Il sistema modulare Swarovski ATX – STX rappresenta una delle migliori soluzioni osservative per le lunghe distanze disponibile oggi sul mercato, anche se certamente non la più economica. Alla sempre indiscutibile qualità ottica Swarovski va aggiunta senz’altro l’innovativa e pratica soluzione “modulare” tipica di questi spotting, che permette di combinare moduli prisma- oculare diritti od angolati con 3 obiettivi di diverso diametro ( da 65, 85 e 95 millimetri), ottenendo così varie combinazioni che permettono di soddisfare le più disparate esigenze legate alle differenti condizioni di luminosità, la necessità di maggiore o minore trasportabilità, oppure di comodità osservativa.
Oltre ai citati moduli legati all’osservazione naturalistica vanno aggiunti anche gli accessori che permettono un altrettanto comoda e appagante attività fotografica, permettendo il digiscoping con piccole compatte (DCB II), corpi reflex o mirrorless (TSL Apo), oppure l’ iPhone che magari già usate quotidianamente (PA).
Essendo già note e ampiamente testate le ottime qualità ottiche del cannocchiale coprotagonista della prova mi soffermerò più che altro sull’uso “da campo” dall’adattatore TSL Apo “23mm”, il secondo nato della famiglia TSL e quello considerato più adatto all’uso con i corpi mirrorless micro 4/3 di Olympus e Panasonic e che gentilmente Swarovski Italia mi ha fornito, unitamente alla combinazione ATX da 95mm, per questa lunga prova sul campo.
Come già detto questo TSL da 23mm è la seconda versione uscita dai laboratori di Absam, la prima versione da 30mm è più indicata per l’uso con corpi reflex dotati di sensore formato APS-C o DX, mentre è imminente l’uscita sul mercato di un nuovo TSL con gruppo ottico da 43mm adatto ai grandi corpi reflex con sensori full frame.
Il TSL Apo è un adattatore estremamente solido e ben curato, come ogni altro accessorio di casa Swarovski: il corpo in metallo parzialmente gommato ospita una compatta ottica apocromatica, nel nostro caso da 23mm di lunghezza focale, atta a fare le veci un obbiettivo fotografico per montare un corpo macchina mirrorless o reflex sull’oculare dei cannocchiali ATX-STX. Per completare questa prova come corpo macchina ho utilizzato la mia Olympus OM-D E-M1.
Il TSL va montato sulla macchina fotografica mediante un classico anello filettato T2 con la baionetta dei vostri abituali obiettivi (nel mio caso una baionetta per micro quattro terzi o M4/3). L’altra estremità andrà ad “incappucciare” l’oculare dello spotting, garantendo così un montaggio estremamente solido e sopratutto “precisamente allineato” tra i vari componenti, ma egualmente facile da mettere o togliere per garantire un pronto passaggio dalla fotografia all’osservazione. Per aumentare la solidità del montaggio viene fornito un collare metallico che va inserito sul “collo” dell’oculare, sarà su questo accessorio che il TSL andrà poi a fare presa, tramite un pomellino di serraggio, una volta montato. Questo anello potrà anche assere lasciato definitivamente sul cannocchiale, tanto non sarà di nessuno ostacolo all’osservazione una volta rimosso l’adattatore con l’annesso corpo macchina. Per completare il fissaggio di questo “collare” sarà necessario sostituire molto facilmente il paraluce estraibile dell’oculare con un altro (dato in dotazione con il TSL) dalla forma modificata e che garantirà il bloccaggio in sede dell’accessorio. La dotazione viene completata da due tappi per proteggere le ottiche del TSL dalla polvere quando non utilizzato, soprattutto il grande tappo anteriore si è dimostrato utile per proteggere l’imboccatura dell’adattatore sul campo durante le osservazioni, quando cioè non si trova inserito sull’oculare.
Ho utilizzato questa “combinazione” più volte durante le mie uscite nel mese di ottobre, sia in capanno potendo così contare su soggetti relativamente vicini, che in campo aperto dove di solito la maggiore distanza del soggetto da osservare e fotografare gioca sempre un ruolo determinante sulla qualità finale dell’immagine ottenibile.
