PREMESSA
Lo scorso autunno mi sono recato presso il quartier generale di NortheK per ritirare un tubo ottico della serie “230DK”, avendo per scopo principale, come anticipato a Massimo Boetto, patron della nota azienda italiana, di utilizzare il loro Dall-Kirkham per un anno intero per verificarne la resa nell’osservazione della Luna e dei pianeti. Questa potrebbe apparire una scelta alquanto atipica dato che tale schema si presta maggiormente alle riprese astronomiche in alta risoluzione, tuttavia in qualità di “nostalgico visualista” sentivo l’esigenza di verificare direttamente all’oculare la resa di uno strumento che personalmente non avevo mai provato.
LO SCHEMA OTTICO
Lo schema ottico Dall-Kirkham presenta varie similitudini con il Cassegrain classico, tuttavia ne differisce per la forma degli specchi. Nello strumento oggetto del test lo specchio primario è ellittico mentre nel Cassegrain è parabolico, e anche lo specchio secondario è differente dato che nel Dall- Kirkham è sferico e non iperbolico. Come tutti gli schemi ottici anche il D-K presenta pregi e difetti. I pregi consistono nell’ottima compattezza e nella migliore ambientazione termica rispetto ai telescopi dotati di lastra o di menisco frontali. Anche il costo di produzione è inferiore a un Cassegrain della medesima qualità ottica, infatti, di solito i costruttori riscontrano maggiori difficoltà nella lavorazione di un secondario iperbolico e pertanto prediligono la lavorazione di un secondario sferico. Ultimo lato positivo, ma non meno importante, il Dall-Kirham, grazie alla conformazione del suo specchio secondario, tollera decisamente bene le scollimazioni rispetto ad esempio al Cassegrain classico.
Come difetti potrei citare, invece, la presenza di un coma sensibile al di fuori dell’asse-ottico, che lo esclude dalle riprese di grandi campi stellari in assenza di uno specifico correttore. E’ovvio quindi che chi acquista questo strumento necessita unicamente di una buona resa al centro del campo, fattore preponderante non solo per gli astroimager ma anche per gli osservatori di pianeti come il sottoscritto.
Seppur, come anticipato, tale schema sia abbastanza economico da produrre, è indubbio che Northek abbia costruito questo telescopio badando particolarmente alla precisione nella realizzazione meccanica e alla minuziosa cura di ogni particolare, come peraltro è visibile nelle fotografie allegate in questo articolo.
REALIZZAZIONE DELLE OTTICHE
NortheK dal 2008 è distributrice esclusiva per l’Italia delle ottiche Oldham. L’azienda inglese ha visto i suoi albori più di 25 anni grazie a Mr. Norman, il quale vanta una lunga esperienza nella costruzione di sistemi ottici a riflessione, acquisita grazie anche alla collaborazione con varie aziende del settore.
Negli ultimi due anni un collaboratore del fondatore, Simon King, un valido ingegnere ottico, ha preso le redini dell’azienda, seppur Mr. Norman sia ancora parte integrate della Oldham.
Per mera informazione ho chiesto al patron di Northek il perché di tale scelta. Massimo Boetto mi ha confermato che sin dalla costituzione della sua azienda, hanno deciso di appoggiarsi ad un solo costruttore di ottiche che fosse in grado di seguire delle procedure ben precise e standardizzate nella figurazione e nelle tolleranze costruttive. E’ nata così una collaborazione molto stretta che ha consentito di mantenere alto il livello qualitativo del prodotto, indirizzando le scelte tecniche verso specchi sottili e con un buon grado di finitura superficiale. Sono pochi, infatti, i costruttori in grado di garantire ottiche a diffrazione limitata con spessori molto esigui. Ogni componente ottico è certificato dal costruttore con un sistema di controllo standard (double pass null) e volutamente si è esclusa l’utilizzazione del sistema di controllo interferometrico in quanto ritenuto non adeguato a sistemi ottici astronomici.
Northek verifica ogni sistema ottico al ricevimento e alla consegna presso il Cliente, rieseguendo i controlli con un proprio metodo e a ottiche montate, in modo da verificare eventuali interferenze della parte meccanica. Una prova sul cielo è il test finale. Gli strumenti, indipendentemente dal certificato ottico, sono garantiti diffraction-limited. Il grado di finitura superficiale è 60/40 SD che è un ottimo standard per strumenti amatoriali.
