I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA: "DUCA DEGLI ABRUZZI" -N°2

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GIANNI MERLINI
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I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA: "DUCA DEGLI ABRUZZI" -N°2

Messaggio da GIANNI MERLINI »

Il coltello multiuso di piccole dimensioni con tanti accessori per le utilità più disparate, sono da tutti oggi conosciuti sotto la dizione generica di “coltellino svizzero”: e questo non perché gli Svizzeri lo abbiano inventato, ma solo perché ne hanno contribuito alla diffusione e commercializzazione a livello mondiale.
In realtà l’esigenza di disporre di un utensile compatto e non ingombrante, per una facile trasportabilità, destinato a più usi, era sentita fin dall’antichità.
Già nel XVII secolo si diffonde in Europa il coltello pieghevole, cioè a serramanico o serratoio, che in confronto con quelli a lama fissa è meno ingombrante, e quindi è tascabile, non necessita di guaina per il trasporto ed è più economico (richiedendo meno acciaio, limitato alla sola lama e non anche al codolo), risparmiando sul costo della materia prima e del lavoro per la guaina, che comunque deve essere appesa ad una cintura o infilata nella cinta dei pantaloni. Sono questi primi abbastanza rustici, per lo più destinati ad uso agricolo, con manico di legno, nei quali la lama aperta si ferma contro il manico grazie ad una sporgenza (a bottoncino) che contrasta con il dorso dell’utensile: il rasoio a mano libera dell’odierno barbiere ha un sistema similare di fermo. A questi primi coltelli, trasportabili con maggiore sicurezza, si affiancano nello stesso momento le roncole di medie dimensioni, note in Francia come “serpettes” (piccole serpi) per la forma assunta in posizione di lavoro. In alternativa a questo sistema di blocco, invero abbastanza primitivo, si sviluppa quello cosiddetto “a due ribattini” o “à la capucine”: dietro il perno di rotazione della lama viene inserito nel manico un secondo perno, contro il quale si arresta il tallone della lama in posizione aperta. E’ solo dalla metà del XVIII secolo che si diffonde l’uso della molla dorsale, ( si erano nel frattempo realizzati acciai più elastici) per consentire una maggiore praticità e sicurezza nell’uso del serramanico, che ora si diffonde anche fra i nobili, grazie all’opera di maestri artigiani che affiancavano alla lama “principale” una nutrita serie di accessori: un coltellino dell’epoca di Luigi Filippo ne conta ben venti! La produzione di questi piccoli gioielli, davvero preziosi per i materiali impiegati, la genialità delle soluzioni costruttive adottate e la perfezione esecutiva. Si arresta quasi del tutto con la rivoluzione Francese, dopo la quale la produzione della coltelleria si sposta dalla bottega artigiana a più grandi ed organizzati centri che possono sfornare prodotti in quantità maggiore, a prezzi competitivi, anche se qualità non eccelsa, ma in grado di soddisfare le quantitativamente maggiori richieste della nascente borghesia.
Nel XIX secolo sia in Inghilterra che in Germania la produzione dei multiuso si sviluppa con modelli estremamente raffinati e preziosi, talora con un tale numero di accessori da renderne impossibile l’uso pratico, fatti per mostrare la bravura del fabbricante, desideroso (ante litteram) di figurare nel Guinness dei primati. Ma, già alla fine dell’‘800, a prescindere da tali mostruose assurdità, con il diffondersi della pratica “sportiva” e della vita all’aria aperta da parte di una certa parte della borghesia, si estende nella popolazione di qualsiasi ceto l’uso di più semplici e modesti multiuso, di solito a 5 o 6 “lame”, è l’epoca della “grandi esplorazioni” per ampliare a livello globale la conoscenza delle parti più remote della terra, conoscenza fino ad allora limitata ai politici ed agli scienziati.
