Recensione del rifrattore tripletto ASKAR 185 APO F/7.0 – Il miglior Giove della mia vita?

PREMESSA

Oggetto di questa recensione sarà  il rifrattore Askar 185, dotato di un tripletto spaziato in aria. Questo  telescopio mi è stato gentilmente fornito  da Artesky Srl, che lo propone a  5.499 euro, rispetto ai 6.099 euro del prezzo di listino. In questa recensione e nel video in 4K troverete non solo le sue caratteristiche tecniche, ma anche i pregi e i difetti che ho riscontrato nell’osservazione visuale ad alta risoluzione e nell’osservazione del cielo profondo. Successivamente, pubblicherò un altro articolo e un video reportage, in collaborazione con il GAV  Gruppo Astrofotografico Varese, per valutarne sul campo anche le prestazioni fotografiche.

Buona lettura e buona visione, se avete un televisore 4K vi consiglio di vedere il video evitando lo smartphone e impostando la risoluzione su 4K. Ai lettori stranieri che mi leggono confermo la presenza dell’audio in lingua inglese da attivare tramite le impostazioni di YouTube.

 

 

LA STORIA DI SHARPSTAR OPTICS

Sharpstar Optics, fondata nel 2000, è un’azienda cinese di punta nel settore della progettazione, produzione e vendita di telescopi astronomici e accessori correlati. Con una solida esperienza nel settore OEM e un continuo impegno nell’innovazione, Sharpstar Optics è apprezzata per la qualità ottica e costruttiva dei suoi prodotti.

Il marchio Askar, che fa parte di Sharpstar Optics, si distingue per la creazione di strumenti e accessori che combinano praticità, efficienza e prestazioni elevate, offrendo un eccellente rapporto qualità-prezzo. I prodotti Askar sono ideali per gli appassionati di astronomia che cercano strumenti di qualità ma che non possono ambire ai blasonatissimi Top di Gamma del settore astronomico.

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FIG.1 – L’ASKAR 185 sul monte Sette Termini, sullo sfondo il monte Rosa

ACCESSORI IN DOTAZIONE

Il telescopio è custodito in una bellissima valigia di alluminio tipo trolley, dotata di  vari piedini in gomma e di due robuste ruote. Essendo anche appassionato di tiro sportivo, posso confermare che una valigia di questo tipo, se acquistata in un’armeria, costerebbe almeno 400- 500 euro.

FIG.2 – Un particolare sulla manopola di serraggio degli anelli

La dotazione di serie include una culla con due anelli e una piastra a coda di rondine di tipo Losmandy, compatibile con la maggior parte delle montature equatoriali. La piastra, lunga 40 cm, è ottimizzata con fori multipli che permettono una maggiore precisione nella regolazione della posizione.

FIG.3 – La lunga maniglia funge anche da supporto per telescopi guida o altri accessori

Nella parte superiore della culla è stata inserita una maniglia lunga 38 cm, dotata di filettature, che consente il montaggio di vari accessori, come un cannocchiale guida o un semplice cercatore. Il peso della culla completa di anelli e barre è poco inferiore ai due chilogrammi e mezzo. Il sistema di chiusura utilizza delle viti con un pomello dotato di un ottimo grip, che offrono un’eccellente capacità di serraggio.

 

FIG.4 – La barra Losmandy è dotata di vari fori e sedi per facilitarne il montaggio

Questo consente, anche con il telescopio montato, di effettuare semplici regolazioni spostando il tubo ottico avanti o indietro in base alle proprie esigenze. Sono presenti poi due basette per il montaggio dei cercatori, il riduttore da 31.8 mm con tappo e ovviamente un tappo metallico per la protezione del grande obiettivo.

FIG.4 – Il tappo è metallico e ottimizzato con una striscia di vellutino nero

MECCANICA E SISTEMA DI MESSA A FUOCO

Analizzando l’Askar 185, la prima impressione è stata quella di avere tra le mani un telescopio piu’ robusto e massiccio e “professionale” rispetto all’Askar 120 APO che testai lo scorso anno. Questo conferma che, pur essendo un telescopio dal prezzo eccezionale in rapporto al suo diametro e schema ottico, la cura nei dettagli è notevole.

