Recensione del rifrattore Askar 140 APO- in medio stat virtus. Osservazione lunare, planetaria e comparativa con FS 128

PREMESSA

Della serie Askar APO sono attualmente disponibili ben sei modelli: quello dotato di obiettivi da 103 mm di diametro, il 120, il 140, il 160, il 185 e il 203. Personalmente, dopo aver provato il 120, il 160 e il 185, ero molto curioso di verificare le prestazioni del 140, in primis perché in medio stat virtus e inoltre perché si tratta di un diametro che giudicavo abbastanza equiparabile alle prestazioni del mio FS-128.
Per questo motivo ero interessato a realizzare una comparativa a riguardo, soprattutto per ciò che mi compete, ossia l’osservazione della superficie lunare.
Grazie alla collaborazione di Artesky – che vi ricordo essere uno dei distributori italiani dei prodotti Sharpstar – ho avuto la possibilità di utilizzare per circa un mese questo interessante rifrattore.

In questo articolo troverete una lunga disamina delle sue caratteristiche tecniche e di quanto riscontrato durante l’analisi pratica sul campo. Nella video recensione vi mostrerò alcune parti del mio test pratico sul campo, relativo all’osservazione solare, a quella di Venere, all’osservazione lunare e, soprattutto, a una comparativa stretta effettuata con il FS-128.

Attualmente il telescopio ASKAR 140 APO è disponibile presso lo shop online di Artesky al prezzo di 2.499 euro, invece di 2.799.

 

 

STORIA DEL MARCHIO

Sharpstar Optics è un’azienda cinese fondata nel 2000, specializzata nella progettazione, produzione e vendita di telescopi astronomici di fascia media e alta, strumenti per l’osservazione terrestre e accessori correlati. Situata a Jiaxing, nella provincia di Zhejiang, l’azienda si distingue per l’elevata qualità ottica e la precisione meccanica dei suoi prodotti. Con oltre dieci anni di esperienza come produttore OEM, Sharpstar ha sviluppato una solida reputazione nel settore astronomico. Nel 2020, l’azienda ha lanciato il marchio Askar, focalizzandosi sullo sviluppo di telescopi e accessori pensati per l’astrofotografia, caratterizzati da prestazioni ottiche eccellenti e facilità d’uso. Askar si distingue per l’attenzione alla qualità, all’innovazione e alla soddisfazione del cliente, mirando a colmare le esigenze del mercato amatoriale e professionale.

ACCESSORI IN DOTAZIONE

Il rifrattore arriva all’interno di una scatola ben imbottita, al cui interno è presente una valigia semirigida. Il materiale è resistente e in grado di sopportare torsioni e persino una piccola caduta, grazie all’interno completamente sagomato.
Giunge al fortunato possessore corredato di tappi, riduttore da 31,8 mm, sistema di anelli e barra.
Inoltre, come potrete vedere nella preview di questo telescopio, sono inclusi anche alcuni materiali informativi in italiano riguardanti la garanzia, l’osservazione solare, un adesivo con il logo del telescopio e un piccolo manuale d’uso. Quest’ultimo illustra anche le varie misure dello strumento, le possibilità di regolazione del focheggiatore e tante altre funzionalità utili.

GUARDA LA PREVIEW  SULL’ASKAR 140

 

ACCESSORI PER LA1 FOTOGRAFIA

 

Spianatore 1.0x per Askar 140 APO

Questo spianatore, progettato per il rifrattore tripletto Askar 140 APO, mantiene il rapporto focale a f/7 (980 mm) senza alterarlo. Dotato di un design ottico a tripletto, corregge la curvatura del campo e la coma, garantendo stelle puntiformi anche ai bordi del campo visivo. Supporta un cerchio immagine full-frame da 44 mm, rendendolo ideale per sensori di grandi dimensioni. Il back focus standard è di 55 mm dalla filettatura M48, con adattatori inclusi per M68, M54 e M48, facilitando il collegamento a diverse fotocamere. Inoltre, è presente un filetto per filtri da 2″ (M48×0.75) integrato. Il corpo in alluminio lavorato CNC è dotato di tappi metallici filettati per proteggere le lenti dalla polvere quando non in uso. Il peso complessivo è di circa 0,75 kg. 