Proprio in questo periodo, preparandosi la spedizione verso il Polo Nord del Duca degli Abruzzi, a Maniago, paesino lombardo con consolidate tradizioni di coltellinai, viene progettato e realizzato un coltellino, molto robusto per l’alta qualità del materiale impiegato, destinato ad equipaggiare l’equipaggio della spedizione. E’ un attrezzo di sole quattro lame, che procurerà al fabbricante la medaglia d’argento alla Esposizione universale di Parigi del 1900, e che diverrà da allora un oggetto di produzione corrente di Maniago, proprio con il nome "Coltello Duca degli Abruzzi”. Le dimensioni sono abbastanza ridotte, misurando da cm 7 a cm 10 in posizione chiusa; le dotazioni correnti presentano due lame di diversa grandezza, un apriscatole, un cacciavite piano con levacapsule, un punteruolo e un cavatappi, a conferma che oltre che terra di coltelli l’Italia è terra di ottimi vini! Va da sé che altri centri italiani di produzione di ferri taglienti, ed in particolare Scarperia in Toscana, hanno ripreso il concetto di questo coltello, conservandone il nome, aumentando la dotazione a 5 o 6 e più accessori, ma lasciando inalterato l’aspetto ed il concetto di questo simpatico arnese.
A Maniago, già dall’inizio del secoloXIX, si era stabilmente affermata la produzione di temperini di fantasia, le cosiddette “filuscine” con manici di alpacca e di madreperla, anche a più lame, di squisita fattura ed eleganza: quindi si può affermare che un multiuso era già nelle corde di quei bravi artigiani che grazie alle loro competenze ed a una consistente rete commerciale hanno saputo “esportare” fuori dai loro confini geografici un prodotto di qualità, tanto da farlo assurgere al rango di coltello tradizionale italiano.
Già qualche anno prima della nascita del”duca degli Abruzzi”, nel 1891 in Svizzera il Sig.Karl Elsener, fondatore della Victorinox, incominciò a rifornire l’esercito svizzero di coltelli “nazionali”, e non più tedeschi come per il passato: erano multiuso con manico di legno, di dimensioni sufficientemente contenute, e particolarmente robusti dovendo essere utilizzati sul campo di battaglia. Costruiti e distribuiti in grandissimo numero, (praticamente ogni svizzero che era stato militare ne possedeva uno, e quelli destinati agli ufficiali erano ancor più accessoriati) la loro diffusione nel mondo si è allargata a macchia d’olio.
Ma allora il multiuso è nato fuori dei confini italiani? Manco per idea! Infatti, il primo multiuso è proprio italiano, anzi per la precisione è ROMANO, costruito almeno 200 anni prima di Cristo, ritrovato fra i resti di un accampamento romano in Gran Bretagna, ove ora è conservato nel museo Fritzwilliam di Cambridge. Costruito con eccellente fattura in argento, per renderlo incorruttibile dagli agenti esterni, con una lama in ferro, è munito di un cucchiaio, una spatola, uno stuzzicadenti metallico, una forchetta ed uno “sperone” in ferro (forse la nostra caviglia per sciogliere i nodi, dato che come foralattine, forse, era un po’ troppo avanti nel tempo). Non si sa a chi fosse appartenuto, ma gli esperti ritengono fosse di un ricco viaggiatore che se lo era fatto appositamente costruire per le sue esigenze di viaggio. Per questo i Galli ed i Britanni, che non avevano mai visto un simile attrezzo, considerato il loro grado di civilizzazione, pensarono subito “Sono Pazzi Questi Romani”! Se si esclude la lama in ferro, ormai mangiata dalla ruggine per oltre metà della lunghezza, l’oggetto non ha praticamente risentito dei 2.200 anni trascorsi dalla fabbricazione.
Una ultima nota: fra i coltelli multiuso, che saranno oggetto di un articolo a parte, va ricordato il “coltello tattico”, ben conosciuto da moltissimi di noi, perché ricevuto col vestiario e le dotazioni personali all’inizio della naia, quasi sempre con l’obbligo di restituzione al momento del congedo: ciò nonostante se ne trovano in abbondanza sulle bancarelle dei rigattieri ambulanti. Questo modello di chiara derivazione marinaresca “nasce” in Inghilterra nella prima metà del ‘900 come dotazione all’esercito inglese: anche se prodotti da diverse fabbriche di Sheffield hanno una lunghezza compresa fra i 9,5 cm ed i cm.12,3, di solito dotati di lama a filo dritto e punta variamente smussata, cacciavite, apriscatole e caviglia. Nel dopoguerra, prodotti da aziende italiane, vengono adottati anche dall’Esercito Italiano.
Gianni Merlini

