Buongiorno! E’ proprio cosi che bisogna iniziare questo racconto perché uscire all’alba, anzi prima, in un posto magnifico ti ricarica le pile.
Per rispetto verso le persone che ho avuto il piacere di conoscere, i luoghi che ho potuto visitare e la giusta riservatezza che impone il servizio che mi preparo a svolgere, non ci sarà nessun accenno alle reali coordinate geografiche.
La mia esperienza inizia la mattina di lunedì 13 Aprile, all’aeroporto di Linate a Milano, rapidamente imbarcato in aereo con la mia vecchia e consunta guida in mano: “Uccelli D’Europa” di Bertel Bruun e Arthur Singer chiamata dagli addetti al settore la Brunsinger .
Il volo si rivela tranquillissimo e una volta atterrato mi butto a capofitto – dove, a cercare dei rapaci? No! Alla ricerca di un arancino, lo sognavo da tanto.
Purtroppo in aeroporto non vendono questa prelibatezza sicula, per tale motivo, salgo sull’autobus per raggiungere il mio contatto che mi preleverà per mostrarmi come funziona un campo di sorveglianza.
Qualche telefonata, sms e ci accordiamo per il recupero che avviene in maniera rapida, solo una cosa mi lascia perplesso: mi aveva confermato telefonicamente che sarebbe arrivato con una macchina blu e che non avrei dovuto preoccuparmi per le sue condizioni, in realtà mi pare bianca! La terra di Sicilia si attacca alle macchine come il Bostik!
Angelo, questo il nome del mio collega, guidando verso le aquile mi spiega come funziona e fermandosi con la macchina mi chiede se vedo qualcosa. Esco di botto e inizio a spazzolare con il mio binocolo ma a parte le cornacchie non vedo nulla, lui mi rassicura – guarda che c’è! La vedo a occhio nudo – ecco penso, iniziamo subito bene!
Ormai è pomeriggio inoltrato e si fa ritorno al campo base, il luogo dove riposarci, mangiare qualcosa e andare a letto presto, perché la sveglia suona prima dell’alba. Pare di essere in Giappone e di subire il fuso orario! Capisco al volo cosa vuole dire fare squadra: gli altri al rientro parlano di chi o cosa hanno visto, si documentano su avvistamenti altrui, da domani anch’io prenderò parte alla discussione, nulla è lasciato al caso e penso di essere capitato con persone proprio in gamba.
Drrrriiiiiiiiiiiiin! E’ la mia prima mattina, mi viene voglia di lanciare il cellulare che mi sveglia più presto del previsto, ma ho una missione da compiere e non posso tirarmi indietro, quindi:- in piedi Giorgio! Doccia veloce e attrezzatura pronta (preparata la sera prima).
Un paio di appunti tecnici: uso un binocolo Kowa Prominar 8.5×44 e uno spotting scope della Vixen modello Geoma ED 82, un cavalletto Manfrotto 190 “OLD” e una testa Manfrotto di cui non ricordo mai il nome, anche se mi hanno fatto i complimenti per la sua robustezza).
Si parte per il campo una colazione veloce al baretto di zona e via, bisogna essere sul posto alle prime luci, pranzo al sacco e occhi bene aperti, il nostro non è un compito qualsiasi: siamo lì per impedire che qualche malintenzionato depredi il nido.
Qui devo aprire una piccola parentesi per farvi capire come sia difficile in un posto così riuscire a spiegare alle persone, soprattutto ai fotografi, di non avvicinarsi troppo per non disturbare gli animali, tenere d’occhio le persone sospette e nel frattempo ammirare le maestrie aeree di questo meraviglioso rapace: l’Aquila del Bonelli.
Questa magnifico animale è già sparito dal resto d’Italia, l’ultima roccaforte, è qui e va protetto con ogni mezzo disponibile, ci sono pochi esemplari e abbiamo la possibilità di tutelarli. I ragazzi del GTRS (Gruppo Tutela Rapaci Sicilia) senza l’aiuto di nessuno (economicamente parlando) tempo fa, hanno capito che era ora di muoversi perché le persone preparate e perbene possono fare, la differenza, se lo vogliono.
L’Aquila del Bonelli (foto 4)è un rapace di dimensioni medio – grandi: il corpo misura, dal becco alla coda, circa 55/65 cm , mentre l’apertura alare arriva a 150/165 cm. Non è sicuramente un chiacchierone a parte il periodo riproduttivo.
E’ un’aquila molto proporzionata ed elegante, a prima vista da un effetto di petto bianco e ali scure, ali squadrate che alle estremità si assottigliano, la coda è lunga.
