Recensione del telescopio astronomico ASKAR 160- 3999 euro. Ho osservato Luna, Sole, Marte, Venere, Giove e cielo profondo

PREMESSA

Anche questa volta, grazie alla collaborazione con il distributore italiano Artesky, ho avuto il piacere di testare un altro rifrattore della serie  APO di Askar Mi riferisco al modello con un diametro di 160 mm, attualmente proposto al prezzo suggerito di 3.999 euro.

All’interno di questa recensione e nel video correlato potrete non solo conoscere le caratteristiche tecniche, i pregi e i difetti di questo strumento, ma anche le mie impressioni derivate da una prova pratica sul campo. In particolare, nella videorecensione in formato 4K della durata di un’ora, potrete accompagnarmi direttamente sul campo per testare insieme questo interessante rifrattore, dotato di un obiettivo a tripletto con apertura f/7.

Buona lettura e buona visione!

 

CARATTERISTICHE TECNICHE DICHIARATE DALLA CASA MADRE

 

Caratteristiche Dettagli
Apertura 160 mm
Lunghezza Focale 1120 mm
Rapporto Focale f/7
Obiettivo Tripletto APO air-spaced (con vetro ED)
Lunghezza Totale 883 mm (contratto), 996 mm (esteso)
Peso OTA (netto) 11,4 kg
Peso OTA (lordo) 13,6 kg
Accessori Inclusi Anelli del tubo, maniglia da 316 mm, piastra a coda di rondine Losmandy da 400 mm, adattatori visuali 1,25″/2″, custodia in alluminio
Prezzo 3990 euro IVA INCLUSA
Distributore Artesky

LA STORIA DI SHARPSTAR OPTICS

Sharpstar Optics, fondata nel 2000, è un’azienda cinese di punta nel settore della progettazione, produzione e vendita di telescopi astronomici e accessori correlati. Con una solida esperienza nel settore OEM e un continuo impegno nell’innovazione, Sharpstar Optics è apprezzata per la qualità ottica e costruttiva dei suoi prodotti.

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Il marchio Askar, che fa parte di Sharpstar Optics, si distingue per la creazione di strumenti e accessori che combinano praticità, efficienza e prestazioni elevate, offrendo un eccellente rapporto qualità-prezzo. I prodotti Askar sono ideali per gli appassionati di astronomia che cercano strumenti di qualità ma che non possono ambire ai blasonatissimi Top di Gamma del settore astronomico.

ACCESSORI IN DOTAZIONE

Similmente agli altri rifrattori di diverso diametro, anche in questo caso il telescopio è protetto da una valigia in alluminio tipo trolley che, visto il minor peso dello strumento, non è dotata di ruote. Tuttavia, sono presenti due chiusure con serratura, che si sono rivelate decisamente robuste.

La dotazione di serie include una culla composta da due anelli e una piastra a coda di rondine con passo Losmandy. La piastra, lunga 40 cm, è ottimizzata con alcuni fori che permettono una regolazione più precisa del posizionamento. Come ormai ASKAR ci ha abituato, nella parte superiore della culla è stata integrata anche una barra-maniglia dotata di filettatura lunga 31.5 cm, che consentirà ai fortunati possessori di montare vari accessori, come ad esempio un cannocchiale guida o un semplice cercatore, oltre a permettere l’uso di una slitta Mini Vixen.

FIG.1 – Il rifrattore ASKAR 160 APO a suo agio sulla NEQ6 PRO con treppiede Berlebach Planet

MECCANICA E SISTEMA DI MESSA A FUOCO

Rispetto al gigantesco Askar 185, appena ho estratto il tubo ottico dalla valigia ho subito percepito la maggiore facilità di utilizzo di questo rifrattore. La mia bilancia elettronica ha infatti stimato un peso di 13.5 kg, comprensivo di anelli e tappo il che mi ha permesso di montarlo con ancora maggiore facilità sulla montatura NEQ6 e di trasportarlo senza particolari difficoltà dalla casa al giardino.

Senza dubbio, potrebbe essere più semplice da gestire per chi ha problemi alla schiena, come lombalgia o cervicalgia. Tuttavia, una persona mediamente allenata e con una buona forma fisica sarà perfettamente in grado di compiere le normali operazioni di installazione e montaggio.

