Nella bella località di Valganna, vicino a Varese, il team di Binomania si è, questa volta, ritrovato per parlare di telescopi terrestri: non poteva esserci occasione migliore per “assaggiare” i nuovi spotting scopes Nikon della serie Monarch HG ( e per questo ringrazio sempre Maurizio Bachis, responsabile Nikon Sport Optics della Nital, per la sua inesauribile disponibilità a ogni mia richiesta).
Confesso che non sono un grande utilizzatore degli spotting scopes se non per specifici scopi, né pratico il digiscoping quindi non sono un grande esperto di questa tipologia di strumenti, indi queste brevi note sono più una sorta di prime impressioni “di pelle” su questi strumenti, senza entrare in questioni più circostanziate che nemmeno sarei in grado di scrivere per le ragioni suddette.
Purtroppo la giornata bigia e fosca non ha permesso di valutarli su ogni tipo di soggetto, ma non tutti i mali vengono per nuocere perché è proprio in queste condizioni critiche che un’ottica di pregio deve tirare fuori “i suoi attributi”.
Questi Fieldscope (così da sempre definiti dalla Nikon) fanno parte della nuova linea HG, caratterizzata dall’impiego di vetri ED e spianatori di campo. Prodotti nelle versioni da 60 mm e 82 mm, entrambi diritti ed angolati, sono corredati anche dalla nuova serie di oculari MEP.
Impermeabili con azoto e connotati da un design innovativo e intrigante, il 60 mm pesa 1260 g mentre l’82 mm ne pesa 1640 e solo quest’ultimo è fornito di flangia rotante per ruotare lo strumento ; il 60 mm invece non è ruotabile e ha un piede di fissaggio molto avanzato; il paraluce è estraibile e la connessione con gli oculari avviene tramite baionetta a pulsante, similmente alle macchine fotografiche.
Gli oculari sono rappresentati da due zoom, un classico 20-60x (sull’82 mm, mentre sul 60 mm si ottiene un 16-48x) e uno 30-60x grandangolare con 66.4° di campo apparente, (sull’82 mm, mentre sul 60 mm diventa un 24-48x); entrambi con un peso intorno ai 350 g. A essi si affianca un fisso 38x (30x sul 60 mm), anch’esso grandangolare a 66.4° (non disponibile per questa prova). Ognuno è fornito di sacchetto in cordura imbottita.
Sia sugli oculari sia sugli spotting troneggia un deludente Made in China, a differenza dei binocoli della stessa serie HG che sono invece Made in Japan (non mi abituerò mai a queste contraddizioni….).
SUL CAMPO: ben bilanciato l’82mm, meno il 60 mm che da l’impressione di essere persino più pesante; inoltre, il suo piedino di fissaggio avanzato lo rende più instabile su supporti volanti come quelli da tavolo o i monopiedi, con i quali si fanno sentire di più le vibrazioni, mentre su cavalletto il problema non si pone.
La messa fuoco avviene tramite un’unica ampia ghiera: Nikon ha ideato un sistema di messa fuoco non lineare e a velocità differenziata che permette di focheggiare con precisione sia a corta che a lunga distanza; non è mancata la proverbiale fluidità delle messe a fuoco Nikon e in questo modo non si sentita la mancanza della doppia ghiera per la messa a fuoco fine.
Gli oculari hanno il loro paraluce estraibile con una tacca di bronzo che indica la giusta distanza per il digiscoping; ciò non vale invece per il 30-60 W che è fornito di serie con un corretto adattatore per il digiscoping che va a sostituire il paraluce (basta svitare quest’ultimo e avvitare l’adattatore in sua vece).
Otticamente entrambi le versioni forniscono immagini luminose e nitidissime, ben definite e spianate fino ai bordi e , caratteristica più apprezzabile, prive della benché minima aberrazione cromatica in ogni condizione di luce. L’incisività e la definizione dei dettagli tendono, però, a spegnersi un poco ai massimi ingrandimenti, a differenza dei Top di Gamma che invece non fanno una piega fino a 60-75x. In visuale inoltre lo zoom 20-60 classico mi parso più incisivo e nitido rispetto al grandangolare 30-60x che, visto l’adattatore fornito di serie, potrebbe forse avere una vocazione più dedicata per il digiscoping
Complessivamente quindi si tratta di strumenti di alto livello, con un occhio di riguardo per il digiscoping, appena un gradino sotto i top di gamma delle marche più blasonate, Nikon compresa.
I prezzi orientativi per il pubblico sono di circa 1600 euro per l’82 mm e 1400 per il 60 mm (solo corpo); circa gli zoom: 400 euro per il 20-60x, 580 euro per il 30-60 w e 350 per il 38w.
Non resta che attendere più autorevoli opinioni a proposito dell’applicazione in digiscoping e spero che ve ne sia presto l’occasione per gli appassionati del settore.
Si ringrazia Maurizio Bachis, responsabile Nikon Sport Optics Italia, per gli esemplari in prova.
Pignatta Piero: visualista puro del cielo profondo, con qualche divagazione di panorami montani e avi-fauna. Osserva solo con il binocolo, strumento che per lui è stata una vera rivelazione; è un fissato dei binocoli Miyauchi sui quali è meglio transigere e non contraddirlo, pena gravi scompensi del suo equilibrio cosmico-esistenziale. Il suo mito è l’ormai introvabile, esaurito, costosissimo 25×141 per il quale potrebbe copiosamente commuoversi al solo sentirlo nominare. Non escludo ne conservi una foto nel portafoglio.