Riduttore 0.8x per Askar 140 APO

Il riduttore 0.8x per Askar 140 APO riduce il rapporto focale da f/7 a f/5.6, accorciando la lunghezza focale a 784 mm. Questo consente di ottenere un campo visivo più ampio, ideale per la fotografia di oggetti estesi del cielo profondo. Come lo spianatore, supporta un cerchio immagine full-frame da 44 mm e offre un back focus di 55 mm dalla filettatura M48. È compatibile con sensori di grandi dimensioni e mantiene la qualità dell’immagine su tutto il campo. Il corpo in alluminio lavorato CNC assicura robustezza e precisione. Il peso complessivo è di circa 0,75 kg

 

MECCANICA E SISTEMA A FUOCO DEL TUBO OTTICO

Nulla di nuovo da segnalare per quanto riguarda la meccanica e il sistema di messa a fuoco: si riprende totalmente la linea della serie Askar APO. Ci troviamo di fronte a un tubo ottico con verniciatura porosa (a buccia di arancia) di colore bianco, con inserti anodizzati arancioni e neri. Il logo Askar e la sigla “140 APO”   sul paraluce bianco  si distinguono nettamente grazie al colore arancione; il tappo metallico, invece, mostra la stessa sigla ma in bianco.

FIG.1 – Quando richiuso è decisamente compatto

Il telescopio ha una lunghezza minima di 735 mm e un peso netto di 9,2 kg, se utilizzato con gli anelli e la piastra a coda di rondine.
Con il paraluce completamente estratto e il tubo ottico più il focheggiatore alla massima estensione, si raggiunge la lunghezza massima di….

Anche in questo caso il paraluce è retrattile, dotato di una piccola manopola per il serraggio. Il tappo copri-obiettivo, realizzato in metallo, presenta un rivestimento interno in velluto, utile per prevenire graffi sulla superficie verniciata: una scelta che continuo a preferire rispetto ai tappi filettati, che col tempo tendono a staccare piccole particelle di vernice dal tubo ottico.

FIG.2 – Paraluce, tubo ottico e focheggiatore estratti

Date le sue dimensioni contenute, la prova di stabilità effettuata su tappeto erboso con una montatura NEQ6 Pro e un treppiede Berlebach Planet si è rivelata eccellente: le vibrazioni, anche dopo una sollecitazione decisa al tubo, restano inferiori al secondo o si attestano attorno al secondo e mezzo – due secondi,  un tempo difficile da quantificare con precisione.
È senz’altro un telescopio che non richiede montature particolarmente pesanti o costose. Similmente all’Askar 160, per il 140 è stato sufficiente un contrappeso Geoptik da 10 kg, posizionato più vicino al corpo della montatura, per ottenere un bilanciamento corretto. Con accessori da due pollici ho dovuto spostare la culla alla fine del tubo ottico, prima della culatta del focheggiatore e inserire la piastra Losmandy quasi sul bordo del morsetto Geoptik sulla NEQ6.

Il sistema di montaggio è ben congegnato: include un design a doppio anello con una coda di rondine in stile Losmandy da 300 mm. È presente anche una sella extra lunga nella parte superiore, che consente l’installazione comoda di accessori come un cannocchiale guida, un’unità ASIAir o un hub elettrico.

FIG.3 – Un particolare sulla culla con piastra Losmandy

Sul retro, il telescopio è dotato di adattatori visuali da 2″ e da 1,25″, entrambi removibili quando si collega il riduttore o il kit fotografico. Il backfocus è lo standard industriale di 55 mm.