Per quanto riguarda il design, ho notato alcune modifiche rispetto ai modelli precedenti. In particolare, la verniciatura è passata da un bianco satinato con inserti arancioni anodizzati a un bianco lucido, con dettagli in una tonalità di arancione tendente al rosso. Anche in questo caso, però, la costruzione interna del tubo è stata curata con attenzione: è presente un annerimento interno e sono stati inseriti diaframmi che limitano la luce diffusa lungo tutto il percorso ottico.

Il paraluce è retrattile e dotato di una manopola di sicurezza per il serraggio, mentre il tappo copri-obiettivo, realizzato in metallo, è rivestito internamente in velluto. Questo accorgimento aiuta a prevenire graffi sulla superficie verniciata e migliora la presa sul tubo ottico, specialmente in presenza di variazioni di temperatura. I colori predominanti restano bianco e nero, con un arancione leggermente più scuro rispetto ai modelli precedenti.

Per quanto riguarda le dimensioni, con il paraluce retratto il rifrattore misura soltanto 89 cm, mentre la lunghezza totale raggiunge i 111 cm con il paraluce e il tubo focheggiatore completamente estesi.

Come sempre, ho eseguito la prova di stabilità con la NEQ6 Pro e il  treppiede Berlebach Planet, colpendo leggermente la parte finale del treppiede: le vibrazioni risultanti sono state smorzate in circa un secondo. Se invece si colpisce direttamente il tubo focheggiatore, le vibrazioni possono arrivare a durare fino a due secondi.

FIG.2 – Un primo piano sulla messa a fuoco demoltiplicata

Considerando l’effetto leva, consiglio sempre agli appassionati di prestare particolare attenzione alla fase di bilanciamento con rifrattori di questo diametro. A differenza dell’Askar 185, sono riuscito a bilanciarlo con un solo contrappeso Geoptik da 10 kg e, anche in questo caso, i motori della mia “vecchia” NEQ6 non hanno mostrato alcun segno di cedimento o difficoltà.

Direi che, a meno di esigenze fotografiche estremamente precise e sofisticate, per l’osservazione visuale di Luna, pianeti e cielo profondo è possibile ottenere ottimi risultati anche con una semplice EQ6, magari reperibile sul mercato dell’usato.

 

Ho sempre apprezzato l’osservazione con torretta binoculare, resa possibile in questo caso grazie al particolare design del tubo ottico. È stato infatti previsto un tubo di prolunga estraibile tramite una ghiera a timone, con una lunghezza di circa 11 cm. Questo permette di raggiungere il punto di fuoco, in combinazione con l’escursione del focheggiatore, che è di ulteriori 95 mm, consentendo l’uso della totalità degli accessori disponibili sul mercato.

Con il tubo di prolunga completamente retratto, sarà possibile utilizzare questo telescopio con una torretta binoculare senza dover ricorrere, nel caso di prodotti Baader, ai Glasspath. In questo modo, si potrà sfruttare il rifrattore come un vero e proprio grande binocolo astronomico.

Dal punto di vista meccanico, non posso che confermare l’ottima qualità costruttiva: il focheggiatore è stato realizzato con macchinari CNC ad alta precisione, e l’interno è completamente annerito per limitare i riflessi. Il sistema di messa a fuoco a pignone e cremagliera è compatibile con la maggior parte dei motori di focheggiatura disponibili sul mercato.

Nell’utilizzo pratico, sia con un diagonale da 2 pollici e oculari pesanti, sia con una torretta binoculare, sono sempre riuscito a sfruttare il sistema di frizionamento di serie senza dover intervenire sulle viti situate nella parte inferiore del focheggiatore.

Infine, la minima distanza di messa a fuoco che ho calcolato con questo rifrattore è di circa 30 metri.

FIG.3 – Il sistema con blocco a collare che consente di retrarre o estrarre l’estensione del tubo ottico

OTTICA

Il tanto discusso tripletto Askar, anche in questo caso, è realizzato con uno schema ottico a tripletto spaziato in aria. La lunghezza focale è di 1.120 mm, generando un rapporto focale pari a f/7.