Anche in questo modello, il tubo ottico è verniciato di bianco satinato e ottimizzato a livello di design con inserti arancioni, presenti sia sul focheggiatore che sulla grande culla. La costruzione interna del tubo è stata curata con attenzione: è annerito in modo accurato e presenta alcuni diaframmi che limitano la luce diffusa lungo il percorso ottico.

FIG.5 – In questa immagine si svela in parte l’interno del tubo ottico

Esteticamente il telescopio si presenta come un rifrattore imponente ma nel contempo compatto, grazie alla possibilità di retrarre il paraluce e di estrarre il gruppo focheggiatore in due sezioni. Il tappo copri-obiettivo è in metallo e si inserisce perfettamente a pressione. IL suo interno è stato ottimizzato con un rivestimento in velluto, che previene graffi e migliora la presa sul tubo ottico.
Anche il tappo, in linea con i dettagli già citati, è proposto con un colore arancione anodizzato. I colori predominanti di questa serie Askar sono quindi bianco, nero e arancione.

Ritengo doveroso fornire alcuni dettagli tecnici sul peso delle componenti utilizzate, anche per spiegare la mia decisione di montarlo su una semplice montatura NEQ6, seppur abbinata a un treppiede Berlebach Planet e al sistema maggiorato Geoptik (doppio morsetto, barra maggiorata e contrappesi). Un kit che ovviamente ho sfruttato solo per le mere osservazioni visuali.

Quando il paraluce è retratto e il focheggiatore completamente chiuso, il telescopio misura soltanto 110 cm, mentre la lunghezza totale arriva a circa 142 cm con il paraluce e il  sistema prolunga e tubo focheggiatore esteso. Non potendo avvalermi della mia bilancia elettronica, ho stimato il peso del telescopio utilizzando una  semplice bilancia pesapersone. Con gli anelli, la culla di serie e il tappo, il peso non supera i 17 kg. Ovviamente, aggiungendo accessori come diagonale, oculari da 2 pollici, un visore binoculare o un cercatore, si può arrivare a un peso complessivo di 18-19 kg.

FIG.6 – Certamente una EQ8 sarebbe una soluzione ideale, ma grazie al treppiede Berlebach Planet al Kit Geoptik sono riuscito a guardare Luna e pianeti con un confort migliore di quello ottenibili da un F/15 di 6″ su una G11. Per la fotografia è necessaria una montatura piu’ robusta!

Riesco a maneggiarlo senza particolari difficoltà, tuttavia, per alcune persone potrebbe essere complicato fissarlo su una montatura con una colonna posta a un’altezza superiore alle spalle. Nel mio caso, utilizzando la NEQ6 con il treppiede Berlebach Planet abbassato a 1/3 della sua altezza, riesco a montarlo senza problemi. Con una mano sollevo il telescopio tramite la maniglia, mentre con l’altra lo fisso al morsetto ideato da Ezio Bonafini.

FIG.7 – L’Askar 185 con paraluce e tubi completamente estratti

Con questa configurazione, utilizzando due contrappesi Geoptik da 10 kg e 5 kg fissati a circa metà barra, ho ottenuto un assestamento delle vibrazioni durante la focheggiatura inferiore rispetto a quello del ottenibile con un doppietto da 150 mm aperto a F/8, è necessario pero’ attendere 5 secondi per un totale assestamento delle vibrazioni .Questo  risultato dipende non tanto dal peso, quanto al fatto che il focheggiatore con demoltiplica con passo 1:10 dell’Askar è decisamente piu’ fluido, consentendo delle  regolazioni più precise e che generano meno vibrazioni, un focheggiatore elettrico risolverebbe quasi totalmente la situazione.

Con il telescopio perfettamente bilanciato, i motori della NEQ6 non hanno mai mostrato segni di cedimento. Per l’uso esclusivamente visuale, questa configurazione si è dimostrata “utilizzabile”.. Prestando un po’ di attenzione durante le osservazioni ad alto ingrandimento  e in tutta tranquillità per quelle riguardanti gli oggetti del cielo profondo ammirati a bassi ingrandimenti, il sistema ha dimostrato di sostenere il carico senza problemi.

Va inoltre considerato che parte di questa prestazione dipende anche dalla solidità del treppiede Berlebach Planet che ho sottoposto nel corso degli anni a pesi decisamente superiori. 