Il modo di volare è sicuro, potente, battute decise e frequenti ma eleganti ma non troppo profonde, plana ad ali piatte , il dorso chiaro si nota anche da lontano . E’ un animale molto sofferente al disturbo specialmente nel periodo riproduttivo.
Siamo sul campo, mettiamo la macchina riparata e anche noi ci appostiamo non proprio come delle statuine, cercando di arrecare all’animale il minor disturbo possibile; non sono un esperto in distanze ma penso di essere stato di fronte all’animale a circa 300 m.
Come ogni buon birdwatcher sa, ci sono volte in cui non vedi volare una mosca, ma non è il nostro caso perché una sagoma molto grande appare ai nostri binocoli: è lei! Che meraviglia, che eleganza e che gioia, la mia prima aquila del Bonelli e la fortuna vuole che venga verso di noi e ci passi sopra; il cuore va a mille e già solo in quel momento vengo ripagato della fatica che ho fatto e farò nei prossimi giorni.
Sparisce dietro di me mentre mi attorciglio come una torretta della contraerea per seguirla, anche da dietro la sagoma ha il suo perché, nel frattempo il mio socio “spazzola” la montagna in cerca dell’altro adulto e dopo averlo visto, mi conferma che lui e “pullus” stanno benone.
Oltre agli animali è spettacolare il posto, una natura da togliere il fiato, senza compromessi e dipinta di un verde quasi smeraldo : e pensare che in Sicilia c’ero solo andato per il mare bellissimo, ora mi rendo conto di che cosa mi sono sempre perso, io sono un amante della montagna, ultimamente , però osservo solo in pianura (è ora di dimagrire un po’).
Passano le ore e ogni tanto abbiamo la fortuna di vedere l’aquila rientrare al nido con qualche preda, di solito conigli, e qui pare essercene tanti, quel povero pullus è all’ingrasso ma i più esperti del gruppo mi dicono che va bene così, sono riuscito a vedere anche una albanella e dei falchi pellegrini oltre a piccoli passeriformi.
Prima di raccontarvi questo pezzo tenete a mente cosa stessi cercando all’arrivo in aeroporto, bene è arrivata ora di pranzo, sono passate le 13 da un po’ e, a parte una buona scorta di banane di cui sono ghiotto, e mele, per ora non ci siamo cibati. Potrei anche dire di aver tentato un abbozzo di dieta, ma una macchina spunta all’orizzonte e subito il binocolo è rivolto da quella parte. Esce uno dei responsabili del GTRS, si chiama Giovanni, ci salutiamo e finalmente dopo un giro di mail iniziato un anno prima, ci conosciamo, è una persona gentilissima. Dopo qualche minuto prende un pacchetto dalla macchina e, indovinate? Arancini! Si è fermato apposta a prenderli, sono rimasto senza parole.
Bello sollazzato, riprendo la sorveglianza che, levatacce a parte, è proprio una bella vacanza. Dobbiamo stare sempre all’erta perché non ci si può fare sorprendere impreparati e dobbiamo avere sempre il binocolo a portata di mano. Il pomeriggio passa tranquillo con un paio di avvistamenti di aquila e falchi pellegrini, ma questa giornata sta finendo e un po’ stanchi ci prepariamo al ritorno, dove ci aspetta una buona cena e il meritato riposo. Questa è solo una giornata tipica, della settimana passata. Mi rimarrà anche un ricordo bellissimo dei luoghi e delle persone che ho conosciuto: Nino, Angelo, Giovanni e ancora Angelo, persone preparate e con un vero amore per la propria terra e gli animali che la abitano.
Il GTRS è stato fondato da poco e ha bisogno d’aiuto, i campi di sorveglianza costano, io, a parte il viaggio non ho speso nulla per vitto e alloggio (e che vitto! Un plauso al cuoco Nino) Li ringrazio tantissimo per questa opportunità, chiunque volesse contribuire , può collegarsi al sito EBN Italia (www.ebinitalia.it) e la pagina riguardante la donazione all’aquila di Bonelli. Con un piccolo gesto farà in modo che questo rapace possa continuare a volare libero nel bellissimo cielo siciliano e chissà che un giorno si fidi più dell’uomo e faccia ritorno anche in altri cieli che per ora ha abbandonato.
Buone osservazioni!
Giorgio Aliprandi, classe ’64, fin da piccolo si nutriva di documentari sugli animali e sognava l’avventura. Quando da grande ha avuto la possibilità di viaggiare è rimasto stregato dalla Spagna e precisamente dall’Andalusia, dove si è recato ben undici volte per vedere l’aquila imperiale (sottospecie Adalberti) senza riuscirci mai.
Catturato inesorabilmente dal mondo dei rapaci, quando ha un po’ di tempo lo impegna per questa meravigliosa passione, sapendo che qualcosa sa ma ha ancora molto da imparare.