Recensione del telescopio Tecnosky Cassegrain 200 F12

PREMESSA

Questa volta vorrei presentarvi un video un po’ particolare, che si discosta totalmente dalle mie classiche recensioni. Di solito, osservo con i telescopi con calma e tranquillità, per poi rielaborare nelle settimane successive quanto visto  e preparare sia l’articolo sia la videorecensione. Questa volta, invece, ho deciso di sperimentare un test pratico sul campo del telescopio Tecnosky Cassegrain 203 F12 (1129 euro), coinvolgendo i lettori durante la maggior parte delle osservazioni, dal montaggio, al bilanciamento, allo star test, all’osservazione lunare e planetaria sino alla comparativa con il mio vecchio Celestron C8. Ho ripreso anche una delle sessioni finali, in cui ho espresso le mie impressioni pratiche, evidenziando pregi e difetti in maniera istintiva.

Vi invito quindi a vedere il lungo video in 4K, circa un’ora  e magari successivamente a leggere le ulteriori impressioni che ho scritto dopo un paio di giorni.

Buona visione!

 

DATI TECNICI DICHIARATI DALLA CASA MADRE

Caratteristica Dettaglio
Modello Tecnosky Cassegrain 203/2436
Diametro 203 mm
Lunghezza focale 2436 mm
Schema ottico Cassegrain
Tipo di specchi Primario parabolico, secondario iperbolico
Materiale specchi Quarzo (alta stabilità termica)
Riflettività 99%
Campo illuminato 40 mm
Punto di fuoco 150 mm dall’attacco da 2″
Ostruzione lineare 33%
Peso 7,5 kg
Prezzo 1129 €

 

CARATTERISTICHE EVIDENZIATE NELLA PROVA PRATICA

Se dovessi giudicare questo telescopio col senno di poi, direi che è contraddistinto da un ottimo rapporto qualità-prezzo. Costa decisamente meno (1120 euro)  di un classico Celestron C8 (in media 1500 euro) e, per le sue specifiche tecniche da Cassegrain puro, risulta più sfruttabile. Si ambienta molto più rapidamente e lo star test dell’esemplare che ho testato è risultato ottimo, ovviamente in proporzione al suo schema ottico e alla sua ostruzione.

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È leggero e può essere utilizzato su montature non molto costose. Risulta ancora più leggero se si rimuove una delle due barre( la Vixen o la Losmandy). Inoltre, non presenta traslazione dello specchio primario in fase di messa a fuoco, un vantaggio rispetto ad altri schemi ottici. Sono disponibili tre tubi di prolunga, che permettono di mettere a fuoco correttamente a seconda degli accessori utilizzati.

COMPARATIVA CONTRO IL CELESTRON C8

Durante le osservazioni, come potrete vedere nella video recensione, ho notato che il Tecnosky Cassegrain F12, grazie al suo tubo aperto e privo di lastra correttrice, si ambienta  molto più rapidamente rispetto al Celestron C8 Ultima (su montatura Celestar) degli anni ’90 che possiedo. La libera circolazione dell’aria consente al Tecnosky di ridurre al minimo le turbolenze interne legate alle differenze di temperatura, garantendo immagini più stabili in tempi più brevi. Al contrario, il C8 Ultima, essendo uno Schmidt-Cassegrain , impiega più tempo per raggiungere l’equilibrio termico, con la lastra correttrice che trattiene il calore interno, causando inizialmente leggere deformazioni (aberrazione sferica piu’ che altro) dovute alla turbolenza interna.

Non sono riuscito pero’ ad appurare in serate con forte turbolenza atmosferica, se il tubo chiuso dello Schmidt-Cassegrain riuscisse a proteggere meglio l’ottica dalle variazioni repentine di temperatura esterna, offrendo immagini leggermente più uniformi rispetto al Tecnosky, in quanto nel periodo del test, il Cassegrain ha sempre dimostrato di sopportare molto bene i cali repentini di temperatura, fornendo una stabilità delle immagini che potrei piazzare tra un doppietto a rifrazione e il Celestron C8.

LA COLLIMAZIONE?

Per quanto riguarda la collimazione, nell’esemplare che ho recensito non ho riscontrato evidenti problemi di perdita della stessa. Ho dovuto semplicemente ritoccarla nel passaggio tra configurazioni diverse, come l’uso della diagonale, della torretta binoculare e l’osservazione in monovisione. Questo può dipendere anche da un perfetto allineamento del treno ottico aggiuntivo.

Ovviamente, per via dello spessore del cosiddetto ragno (il supporto dello specchio secondario) e dell’ostruzione centrale, non si può ottenere un contrasto paragonabile a quello di un rifrattore da 5-6 pollici. Ad esempio, un Maksutov-Newton Intes Micro di qualche anno fa garantiva un contrasto superiore proprio grazie alla sua ostruzione inferiore. Tuttavia, durante l’osservazione lunare, ho distinto decine di dettagli con grande facilità, superando in velocità di adattamento il classico Celestron C8, a parità di ambientazione termica. Anche nelle osservazioni stellari ho apprezzato la resa del Tecnosky Cassegrain F12, e ritengo che la totale assenza di spostamento dello specchio primario sia un grande vantaggio, specialmente in astrofotografia, evitando il tipico “mirror shift” che può verificarsi nei telescopi con messa a fuoco basata sul movimento del primario.