SCELTE PROGETTUALI
Ho notato con molto piacere l’assenza di calandratura del tubo. Lo “scheletro” del telescopio NortheK, infatti, è lavorato con estrema precisione partendo da un estruso di 10 mm. Il materiale utilizzato è l’Anticorodal 6060 che è assottigliato e forato per consentirne, direttamente in officina, l’ortogonalità degli assi meccanici. Questo materiale è composto di una lega di alluminio, magnesio e silicio e consente un’ottima lavorabilità oltre ad essere molto resistente alla corrosione. NortheK ha previsto, per questo diametro, due tubi ottici: quello appena citato che consente di non superare i 12 kg di peso e un più leggero (ma più costoso) tubo in carbonio che supera di poco i 9 kg. Il tubo ottico è costellato di viteria di acciaio inox ed ergal, due materiali molto resistenti. La cura dei particolari è “certosina”, in sintesi mi pare vi sia un vero abisso rispetto a certe realizzazioni dozzinali composte di viteria di ferro e da tubi calandrati.
L’anodizzazione blu è molto elegante e dona a questo telescopio una piacevole sembianza “Hi-Tech”. L’interno è perfettamente opacizzato. Il supporto dello specchio secondario è un capolavoro di meccanica e nell’uso pratico ho molto apprezzato la possibilità di inserire, nelle sedi create ad hoc, ben tre chiavi a brugola per facilitare la collimazione anche al buio.
Per ciò che concerne il supporto dello specchio primario, per ragioni di costo non è stato possibile utilizzare il sistema Stabiloblok 25, utilizzato invece nella versione da 250 mm. Per tale motivo lo specchio poggia su un canotto centrale con ben sei punti flottanti e tre appoggi laterali a 120°. Nonostante il disco di vetro sia leggero e spesso soltanto 25 mm, Northek ha deciso di non utilizzare un canotto auto-portante. I progettisti, infatti, dopo varie prove ritengono che la maggior parte delle flessioni e della scollimazioni dipenda principalmente da quest’ultimo.
Il NORTHEK DK 230 non è dotato di un’intubazione a traliccio (inutile in uno strumento di tale diametro). L’ambientazione termica dell’ottica si attua grazie alla presenza di tre fori dal diametro di 6 cm. La mia versione è stata costruita nel 2013, dal 2014 l’azienda ha previsto di serie un sistema di ventole aspiranti. Ho notato personalmente la scomparsa delle piume di calore in un tempo compreso fra i 20 ed i 40 minuti, fattore proporzionale al delta di temperatura fra il luogo di utilizzo e quello di stoccaggio, che riscontro in estate e in inverno.
Il sistema di focalizzazione si avvale di un ottimo Feather Touch da due pollici che denota una buona fluidità, oltre ad un’alta capacità di reggere carichi elevati. Come semplice visualista avrei “tollerato” anche una messa a fuoco più economica, tuttavia comprendo la decisione dell’azienda biellese che posso sintetizzare in questa loro risposta:”Il DK 230, seppur sia uno dei modelli più economici rispetto a quelli da noi proposti, si rivolge ugualmente ad un target “maturo”, per tale motivo la implementazione di una messa a fuoco economica sarebbe stata una contraddizione con le altre scelte progettuali utilizzato per concepire questo strumento.”
NortheK mi ha fornito anche un kit di tubi di prolunga per consentirmi una buona universalità con i vari accessori che utilizzo durante le osservazioni lunari e planetarie. Possedendo unicamente una testa equatoriale Synta NEQ6, installata su un solido treppiede Berlebach Planet, ho deciso di alleggerire un po’ il NortheK DK 230, togliendo la seconda piastra neutra che è installata di serie per il montaggio di eventuali accessori. Ho anche sostituito, con un po’ di dispiacere, il grande cercatore angolato preferendovi un leggerissimo red dot. E’ovvio che con la versione in carbonio non avrei avuto tali esigenze.
CARATTERISTICHE TECNICHE
L’apertura nominale è pari a 230 mm, mentre il rapporto focale è pari a F/12, si ottiene quindi una lunghezza focale di 2760 mm. Sia lo specchio primario che quello secondario sono composti da vetro Suprax SCHOTT, il substrato è composto da Alluminio quarzato SiO2, mentre lo strehl ratio dichiarato e certificato è pari a 0.96.