Come spotting scope di supporto alla prova del TSL l’ATX95 si è sempre dimostrato un cannocchiale di eccellenza: l’ampio diametro del suo obbiettivo garantisce immagini luminose e contrastate anche in condizioni di luce non perfette, consentendo anche tempi di scatto un po’ più veloci e di conseguenza anche la possibilità di utilizzzare ISO più bassi durante il digiscoping; la resa dei colori è sostanzialmente neutra e l’aberrazione cromatica contenuta ai minimi termini anche ai forti ingrandimenti, quando non completamente assente. La comodità di utilizzo e la fluidità della regolazione dell’oculare zoom (che sul 95mm va da 30 a 70x) e della messa a fuoco rendono l’attività osservativa molto piacevole e rilassante.
Come sempre però, quando si passa dall’osservazione alla fotografia, il sensore della macchina fotografica si dimostra giudice più severo del nostro sistema visivo, incline a volte a riconoscere ed escludere certi difetti ottici. Così il TSL Apo 23mm ha mostrato qualche limite, intendiamoci niente di sconvolgente o che faccia gridare allo scandalo, ma qualcosa si è visto e io giustamente sono qui per raccontarvelo.
Innanzi tutto trattiamo un limite oggettivo (anche scontato) di questo sistema per il digiscoping: utilizzando l’adattatore TSL Apo si deve escludere a priori l’utilizzo dell’autofocus della propria macchina fotografica, non che nel digiscoping le condizioni di scatto ne permettano l’uso comunque troppo spesso, ma anche quando ci troveremo in frangenti favorevoli all’uso di questo automatismo, con il TSL si dovrà sempre procedere in modo completamente manuale. Per avere una focheggiatura il più precisa possibile ho dovuto così fare ricorso all’ ingrandimento del soggetto sul display della mia Olympus, oppure utilizzare il cosiddetto focus peaking: cioè quella tecnologia che ormai molte macchine fotografiche hanno (mutuata dalle video camere) e che se attivata evidenzia sullo schermo della macchina con linee colorate i contorni dei soggetti messi a fuoco. Tutto questo procedimento non mi ha causato grossi problemi, anche perché io in genere io prediligo soggetti abbastanza statici, certo se si dovesse andare a ritrarre animali o uccelli in movimento rapido, vista anche poi la ridotta profondità di campo che caratterizza il digiscoping, questo potrebbe essere decisamente più complesso anche se di certo non impossibile.
Come vantaggio invece questo adattatore si porta innanzi tutto in dote la capacità di escludere totalmente (o quasi, vedremo) il problema della vignettatura, cioè il cerchio nero con cui spesso si ha a che fare nelle immagini frutto del digiscoping. Con il TSL il sensore è sempre illuminato per intero a qualsiasi ingrandimento dell’oculare zoom voi lo usiate, in questo modo non dovrete necessariamente ritagliare il fotogramma finale (crop) per escludere eventuali cerchi o angoli neri sulla foto. Ho riscontrato però un genere di vignettatura più diciamo “classica”, che chi pratica la fotografia ben conosce, cioè il calo di resa degli obbiettivi fotografici man mano che ci si sposta dal centro verso gli angoli del fotogramma. In questo il TSL non si è dimostrato perfetto, visionando le foto ottenute si nota un piccolo decadimento dell’immagine ai bordi, dove il dettaglio risulta un poco più “impastato” e anche la luminosità è leggermente inferiore che al centro. Niente di sconvolgente, ma c’è.
Anche l’aberrazione cromatica scarsamente evidente nel visuale invece nel digiscoping, nelle situazioni però difficili per luminosità e contrasto, si presenta leggermente più invasiva; anche quì al centro in modo poco appariscente, poi più marcata procedendo verso l’esterno dell’immagine. Non vi starò qui a misurare quanti pixel “deragliano” verso il viola, il cromatismo è comunque tenue e può essere facilmente rimosso con gli strumenti di correzione di un buon programma di foto ritocco (io normalmente uso Adobe Lightroom 5.7).