LAVORA A PIENA APERTURA?

Appena ho ricevuto il telescopio, alcuni astrofili mi hanno contattato affermando che lo strumento avrebbe lavorato con un’apertura effettiva compresa tra 180 e 185 mm, come già riscontrato da molti appassionati negli ultimi anni. Premesso che posso basarmi solo sulle prove effettuate sull’esemplare in mio possesso, ho deciso di verificare personalmente questo aspetto.

La prima prova è consistita nel fotografare con l’iPhone una porzione di una casa e poi riprendere la stessa inquadratura attraverso l’oculare MC Abbe da 18 mm, lo stesso che avrei successivamente utilizzato per misurare la pupilla di uscita.

Il risultato ha mostrato un ingrandimento di circa 128x, mentre, in teoria, l’oculare Takahashi da 18 mm, con la focale dichiarata del telescopio (2430 mm), avrebbe dovuto fornire 135x. Questa differenza rientra comunque nei margini di tolleranza, considerando possibili imprecisioni nella misurazione dei pixel e leggere sfumature sui bordi del dettaglio usato per il confronto.

Successivamente, ho misurato il diametro della lente di campo dell’oculare, fotografandola con una mirrorless su cavalletto. Utilizzando un programma di grafica, ho calcolato il diametro esatto della pupilla di uscita, ottenendo un valore di 1,47 mm.

Facendo un rapido calcolo, il diametro della pupilla di uscita, determinato dividendo l’apertura nominale del telescopio (200 mm) per l’ingrandimento calcolato, risulta di 1,48 mm, un valore praticamente coincidente con la misura sperimentale.

Infine, ho effettuato un’ultima verifica, proiettando la luce di una torcia attraverso l’oculare da 18 mm contro un muro, mantenendo il tubo di prolunga e la messa a fuoco bloccati su “infinito”. Ho ripetuto più volte la misurazione, ottenendo sempre un diametro utile di 193 mm, un valore che potrebbe confermare un miglioramento nella costruzione del telescopio rispetto ai modelli degli anni passati e magari una rivalutazione delle dimensioni dei paraluce dello specchio secondario.

 
 
 
Per chi non avesse voglia di vedere l’articolo, pubblico un paio di osservazioni effettuate con questo telescopio
 

Osservazione del 20 febbraio – dalle ore 17 alle ore 21

Ho utilizzato un prisma Baader Zeiss con visore binoculare Maxbright II e Glass Path da 1,7x. Durante la sessione ho sfruttato sia una coppia di oculari ortho classic Baader da 18 mm, sia una coppia di Plössl Celestron da 25 mm, in modo da ottenere un ingrandimento medio compreso tra circa 165x e 230x.

Giove

Alle 17:30 Giove mostrava già vari dettagli. Ho particolarmente apprezzato il bordo del pianeta, che mi è parso più inciso rispetto a quanto possibile ottenere con il mio C8 Ultima. Questa caratteristica è risultata evidente anche al termine del crepuscolo, quando Giove era decisamente più luminoso e il fondo cielo si era scurito. Durante brevi periodi di micro-turbolenza, in una serata caratterizzata da un seeing Pickering tra 6 e 7, sono riuscito a osservare numerosi dettagli, tra cui festoni, bande subtropicali, anse e un ovale nella zona equatoriale.

Rispetto a un rifrattore, l’immagine risultava meno nitida e contrastata; tuttavia, sono molto curioso di confrontarlo con il mio C8 Ultima per verificare le differenze. Nonostante l’ostruzione di circa il 33%, il telescopio ha mostrato un’ottima resa. Ritengo che, nella serata specifica, abbia offerto prestazioni superiori al C8, strumento che conosco molto bene dopo anni di utilizzo.

Venere e Marte
Nel corso della serata ho poi osservato Venere e Marte. Tralasciando la dispersione atmosferica che generava aberrazione cromatica sul bordo di Venere, i dischi planetari si sono sempre dimostrati nitidi, con un’ottima capacità di raggiungere il punto di fuoco.

Marte, in particolare, ha mostrato un disco planetario netto e ben definito, con una buona colorazione e diversi dettagli oltre alle classiche calotte polari e a Syrtis Major.

Supporto secondario e diffrazione
Mi aspettavo un maggior disturbo causato dal supporto del secondario, con i classici spike. In realtà, ho riscontrato qualche fastidio solo su Marte a bassi ingrandimenti, mentre su Giove non ho avuto problemi particolari. Essendo abituato a osservare con Maksutov-Cassegrain e Schmidt-Cassegrain, pensavo che la crociera avrebbe avuto un impatto più significativo, ma in questo caso mi sono dovuto ricredere.