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GIANNI MERLINI
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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA: "DUCA DEGLI ABRUZZI"

Messaggio da GIANNI MERLINI »

Allego una foto di tre "DUCA DEGLI ABRUZZI": quello nero e quello con il manico tutto di legno sono di Maniago, quello di lato con le fascette di metallo è probabilmente di Scarperia. Il più vecchio è quello di legno di bosso. Sopra una mini-filuscina di Maniago.
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Gianni Merlini

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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA: "DUCA DEGLI ABRUZZI"

Messaggio da Enotria »

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Complimenti Gianni, è un vero piacere leggerti.

Per non parlare poi della tua preparazione e delle tue conoscenze nel campo della coltelleria.

Grazie per quello che ci dai


:wave:
Andrea

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:clap: il binocolo migliore in assoluto, è quello che hai con te nel momento in cui ti serve. :clap:

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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA: "DUCA DEGLI ABRUZZI"

Messaggio da GIANNI MERLINI »

Credimi: è poca cosa.
Gianni Merlini

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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA: "DUCA DEGLI ABRUZZI"

Messaggio da alessandromonti »

ciao Gianni ottima recensione e... per curiosita'
sapresti dirmi, nell'ambito dei multiuso Svizzeri chi si puo' fregiare del titolo di "coltellino svizzero originale"...
VICTORINOX oppure WENGER....??????

grazie per un'eventuale risposta
Alessandro
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ilRosso
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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA: "DUCA DEGLI ABRUZZI"

Messaggio da ilRosso »

Un paio di anni fa un articolo su La Stampa spiegava che l'originale è il Victorinox; Wenger ha cominciato a commercializzare la sua copia due anni dopo. Recentemente la Wenger è stata assorbita dalla Victorinox, che continua però a mantenere la produzione ed il marchio Wenger.
Ernesto Rosso
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GIANNI MERLINI
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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA: "DUCA DEGLI ABRUZZI"

Messaggio da GIANNI MERLINI »

Bravo ilRosso! Mi scuso per il ritardo nella risposta ma avevo qualche problemino con internet.
In effetti la Victorinox, fondata nel 1890 cominciò nel 1891 a rifornire l'esercito svizzero, e nel 1897 fece un restiling del proprio stesso prodotto. Il Sig. Boéchat fondò nel 1893 la Boéchat & c. per la produzione di coltelleria e nel 1900 nominò direttore della fabbrica il Sig. T.Wenger. Nel 1901 la Wenger cominciò a produrre coltellini per l'esercito svizzero. Successivamente il Sig.Wenger rilevò l'azienda e le diede il proprio nome.
Le forniture venivano e vengono fatte sulla base del prezzo d'acquisto proposto dai partecipanti, e nel corso degli anni ora l'una ora l'altra azienda si sono aggiudicate la fornitura. Se occorre riconoscere che non c'è una diversità qualitativa, si deve apprezzare che lo stile dei coltellini è sempre stato abbastanza differente, e tale distinzione si mantiene ancora oggi che le due società risultano appartenere, già da qualche anno, ad una unica proprietà. Ovvio che ci siano i fautori della Wenger e quelli della Victorinox ( Coppi e Bartali) e che ognuno sosterrà che i prodotti della propria beniamina siano migliori dell'altra. Come diceva una canzone E' UNA QUESTIONE DI FEELING!
Ciao.
Gianni Merlini

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ilRosso
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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA: "DUCA DEGLI ABRUZZI"

Messaggio da ilRosso »

Perfetto! La mia informazione al confronto era solo una voce, un sentito dire ...
In famiglia abbiamo sia Victorinox che Wenger: quale il migliore? Sono del parere che in ognuno ci sono lati migliori e lati perfezionabili, ma probabilmente la mia opinione sarà subito contraddetta da chiunque altro li esamini e li usi. Diciamo, salomonicamente, che hanno fatto bene a mantenere i due marchi e le due linee distinte.
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Re: I COLTELLI TRADIZIONALI D'ITALIA: "DUCA DEGLI ABRUZZI"

Messaggio da alessandromonti »

grazie a Gianni e ad ilRosso per le risposte.......

Alessandro
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