La nitidezza, che visualmente nell’ATX95 mi è sempre parsa ottimale almeno fino ai 60 ingrandimenti, nelle foto risultanti dall’uso del TSL Apo mi è sembrata lievemente più morbida già a partire dal centro dell’immagine. Un calo di “secchezza” che penso sia da attribuire più al TSL 23mm che al cannocchiale, visto che qualche veloce prova di verifica fatta con l’ATX usando altri metodi di digiscoping mi hanno dato dei responsi lievemente più nitidi.
Alla fine di questo “apparentemente” semi-tragico corollario di aberrazioni ottiche mi sembra doveroso ribadire ancora una volta che questi difetti si ci sono, ma a mio parere sono quantificabili come “non pesantemente determinanti”, prova ne sia che comunque da uno degli scatti fatti ad un martin pescatore e ottenuti con questa combinazione (ATX95 più TSL Apo 23mm) ho ricavato una ottima stampa 60×40 che adesso fa belle mostra nel salotto di casa mia, quindi…
Una ulteriore considerazione va fatta poi sul fatto che parliamo di una prova fatta con il TSL 23mm su ATX 95mm (un’ottica comunque già un po’ estrema nel suo genere), se si scende con l’apertura del cannocchiale già con il modulo da 85mm queste aberrazioni potrebbero essere ancora più contenute o scomparire del tutto, come è già stato testimoniato anche da altri tester e digiscoper in giro per il mondo.
Per tirare una somma finale devo dire che comunque ho gradito molto l’uso del TSL Apo 23mm (accoppiato con l’ATX95), questo adattatore per il digiscoping è solido e ottimamente costruito, a livello pratico permette un montaggio sicuro e preciso della macchina fotografica sul cannocchiale e consente di alternare in modo abbastanza rapido l’osservazione e la fotografia. La resa fotografica, nonostante si sia palesata qualche aberrazione è comunque ottima e permette, se utilizzata fino ai 30-40 ingrandimenti e dove le condizioni ambientali lo consentono, di ottenere foto di grande pregio; comunque dai 50x e oltre si potranno sempre avere delle foto almeno di alto valore documentale, quindi prestazioni perfettamente in linea con le normali possibilità offerte ai digiscoper anche dagli altri sistemi disponibili sul mercato odierno dalle “grandi marche”.
Al piede dell’articolo troverete una gallery fotografica con alcuni degli scatti fatti durante la fase di test del TSL Apo 23mm sull’ATX95. Ho preferito mettere la foto finale seguita anche dall’immagine originale senza elaborazione in modo che possiate cercare di valutare appieno le possibilità di questa combinazione fotografica, facendo anche la tara oltre che delle mie scarse capacità foto-naturalistiche anche della mia ancor più ridotta capacità di “foto-sviluppo”.
I soggetti come il martin pescatore sono ripresi a pochi metri, mentre per altri come per esempio la coppia di smerghi o il beccaccino e i limicoli i metri sono un paio di decine; lo zoom in quasi tutte le foto è rimasto nel range dei 30-40x.
Disclaimer. Questa recensione è stata pubblicata nel mese di novembre 2016. Si specifica che le impressioni d’uso sono totalmente personali e date dai tester di Binomania in completa libertà, senza vincolo e rapporto commerciale alcuno e sulla base di esperienza comprovata nell’utilizzo di tali strumenti ottici. Per eventuali informazioni, aggiornamenti e/o variazioni sui prezzi, sulle caratteristiche dello strumento, su i punti vendita autorizzati o altre informazioni in genere, si prega di visionare direttamente la pagina dedicata sul sito di Swarovski Optik Italia.
Monti Paolo: quarantenne, un po’ astrofilo, un po’ birdwatcher, un po’ digiscoper; colleziona binocoli da qualche anno, ne possiede di vari.E’ un membro del gruppo Astor (Associazione per l’osservazione e lo studio dei Rapaci) insieme a Piergiovanni Salimbeni e Abramo Giusto.