Come già accaduto per altri modelli, il produttore non ha fornito informazioni ufficiali sulla composizione del vetro utilizzato. Tuttavia, considerando il prezzo d’acquisto, è improbabile che si tratti di vetro FPL-53. Potrebbe, ma si tratta solo di una mia supposizione, essere realizzato in vetro H-FK61.

In ogni caso, come vedrete nei paragrafi successivi, durante l’uso prettamente visuale questo rifrattore da 160 mm è in grado di fornire immagini nitide e contrastate. Inoltre, all’interno della videorecensione, troverete alcune riprese naturalistiche effettuate dal giardino di casa, nelle quali mostro la capacità dello strumento di contenere il cromatismo residuo anche durante le osservazioni diurne.

 

FIG.4 – Ottimo anche il serraggio dei pomelli della culla

STAR TEST E SNAP TEST

 

Nella recensione dell’Askar 185 avevo scritto che. ” le immagini stellari intrafocale si erano dimostrate nitide, con anelli ben spaziati e uniformi, senza alcuna luce diffusa evidente all’interno. Al contrario, in extrafocale era emersa una certa aberrazione sferica con sotto-correzione.”

Lo star test dell’Askar 160 ha mostrato un comportamento simile in intrafocale rispetto al modello da 185 mm, ma con una minore presenza di aberrazione sferica in extrafocale. Direi che mi è sembrato un’ottica meglio corretta. Non ho notato evidenti differenze analizzando la stella di diffrazione senza prisma o con la torretta porta oculari Takahashi.

Anche lo Snap Test ha evidenziato un punto di fuoco abbastanza univoco. Il reticolo di Ronchi ha mostrato frange leggermente più dritte in luce bianca rispetto a quanto avevo osservato con il modello Askar da 185 mm ma sempre un poco di sotto correzione della sferica.

Non posso che esprimere un giudizio positivo, anche se so che la mia opinione potrebbe non essere gradita da alcuni appassionati abituati a rifrattori dal costo di 20-30.000 euro. Tuttavia, in rapporto al suo prezzo, questo telescopio è senza dubbio un piccolo miracolo, almeno considerando i costi a cui ci hanno abituato i produttori più blasonati di rifrattori astronomici.

 

TRATTAMENTO ANTI-RIFLESSO

Stessa serie, stesso trattamento antiriflesso. Tutte le superfici ottiche sono dichiarate come ottimizzate con un trattamento antiriflesso multistrato, che si presenta con una piacevole tonalità verde.

Questo trattamento è progettato per migliorare il contrasto e la nitidezza delle immagini, garantendo una maggiore trasmissione luminosa e riducendo al minimo eventuali riflessi indesiderati.

FIG.5 – Molto rilassante e proficua sia l’osservazione solare che lunare

OSSERVAZIONE PRATICA

Ho avuto il piacere di osservare con questo rifrattore tra il mese di marzo e i primi giorni di aprile. Ribadisco che, all’interno della videorecensione, potrete vedere alcune delle sessioni osservative che ho registrato con la action cam, per immergervi appieno in questa esperienza.

Direi che sia opportuno suddividere le osservazioni in base agli oggetti osservati, iniziando dal cielo profondo.

Osservazione del cielo profondo

La mia esperienza attuale, maturata dopo l’utilizzo di telescopi a specchio sino a 40 cm e sistemi ostruiti fino a 28 cm, è fondata anche sull’uso continuo di un economicissimo rifrattore acromatico 150 f/5. La differenza di diametro tra i due strumenti è quindi minima, ma, utilizzando gli stessi accessori (diagonali e oculari) che impiego con il mio Celestron XLT 150 f/5, posso confermare che le osservazioni del cielo profondo, e persino di semplici asterismi, risultano decisamente più appaganti con il rifrattore tripletto Askar.

In particolare, ai bordi, a parità di oculari utilizzato, le stelle appaiono più puntiformi. Ad esempio, con l’oculare zoom KOWA TE-11WZ, a bassi ingrandimenti, le immagini rimangono quasi totalmente puntiformi fino al 90% del campo. Solo aumentando leggermente l’ingrandimento e arrivando a una focale di circa 20 mm, si ottiene un campo totalmente piatto.

