Questi due oculari appartengono alla leggendaria serie dei “Pseudo-Masuyama”, derivanti cioè dal design ottico Plossl modificato, che ha caratterizzato per primi i famosi ed introvabili strumenti ottici giapponesi. In realtà molti dicono sui vari forum (senza prova definitiva…) che questi ed altri oculari, di cui magari parlerò un’altra volta, venissero addirittura prodotti nella stessa fabbrica dei Masuyama originali, di qui a maggior ragione la definizione di “Pseudo-Masuyama”.
Gli Orion Ultrascopic venivano prodotti nelle focali 35, 30, 25, 20, 15 (prodotto probabilmente a fine serie, non nei cataloghi ma c’è in un annuncio su Cloudynights e su Astrosell_25mm), 10, 7.5, 5 e 3.8 mm. Gli ultimi due erano in realtà i 10 e 7.5 mm con un elemento negativo in fondo al barilotto per dimezzare la focale, e quindi con 7 lenti.
I Celestron Ultima erano disponibili nelle focali 42, 35, 30, 24 (raro, se ne parla su Cloudynights), 18, 15 (?), 12.5, 10, 7.5, 5. Inoltre dovevano esistere alcuni 2” (45 mm, 60 mm e 80 mm! Da CN Forum). Anche alcuni “Axiom” (ad esempio il 50 mm da 2”) sono molto simili e sui forum si riporta che hanno lo stesso disegno ottico. C’era anche uno zoom 8-24 mm per spotting scope che visivamente somiglia molto agli Ultima Japan, ma non so dire se fosse prodotto nella stessa manifattura in Giappone.
Serie simili da quanto si legge in giro sembrano essere i Baader Eudiascopics, i Parks “Gold Series”, gli Antares Ultima/Elite Plossl, gli Omcom Ultima, i Thutill Plossl, i Meade Series 4000 5 elementi e i Takahashi LE (tranne le due più corte lunghezze focali). Molti di questi oculari (come anche i Baader Genuine Ortho, ma non gli Ultima) sono caratterizzati anche da una scatolina molto simile, di color verde o nero (che ricorda anche quella dei primi Nagler “Made in Japan”…).
Meccanica
Entrambi gli oculari paiono robusti e di ottima fattura e a parte qualche particolare, in particolare la presa “diamantata” sul corpo del Celestron, e il barilotto con la ghiera incisa di sicurezza sempre sul Celestron, sembrano identici. Le dimensioni delle lenti, l’interno del barrel e persino la verniciatura del corpo dell’oculare sono indistinguibili tra i due. Ovviamente il barilotto è da 31,7 mm.
L'annerimento interno è regolare e ben fatto, nel mio esemplare di Ultima è un pò consumato.
Le scritte sono verniciate sul corpo dell’oculare, azzurre e verdi sull’Ultrascopic, rosse sull’Ultima, e non sembrano la parte meglio riuscita di questo progetto. Essendo verniciate, tendono a scolorirsi e cancellarsi. Ovviamente ciò non influisce sull’ottica, ma sull’aspetto generale, soprattutto in termini “collezionistici” si…
Il barilotto è filettato per ricevere filtri da 31,7 mm. Queste focali “native” a 5 lenti, non avendo una barlow aggiuntiva, sono anche piuttosto leggere.
Design ottico e trattamenti antiriflessi
Il design di questi oculari è un Plossl modificato (2-1-2) come riportato anche da verifiche dirette da Davide Sigillò sul suo sito, nel quale c’è una approfondita prova di tutta la serie Ultrascopic/Ultima, che descrive questi come buoni oculari, ma con qualche riserva (rinvio all’interessante articolo per approfondimenti). Nell’articolo la focale 10 mm non viene esaminata. Il campo apparente dichiarato dalla casa sul suo sito (ancora oggi la pagina è disponibile) è di 52°, e di 49° per il 35 mm, anche se Sigillò riporta un campo superiore, fino a 55°.
All’osservazione i due oculari non sembrano esattamente parafocali, ma quasi. Il trattamento antiriflessi guardandoli sembra diverso.