L’ostruzione complessiva è inferiore ai classici e più commerciali Schmidt Cassegrain, si attesta infatti sul 30% grazie all’adozione di uno specchio secondario da 55 mm (spesso soltanto 15 mm). Il suo fattore di moltiplicazione è pari a 4.6. NortheK fornisce sempre un certificato ottico per ogni strumento e prima di consegnarmi il telescopio uno dei tecnici di NortheK lo ha controllato, in mia presenza, sia al banco ottico che “sotto le stelle”. Poco prima della stesura di questo articolo sono stato informato che dal mese di gennaio 2015, oltre al certificato ottico l’azienda di Biella ha deciso di conservare presso i proprio uffici tutta la documentazione dei test effettuati su ogni esemplare, in questo modo saranno sempre pronti a dimostrare che lo strumento ha lasciato la fabbrica secondo le garanzie dichiarate.
USO PRATICO
La fase di setup è abbastanza veloce: il controllo della collimazione è rapido e l’adattamento termico è risultato più veloce rispetto ai classici Schmidt Cassegrain che possiedo o ho posseduto nel corso degli anni.
Osservazione lunare
Nel corso dei mesi ho avute varie possibilità di comparare questo strumento con altri due telescopi di mia proprietà che ritengo molto validi per le osservazioni del nostro satellite naturale: il rifrattore apocromatico alla fluorite minerale Takahashi FS 128 (doppietto di 1040 mm di lunghezza focale a F/8.1) e il mio prediletto Meade Maksutov Cassegrain 7”, ormai fuori produzione, che ho scovato dopo vari anni di ricerca. Per gli amanti della sintesi posso confermare che nelle serate contraddistinte da un ottimo seeing è possibile osservare tranquillamente a 350-400 ingrandimenti con tutti e tre gli strumenti. Ovviamente, grazie al maggior diametro, il NortheK DK 230 svela dei dettagli che spesso sono invisibili negli altri due strumenti, seppur la visione nel rifrattore sia esteticamente più gradevole (cielo più nero al terminatore, nitidezza maggiore, alto contrasto). La superficie lunare, è più bianca rispetto agli altri due antagonisti e, ovviamente, più ricca di minuti particolari.
Osservando i crateri Ptolemaeus e Fracastorius le zone che appaiono lisce nel performante rifrattore giapponese risultano in realtà costellate da micro-crateri quando vengono ammirate nel DK 230. Ricordo che una notte rimasi affascinato dalla presenza di decine di micro-crateri che comparivano vicino alla Rupes Recta e nei pressi della Rima Birt. Facendo uso di oculari ortoscopici di alta qualità, il DK 230 fornisce immagini molto nitide e ben contrastate, con un contrasto superiore a qualsivoglia Schmidt Cassegrain commerciale che io abbia posseduto o utilizzato.
In linea di massima, quando la turbolenza atmosferica lo consente, un diametro da 230 mm – 250 mm fornisce dei risultati migliori rispetto a qualsiasi rifrattore da 5 pollici seppur di eccellente qualità. All’atto pratico, almeno in questo genere di osservazioni, posso confermare che l’apertura “vince”.
Grazie al tubo aperto e alla culatta posteriore forata non ho avuto problemi di turbolenza interna, del resto questo telescopio lasciava già presagire un’ottima cura dei particolari in grado di assistere l’osservatore nell’uso pratico e lo stesso, dicasi per l’ottima capacità di mantenere la collimazione. Se con i vari Schmidt-Cassegrain che ho posseduto, sono sempre stato costretto a ritoccare l’allineamento dello specchio secondario allo specchio primario, durante ogni trasferta il Northek DK 230 mi è parso resistere anche a lunghi viaggi in auto senza particolari problemi.
Osservazione planetaria
Per ciò che concerne l’osservazione di Giove, il Dall Kirkam, rispetto al Takahashi FS128, mostra un cielo meno scuro e un bordo planetario meno nitido, ma è indubbio che sia i dettagli visibili sia i colori percepibili consentano, alla fine dei conti, di compiere osservazioni quantitativamente più proficue. Ovviamente mi sono sempre avvalso di ottimi oculari ortoscopici e monocentrici, giacché ritengo che “less glass is more.”
Nelle serate ideali per questo genere di osservazioni è quasi impossibile non percepire festoni o ovali, micro – condensazioni e varie irregolarità nella SEB, nella NEB ma anche nella NEBn. Una particolare caratteristica osservabile sino a pochi mesi or sono descritta come “Topolino” e costituita da tre evidenti WOS, è sempre stata decisamente più distinguibile nel NORTHEK DK 230 mentre appariva un po’ a fatica sia nel rifrattore da cinque pollici che nel Meade Maksutov da 7” . Seppur non fornisca la nitidezza e il contrasto di uno strumento non ostruito , il DK 230 ha consentito un’ottima percezione dei dettagli più fini rispetto al classico C9.25, che oltretutto fatica non poco ad ambientarsi termicamente. Se poi ci si avvale di un visore binoculare, la piacevolezza della visione aumenta ancora.