FIG.8 – Un particolare sul tubo del fuocheggiatore

Relativamente alla messa a fuoco, una particolarità dell’Askar 185 è la possibilità di raggiungere il punto di fuoco anche con i visori binoculari. A tale scopo, è stato progettato un sistema che combina un serraggio a timone con un tubo interno estraibile, che funge da prolunga di 95 mm. Successivamente, si può beneficiare di un’ulteriore estrazione del tubo focheggiatore di altri 95 mm. Entrambi i tubi sono serigrafati con tacche precise, e il tubo focheggiatore dispone di tacche di riferimento a 360 gradi, permettendo un utilizzo estremamente preciso anche del rotatore fornito di serie.

FIG.9 – Diagonale dielettrico a specchio della William Optics con oculare zoom Kowa Te-11WZ

Il gruppo esterno del focheggiatore rigido a cremagliera e pignone dual-speed da 3,5 pollici, infatti, è ruotabile di 360 gradi e offre un’uscita da due pollici con riduzione a 31,8 mm. La messa a fuoco si è dimostrata decisamente fluida grazie alla demoltiplica, che consente di ottenere una regolazione precisa anche ad alti ingrandimenti.  Come già anticipato durante i test, sono riuscito a focheggiare senza difficoltà anche su una montatura NEQ6, con tempi di posa che, per l’uso visuale, considero soddisfacenti. Tuttavia, ribadisco che per la fotografia astronomica, consiglio l’utilizzo di una EQ8 o di una Losmandy G11, che offrono una maggiore stabilità.

Dal punto di vista meccanico, il focheggiatore è stato realizzato con macchinari CNC ad alta precisione. Anche l’interno è stato annerito per ridurre al minimo i riflessi invasivi. Si tratta di un classico sistema a pignone e cremagliera, che può essere motorizzato con la maggior parte degli accessori disponibili sul mercato, come ad esempio il Focus Cube V2 Pegasus Astro ( 290,00 € ) e accessori simili. .

FIG.10 – La demoltiplica dell’Askar funziona decisamente meglio di quella montata sul mio Takahashi FS128

Utilizzando un diagonale da 2 pollici e un oculare zoom Kowa TE-11 WZ, sono riuscito a mettere a fuoco fino a una distanza di 35 metri, estraendo solo di qualche millimetro il barilotto dell’oculare. Con prismi più piccoli, è necessario utilizzare un ulteriore tubo di prolunga. Nessun problema, invece, con la maggior parte degli oculari quando si osserva all’infinito utilizzando sempre il diagonale da 2 pollici.

Ho inoltre testato il sistema con un prisma Baader Zeiss da 31,8 mm e un visore binoculare MaxBright dotato di Glasspath da 1,7x. In questo caso, ho dovuto estrarre il tubo focheggiatore fino a 7,5 mm e il tubo estrattore fino alla massima lunghezza. Come visibile nell’immagine allegata, l’Askar 185 mantiene la promessa di mettere a fuoco con il visore binoculare senza l’uso di correttori, grazie a un’estrazione complessiva del tubo di 3,5 mm e una gestione precisa tra le due componenti meccaniche.

Questa configurazione permette di trasformare il rifrattore in un vero e proprio binocolo, con una luminosità che, a mio avviso, è nettamente superiore a quella di uno strumento da 120 mm di diametro. Un risultato davvero eccezionale!

FIG.11 – All’occorrenza l’ASKAR 185 si trasforma in un binocolo gigante da postazione fissa

OTTICA

Come anticipato nella premessa, questo telescopio è dotato di un obiettivo da 185 mm con schema tripletto spaziato in aria. La lunghezza focale è di 1295 mm, per un rapporto focale di f/7. Non sono fornite informazioni ufficiali sulla composizione del vetro ED utilizzato; presumibilmente, dato il prezzo di acquisto, non si tratta di FPL-53. Ritengo plausibile, ma si tratta di una mia congettura, che il vetro impiegato possa essere H-FK61. In ogni caso, per l’uso visuale, il telescopio offre immagini nitide e ben contrastate, con una tonalità dei bianchi leggermente virata verso il caldo.