Anche in questo modello è riproposto il design a tubo ottico retrattile  estraibile di circa 11 cm, con blocco tramite una ghiera a timone, che consente di raggiungere facilmente il fuoco. In combinazione con l’escursione del focheggiatore, che aggiunge ulteriori 95 mm, è possibile sfruttare la totalità degli accessori presenti sul mercato: dai diagonali da 2″ a quelli da 31,8 mm.
È ormai chiaro che, con il tubo ottico interno completamente retratto, si può raggiungere il fuoco anche con visori binoculari – ad esempio il mio Baader MaxBright II – senza dover ricorrere ad estrattori.
Ciò permette di ottenere ingrandimenti molto bassi, simili a quelli di un binocolo astronomico: un vero punto di forza della serie Askar APO. Ho riscontrato, questa volta, che se si usa spesso il tubo ottico in ambiente polverosi o pieni di polvere è consigliabile pulire il tuo retrattile per evitare che il movimento aspiri polvere e particelle di sporco. E’ sufficiente una rapida pulizia con un panno.

Dopo aver analizzato quattro modelli, posso confermare che meccanicamente questo sistema si è dimostrato molto affidabile, senza evidenti scollimazioni, come verificato con il test del Cheshire.

FIG.4 – il fuocheggiatore ha passo da due pollici con riduttore da 31.8 mm

OTTICA

 

Anche in questo caso non  è stato possibile conoscere la composizione reale dell’obiettivo, definito “apocromatico”. Considerando il prezzo di acquisto, è senz’altro improbabile che si tratti di pregiato vetro FPL-53. Potrebbe – ma lo ribadisco, si tratta solo di una mia supposizione –  potrebbe essere realizzato in vetro H-FK61.

Lo schema ottico è un tripletto spaziato in aria, con diametro di 140 mm, lunghezza focale di 980 mm e rapporto focale f/7. La definizione fornita dai progettisti è tripletto APO air spaced con vetro ED, una formulazione che lascia volutamente spazio all’interpretazione.

Approfondirò l’argomento nel corso di questo articolo e potrete trovare ulteriori considerazioni anche nella video-recensione. Le mie impressioni, tuttavia, sono molto simili a quelle già riscontrate con altri modelli della serie Askar: si tratta di un prodotto con un’ottima qualità ottica in rapporto al prezzo di acquisto e schema ottico, capace di fornire immagini nitide e ben contrastate.

Nell’utilizzo naturalistico e diurno, il telescopio si comporta come un eccellente binocolo di alta gamma o uno spotting scope professionale, con il vantaggio di un maggiore potere risolutivo e di una superiore luminosità.
 

FIG.5 – Un primo piano sull’obiettivo da 140 mm di diametro

STAR TEST

Durante una serata  con ottime condizioni di seeing, ho eseguito lo star test sull’ASKAR 140 APO, utilizzando la stella Vega come riferimento, alta sull’orizzonte e luminosa quanto basta per rilevare anche le più lievi imperfezioni. Per l’osservazione ho utilizzato un oculare ortoscopico Takahashi MC ABBE da 4 mm, che garantisce un’ottima resa in termini di contrasto e fedeltà dei colori.

L’immagine intra-focale mostrava anelli di diffrazione ben visibili, con un “pattern” simmetrico e pulito. La dominante cromatica appariva leggermente tendente al violetto sugli anelli esterni, ma senza luce diffusa visibile nel disco di Airy centrale.

Passando alla visione extra-focale, il comportamento è stato molto simile: anelli ben spaziati, con leggera tendenza verso tonalità giallo-paglierino, ma nel complesso una resa molto bilanciata. Il pattern risultava praticamente speculare a quello intra-focale, seppur con una lieve luce diffusa in piu’, segno di una buona correzione sferica (in base al suo rapporto focale).

Non ho rilevato alcun astigmatismo evidente né irregolarità nel profilo degli anelli, e il disco di Airy risultava regolare anche nel punto di  fuoco perfetto. Ho poi provveduto a fare il classico e vetusto Ronchi Test, nella video recensione potrete visionarle. Frange abbastanza dritte, senza “curvature” invasive. Ho visto senz’altro risultati peggiori anche in strumenti dal prezzo superiore in proporzione al loro diametro.