Fra i vari strumenti comparati nel corso dell’anno (oltre ai sopracitati ho utilizzato anche un Celestron C11, un C8, un Newton da 250 mm) il Dall Kirkham si è rivelato quello dotato della miglior meccanica: nessun gioco o spostamento durante la focalizzazione, anche ad alti ingrandimenti, nessun problema di“scarsa tenuta della collimazione e cosi via.
Se dovessi stilare la classica tabella con i CONS e i PROS, com’è prassi, potrei confermare questo.
PROS
1) L’alto rapporto focale, pari a F/12, consente di utilizzare oculari dallo schema semplice e focale comoda.
2) L’ottima costruzione meccanica e la cura dei particolari consentono di sfruttare al meglio, in ogni condizioni d’utilizzo, questo strumento: si ambienta abbastanza rapidamente, mantiene la collimazione molto bene e fa uso di un eccellente sistema di focalizzazione.
3) Il diametro importante, ma non eccessivo, unito allo schema ottico compatto consente una buona trasportabilità e, almeno nell’uso prettamente visuale, non obbliga ad acquistare montature più costose e ingombranti della classica NEQ6.
CONS
Cito solo due cose, peraltro non imputabili all’azienda. La versione in carbonio, seppur più costosa dovrebbe essere più gestibile con il classico setup Synta Neq6. Northek, forse, potrebbe pensare anche ai pochi “visuali sognatori” come il sottoscritto, fornendo una versione più leggera, senza la barra per montare gli accessori fotografici e il pesante fuocheggiatore (che in realtà è un piccolo telescopio in miniatura). Non essendo un astroimager ma un semplice visualista, non posso citare le prestazioni di questo prodotto in fase di ripresa, tuttavia ho deciso di pubblicare qualche immagine ottenuta da Andrea Maniero. Tale scelta dovrebbe evidenziare cosa è possibile ottenere con un setup simile.
Non mi dispiacerebbe vedere questo strumento anche con una classica livrea bianca, colore che personalmente apprezzo negli strumenti astronomici, anche se tale scelta nasconderebbe le parti anodizzate.
In sintesi, il NORTHEK DK 230 mi è parso un ottimo prodotto, presenta un’alta qualità meccanica e ottica superiore agli standard commerciali degli schemi ottici misti, cui ero abituato, oltre all’eccellente supporto alla clientela garantito dal produttore. Mi pare un valido telescopio per chiunque voglia riprendere la Luna e i pianeti ma anche per chi, stanco dei soliti strumenti commerciali, necessita di un telescopio di nicchia ben progettato.
Con l’utilizzo del NORTHEK DK 230 nell’osservazione degli oggetti del sistema solare, ho rivalutato non poco le prestazioni dello schema ottico Dall Kirkham rispetto ai classici Schmidt Cassegrain . Non nego che mi piacerebbe avere la possibilità di comparare il modello di maggior diametro con il Mewlon 250 e il Vixen VMC 260. Ritengo che potrebbe essere una sfida molto, molto interessante.
Il prezzo di vendita è pari a euro 3800 per la versione con il tubo ottico in alluminio e 4000 euro per la versione in carbonio. I prezzi sono IVA ESCLUSA.
Piergiovanni Salimbeni è un tester e giornalista indipendente iscritto all’Albo Professionale dei Giornalisti della Lombardia. Si è laureato presso l’Università Statale di Milano con una tesi riguardante : ” I danni da inquinamento elettromagnetico e il caso Radio Vaticana”. E’ responsabile dei siti web: www.binomania.it e www.termicienotturni.it. Pubblica video recensioni sul suo canale YouTube. Dal 1997 collabora con mensili e quotidiani nazionali, sempre nei settori di sua competenza: ottica sportiva, astronomica, fotografica, sistemi per la visione notturna e termica, geologia lunare. Coltiva da sempre la passione per la scrittura, nel 2020 ha esordito con pseudonimo con un editore classico, mentre nel 2022 ha pubblicato su Amazon il suo secondo romanzo “Il Purificatore”, disponibile anche in formato e-book. Nel tempo libero leggi molti libri, pratica tiro sportivo a lunga distanza, fototrappolaggio, digiscoping, fotografia di paesaggio.