Come potrete vedere nella video recensione, ho  anche provato il telescopio come se fosse un gigantesco spotting scope per le osservazioni naturalistiche. Per questo test, ho osservato alcune antenne sui tetti dei vicini di casa. In queste condizioni, sia a fuoco diretto che a medio-alto ingrandimento, il contenimento dell’aberrazione cromatica si è rivelato ottimo, tenendo conto dello schema ottico, del rapporto focale e della composizione dei vetri utilizzati.

FIG.12 – 185 mm di diametro non ostruito, fanno una certa impressione quando si ammira per la prima volta

Direi che, almeno per l’uso visuale, questo telescopio può essere considerato a tutti gli effetti un apocromatico. Il contenimento del cromatismo residuo, dipenderà, come sapete, dall’uso degli accessori prediletto. L’ho notato in maniera flebile con il visore binoculare  e il prisma senza i Glasspath Corrector della Baader e ho notato che fosse assente con il classico diagonale a specchio dielettrico e in maniera “quasi invisibile” con i miei diagonali prismatici, seppur di qualità. Ricordo infatti ai neofiti che con rapporto focali inferiori a F/7 è consigliabile l’uso dello “specchio”, piuttosto che del “prisma” per limitare la percezione del cromatismo residuo.

 

STAR TEST E SNAP TEST

Relativamente allo star test posso confermare che le immagini intrafocali si sono dimostrate nitide, con anelli ben spaziati, uniformi e senza alcuna luce diffusa evidente all’interno. Analizzando invece il disco di diffrazione extrafocale, ho rilevato aberrazione sferica (sotto correzione).

Lo snap test ha comunque evidenziato un punto di fuoco piuttosto netto. Durante l’osservazione con il reticolo di Ronchi, la stella artificiale ha mostrato frange abbastanza dritte in luce bianca. Onestamente mi aspettavo di peggio dato prezzo e schema ottico. 

TRATTAMENTO ANTI-RIFLESSO

In tale frangente, confermo quanto già evidenziato nella recensione dell’Askar 120. Anche in questo caso, tutte le superfici ottiche sono dotate di un trattamento antiriflesso multistrato, che si manifesta con un piacevole colore verde.

Questi trattamenti multistrato migliorano il contrasto e la nitidezza delle immagini osservate, garantendo una maggiore trasmissione luminosa. Il risultato sono immagini più luminose e dettagliate rispetto a strumenti con trattamenti applicati solo su alcune superfici.

 

OSSERVAZIONE PRATICA

È giunto il momento di entrare nel vivo della recensione, condividendo le mie impressioni personali durante l’utilizzo pratico del telescopio. Mi sono concentrato in particolare sull’osservazione degli oggetti del cielo profondo, oltre che sulla Luna e sui pianeti.

 

Luna

Per quanto riguarda l’osservazione lunare, la prima sensazione che ho avuto utilizzando l’Askar 185 è stata quella di beneficiare di una ottima luminosità. Mi sembrava di osservare con uno strumento di diametro ben superiore, similmente a un S-C da almeno 25 cm, tuttavia, le immagini apparivano leggermente più nitide e contrastate di un classico telescopio ostruito, con un effetto di riduzione della turbolenza che ha conferito un’immagine tranquilla, tipica solo di un sistema a lenti seppur di media focale.

Certamente, il grande tripletto spaziato in aria richiede un tempo di ambientazione termica superiore rispetto a un classico doppietto da 130 mm. Infatti, durante le osservazioni, ho notato una migliore stabilizzazione termica con il telescopio più piccolo, come era lecito aspettarsi ma di contro è in grado di gestire meglio i cambi repentini di temperatura rispetto ad esempio a un Maksutov Newton dal diametro di poco inferiore. Per esemplificare dal mio ufficio 20° all’esterno , 4-5° ho iniziato a sfruttarlo a dovere dopo 90 minuti, invece, lasciandolo in garage (circa 8-9°) ho sempre potuto osservare dopo una quarantina di minuti,in tal caso l’FS 128 è pronto dopo venti.

Con il telescopio correttamente ambientato, sono riuscito ad osservare sulla Luna dettagli molto interessanti ma sono abbastanza certo di non aver sfruttato a dovere il potere risolutivo, perché nelle serate in cui ho potuto ammirare la Luna, il seeing era mediocre.