Fig.6 – L’estrazione del tubo del focheggiatore è di 9 cm

Con il DOCTER UWA da 12,5 mm, le immagini sono davvero eccezionali: fondo cielo scuro, alto contrasto sulle galassie e stelle ridotte a vere e proprie “capocchie di spillo” fino al bordo. Inoltre, la resa cromatica è estremamente fedele, con un ottimo contenimento del cromatismo residuo, che diventa appena percettibile solo ad altissimi ingrandimenti su stelle particolarmente luminose, come Sirio.

Durante l’osservazione del cielo profondo, ho notato che, anche in presenza di una leggera velatura, la capacità di raccolta della luce era tale da permettermi di distinguere chiaramente la quinta stella del Trapezio nel cuore di M42. In condizioni simili, con il mio rifrattore da 150 mm, riesco a individuare le quattro stelle principali.

Nell’osservazione di alcune galassie nella costellazione del Leone e nell’Orsa Maggiore, ho percepito un fondo cielo leggermente più scuro e un contrasto lievemente superiore. Questo aspetto, seppur sottile, mi porterebbe a preferire l’Askar 160 rispetto al mio 150 mm.

Osservazione di Marte

Ho avuto modo di osservare Marte in un paio di occasioni, registrando in entrambe le serate un video-reportage che potrete vedere in questa pagina e nel mio canale YouTube.

Durante la prima sessione, ho utilizzato la torretta porta-oculari Takahashi, spingendo il telescopio fino a un ingrandimento equivalente a una focale di 4 mm. In una serata successiva, invece, ho sfruttato un visore binoculare dotato di Glass Path Baader da 1,7x e oculari Celestron Plössl Halloween da 10 mm.

In entrambi i casi, il disco del pianeta si è sempre mostrato molto netto e, sebbene il diametro apparente di Marte non fosse particolarmente elevato in quel periodo, sono riuscito a distinguere diversi dettagli: dalle calotte polari ai chiaro-scuri più marcati all’interno delle principali regioni marziane, visibili con un buon rifrattore da 5 pollici.

Ho anche notato che, durante serate con turbolenza atmosferica moderata, l’immagine di Marte risultava sempre più stabile e definita rispetto a quella che solitamente ottenevo con un C9¼ o un C11. Ovviamente, si tratta di mie esperienze basate su osservazioni passate e non su un confronto diretto nello stesso momento. Tuttavia, avendo accumulato una discreta esperienza con strumenti catadiottrici, continuo ad apprezzare la capacità dei rifrattori, anche con schemi ottici differenti, di offrire un’immagine più “tranquilla” e meno soggetta alle variazioni della turbolenza atmosferica durante l’osservazione planetaria.

FIG.7 – Un particolare sulla due slitte in dotazione per montare cercatori o piccoli accessori

Osservazione di Giove

Relativamente al gigante gassoso Giove, non posso che ripetere quanto già evidenziato con l’Askar 185, sebbene in questo caso la differenza di diametro rispetto a un ottimo rifrattore da 5 pollici sia veramente minima.

Infatti, se con l’Askar 185 ero rimasto sorpreso durante una serata particolarmente favorevole, riuscendo a distinguere in modo molto chiaro alcuni dettagli, come i “trenini  di ovali ” e altre caratteristiche che non avevo mai visto con tale facilità, devo ammettere che il 160 mm ha un potere risolutivo leggermente superiore a quello che può offrire un rifrattore da 6 pollici.

Per questa ragione, avendo osservato durante tutta l’opposizione gioviana con un ottimo 5 pollici e con alcuni rifrattori da 6 pollici, posso confermare con una certa sicurezza che, nella maggior parte delle nottate italiane, è difficile percepire differenze sostanziali nei dettagli tra l’Askar 160 e un rifrattore da 150 mm. Certamente, rispetto a un blasonato TEC 160, l’Askar non raggiungerà livelli di contrasto eccezionali e non sarà in grado di supportare ingrandimenti elevati. Tuttavia, la differenza di prezzo, che è ben superiore a quattro volte, potrebbe non essere una priorità per un fotografo che, tra una sessione di riprese del cielo profondo e l’altra, vuole semplicemente dare un’occhiata alla Grande Macchia Rossa o osservare l’occultazione di uno dei satelliti galileiani.

