Le lame utili
Le lame utili
Le lame utili
I coltelli mi hanno sempre appassionato, non sono certo un collezionista, ma se mi capitava di vederne di particolarmente interessanti, se potevo, li acquistavo, per poi studiarne le origini e le loro funzionalità.
Già, perché il coltello è la lama utile per eccellenza, quella che accompagna l’uomo nel suo lavoro quotidiano ed è proprio questo stretto rapporto che ne ha condizionato la forma e la funzione.
Quello che per noi è il coltello per l’attività outdoor, finalizzato ai molteplici usi dell’escursionismo e dell’attività nei boschi, se ne ampliamo il concetto diventa il coltello da lavoro di chiunque abbia la propria attività all’aria aperta, dal contadino al marinaio, dal pastore al soldato.
Ciascuna di queste attività ha formato uno stretto connubio fra uomo e lama, forgiandone la forma, in modo da renderne massima la funzionalità.
Ma ormai da tempo i miei coltelli erano finiti in uno scatolone giù in cantina, la relegati dopo l’ennesimo spostamento conseguente a quella che è la mia attività principale: la ricerca continua di nuovi spazi utili per quelle che io considero “le mie cose”.
Oggi ho ripreso in mano questo scatolone ed ho cominciato a riguardare i “miei” coltelli, a ripensare alla loro vita ed alla loro sinergia nelle tante attività dell’uomo.
Avevo dimenticato e non c’è nulla di peggio per gli oggetti che ci sono stati cari, così ho deciso: riprenderò in mano queste lame, ne ricorderò la loro storia e darò loro nuova vita, parlandone e conservandole non più in un anonima scatola di cartone, ma in un contenitore adeguato, più adatto alla loro conservazione, ma anche alla loro esposizione.
Ed allora, mentre uno ad uno li prendo dallo scatolone, vediamoli e ridiamo loro il ricordo.
Il coltello del soldato
Chiunque di noi sia passato per il militare, probabilmente ne ha posseduto uno.
Molto robusti, poco costosi, tanto te lo fregavano subito, avevano alcuni accessori che, a detta dei “vecchi”, ci sarebbero stati utilissimi.
In realtà, l’unico veramente utile è l’enorme apriscatole, che svolgeva egregiamente la sua funzione di farci tagliare con i bordi seghettati della lattina e, all’occorrenza, di forchetta di emergenza per mangiare la Simmenthal.
Poi c’era il robusto cacciavite a lama, teoricamente indispensabile nello smontaggio e la pulizia dell’arma d’ordinanza, per la verità, a parte avvitare qualche vite dello stipetto, serviva principalmente per bucare la tasca della giacca o per premere contro la nostra coscia durante le marce, tanto è vero che molti andavano in fureria e con un colpo di smerigliatrice eliminavano la scomoda protuberanza.
Poi naturalmente la lama, tozza e robusta, con la punta a curvatura rovescia per mantenere il filo rettilineo e il più lineare possibile. La sua forma era studiata appositamente per tagliare spesse ruote dal salame portato su da casa dopo l’ultima licenza e per scoraggiare qualsiasi altro uso non lecito perché, ben si sa, i militari sono “teste calde”, non si sa mai.
Infine l’oggetto più controverso, un robustissimo punteruolo che, terrificante, aveva un che di sinistro e, nello stesso tempo, di fallico.
I benpensanti dicevano che serviva per forare le lattine di birra, altri lo brandivano minacciosi durante le liti, secondo alcuni doveva servire per la pulizia del fucile, assieme allo straccio ed all’olio di gomito.
Solo quando ti veniva consegnata la “stecca” ed eri a pochi giorni dal tornare civile, qualche anima pia ti spiegava che quel aggeggio così minaccioso serviva in realtà ad allentare i nodi delle corde, in modo da poterli sciogliere con più facilità. Tutto qui.