Tuttavia anche in tali circostanze la superficie lunare, ha permesso di apprezzare con piacere dettagli che di solito sono visibili soltanto con il mio Takahashi FS128, come la rima all’interno del cratere Alphonsus (ben evidente e non solo “percepibile”  o i crateri sommitali dei domi di Hortensius che mostravano forme differenti. Spero che Artesky mi conceda anche qualche settimana d’utilizzo per fornirvi altre impressioni riguardo la mera osservazione lunare.

 

 

GIOVE  (21 gennaio 2025)

Per illustrarvi meglio le mie impressioni pratiche, a volte contrastanti, rispetto a quanto osservato durante l’analisi  del disco di diffrazione in extra-focale di questo telescopio, vorrei raccontarvi l’esito di una interessante osservazione effettuata  martedì 21 gennaio, tra le ore 17:00 e le 19:00.  Questo è stato forse l’unico giorno in cui le condizioni meteo mi hanno realmente consentito,  almeno qui in Valganna,  di sfruttare un seeing ottimale. Le condizioni meteo, a dispetto delle previsioni, sono migliorate già dal primo pomeriggio, quindi ho deciso di montare la NEQ6 con il telescopio per scattare le immagini che vedete nell’articolo e iniziare a riprendere alcuni dettagli in 4K da includere nella videorecensione.

Nel pomeriggio, ho notato un miglioramento del seeing, che solitamente percepisco osservando il fumo che esce  dritto e senza interruzioni dai camini delle case del vicinato. Una prima analisi del pianeta Venere ha mostrato che, seppur basso il pianeta fosse un po’ basso, le condizioni di seeing fossero ottime, forse le migliori degli ultimi due mesi. Per questo motivo, ho iniziato a osservare Giove a partire dalle 17:30,utilizzando vari oculari e accessori per trovare il miglior setup e fornirvi un’idea delle reali prestazioni del telescopio nelle condizioni ideali.

In primis, posso confermare che con il treppiede Berlebach Planet, ben bilanciato, anche a 250 ingrandimenti sussistono vibrazioni di circa 5 secondi dopo la fase di messa a fuoco, che sono comunque notevoli ma sopportabili.  I motori hanno funzionato perfettamente per tutta la serata, senza alcun gioco, anche durante i movimenti di navigazione rapida con la modalità rate 8 spostandomi repentinamente sui quattro assi.

Durante l’osservazione di Giove, mi sono avvalso di un diagonale prismatico Baader Zeiss e di un diagonale dielettrico della William Optics.  Di solito i diagonali con il prisma si utilizzano con telescopi dal rapporto focale superiore a f/7, e questo telescopio, essendo proprio un f/7, rappresenta “una zona di confine” giacché potrebbe essere usato sia con un prisma che con uno specchio. Tuttavia, ho notato che il diagonale a specchio William Optics esibiva una minore presenza di cromatismo residuo, visibilmente migliore, quindi, rispetto alla mera osservazione con il visore binoculare e il prisma Baader Zeiss senza correttori.

FIG.13 – un oculare zoom che stupisce sempre è lo ZEISS che era disponibile anni fa sugli spotting scope della DIASCOPE (25.1mm to 6.9mm). Nitido come un ortoscopico di qualità

Una problematica comune con telescopi di grande diametro è la riduzione del contrasto nelle zone equatoriali, a causa della troppa luminosità che raggiunge l’occhio. Ho rimediato utilizzando un filtro ND  che ha migliorato notevolmente la visibilità dei dettagli nella zona equatoriale di Giove. La visione è diventata incredibilmente ricca di dettagli, mostrando dettagli interni alla  Macchia Rossa, colori intensi, ovali bianchi mai visti con il mio  FS 128 mm,  festoni colorati e trame dettagliate nelle zone tropicali e polari laddove in un classico 5 pollici possiamo notare leggere “rugosità”.

Posso scrivere con certezza che la visione che ho avuto il 21 gennaio 2025, alle ore 18:00, con il visore binoculare MaxBright, un glasspath da 1.7X, è stata una delle migliori osservazioni di Giove che io abbia mai fatto. L’immagine era ricca di dettagli, colori intensi, e una tridimensionalità che mi ha dato l’impressione di avvicinarmi  realmente al pianeta con una navicella spaziale. 

