3nzo ha scritto: ↑05/06/2020, 19:06
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Non credo sia facile da fare in casa.
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Guarda che non è così difficile, la parte ottica non la devi progettare, altrimenti è ovvio che in casa non lo fai, il trucco sta nell'usare otiche già fatte, che probabilmente qualunque appassionato di microscopi possiede e di cui non conosce le potenzialità.
Ovviamente il risultato non è garantito, ma qui sta il bello della sperimentazione
Un'ottica di relay si può realizzare accoppiando due gruppi convergenti di caratteristiche opportune:
Se il primo gruppo ha distanza focale f1 e il secondo f2 allora il piano focale A del primo e quello B del secondo sono coniugati, cioè un oggetto in A produce in immagine reale e capovolta in B e l'ingrandimento Y/X è uguale a f2/f1, il rapporto fra le lunghezze focali.
Questo ingrandimento dipende dall'indice di campo che voglio ottenere e dalle dimensioni del sensore:
Esempio: Indice 18 mm, sensore Nikon APS-C dimensioni 23.6 x 15.7, diagonale pari a 28.35 mm (T. di Pitagora) ingrandimento = 28.35/18 = 1.575X (in pratica 1.6x)
Esempio: Indice 18 mm, sensore 1/2.5' dimensioni 5.6 x4.29, diagonale 7.18 mm, ingrandimento 0.4X.
Nel metodo cosiddetto afocale il primo gruppo è un oculare da microscopio, il secondo è l'obbiettivo della fotocamera, focalizzato all'infinito.
Per la reflex NIkon ad esempio, se l'oculare è un WF10X18 si ha f1=25mm, e l'obiettivo dovrà avere lunghezza focale pari a 25 x 1.575 = 39.4 mm (in pratica 40 mm,il classico obiettivo pancake).
Per avere una riduzione, ingrandimento < 1, si può usare per primo gruppo ancora un oculare, mentre per il secondo ancora un oculare, ma invertito. L'ingrandimento sarà ora dato dal rapporto fra l'ingrandimento del primo e quello del secondo.
Esempio: se uso come primo gruppo un 5X seguito da in 16X ottengo 5/16 = 0,325X,
per avere 0.25 dovrei usare il 20X al posto del 16X. Il sensore va posto sul piano focale del secondo obiettivo, che quindi non può essere negativo, tipo Huygens. Uno schema Kellner, il più comune invece va bene.
Questo approccio mi sembra che abbia alcuni punti a favore:
1) Le ottiche sono già pronte, e spesso stanno già in casa inutilizzate.
2) L'accoppiamento meccanico non è particolarmente complesso.
3) Gli oculari lavorano entrambi nelle condizioni ottimali (coniugata infinita, sono ottimizzati per questo in sede di progetto) per cui il risultato finale dovrebbe essere confrontabile con la qualità degli oculari impiegati.
4) Lo spazio fra gli oculari è telecentrico, può essere utilizzato per inserire filtri, polaroid, lamine di fase ecc.
5) Se occorre si possono utilizzare oculari K e ottenere un adattatore compensatore per la CVD.
6) se uno gli oculari opportuni li ha già ovviamente non li deve comprare.
7) gli oculari non vengono distrutti, mal che vada si possono sempre riutilizzare.
Si potrebbero riscontrare invece problemi a livello di pupille, con relative vignettature; per questo occorre scegliere la distanza d in modo da avere il miglior accoppiamento.
Secondo me val la pena tentare.
Toni