Il coltello del marinaio
Il mare è una brutta bestia, lo si sa, specialmente per le lame di un coltello. Non sarà una novità quindi che tutti i coltelli per i marinai sono in acciaio inox e, nonostante ciò, l’acqua salata li rovina prematuramente, così come prematuramente hanno il brutto vizio di cadere fuori bordo, in mare.
Anche questa caratteristica ha modificato nel tempo il coltello del marinaio, quello che usa per tagliare una sagola, il filo delle reti, “sciapare” un pesce da mettere nel brodetto, ecc.
Data la sua breve vita, è di norma molto economico, tanto che spesso sono gli stessi negozianti che ne fanno un omaggio ai clienti, così, per farsi pubblicità.
Ma nella ricerca della economia, oggi, si è quasi abbandonato il tradizionale coltello marinaresco, al suo posto sono arrivati dei comunissimi coltellini cinesi, tutti in acciaio inox, ma che hanno il pregio di non costare quasi nulla. In compenso hanno un buon taglio, la lama bloccabile, il dorso seghettato per squamare il pesce, un anello di filo di nylon per infilarci il pollice, in modo che il coltello non sfugga alla presa.
Questi cinesi le pensano proprio tutte, del resto sono più di un miliardo, anche solo per la legge delle probabilità, le buone idee non mancano di certo.
I coltelli mi hanno sempre appassionato, non sono certo un collezionista, ma se mi capitava di vederne di particolarmente interessanti, se potevo, li acquistavo, per poi studiarne le origini e le loro funzionalità.
Già, perché il coltello è la lama utile per eccellenza, quella che accompagna l’uomo nel suo lavoro quotidiano ed è proprio questo stretto rapporto che ne ha condizionato la forma e la funzione.
Quello che per noi è il coltello per l’attività outdoor, finalizzato ai molteplici usi dell’escursionismo e dell’attività nei boschi, se ne ampliamo il concetto diventa il coltello da lavoro di chiunque abbia la propria attività all’aria aperta, dal contadino al marinaio, dal pastore al soldato.
Ciascuna di queste attività ha formato uno stretto connubio fra uomo e lama, forgiandone la forma, in modo da renderne massima la funzionalità.
Ma ormai da tempo i miei coltelli erano finiti in uno scatolone giù in cantina, la relegati dopo l’ennesimo spostamento conseguente a quella che è la mia attività principale: la ricerca continua di nuovi spazi utili per quelle che io considero “le mie cose”.
Oggi ho ripreso in mano questo scatolone ed ho cominciato a riguardare i “miei” coltelli, a ripensare alla loro vita ed alla loro sinergia nelle tante attività dell’uomo.
Avevo dimenticato e non c’è nulla di peggio per gli oggetti che ci sono stati cari, così ho deciso: riprenderò in mano queste lame, ne ricorderò la loro storia e darò loro nuova vita, parlandone e conservandole non più in un anonima scatola di cartone, ma in un contenitore adeguato, più adatto alla loro conservazione, ma anche alla loro esposizione.
Ed allora, mentre uno ad uno li prendo dallo scatolone, vediamoli e ridiamo loro il ricordo.
Il coltello del soldato
Chiunque di noi sia passato per il militare, probabilmente ne ha posseduto uno.
Molto robusti, poco costosi, tanto te lo fregavano subito, avevano alcuni accessori che, a detta dei “vecchi”, ci sarebbero stati utilissimi.
In realtà, l’unico veramente utile è l’enorme apriscatole, che svolgeva egregiamente la sua funzione di farci tagliare con i bordi seghettati della lattina e, all’occorrenza, di forchetta di emergenza per mangiare la Simmenthal.
Poi c’era il robusto cacciavite a lama, teoricamente indispensabile nello smontaggio e la pulizia dell’arma d’ordinanza, per la verità, a parte avvitare qualche vite dello stipetto, serviva principalmente per bucare la tasca della giacca o per premere contro la nostra coscia durante le marce, tanto è vero che molti andavano in fureria e con un colpo di smerigliatrice eliminavano la scomoda protuberanza.