TRATTAMENTO ANTI-RIFLESSO

Il trattamento antiriflesso, pur potendo aver subito alcune leggere modifiche nel corso degli anni, mi è parso molto simile a quello già osservato su altri modelli della serie che ho avuto modo di recensire nei mesi passati. Tutte le superfici ottiche risultano ottimizzate con un trattamento antiriflesso multistrato, che a livello visivo si presenta con una tonalità verde.

Ricordo agli appassionati più giovani che questo tipo di trattamento è progettato per migliorare il contrasto e la nitidezza delle immagini, aumentare la trasmissione luminosa e ridurre al minimo eventuali riflessi indesiderati, sia durante l’osservazione astronomica che nelle riprese fotografiche o diurne.

FIG.6- Un primo piano sulla cella che contiene il tripletto spaziato in aria

ABERRAZIONI CROMATICHE E GEOMETRICHE

Ho eseguito due tipi di test per valutare le aberrazioni cromatiche e geometriche, tenendo presente che questi aspetti possono essere influenzati anche dal treno ottico completo utilizzato durante l’osservazione.

Per facilitare la registrazione di brevi clip con il mio iPhone XR, mi sono avvalso del collaudato oculare Kowa Zoom TE-11WZ, scelto non solo per la sua elevata qualità ottica (si tratta di un oculare da oltre 800 €, dotato di elementi XD e campo piatto fino al bordo), ma anche perché dispongo del kit Digiscoping dedicato.

Questo mi ha permesso di analizzare le prestazioni dell’ASKAR 140 APO sia in ambito diurno – come se fosse un gigantesco spotting scope – sia in ambito astronomico, concentrandomi in particolare sulla percezione del cromatismo residuo sui bordi lunari e sulle stelle più luminose.

Nell’uso diurno anche a 100x non si nota alcuna aberrazione cromatica che puo’ soltando evidenziarsi in maniera lieve quando la turbolenza “sposta il fuoco” sull’oggetto o in caso di oggetti molto contrastati. E’ una visione simile a quella di un ottimo spotting scope al Top della Gamma.

Nell’uso astronomico, ribadisco quanto verificato durante l’analisi dello star test, ai bassi ingrandimenti la percezione del cromatismo residuo è ottima, si nota un po’ di aberrazione cromatica ad altissimi ingrandimenti su stelle molto luminose ma in maniera inferiore a quanto percepibile nel mio doppietto alla fluorite FS128 che mostra aberrazione cromatica oltre i 250x  sui dettagli piu’ luminosi della superficie lunare.

 

UTILIZZO FOTOGRAFICO

Durante le mie sessioni di astrofotografia a circa 1000 metri sulle Prealpi Varesine, ho potuto constatare come l’Askar 140 APO si comporti egregiamente anche con la mia Canon 6D full frame. Grazie allo schema ottico a tripletto spaziato in aria con vetro ED, la correzione delle aberrazioni cromatiche è molto buona: le stelle appaiono puntiformi, con una ridotta fringing, anche verso i bordi del campo. Ho notato solo una lieve vignettatura naturale, tipica per un’ottica di questo tipo e apertura, facilmente correggibile in fase di post-produzione. L’uso dello spianatore dedicato ( che non ho ricevuto in visione) dovrebbe essere fondamentale per appiattire ulteriormente il campo, migliorando nettamente la resa ai bordi e mantenendo la nitidezza uniforme su tutta la superficie del sensore full frame. L’assenza di una riduzione significativa del contrasto o di aberrazioni geometriche marcate ha permesso di ottenere dettagli precisi, sia su oggetti del cielo profondo che su stelle isolate. La qualità ottica dell’Askar 140, unita a un sistema di messa a fuoco preciso e stabile, ha facilitato l’acquisizione di immagini con esposizioni prolungate, senza dover ricorrere a costosi correttori o adattatori. Nel complesso, questa configurazione si è dimostrata ideale per chi, come me, fotografa saltuariamente o desidera avvicinarsi all’astrofotografia di qualità con attrezzatura accessibile ma performante.