Direi che, anche in questo caso, la scelta dipende dalle priorità. Per i più esigenti nell’osservazione planetaria, potrebbe essere preferibile acquistare un doppietto meglio lavorato, con un rapporto focale più chiuso, per ottimizzare ulteriormente la qualità delle osservazioni. I piu’ facoltosi, invece, potranno comprare un super Top di Gamma da 160 mm e  poi tra caviale e champagne parlar male della plebe che comprerà l’Askar. 

 

Osservazione di Venere e del Sole

Ho avuto l’opportunità di osservare anche Venere durante il giorno, subito dopo circa mezz’ora di osservazione solare. Mi aspettavo una maggiore turbolenza, ma sorprendentemente, il pianeta, visibile come una sottile falcetta (come vedrete nel video), ha mostrato un bordo molto nitido, con una lieve differenza di albedo nella zona del terminatore.

L’osservazione solare, invece, è stata molto piacevole, consentendomi di apprezzare decine di dettagli, dalla granulosfera alle facole, dai pori alle macchie solari. La facilità nel percepire la granulosfera è stata migliore rispetto a quella che si può ottenere con un rifrattore classico da 10-12 cm, una caratteristica che ho molto apprezzato.

Unica avvertenza che posso darvi riguarda l’utilizzo del prisma di Herschel per l’osservazione solare: è consigliabile alternare brevi pause durante l’osservazione. Dopo circa 25 minuti di utilizzo continuo, la parte in ceramica del prisma iniziava a scaldarsi, il che può influire sulla qualità dell’osservazione. Se con il Takahashi FSC 128 sono riuscito a seguire tranquillamente l’intera durata di un’eclisse solare, con il 160, avrei dovuto interrompere l’osservazione più frequentemente per evitare il surriscaldamento.

 

 

Osservazione della Luna

La Luna è sempre generosa con tutti, e non ha fatto eccezione nemmeno con l’Askar 160, che ha fornito prestazioni di tutto rispetto. Mi ha mostrato un ottimo contrasto e un buon contenimento della luce diffusa al terminatore. Nei periodi di calma atmosferica, quando il seeing lo consentiva, sono riuscito a sfruttare l’oculare Takahashi LE da 2,8 mm per raggiungere i 400 ingrandimenti.

In queste condizioni, il cratere Fracastorius si è rivelato letteralmente costellato di micro-crateri, e ho potuto osservare diverse rime lunari, come quelle di Ariadeus e di Posidonius. In una serata particolarmente favorevole, sono riuscito anche a percepire parte della “rima Sheephanks”, sebbene non fosse ancora completamente visibile nella sua lunghezza, dato che più della metà era ancora avvolta all’interno del terminatore, nella zona non illuminata dal Sole.

Certamente, per chi non ha problemi di spazio e ha una montatura adeguata, oltre alla possibilità fisica di gestire un tubo ottico di tale diametro, credo che l’Askar 160 possa rivelarsi estremamente performante, soprattutto nell’osservazione lunare. Con l’uso di un bel visore binoculare, questo telescopio è sicuramente superiore a qualsiasi rifrattore da 4 o 5 pollici di alta qualità, almeno per quanto riguarda l’osservazione della Luna.

 

PREGI E DIFETTI

Pregi:

Come sempre, l’Askar 160 offre un eccellente rapporto qualità/prezzo. Ad esempio, il mio Takahashi FS 128, acquistato usato alcuni anni fa, mi è costato ben 200€ in meno rispetto a questo telescopio, nonostante il suo diametro sia superiore di circa 3 cm. La costruzione meccanica del 160 è molto buona, decisamente migliore rispetto al mio Takahashi FS 128, così come la cura dei particolari.

Ottimo nell’osservazione del cielo profondo, con grandi performance anche nell’osservazione lunare, soprattutto quando dotato di visore binoculare. È un telescopio progettato principalmente per l’osservazione e per la fotografia astronomica; tra l’altro, è possibile acquistare separatamente degli accessori specifici per farlo lavorare al meglio.