Poi naturalmente la lama, tozza e robusta, con la punta a curvatura rovescia per mantenere il filo rettilineo e il più lineare possibile. La sua forma era studiata appositamente per tagliare spesse ruote dal salame portato su da casa dopo l’ultima licenza e per scoraggiare qualsiasi altro uso non lecito perché, ben si sa, i militari sono “teste calde”, non si sa mai.
Infine l’oggetto più controverso, un robustissimo punteruolo che, terrificante, aveva un che di sinistro e, nello stesso tempo, di fallico.
I benpensanti dicevano che serviva per forare le lattine di birra, altri lo brandivano minacciosi durante le liti, secondo alcuni doveva servire per la pulizia del fucile, assieme allo straccio ed all’olio di gomito.
Solo quando ti veniva consegnata la “stecca” ed eri a pochi giorni dal tornare civile, qualche anima pia ti spiegava che quel aggeggio così minaccioso serviva in realtà ad allentare i nodi delle corde, in modo da poterli sciogliere con più facilità. Tutto qui.
Il coltello del marinaio
Il mare è una brutta bestia, lo si sa, specialmente per le lame di un coltello. Non sarà una novità quindi che tutti i coltelli per i marinai sono in acciaio inox e, nonostante ciò, l’acqua salata li rovina prematuramente, così come prematuramente hanno il brutto vizio di cadere fuori bordo, in mare.
Anche questa caratteristica ha modificato nel tempo il coltello del marinaio, quello che usa per tagliare una sagola, il filo delle reti, “sciapare” un pesce da mettere nel brodetto, ecc.
Data la sua breve vita, è di norma molto economico, tanto che spesso sono gli stessi negozianti che ne fanno un omaggio ai clienti, così, per farsi pubblicità.
Ma nella ricerca della economia, oggi, si è quasi abbandonato il tradizionale coltello marinaresco, al suo posto sono arrivati dei comunissimi coltellini cinesi, tutti in acciaio inox, ma che hanno il pregio di non costare quasi nulla. In compenso hanno un buon taglio, la lama bloccabile, il dorso seghettato per squamare il pesce, un anello di filo di nylon per infilarci il pollice, in modo che il coltello non sfugga alla presa.
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Andrea
URL: http://spazioinwind.libero.it/andrea_bosi/index.htm
il binocolo migliore in assoluto, è quello che hai con te nel momento in cui ti serve.
Ogni oggetto ha la sua storia,
. . . io non vendo oggetti,
. . . . . . io racconto storie. (Enotria)
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- piergiovanni
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Re: Le lame utili
Ciao, grazie per questo bel messaggio che porterà, penso, ad una interessante ed attiva di discussione.
In Swiss c'è una forte passione per le lame, un funzionario della dogana, ad esempio è un esperto "arrotino", un altro colleziona coltelli militari proprio come te. Inoltre, a 20metri dal mio ufficio c'è un bellissimo negozio di coltelleria e prodotti outdoor. Penso che qui avresti vari modi per intavolare una discussione
In Swiss c'è una forte passione per le lame, un funzionario della dogana, ad esempio è un esperto "arrotino", un altro colleziona coltelli militari proprio come te. Inoltre, a 20metri dal mio ufficio c'è un bellissimo negozio di coltelleria e prodotti outdoor. Penso che qui avresti vari modi per intavolare una discussione
Piergiovanni Salimbeni - tester e giornalista
Canale Youtube https://www.youtube.com/c/binomania/?sub_confirmation=1
Siti Web
Binomania.it-Recensioni di binocoli, spotting scope, telescopi astronomici e altro ancora
https://www.binomania.it
La Rivista della Luna -Missioni, Geologia, Storia, Guida all'osservazione e altro ancora
https://www.rivistaluna.com/
Termicienotturni.it-Recensioni di strumenti ottici e digitali per la visione notturna
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- CARLO ROSSI
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Re: Le lame utili
solo per aggiungere un bel coltello della marina militare dei primi dell'ottocento:
DAGA ammiraglio D'ESTAING
- usata sulle navi inglesi dai marinai.