L’Orion è marcato “Multi-Coated”, ma sul sito della Orion (nella foto si vede un oculare identico a questo) si precisa “Ultrascopics are Ultra Multi-Coated, meaning that every air-to-glass lens surface is vacuum coated with multiple antireflective layers for optimal visual performance”. Sul sito “SCS Astro” in riferimento a questi oculari si dice che sebbene alcuni marche definiscano “fully multi coated” oculari con un singolo strato di fluorite di magnesio sulla maggior parte delle superfici delle lenti e “multi-coatings” solo sulle superfici ottiche che hanno contatto con l’esterno, questo non è il caso degli Ultrascopic, che sono “Ultra Multi-Coated”, che significa che ciascuna superficie delle lenti “aria-vetro” è trattata a vuoto con strati multipli di materiale antiriflettente.
Per i Celestron Ultima la dizione sul barilotto è “Fully Multi-Coated”. Sui siti americani si precisa che questo “design ottico ibrido” ha ogni superficie aria-vetro “fully multicoated”. Inoltre, un po’ pomposamente, si dice che “virtualmente eliminano le seguenti aberrazioni: sferica, cromatica, curvatura di campo, coma”. Come vedremo, non è proprio così…
All’esame visivo il coating dell’Ultrascopic pare violetto-verde, con dominanza di quest’ultimo, mentre quello del Celestron pare violetto uniforme, messi fianco a fianco sono significativamente diversi come dimostrano anche le foto. Questa direi che è la principale differenza strutturale osservabile tra i due oculari senza smontarli (cosa che mi guardo bene dal fare…).
COATING ULTRASCOPIC COATING ULTIMA Impressioni generali d'uso
La prova è avvenuta in una giornata (notte!) invernale con elevato tasso di umidità, temperatura intorno agli 8° C, cielo di medio-bassa trasparenza, seeing medio (III Antoniadi, 5/10). E’ stato utilizzato un rifrattore Carl Zeiss Jena C 110/750 aperto a F/6.8, con diagonale Carl Zeiss Jena.
L’estrazione oculare è buona per entrambi gli oculari, e sembra identica, qualcosa di più di una decina di millimetri. La ghiera diamantata facilita la presa sull’Ultima, entrambi – pur provati in una serata molto umida e fredda – non hanno presentato problemi di appannamento significativo.
Osservando la Luna e Giove è visibile in entrambi il riflesso della pupilla oculare, e nell’Ultima è parsa subito evidente, osservando Giove, la presenza di una insistente e fastidiosa immagine riflessa puntiforme luminosa che “balla” al centro del campo, già osservata da Davide Sigillò nelle altre focali della serie. Nel Celestron solo in un caso è stata osservata la stessa immagine, subito sparita spostando la posizione dell’occhio. Dire da cosa dipenda è difficile, immagino dal diverso trattamento delle lenti e dall’annerimento più o meno efficace delle diverse aree interne dell’oculare (diaframmi, pareti, bordo delle lenti).
Sull’Ultima ho anche notato un fastidioso alone di dispersione della luce osservando Giove (come una “lattiginosità” bianca in dispersione aperta a partire dal pianeta), con evidente direzionalità (nel senso N-S del disco), che non saprei a cosa attribuire.
Il campo apparente è identico nei due esemplari utilizzati per la prova, e dovrebbe essere intorno ai 52° dichiarati o forse qualche cosa di più.
Contrasto, risoluzione, cromatismo
L’impressione generale alla prima osservazione sulla Luna è di un contrasto elevato in entrambi i casi, forse un una leggera prevalenza di migliore nitidezza nell’Ultima. La Luna è bianca in entrambi gli oculari. Osservando Giove invece si notano le tenui variazioni delle bande e con entrambi la sensazione di un contrasto elevato permane.