 

GALLERY DI David Schneider

Pubblico qui di seguito con molto piacere le stupende immagini ottenute da David che sono un’ottima prova che dimostra cosa è possibile fare con questo telescopio e abili capacità fotografiche e di post elaborazione. Potete andare a trovare David anche su Instagram: https://www.instagram.com/scope_a_lot  

OSSERVAZIONE PRATICA

Osservazione del Sole in luce bianca – 1° luglio 2025

La giornata del 1° luglio ha offerto condizioni ideali per un’osservazione solare dettagliata in luce bianca. Utilizzando il telescopio ASKAR 140 APO, dotato di un obiettivo apocromatico da 140 mm e una lunghezza focale di 980 mm, ho montato il prisma Baader Cool Ceramic per garantire un’ottima trasmissione luminosa e ridurre al minimo i riflessi. L’oculare zoom Kowa TE-11 WZ, con una focale variabile tra 8 e 24 mm, mi ha permesso di esplorare la superficie solare a ingrandimenti compresi tra 40x e 122x.

La superficie solare si presentava ricca di dettagli: numerosi gruppi di macchie solari erano visibili, evidenziando l’attività solare in aumento. Le macchie apparivano come aree scure sulla fotosfera, con bordi ben definiti e strutture interne complesse. L’uso del prisma Baader Cool Ceramic ha contribuito a una visione nitida e contrastata, permettendo di osservare chiaramente le diverse caratteristiche della superficie solare. 

FIG.7- Osservazione solare con prisma Cool Ceramic

L’oculare Kowa TE-11 WZ ha offerto un campo visivo ampio e una buona qualità dell’immagine, facilitando l’esplorazione delle diverse regioni solari. La combinazione del telescopio ASKAR 140 APO con il prisma Baader Cool Ceramic e l’oculare Kowa TE-11 WZ ha fornito un’esperienza di osservazione solare soddisfacente, con immagini dettagliate e ben contrastate.

FIG. 8 – Una breve ripresa al sole con l’Iphone XR e l’oculare Kowa TE-11Wz

Osservazione della Luna – 2 luglio, ore 22:00 locali

La serata del 1 luglio si è rivelata ideale per un’osservazione dettagliata della superficie lunare con l’ ASKAR 140 APO, focalizzandomi su alcune delle strutture più affascinanti e complesse del terminatore. Utilizzando la torretta porta oculari Takahashi e una selezione di oculari di alta qualità – Takahashi TPL da 6 mm e 4 mm, Takahashi HI-LE da 2,8 mm, e RKE da 8 mm – ho potuto spaziare tra ingrandimenti compresi tra circa 100x e 350x, oltre a una visione più ampia con il binoculare Baader Planetarium MaxBright II dotato di due oculari da 10 mm.

Calcolando rapidamente gli ingrandimenti:

Iscriviti alla Newsletter

  • TPL 6 mm: 980 mm / 6 mm ≈ 163x

  • TPL 4 mm: 980 mm / 4 mm = 245x

  • HI-LE 2,8 mm: 980 mm / 2,8 mm ≈ 350x

  • RKE 8 mm: 980 mm / 8 mm = 122x

  • Binoculare 10 mm (due oculari): 980 mm / 10 mm = 98x (per occhio)

Con questa configurazione ho iniziato ad osservare il cratere Theophilus, la cui impressionante struttura a terrazze e picco centrale si staglia nettamente sul fondo illuminato, evidenziando dettagli di stratificazioni e accumuli di detriti. Il contrasto nitido tra le pareti ripide e il terreno circostante è particolarmente apprezzabile, grazie alla qualità ottica del telescopio e alla pulizia del seeing serale. Ricordo ai lettori, seppur non abbia molto tempo per aggiornarlo che è disponibile il sito www.rivistaluna.com, dove potrete apprendere varie informazioni riguardanti il nostro satellite naturale.

Spostandomi verso il cratere Posidonius, ho potuto apprezzare la complessità della sua rima, una lunga fenditura geologica che attraversa la zona riempita da una colata lavica successiva alla formazione del cratere, e la sua struttura irregolare con depositi di materiale vulcanico e colate laviche antiche, visibili con ingrandimenti più elevati, come quelli del TPL da 4 mm e HI-LE da 2,8 mm.