- Ripiegata su se stessa era il coltello classico tutti gli usi (culinario compreso)
- Aperta diventava arma da offesa e da assalto
esemplare che appartiene alla mia famiglia dalla fine dell'ottocento.
saluti taglienti carlo
Se interessati, darò altre notizie
DAGA ammiraglio D'ESTAING
- usata sulle navi inglesi dai marinai.
- Ripiegata su se stessa era il coltello classico tutti gli usi (culinario compreso)
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- Born to... Zeiss
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Re: Le lame utili
I coltelli non mi hanno mai appassionato, ma gli oggetti che hanno una storia da raccontare invece si....
Quindi grazie per quello che ci raccontate mostrando gli oggetti a voi cari e spigandocene la storia...grazie di cuore
Quindi grazie per quello che ci raccontate mostrando gli oggetti a voi cari e spigandocene la storia...grazie di cuore
Claudio Todesco
Il cielo...la natura...sono concetti semplici...per chi ha il vizio di sognare.
Il cielo...la natura...sono concetti semplici...per chi ha il vizio di sognare.
Re: Le lame utili
I coltelli degli agricoltori
Il coltello principe dell’agricoltura attuale è certamente quello che si utilizza per innestare le piante: affilatissimo, ha un taglio perfettamente rettilineo e, come utile accessorio, la cosiddetta “penna” che può essere direttamente ricavata sulla lama, come nella foto, oppure riportata in fondo al manico e che serve per aprire il taglio nella corteccia, in modo da agevolare l’inserimento della marza da innestare.
Ricordo che quando studiavo Agraria, l’insegnante ci ricordava sempre l’estrema pericolosità dei coltelli da innesto, allorquando venivano utilizzati poco affilati. La perfetta affilatura a rasoio era indispensabile per evitare di trovarci con le interiora di fuori quando noi studenti facevamo pratica con il famigerato “doppio spacco inglese”, giustamente considerato l’università dell’innesto, realmente vissuta a forza di lacrime e di sangue.
Notate anche la scritta sul manico che ricorda come alcuni anni fa, i funzionari dello Stato non erano solo dei burocrati, ma validi tecnici che andavano nelle campagne ad insegnare ai contadini le tecniche agricole. Si chiamavano “Cattedre Ambulanti”, facevano corsi gratuiti nei posti più sperduti ed, al termine, premiavano i migliori allievi con piccoli regali, come il coltello da innesto qui rappresentato.
Altro coltello diffusissimo, anche questo di derivazione innestaiola, ma molto meno blasonato, è la roncola, usata per praticare l’innesto a triangolo, ma molto più prosaicamente anche in tasca a qualsiasi contadino, pronta a tagliare di tutto, dallo spago, ai vimini, al pezzo di formaggio della colazione.
Poi vi erano dei personaggi molto specializzati, i castrini, che giravano per le corti offrendo i loro servigi: castrare gli animali. Il loro attrezzo era il “castrino”, un piccolo coltello simile ad un rasoio, a lama affilatissima, con il quale operavano la propria “arte”.
Mi raccomando, da non confondere assolutamente con quelle donne che, empiricamente, si esplicavano nella castratura dei polli, per le quali gli unici strumenti consentiti erano di per se molto femminili: una lametta da barba, la cenere del focolare setacciata come antiemorragico, ago e filo robusto per richiudere il taglio.
Infine, in una foto vedete uno strano coltello, molto allungato e sottile, con la lama resa accuratamente inossidabile da un pesante trattamento inox.
Se notate è un omaggio e porta il marchio dello sponsor che può aiutarvi nell’individuare la sua funzione molto specifica.
Perché è così lungo, perchè è assolutamente inossidabile, perchè la lama è poco tagliente ma finemente dentellata, che cosa deve tagliare ?