L’ASKAR 185 grazie al suo generoso diametro non ostruito permette di percepire dettagli e colori in modo molto più intenso rispetto a telescopi di dimensioni più piccole, come il mio  FS128. La pupilla di uscita più grande aiuta a ridurre la visione delle miodesopsie, rispetto ai riflettori che ho utilizzato in passato, l’immagine è decisamente più stabile. Del resto a 180x circa si sfrutta un millimetro di pupilla di uscita e non gli 0.7 di un 5 pollici.

Non ho molta esperienza con telescopi di grande diametro (oltre i  35 cm) , ho avuto al massimo un Newton da 30 cm e un  Celestron C11, dato che di solito osservo con telescopi  a rifrazione da 5-6 pollici. Tuttavia, posso dire che l’Askar 185 ha mostrato una qualità d’immagine superiore  e piu’ stabile rispetto a molti strumenti che ho usato nel corso degli anni.  Rispetto al  Maksutov Newton Intes Micro in AstroSitall  con un diametro di 178mm  aperto a F/8  e con una ostruzione  del 14%   l’abilità dell’ASKAR 185  nel mantenere la stabilità termica durante il corso della serata mi è parsa decisamente superiore anche se ovviamente avrei potuto confermarlo con certezza durante un reale confronto. Scrivo cio’ perchè uno dei motivi che mi fece vendere il Mak russo fu proprio la scarsa facilità ad ambientarsi nel corso della nottata durante i cambi repentini di temperatura, anche usando la ventola.

Credo che l’Askar 185 in proporzione al suo prezzo di acquisto sia un ottimo strumento, e se utilizzato con i giusti accessori, può fornire prestazioni ottime nell’osservazione planetaria. Per esempio, se si dispone di una montatura discreta come la NEQ6 e si usano accessori come il visore binoculare, l’osservazione planetaria sarà davvero entusiasmante, avrete poi tempo di acquistare una montatura piu’ robusta.

In sintesi, l’Askar 185 è uno strumento che, sebbene abbia alcuni difetti, offre un netto miglioramento  rispetto ad altri telescopi magari nella stessa fascia di prezzo, con una lucidatura piu’ sopraffina ma dal diametro inferiore. L’ho notato  soprattutto nella percezione dei dettagli e dei colori, come se sopra un certo diametro, l’aberrazione sferica fosse in parte compensata dall’ottimo potere risolutivo, dalla luminosità della pupilla d’uscita e dal comodo utilizzo del visore binoculare.  

SATURNO E MARTE

Il Pianeta Saturno ha continuato a stupirmi con il suo contrasto superiore rispetto a Giove, una qualità che ho apprezzato particolarmente durante l’osservazione in monovisione. In questo caso, ho deciso di spingermi fino a 350 ingrandimenti, riuscendo comunque a mantenere immagini nitide e dettagliate. Saturno ha mostrato un contrasto eccellente, con gli anelli ben definiti e i dettagli delle divisioni facilmente visibili. La stabilità termica del telescopio, che avevo già notato nelle osservazioni planetarie precedenti, ha svolto un ruolo fondamentale nel garantire immagini chiare anche a ingrandimenti elevati.

Anche il pianeta Rosso mi ha entusiasmato grazie anche al suo maggiore contrasto rispetto a Giove. Con un diametro del genere ho visto particolari mai visti con il mio ottimo FS 128 e che raramente mi mostrava il Celestron C11, quasi sempre per problemi di turbolenza focale.  Non male per un astrografo!

FIG.14- La mia esperienza passata con il C11 e il C9.25 mi hanno portato a considerare spesso l’uso di un filtro ND per “tirar fuori ” i dettagli giovani affogati dalla luce , anche con l’ASKAR 185 ho sfruttato questo piccolo trucchetto

CIELO PROFONDO

L’osservazione del cielo profondo con l’Askar 185 è stata un’esperienza entusiasmante, e ci sono due motivi principali che lo rendono particolarmente appagante: il diametro non ostruito di 185 mm e la natura stessa di un rifrattore. Da molti anni utilizzo con profitto rifrattori di media corta focale da 5, 6 pollici per l’osservazione di galassie, ammassi stellari e nebulose, traendo sempre grande soddisfazione anche nelle serate di seeing non ottimale. Il mio C8, ad esempio, in condizioni di seeing scarso mostra stelle sfocate e grandi come palline di polistirolo. L’Askar, seppur sia luminoso come uno specchio da almeno 25 cm, forse qualcosa in piu’, si comporta in modo eccezionale, fornendo immagini del cielo profondo con stelline come capocchie di spillo.