Il tubo bianco ha resistito molto bene alle osservazioni solari e a quelle di Venere, senza scaldarsi troppo. È sempre piacevole osservare Marte con rifrattori di questo diametro. Infine, lo star test e il test con il reticolo di Ronchi hanno mostrato una migliore correzione ottica rispetto al modello Askar 185. Tuttavia, come sempre, è bene ricordare che ogni strumento va giudicato singolarmente, quindi eventuali differenze potrebbero sussistere da modello a modello. Come vi ho già detto, ho effettuato quattro star test su quattro FS 128 e circa 10-15 test su Celestron C8, e non ho mai trovato due test identici.

Difetti:

Essendo un rifrattore da 160 mm di diametro con schema ottico a tripletto, il telescopio è comunque piuttosto pesante. Sebbene non sia ingombrante come il 185, anche il 160 potrebbe risultare problematico da gestire per persone più fragili o con problematiche alla schiena. Inoltre, potrebbe essere difficile da utilizzare per astrofili che operano con montature più compatte e che magari vogliono osservare su un piccolo terrazzo di un condominio. In questi casi, consiglierei di acquistare un rifrattore con diametro inferiore.

Per quanto riguarda l’osservazione del gigante gassoso Giove, non penso che l’Askar 160 possa superare le prestazioni di un ottimo doppietto da 6 pollici. Con il 185, infatti, la maggior parte del lavoro era svolto dal grande diametro, mentre il 160 l’ho trovato abbastanza allineato al Takahashi FS 128 nella resa dei dettagli. Quindi, potrebbe comunque essere superato in certe serate da un ottimo 150 mm di altissima qualità ottica, o anche da un classico rifrattore da 150 f/15, almeno per quanto riguarda la capacità di gestire ingrandimenti elevati su Giove senza perdere contrasto evidente.

Un altro difetto è che “psicologicamente” ha suscitato qualche risentimento tra chi ha acquistato strumenti più costosi. Comprendo sia difficile accettare che con una cifra come quella volta all’acquisto dell’Askar 160,  non si compri neppure il tubo ottico senza lenti del proprio Super Top di Gamma, ma vi confermo che potreste osservare e fotografare con un prodotto che vale piu’ di quel che si paga  e non certo con un “fondo di bottiglia”, come alcuni potrebbero erroneamente pensare.

FIG. 9 – Il sistema con il tubo retrattile consente di andare a fuoco senza problemi anche con le torrette binoculari, rivelandosi ancor di piu’ uno strumento poliedrico

IN SINTESI

In sintesi, ritengo che l’Askar 160 rappresenti un perfetto equilibrio tra dimensioni, diametro, luminosità e prestazioni. Risulta più gestibile rispetto al modello 185, può essere installato su montature che si trovano facilmente nel mercato dell’usato e offre prestazioni che soddisferanno senz’altro gli appassionati delle osservazioni lunari e del cielo profondo. Tuttavia, non credo  possa eguagliare le prestazioni di un doppietto da 150 mm di altissima qualità per l’osservazione di Giove, un pianeta che richiede strumenti in grado di fornire un altissimo contrasto. Detto ciò, va ricordato che questo telescopio è un astrografo, ed è quindi stato progettato principalmente per supportare gli appassionati di astrofotografia, e in questo campo le sue prestazioni meriteranno senz’altro una valutazione da parte di esperti nel settore.   

PREZZO E GARANZIA

Nel mese di aprile 2025, il prezzo suggerito per l’Askar 160 è di 3.999 €. Vi consiglio di visitare il sito di Artesky, per verificare la disponibilità e eventuali variazioni di prezzo, utilizzando il link qui in basso.

RINGRAZIAMENTI

Un sincero ringraziamento a Luca Seveso di Artesky, per avermi fornito l’esemplare oggetto di questo test e per avermi lasciato libertà di condividere le mie impressioni personali senza alcuna forzatura.

 

DISCLAIMER

Binomania non è un negozio online, ma un sito di recensioni. I prodotti sono testati e restituiti, e come giornalista non posso venderli ai lettori. Per tale motivo, per conoscere eventuali offerte e prezzi sui prodotti oggetto di questa recensione, dovete contattare direttamente Artesky.