Recensione del rifrattore acromatico 80-600 Tecnosky e montatura altazimutale SW AZ-3

I piccoli rifrattori “corti”, destinati ad accompagnare l’astrofilo durante le vacanze o in occasione di eclissi di Sole o semplicemente come strumenti trasportabili da affiancare ad altri di maggior impegno, sono oggi sempre più diffusi, sia in versione acromatica che apocromatica. In questa categoria di strumenti ho provato il piccolo rifrattore acromatico 80-600 commercializzato da Tecnosky di Felizzano (http://shop.tecnosky.it).

Fig.1 – Un primo piano sul piccolo rifrattore Tecnosky

Questo rifrattore ha un tubo ottico di color crema pallido, con una finitura superficiale che ricorda quella dei telescopi russi. Il paraluce è retrattile, il che porta la lunghezza del tubo a variare tra un minimo di 49 cm e un massimo di 58 cm, dunque uno strumento molto trasportabile.

Il fuocheggiatore è a pignone e cremagliera con una notevole corsa di 13.6 cm che permette di mettere a fuoco anche senza far uso di prolunghe. Essendo dimensionato per ospitare un portaoculari da 31.8 mm, il tubo ha soltanto 45 mm di diametro e quando è inserito completamente finisce per intercettare la luce proveniente dall’obiettivo. In osservazione diretta questo inconveniente non si presenta, mentre con l’estrazione richiesta da alcuni diagonali l’apertura effettiva potrebbe risultare leggermente ridotta. Questa caratteristica è presente anche in altri rifrattori a corta focale.

Una vite zigrinata permette di regolare la durezza dello scorrimento, mentre due piccole viti a brugola sono destinate a correggere eventuali giochi, anche se nell’uso con accessori pesanti, come un corpo macchina, potrebbe comunque verificarsi una leggera inclinazione del tubo. Si può ridurre l’inconveniente usando una prolunga che limiti al minimo l’estrazione del fuocheggiatore.

L’estremità portaoculari possiede un filetto T2 per l’innesto di raccordi vari e fotocamere. In particolare può essere utile collegarvi un raccordo da T2 femmina a estremità 2 pollici (vedi figura) per poter usare oculari da 50.8 mm in visione diretta, anche se alle focali più lunghe (diciamo dai 32 – 35 mm in su) ci sarà un po’ di vignettatura. Il serraggio degli accessori nel portaoculari originario avviene tramite un anello.

Fig.2 – L’estremità del fuocheggiatore. A sinistra si notano le due brugoline che servono a regolare il gioco, più a destra la vite zigrinata per il blocco del tubo e infine il raccordo T2-2 pollici (non di serie) in cui è inserito un oculare da 28 mm

 

Il tubo e il paraluce sono opacizzati tramite un rivestimento interno nero di consistenza feltrosa. Il tubo contiene due “diaframmi” in materiale sintetico di spessore notevole, molto diversi dai soliti diaframmi a bordo tagliente.

Fig.3 – L’interno del tubo dopo avere smontato la cella dell’obiettivo

Il cercatore, acromatico, ha un’apertura effettiva di 34 mm e un campo attorno a 7°, quindi più che sufficiente per puntare astri luminosi. L’innesto sul tubo è quello classico a coda di rondine e l’allineamento avviene tramite tre viti a 120° sul supporto. L’estrazione pupillare è sufficiente per poter apprezzare tutto il campo visivo indossando gli occhiali.

L’obiettivo di tipo Fraunhofer è montato in una cella metallica non registrabile filettata sul tubo ed è risultato centrato all’esame con il Cheshire. Le lenti, con un trattamento antiriflesso di colore bluastro, omogenee e prive di irregolarità, sono trattenute da una ghiera filettata e separate per mezzo dei soliti spaziatori.

Fig.4- L’obiettivo acromatico. Sulla lente esterna si nota un po’ di polvere (non fornita di serie)

 

Il rapporto focale di questo strumento è ibrido tra i trasportabilissimi f/5 e i più classici f/11.4. La prova sul cielo ha mostrato un’aberrazione cromatica davvero molto contenuta, più di quanto ci si aspetterebbe da un rapporto focale di f/7.5. L’esame di Altair a 100x ha rivelato un’ottima correzione anche dell’aberrazione sferica e solo un residuo di astigmatismo, benché ancora nei limiti di tollerabilità. Trattandosi comunque di uno strumento destinato ai viaggi o all’osservazione occasionale, non certo a quella scientificamente impegnata, la qualità dell’ottica si può senz’altro ritenere decorosa. In ogni caso l’obiettivo ha separato stelle doppie al limite di Dawes (1.5 secondi) e si è dimostrato molto valido nell’osservazione quotidiana del Sole con filtro Astrosolar®, mostrando agevolmente sia i dettagli della penombra delle macchie sia la granulazione fotosferica. Molto bella anche la visione della Luna, nei confronti della quale il rifrattore ha retto tranquillamente 167x (oculare OR9 e Barlow TS 2.5x) mantenendo un buon contrasto lungo il terminatore. A questo ingrandimento, tuttavia, lo spettro secondario cominciava a farsi sentire e l’immagine era più gradevole interponendo un filtro giallino W8 o un Baader Contrast Booster, in quanto i picchi montuosi più illuminati tendevano a velarsi di blu.

Lo strumento viene fornito completo di anelli e barra a coda di rondine tipo Vixen. Con la montatura GP un contrappeso da 1,8 kg è sufficiente a bilanciare il tubo, ma come si vede dalle fotografie il rifrattore è perfettamente gestibile anche facendo uso di una piccola montatura altazimutale come la Skywatcher AZ-3, su cui ci sta comodamente senza problemi né di vibrazioni né di sbilanciamento. Gli anelli in dotazione al tubo ottico sono forati in corrispondenza dei segmenti rettilinei esterni, e basta quindi fissarli alla testa della montatura con una coppia di viti di passo e lunghezza adeguate reperibili presso un qualunque ferramenta (quelle che fissano gli anelli alla slitta sono troppo corte). La stessa montatura è però disponibile anche con una controslitta già installata. Con il rifrattore in questione i movimenti micrometrici si sono dimostrati fluidi e precisi, l’unico inconveniente essendo la lunghezza delle manopole che, col rifrattore utilizzato, era eccessiva. Su entrambi gli assi esistono purtroppo dei fine-corsa, al termine della quale occorre effettuare un “recupero”.

Fig.5  – La montatura AZ-3