Il cromatismo secondario, derivante dal design ottico del telescopio acromatico utilizzato per la prova, è contenuto con entrambi gli oculari provati. E leggero e presente solo sul bordo esterno del nostro satellite. Su Giove il cromatismo è più evidente, ma non disturba più di tanto la risoluzione dei particolari lungo il disco del pianeta, che rimangono piuttosto evidenti nonostante il seeing non ottimale e il limitato diametro del telescopio utilizzato (Zeiss ma pur sempre solo di 11 cm!): le bande principali e almeno altre due a sud e una a nord, festoni sulla SEB, aree puntiformi più scure, dettagli visibili distintamente nei momenti di maggiore calma atmosferica.
La gara per la migliore risoluzione e contrasto finisce alla pari, anche se in modo non identico: sulla Luna sembra meglio l’Ultima, con i piccolissimi crateri sull’orlo del terminatore visibili in modo più distinto, su Giove il contrasto appare significativamente migliore sull’Ultrascopic (cosa che non mi aspettavo), che permette di leggere in modo più agevole i dettagli, in particolare le differenze di tonalità tra le diverse aree, mettendo in modo più evidente quelle scure. Forse questa differente resa dipende dal trattamento antiriflesso, forse dall’annerimento del bordo delle lenti e dell’interno del barilotto più o meno efficace.
Comunque due ottimi oculari, con elevato dettaglio e contrasto, come nella loro fama.
Ho provato (così, tanto per divertirmi…) a “barloware” i due con una Barlow Baader Q-Turret 2,5x, nata per i Classic Ortho della stessa marca, della quale ho letto e sentito parlare bene. Con la barlow su Giove il contrasto sul Celestron Ultima 10 mm migliora, e risulta addirittura paragonabile con quello del T-Japan 5 mm con il quale li ho confrontati. Invece con l’Ultrascopic peggiora un poco, anche se rimane una bella immagine, ma in questo modo risulta meno contrastata che sull’Ultima.
Ricordo che gli Ultrascopic 5 mm sono in realtà dei 10 mm con barlow inclusa nel disegno ottico (così come il 3,8 mm è un 7,5 mm sempre “barlowato”), e quindi in realtà questo esperimento un minimo di senso ce l’ha… Invece il Celestron Ultima da 5 mm è sempre a 5 lenti (o comunque senza Barlow inclusa).
Tutto sommato, in termini di risoluzione e contrasto direi un pareggio ma direi anche che i due oculari seppure molto simili sono tutt’altro che identici.
Aberrazioni
Ho voluto anche verificare se tutto il campo disponibile fosse corretto, o soffrisse di qualche aberrazione (sferica, cromatica, astigmatismo, ecc…). E qui, di nuovo, qualche sorpresa. Il Celestron contrariamente ad ogni aspettativa presenta un astigmatismo percepibile da circa il 20% di distanza dal margine del campo, e rilevante dal 10% circa, con le stelle che si trasformano in graziose “crocette” in quest’ultima porzione dal bordo. In realtà è un astigmatismo “leggero” e non rovina particolarmente l’immagine su Giove anche nei pressi del margine del campo oculare, ma è comunque presente. Altro che aberrazioni “virtualmente elminate”! Meglio performante è l’Ultrascopic, che ha lo stesso difetto ma solo nel 15-10% da bordo campo, in modo decisamente meno fastidioso. Non sono invece presenti aberrazioni sferiche, coma od altri tipi di aberrazioni percepibili. Insomma, oculari molto buoni ma non perfetti, almeno per i due esemplari che ho esaminato, come peraltro aveva anche rilevato Davide Sigillò nella sua prova di altre focali.
Conclusioni
I Celeston Ultima hanno fama di essere ottimi oculari, e lo sono. Gli Ultrascopic vengono spesso descritti come “identici”, ma come si è visto proprio identici non sono. Sarebbe interessante fare lo stesso confronto su altre focali, per vedere se le differenze sono solo tra gli esemplari oppure una costante del design ottico. In realtà si può proprio parlare di “gemelli diversi” (sempre gemelli, però).
Sull’usato si trovano (raramente) a prezzi ancora alti, anche sopra i 70-90 euro, secondo le focali e lo stato di conservazione. Se ve ne capita sotto mano uno, comunque lo consiglio. Quasi quasi ci ripenso e l’Ultrascopic me lo tengo….
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