Test di collimazione e Star Test
Come di consueto, ho analizzato una stella per verificare la collimazione dello strumento. Con mio grande piacere, ho constatato che, nonostante il trasporto via corriere, il telescopio ha mantenuto un’ottima collimazione. A 250x l’ottica risultava allineata per circa il 95%, pur consapevole che nei giorni successivi avrei dovuto ricontrollarla oltre i 400x.

Lo Star Test mi ha particolarmente colpito: le immagini intra ed extra-focali erano praticamente identiche, escludendo l’ispessimento dell’anello dovuto all’ostruzione, che comunque risultava molto simile a quella di uno Schmidt-Cassegrain ma con meno aberrazione sferica, di fatto questo esemplare testato ha mostrato uno Star Test migliore rispetto a quello del mio C8 Ultima.

 Osservazione del 2 marzo – cielo profondo

Dopo una pausa dovuta alle condizioni meteo e alla necessità di completare altre recensioni, ho ripreso le osservazioni il 2 marzo. La serata era caratterizzata da una buona trasparenza e un seeing discreto.

Questa volta ho voluto testare le prestazioni del Tecnosky Cassegrain nell’osservazione del cielo profondo, utilizzando una diagonale dielettrica da 2 pollici della William Optics, un oculare Tecnosky da 30 mm e il mio amato Kowa TE-11 WZ. Quest’ultimo, grazie ai suoi elementi asferici e all’elevato contrasto, consente di “far esplodere” gli ammassi stellari passando rapidamente da bassi ad alti ingrandimenti.

Ho deciso di portare con me anche la torretta binoculare Baader con gli oculari Ortho Classic, per fare alcune osservazioni della sottile falce di Luna e provare a riprenderla per la prima volta con lo smartphone.

Dopo cena ho proseguito le osservazioni con il telescopio e gli oculari sopra citati. In linea generale, posso confermare che le immagini erano nitide e contrastate, con una puntiformità stellare che si avvicina più a quella di un rifrattore che a quella di uno Schmidt-Cassegrain.

Oggetti osservati
Tra i vari oggetti osservati, ho apprezzato particolarmente:

  • Il doppio ammasso di Perseo
  • M1 (Nebulosa del Granchio)
  • M78
  • Gli ammassi di Auriga
  • M35, con un fondo cielo particolarmente scuro grazie alla sua posizione quasi allo zenit

La puntiformità stellare mi ha sorpreso, soprattutto in oggetti come M35, dove il fondo cielo era decisamente scuro. Nei giorni successivi vorrei verificare ulteriormente la luminosità rispetto al C8 e confrontare la puntiformità stellare in dettaglio, sia nel deep-sky che nell’osservazione planetaria.

PREGI E DIFETTI

 Pregi:

  • Ottimo rapporto qualità-prezzo
  • Leggero e compatto
  • Barre Vixen e Losmandy integrate di serie e rimovibili
  • Buona resa nello star test
  • Nessun spostamento del primario durante la messa a fuoco
  • Immagini nitide e contrastate
  • Si acclimata termicamente più velocemente rispetto a uno Schmidt-Cassegrain o a un Maksutov-Cassegrain
  • Rapporto focale versatile, adatto sia per l’osservazione lunare e planetaria che per l’astrofotografia
  • Non si appanna durante le notti più umide

 Difetti:

  • Con alcuni accessori, potrebbe essere utile acquistare un contrappeso per bilanciare rapidamente il telescopio senza dover intervenire sulla piastra.
  • L’ostruzione è significativa, quindi non offre le stesse prestazioni di un Cassegrain con rapporto focale F/18 – F/20 e non fornisce il contrasto di un rifrattore.
  • L’esemplare testato aveva un’apertura effettiva di circa 195 mm.
  • Non ho riscontrato particolari instabilità nell’osservazione planetaria dovute alla turbolenza atmosferica, ma non posso verificare con certezza se un tubo aperto possa compromettere le prestazioni rispetto a un tubo chiuso nel lungo periodo. Tuttavia, durante tutto il test, il telescopio si è dimostrato sempre molto stabile.

IN SINTESI

Ritengo che il Tecnosky Cassegrain F12 si sia dimostrato un prodotto di ottima qualità in proporzione al prezzo di acquisto, con un rapporto focale che, pur non essendo specificamente ottimizzato per il planetario, si discosta dallo schema classico di un Cassegrain puro e consente di ottenere osservazioni planetarie soddisfacenti. Per certi aspetti, offre un’esperienza migliore rispetto a un classico Schmidt-Cassegrain da 8 pollici. È senz’altro promosso, ma non aspettatevi il contrasto planetario di un rifrattore da 6 pollici, specialmente su Giove.

Resta ora da completare il test fotografico, che realizzerò insieme ad Antonio Giudici non appena il tempo ce lo concederà.

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio come sempre Giuliano Monti di Tecnosky per aver fornito l’esemplare oggetto di questo test che ricordo è disponibile per l’acquisto presso lo shop on-line del negozio:  https://www.tecnosky.eu/index.php/cassegrain-tecnosky-200-f12.html