La Rima Altai, una delle rime più famose e lineari della Luna, si estende come una sottile linea scura che si perde nel mare Serenitatis, offrendo un ottimo banco di prova per la capacità del telescopio di risolvere strutture sottili e lineari con grande nitidezza e contrasto.

FIG. 9 – Ormai la torretta porta oculari è un accessorio insostituibile nei miei test

Con l’ausilio degli oculari RKE da 8 mm e il binoculare Baader Planetarium, ho ammirato il complesso di Aristotele e le vicine rime di Atlas e Hercules, un gruppo di crateri e strutture geologiche caratterizzate da bordi erosi, depositi e picchi centrali, che mostrano una varietà di dettagli texturali sorprendenti, facilmente identificabili grazie alla stabilità e definizione dell’immagine.

Infine, la rima all’interno del cratere Fracastorius si presenta come un solco sinuoso e profondo, circondato da un terreno leggermente più scuro e morbido nelle sue transizioni, un dettaglio di grande interesse che conferma la versatilità di questo telescopio nell’osservazione lunare, anche in condizioni di alto ingrandimento e luce bassa.

In generale, il telescopio ha confermato le aspettative, offrendo immagini contrastate, nitide e con un controllo dell’aberrazione cromatica molto contenuto, anche alle focali più spinte. La combinazione con il prisma Baader Zeiss e gli oculari di alta qualità ha fatto emergere il meglio dal 140 APO, regalandomi una visione dettagliata e immersiva di questo affascinante panorama lunare. L’unica differenza “Peggiorativa” rispetto all’ASKAR 160 e stata la maggior invasività delle miodesopsie del sottoscritto a causa di una inferiore pupilla di uscita. 

Confronto tra Takahashi FS-128 e Askar 140 APO

Caratteristica Takahashi FS-128 ASkar 140 APO
Tipo di obiettivo Doppietto apocromatico con elemento in fluorite Tripletto apocromatico spaziato in aria
Apertura 128 mm 140 mm
Lunghezza focale 1040 mm (f/8.1) 980 mm (f/7)
Peso 7,5 kg 9,2 kg
Lunghezza del tubo 1176 mm 735 mm (con paraluce retratto)
Sistema di messa a fuoco Focheggiatore singolo velocità da 2,7″ Focheggiatore doppia velocità da 3,5″ CNC
Trattamento ottico Multistrato con tonalità verde Multistrato con tonalità verde
Sistema di montaggio Anelli con barra a coda di rondine Anelli con barra a coda di rondine

Nel panorama dei rifrattori apocromatici di fascia alta, il Takahashi FS-128  (fuori produzione) e l’ASKAR 140 APO rappresentano  ( e hanno rappresentato) due scelte molto interessanti, ciascuno con caratteristiche e punti di forza distinti.

Ottica e design


Il Takahashi FS-128 è un doppietto apocromatico con elemento in fluorite, un materiale pregiato che assicura una riduzione molto efficace delle aberrazioni cromatiche e una resa cromatica particolarmente pura. Con una apertura di 128 mm e una lunghezza focale di circa 1000 mm (f/7.8), offre immagini molto contrastate e nitide, soprattutto nell’osservazione planetaria e lunare. Prima o poi mi decidero’ a presentarlo in un video approfondito.

L’ASKAR 140 APO, invece, è un tripletto spaziato in aria, costruito con vetro ED di qualità, con apertura di 140 mm e lunghezza focale di 980 mm (f/7). Questo schema ottico permette un eccellente controllo delle aberrazioni, offrendo immagini nitide e luminose con un’ottima correzione del campo e del cromatismo residuo, grazie al tripletto e all’aria che separa gli elementi.

 

FIG.10 – La serata della comparativa, purtroppo ho avuto un problema con una “gamba” del treppiede Oberwerk e ho dovuto tenere il Takahashi a “filo d’erba”

Dimensioni e peso


L’ASKAR 140 è più grande e pesante, con un peso di circa 9,2 kg e una lunghezza di 735 mm (con paraluce retratto), mentre il Takahashi FS-128 è più compatto e leggero, con un peso intorno ai 7,5 kg e una lunghezza simile ma generalmente più maneggevole.