Ad esempio, utilizzando un oculare Docter UWA da 12,5 mm, che fornisce un ingrandimento di circa 100x e un campo di vista di 84 gradi, ho potuto osservare campi stellari ricchi di stelle puntiformi fino al bordo del campo, con stelle colorate che non avevo mai notato prima nei miei rifrattori di diametro inferiore. L’osservazione del doppio ammasso di Perseo è stata una vera e propria rivelazione: con questo telescopio, l’esperienza è stata straordinaria e non dovrebbe mai mancare l’opportunità di osservare oggetti del cielo profondo con un rifrattore di grande diametro.

FIG.15 – Il telescopio durante il test pratico sul campo

Uno dei momenti più memorabili è stato l’osservazione della Nebulosa di Orione durante una serata particolarmente limpida, senza Luna, quando ho portato il telescopio sul  Monte Sette Termini, a 1000 m di altezza. La foschia che attenuava l’illuminazione dei paesi sottostanti ha contribuito a rendere la notte ideale per osservazioni dettagliate del cielo profondo. Mai prima d’ora, nemmeno quando possedevo il C11, avevo visto dettagli così evidenti all’interno della Nebulosa di Orione. Ho notato una tenue colorazione  grigio verdastra nel cuore della nebulosa, che potrebbe sembrare una percezione soggettiva, ma  di certo non era la solita immagine in scala di grigi che si percepisce con altri strumenti. Non oso immaginare cosa si possa vedere con l’ASKAR da 8 pollici.

Incredibile anche il dettaglio delle screziature e dei passaggi tenui di sfumature di grigio nel ventaglio della nebulosa, dove ho potuto distinguere filamenti e dettagli che non avevo mai osservato prima. Senz’altro, un telescopio come un Dobson da 40 cm potrà fornire immagini più luminose, ma la capacità dell’Askar 185 di offrire stelle puntiformi, come quelle nel trapezio di Orione, e una resa molto contrastata grazie al suo schema ottico non ostruito, è di valore indiscutibile.

Anche gli ammassi stellari come le Pleiadi e le Iadi si sono rivelati magnifici, e una panoramica sui vari ammassi stellari presenti nel cielo invernale mi ha permesso di apprezzare appieno questo strumento. Il contrasto e la definizione delle immagini , migliori di un telescopio ostruito o del mio rifrattore da 6″ aperto a F/5, hanno reso ogni osservazione del cielo profondo un’esperienza visiva di alta qualità, che pochi telescopi possono offrire in questa fascia di prezzo.

 

UTILIZZO CON IL VISORE BINOCULARE

Come anticipato, grazie al suo schema ottico, l’Askar 185 permette di beneficiare di un’osservazione binoculare senza la necessità di utilizzare un correttore glasspath o altri accessori aggiuntivi. Questo è uno dei punti di forza del rifrattore ASKAR, che potete trasformare praticamente in un  binocolo gigante. La luminosità dell’immagine è eccezionale, anche se non raggiunge i livelli che si possono ottenere utilizzando un diagonale a specchio di alta qualità da 2 pollici e oculari specifici per il cielo profondo. Tuttavia, la sensazione di immersione nella scena, fornita dal visore binoculare, crea un’esperienza visiva di una tridimensionalità sorprendente.

 Inutile ribadire, che questo binocolo si sposta perfettamente con un visore binoculare per la osservazione lunare  e planetaria. Invito i pochi dubbiosi a provarlo sul campo, in qualche occasione che si avrà senz’altro durante gli Star Party o gli eventi delle aziende del settore.

 

PREGI E DIFETTI

Pregi:

  • Prezzo di acquisto molto competitivo: L’Askar 185 offre un ottimo rapporto qualità/prezzo, posizionandosi come una scelta accessibile per chi cerca un telescopio di grande diametro senza compromettere troppo la qualità.
  • Obiettivo con elemento bassa dispersione: Anni fa per queste cifre si potevano trovare dei rifrattori di grande diametro completamente acromatici
  • Ottime rifiniture interne ed esterne:  Il telescopio presenta rifiniture di qualità che lo rendono esteticamente piacevole e robusto.
  • Meccanica di ottima qualità nella sua fascia di prezzo: La meccanica del telescopio è solida e funzionale, il focheggiatore propone movimenti fluidi e precisi, ideale per l’uso sia visuale che fotografico.
  • Visore binoculare consigliatissimo.  La possibilità di utilizzare il visore binoculare senza dover ricorrere a correttori aggiuntivi è un grande vantaggio nella osservazione del cielo profondo ma vi offrirà anche delle immagini incredibili della Luna e dei pianeti
  • Possibilità di montaggio (provvisorio) per le osservazioni visuali su una NEQ6: Con un po’ di accortezza, è possibile montarlo anche su una montatura come la NQ6, con l’aggiunta magari di un kit maggiorato e un solido treppiede in legno.  
  • Eccellente per il cielo profondo : Ottime prestazioni nell’osservazione del cielo profondo, con immagini molto dettagliate e nitide. La visione lunare è altrettanto soddisfacente, con un buon contrasto e risoluzione.
  • Con il seeing ottimale e gli accessori giusti è ottimo anche nella osservazione planetaria: Sebbene non possa fornire la nitidezza e il contrasto di un Takahashi TOA 150 o di un TEC 140 spero avrete compreso che nulla si può fare contro un diametro maggiore soprattutto se si tratta di un tripletto con discreti vetri a bassa dispersione. Vedrete forse un po’ meno contrasto ma molti dettagli in piu’.

 

Difetti:

Un rifrattore da 185 mm a meno di 6000 euro dotato di tripletto ED con una buona meccanica e le prestazioni che avete letto in questo reportage puo’ presentare dei difetti? Certamente è stato progettato  principalmente per la fotografia  il che significa che, sebbene sia eccellente per  ottenere un miglioramento del rapporto segnale/rumore, un astrografo non è necessariamente lo strumento migliore al mondo per l’osservazione lunare e planetaria, il problema è che strumenti a rifrazione magari piu’ performanti costano cifre realmente spropositate e schemi misti potrebbero avere maggior problematiche in presenza di turbolenza atmosferica e di cali repentini di temperatura. Sarebbe veramente molto interessante organizzare una comparativa con rifrattori top di gamma dal medesimo diametro.

FIG.16 – Se fossi l’acquirente di un ASKAR 185 non toglierei mai il visore binoculare per le osservazioni lunari e planetarie

IN SINTESI

Ritengo che Askar, con la creazione di questo rifrattore da 185 mm, abbia voluto soddisfare l’appassionato di astrofotografia alla ricerca di uno strumento di buona qualità, da accessoriare correttamente e che offra un ampio campo di vista e che sia ancora facilmente gestibile con montature dal prezzo accessibile. È anche un telescopio eccellente per l’osservazione del cielo profondo a medio-bassi ingrandimenti, sia in modalità classica che con il visore binoculare. Mi ha soddisfatto anche nell’osservazione lunare e nelle condizioni ideali mi ha stupito in quella planetaria.

Difatti ritengo che seppur sia un “F/7”  è uno strumento che, con un po’ di esperienza, è in grado di soddisfare anche l’osservatore planetario più esperto, che non può permettersi telescopi più costosi o ingombranti rifrattori a lunga focale, ma che desidera comunque un diametro generoso anche facilmente gestibile senza l’aiuto di nessuno.

In altre parole, pur non offrendo il contrasto e la nitidezza di un ipotetico rifrattore iper lucidato da 180 mm aperto a  f/15, questo telescopio  si è dimostrato uno strumento molto soddisfacente anche per il nostalgico appassionato osservatore di luna e pianeti. Se voleste fare il salto nei 7″, io ci farei un pensiero, con le premesse poc’anzi esposte.

 

PREZZO E GARANZIA

Il prezzo attuale dell’ASKAR185, proposto da Artesky, è di  5.499,00 € al posto di 6.099,00 Euro.

Ricordo ai lettori che è possibile acquistare questo telescopio direttamente dallo shop online di Artesky, un negozio che merita sicuramente una visita.

RINGRAZIAMENTI

Un ringraziamento speciale va a Luca e Stefano Seveso di Artesky per le preziose informazioni ricevute riguardo le caratteristiche tecniche di questo telescopio, ma soprattutto per avermi lasciato libero di esprimere le mie impressioni personali senza alcuna forzatura.

DISCLAIMER

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