CARLO ROSSI ha scritto:Un amico torinese dice che al risultato concorre anche la casualità. Niente di più vero.
L'Octarem è nato praticamente assieme ai suoi fratelli 7x50 Nobilem e 10x50 Nobilem, eccellentissimi risultati ma solo lui, l'Octarem, raggiunge quel misterioso mix che lo pone sul gradino più alto della serie.
Nikon, partendo dal suo modello 8x30 A degli anni 50/60, attraverso numerosi step migliorativi, è arrivata a quei due mostri che sono l' 8x32 SE e l' 8x30 E2.
Nikon ha sicuramente cercato l'eccellenza durante quella lunga fase migliorativa ma ha raggiunto il "mix perfetto" solo con con questi due nonostante la serie comprendesse dei fratelli commercialmente meno fortunati.
Personalmente poi sono convinto che Nikon, sperimentando per migliorare i suoi 8x, si sia "trovata" i due succitati fratelli entrambi "riusciti": uno, magnifico, con campo maggiore, l'altro, superbo, con una assoluta nitidezza fino ai bordi. Credo che la decisione di immetterli entrambi sul mercato mondiale sia stata una mossa coraggiosa, figlia di ragionamenti di marketing (per coprire ogni nicchia, ogni esigenza).
ps. naturalmente esclusi i binocoli militari
ecco l'amico torinese...
sì, il discorso era riferito all'SE 8x32 e alla sua spiccata tridimensionalità: sono convinto che non sia stata cercata, tanto più che prismi e ocualri sono uguali per tutti gli SE, ma sia venuta fuori inaspettatamente. La serie SE (interamente progettata e disegnata a mano tanto che un dirigente Nikon in Giappone ha scovato e possiede fieramente i "libri" con i progetti degli SE) pare sia nata sotto il segno di una sfida progettuale per rendere al meglio possibile gli usuali diametri di allora con misure inferiori: quindi dai classici 8x40, 10x50, 12x60 nacque tutta la serie SE con diametri inferiori
GLi EII furono la massima espressione della "collaborazione" nikon-zeiss sulla scorta del glorioso zeiss 8x30 (non ho idea se abbiano poi davvero collaborato o se non sia stata piuttosto una sorta di "patto" del tipo tu mi dai questo e io ti prometto di non romperti su quest'altro, ma qui si entra nel pettegolezzo che forse davvero pochi sanno, persino in nikon).
Ancore due cose.
Senz'altro il binocolo riuscito è quel binocolo che pur tenendo conto della soggettività però riscuote un gradimento molto ampio e quindi questa soggettività inizia a diventare oggettiva.
L'ampia PU concorre senz'altro a questo e anzi forse è il vero fattore "pericoloso" che può indurre alla sovrastima essendo tali binocoli molto più pacati, immediati e rilassanti di analoghi con PU inferiore.
Un altro punto è quello della "trasparenza" di un binocolo che nulla a che fare con la PU ma è quella caratteristica di purezza che uso valutare semplicemente con il test del panning lento, trucchetto che mi insegnò a suo tempo il buon Felice ( scarso tecnico ma finissimo osservatore) ove con un binocolo trasparente l'occhio non deve conntinuamente inseguire l'immagine ma rimane rilassato in sincronia con il movimento del binocolo.
E'comunque un fatto che l'octarem sia diventato una pietra miliare non certo per puro mito indotto ma per un reale diffuso gradimento per quel qualcosa in più che Carlo chiama con ragione "misterioso" e che a mio avviso concorre la fascino del binocolo in sè. Credo anch'io che l'octarem sia superato dal Docter da cui però non prescinde ma ne è la diretta evoluzione (avendo altresì eliminato quell'alone circolare di luce diffusa tipica di questi binocoli).
Diverso il discorso dei militari ove precise specifiche richieste, persino sulla composizione dei vetri, potevano contare su fondi quasi illimitati realizzando così vetri che ancor oggi devono farci riflettere per quanti infiniti e inutili discorsi si fanno sui trattamenti antiriflessi quando poi un vetro ED o una fluorite minerale è già in grado di per sè di fornire prestazioni superiori.
Un tipico esempio è il Canon 10x42 stabilizzato che, oso dire, arriva a piacermi di più senza stabilizzazione e non certo per il trattamento antiriflessi.