Osservazione visuale e fotografica


Sul campo, l’ASKAR 140 si distingue per la sua maggiore apertura, che si traduce in una maggiore luminosità e potere risolutivo, vantaggi evidenti soprattutto nell’osservazione di oggetti deep-sky come nebulose e ammassi globulari, dove la luce raccolta extra fa la differenza. Devo confermare di aver percepito meglio praticamente tutti gli oggetti evanescenti. Dato che la quantità di luce raccolta da un telescopio è proporzionale al quadrato del diametro dell’obiettivo, l’Askar 140 dovrebbe fornire una luminosità maggiore del 20% anche se intervengono anche altri fattori come la dispersione degli elementi, il trattamento anti-riflesso e cosi via. Certamente nell’utilizzo pratico la maggiore luminosità era ben evidente.

E nell’osservazione dei pianeti e della Luna?

Il Takahashi FS-128 brilla invece  nel contrasto, particolarmente evidente durante l’osservazione diurna di pianeti elusivi come Venere, dove il doppietto alla fluorite mostra  un contrasto più marcato, riducendo al minimo il cromatismo residuo.  Peccato non aver potuto osservare Giove. Nella osservazione della superficie lunare, il vecchio FS128 ha una resa  forse leggermente piu’ calda e un terminatore piu’ netto e contrastato, anche se spesso una inferiore luminosità fa percepire erroneamente la presenza di maggior contrasto. Insomma, poca differenza sulla Luna – eccetto la maggior comodità della pupilla di uscita a parità di ingrandimenti – ma i pianeti non sono mostrati come un rifrattore al Top della Gamma ma la differenza, vi assicuro, non vale decisamente quella dei soldi spesi ad acquistarli.

 

Utilizzo pratico

L’ASKAR 140, con il suo design moderno e sistema di messa a fuoco CNC a doppia velocità, si presta molto bene anche per l’astrofotografia, grazie alla sua correzione del campo e alla compatibilità con accessori come riduttori e spianatori. Inoltre, il sistema retrattile del tubo ottico permette un’ottima flessibilità nell’uso di oculari e diagonali.

Il Takahashi FS-128, pur essendo sfruttabile anche per la fotografia, è spesso preferito dagli osservatori visuali che cercano un telescopio maneggevole,  che si ambienta subito, veloce da montare e con una qualità d’immagine eccellente su soggetti planetari e lunari. Meccanica non paragonabile a quella dell’Askar che in questo frangente, stravince.  

Differenze nelle prestazioni osservative in sintesi

  • Luna: L’ FS-128 offre immagini con un contrasto superiore, evidenziando dettagli  forse leggermente piu’ fini nei crateri e nelle rime lunari piu’ ostiche. L’ASKAR 140, con la sua maggiore apertura, fornisce immagini più luminose, ma con un contrasto leggermente inferiore, piu’ comodo da usare e mostra anche meno miodesopsie a parità di ingrandimenti.

  • Venere: L’ FS-128 mostra una nitidezza del bordo planetario e un contrasto  maggiore, ideale per osservare le fasi di Venere. L’ASKAR 140, pur offrendo una maggiore luminosità mi è parso essere meno “inciso”.

  • Saturno: Entrambi i telescopi offrono ottime immagini di Saturno che è un pianeta contrastato e non necessità di ottiche di altissima qualità, si nota una evidente maggior luminosità nell’Askar 140 che mostra forse meglio i colori del pianeta.

  • Sole: In luce bianca, l’ASKAR 140 fornisce qualche dettaglio in piu’ sulla granulosfera, mentre l’ FS-128 offre immagini  con un contrasto maggiore. L’Askar  140 ovviamente fa scaldare il prisma di Herschel un po’ prima, ma l’ho preferito al 160 per la minor sensibilità alla turbolenza diurna.

