle espandere le sue possibilità, ad esempio, inserendo sul microscopio un illuminatore per episcopia.
Ora, questo accessorio ha una altezza di circa 5 centimetri, per cui la immagine intermedia si formava non più dove avrebbe dovuto, ma spostata più avanti della stessa distanza.
Ogni casa costruttrice scelse allora la SUA soluzione: Nikon decise di fare una serie di obiettivi appositi e calcolati per una lunghezza maggiore ed infatti noi vediamo che gli obiettivi normali sono calcolati per 160 mm., mentre quelli per episcopia sono calcolati per 210 mm.
La Zeiss invece risolse il problema con la tecnica delle due lenti, il famoso Telan, che accorciava otticamente la lunghezza di tubo riportandola ai canonici 160 mm.
La Leitz invece, come sempre un po’ sopra le righe, decise una soluzione più complessa: progettazione di nuovi obiettivi, calcolati per infinito, poi l’accessorio, che a questo punto poteva avere una altezza qualsiasi, ma che terminava con una lente di tubo che riportava la lunghezza ottica complessiva ai soliti 160 mm.
Tutta questa menata solo per dire che sul mercato dell’usato, oggi, vi sono dei vecchi ma ottimi obiettivi della Leitz, progettati per microscopi ad infinito e che si trovano facilmente ad un prezzo molto contenuto.
![Twisted Evil :twisted:](./images/smilies/icon/twisted.gif)
![Twisted Evil :twisted:](./images/smilies/icon/twisted.gif)
Si, certo, ma almeno così abbiamo spiegato meglio il perché di una evoluzione e perché solo ora sono stati preferiti gli obiettivi per infinito. Ma vuoi mettere ?
Per puro caso
![Liar :liar:](./images/smilies/eusa/liar.gif)
Da sinistra 3,2x, 16x, FL 50x/0,85, FL 100x/1,36 oil e PL APO 160x/1,40 oil
L’aspetto è decisamente bello, i dati di targa sono molto interessanti, ma tutti hanno almeno 40 anni sulla groppa, anche se non li dimostrano.
Iniziamo dal Leitz 3,2x e mettiamolo alla prova su di un gabbro (roccia magmatica intrusiva) per vedere come se la cava per planarità e risposta ai colori della luce polarizzata.
Il minimo ingrandimento permette di avere un colpo d’occhio dell’intera sezione, con una ottima resa dei colori ed una ottima definizione. Promosso !
Passiamo ora al 16x e testiamolo su dei radiolari:
Ancora, buona planarità, ottimo contrasto, ma qualche problema di resa cromatica. Occorre controllare bene l’altezza del condensatore. Promosso con riserva.
Ed ora i grossi calibri, ad iniziare dal 50x alla fluorite, su dei piccoli vasi dell’epidermide colorati con il Mallory.
Non c’è possibilità di errore, la fluorite è sempre formidabile e, anche se è vecchia come me, se la cava sempre ottimamente. Promossa.
Siamo arrivati al classico 100x ad immersione, con lenti alla fluorite, accreditato di una apertura numerica di 1,36, mica bau bau micio micio !
Lo mettiamo alla prova con una sezione di radice di pino, in cui vi è una notevole attività meristematica.
Mi pare che anche questa volta la fluorite abbia detto la sua: ottima definizione, ottimi colori. Un obiettivo che si avvantaggia di una maggior chiusura del diaframma o, ancora meglio, di una robusta illuminazione obliqua. Promosso.
Infine un obiettivo non comune, il Leitz Plan Apo 160x con l’apertura di ben 1,40. Sfruttiamolo per andare a vedere un piccolissimo particolare della mitosi, l’equatore del fuso mitotico:
Ogni commento è superfluo. Promosso.
Certamente questi obiettivi, per la loro età, non possono competere con i moderni progetti, ma non sottovalutateli, negli anni 70 erano quanto di meglio una casa come la Leitz ha saputo fare.
Per chiudere, una curiosità, alcuni obiettivi per infinito e progettati dalla Zeiss nel 1943, in piena seconda guerra mondiale:
Come si vede, non erano certamente obiettivi da poco, entrambi hanno aperture numeriche che sono il massimo ancora oggi, peccato per la loro struttura meccanica che non contemplava la molla di protezione per la lente frontale, tanto che dopo aver rotto un bellissimo vetrino, ho rinunciato a provare il 60x, troppo pericoloso !
Il 30x ha naturalmente meno problemi, ho voluto testarlo con una foglia di pino ed in luce parzialmente polarizzata, per mettere in evidenza la formazione ed i depositi di amido:
Per essere un obiettivo di oltre 70 anni non mi pare male, non è certo la fine del mondo, ma fa ancora la sua figura ! Promosso con riserva.
Mi scuso per la cattiva qualità delle immagini, ma solo ieri sera ho saputo che questa mattina il proprietario dello Zeiss AxioSkop sarebbe venuto a ritirare il suo microscopio, per cui dovevo sbrigarmi a fare tutte le foto e così ho fatto. Ma fanno proprio pena !
![Waving :wave:](./images/smilies/icon_wave.gif)