FIG 12 – Doppia basetta per montare i vostri accessori preferiti

PREGI E DIFETTI

Pregi:

  • Prezzo competitivo: L’Askar 140 APO offre una qualità ottica e costruttiva elevata a un prezzo decisamente più accessibile rispetto ad altri rifrattori di simili dimensioni e caratteristiche, rappresentando un ottimo rapporto qualità-prezzo.

  • Portabilità: Nonostante l’apertura di 140 mm, il telescopio risulta relativamente leggero e compatto (circa 9,2 kg), facilitando il trasporto e l’allestimento anche in sessioni di imaging mobile.

  • Costruzione robusta: La struttura è solida e ben rifinita, con materiali di qualità che gli permettono di resistere anche a condizioni difficili come viaggi nel deserto o ambienti esterni impegnativi.

  • Design funzionale: Le selle multiple per il montaggio di accessori facilitano la personalizzazione e l’organizzazione dell’attrezzatura, migliorando l’esperienza d’uso.

  • Ottime prestazioni ottiche: Nonostante il prezzo, la resa ottica è di buon livello, con immagini nitide e luminose, particolarmente apprezzate dagli astrofotografi che vogliono una grande apertura senza un investimento eccessivo.

Difetti:

  • Il focheggiatore deve essere regolato con criterio in base agli accessori che dovrete utilizzare. E’ possibile infatti eliminare eventuali giochi meccanici intervenendo con attenzione sulle viti di centraggio e sui “pin” di attrito del focheggiatore .

  • Avendo compiuto una osservazione diurna con discreto vento mi sono accorto che il tubo ottico estraibile “potrebbe” aspirare polvere o sabbia in fase di chiusura, similmente al Canon 100-400 definito “il pompone”. Direi eventualmente di controllare eventuale residui in fase di chiusura.  Per il resto veramente nulla da eccepire, per anni prima dell’arrivo degli Askar abbiamo accettato alcuni compromessi su prodotti di fascia decisamente superiore.

IN CONCLUSIONE

L’Askar 140 APO si conferma una scelta eccellente per l’astrofotografo appassionato che desidera un rifrattore di grande apertura, capace di bilanciare qualità ottica, portabilità e prezzo. Le sue prestazioni solide lo rendono particolarmente adatto a chi intende fare il salto verso strumenti di fascia superiore senza affrontare investimenti troppo onerosi.

Questo telescopio rappresenta un’opzione dal grande rapporto qualità/prezzo, ideale per chi soffre di “aperture fever” e cerca un rifrattore affidabile e performante per l’imaging del cielo profondo. In definitiva, se l’obiettivo è acquisire un astrografo con ottima resa ottica, meccanica curata e compatibilità con sensori full frame, l’Askar 140 APO merita senz’altro una seria considerazione.

Va comunque sottolineato che, pur offrendo buoni risultati anche nell’osservazione visuale, non può competere con rifrattori apocromatici a lunga focale e/o di fascia alta  nella visione ad alta risoluzione di Luna e pianeti.

PREZZO E GARANZIA

Nel mese di luglio del 2025, il prezzo suggerito per l’Askar 160 è di 2499 €. Vi consiglio di visitare il sito di Artesky, per verificare la disponibilità e eventuali variazioni di prezzo, utilizzando il link qui in basso.

RINGRAZIAMENTI

Un sincero ringraziamento a Luca Seveso di Artesky, per avermi fornito l’esemplare oggetto di questo test e per avermi lasciato libertà di condividere le mie impressioni personali senza alcuna forzatura.

 

DISCLAIMER

Binomania non è un negozio online, ma un sito di recensioni. I prodotti sono testati e restituiti, e come giornalista non posso venderli ai lettori. Per tale motivo, per conoscere eventuali offerte e prezzi sui prodotti oggetto di questa recensione, dovete contattare direttamente Artesky.

 

💬 Ti è piaciuto questo articolo? Se Binomania ti è utile, valuta una piccola donazione per supportare il progetto. Anche 1 euro fa la differenza. Grazie!

👉 Sostienici su PayPal