Il coltello principe dell’agricoltura attuale è certamente quello che si utilizza per innestare le piante: affilatissimo, ha un taglio perfettamente rettilineo e, come utile accessorio, la cosiddetta “penna” che può essere direttamente ricavata sulla lama, come nella foto, oppure riportata in fondo al manico e che serve per aprire il taglio nella corteccia, in modo da agevolare l’inserimento della marza da innestare.
Ricordo che quando studiavo Agraria, l’insegnante ci ricordava sempre l’estrema pericolosità dei coltelli da innesto, allorquando venivano utilizzati poco affilati. La perfetta affilatura a rasoio era indispensabile per evitare di trovarci con le interiora di fuori quando noi studenti facevamo pratica con il famigerato “doppio spacco inglese”, giustamente considerato l’università dell’innesto, realmente vissuta a forza di lacrime e di sangue.
Notate anche la scritta sul manico che ricorda come alcuni anni fa, i funzionari dello Stato non erano solo dei burocrati, ma validi tecnici che andavano nelle campagne ad insegnare ai contadini le tecniche agricole. Si chiamavano “Cattedre Ambulanti”, facevano corsi gratuiti nei posti più sperduti ed, al termine, premiavano i migliori allievi con piccoli regali, come il coltello da innesto qui rappresentato.
Altro coltello diffusissimo, anche questo di derivazione innestaiola, ma molto meno blasonato, è la roncola, usata per praticare l’innesto a triangolo, ma molto più prosaicamente anche in tasca a qualsiasi contadino, pronta a tagliare di tutto, dallo spago, ai vimini, al pezzo di formaggio della colazione.
Poi vi erano dei personaggi molto specializzati, i castrini, che giravano per le corti offrendo i loro servigi: castrare gli animali. Il loro attrezzo era il “castrino”, un piccolo coltello simile ad un rasoio, a lama affilatissima, con il quale operavano la propria “arte”.
Mi raccomando, da non confondere assolutamente con quelle donne che, empiricamente, si esplicavano nella castratura dei polli, per le quali gli unici strumenti consentiti erano di per se molto femminili: una lametta da barba, la cenere del focolare setacciata come antiemorragico, ago e filo robusto per richiudere il taglio.
Infine, in una foto vedete uno strano coltello, molto allungato e sottile, con la lama resa accuratamente inossidabile da un pesante trattamento inox.
Se notate è un omaggio e porta il marchio dello sponsor che può aiutarvi nell’individuare la sua funzione molto specifica.
Perché è così lungo, perchè è assolutamente inossidabile, perchè la lama è poco tagliente ma finemente dentellata, che cosa deve tagliare ?
Andrea
URL: http://spazioinwind.libero.it/andrea_bosi/index.htm
il binocolo migliore in assoluto, è quello che hai con te nel momento in cui ti serve.
Ogni oggetto ha la sua storia,
. . . io non vendo oggetti,
. . . . . . io racconto storie. (Enotria)
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- CARLO ROSSI
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Re: Le lame utili
Qualcosa che ha a che vedere con il granturco? ....Enotria ha scritto:I coltelli degli agricoltori
.................Infine, in una foto vedete uno strano coltello, molto allungato e sottile, con la lama resa accuratamente inossidabile da un pesante trattamento inox.
Se notate è un omaggio e porta il marchio dello sponsor che può aiutarvi nell’individuare la sua funzione molto specifica.
Perché è così lungo, perchè è assolutamente inossidabile, perchè la lama è poco tagliente ma finemente dentellata, che cosa deve tagliare ?
Re: Le lame utili
o porca miseria ma allora mi tentate,
allora devo proprio fotografare i miei ferri, e sarà visto che mi avete tirato fuori storie di amori e coltelli
come il titolo di un famoso film degli anni passati,
allora devo proprio fotografare i miei ferri, e sarà visto che mi avete tirato fuori storie di amori e coltelli
come il titolo di un famoso film degli anni passati,
fotografo con Nikon Coolpix S32 e Fujifilm 9500,
osservo con Zeiss Jenoptem 10x50 multi-coated, Steiner Fero D12 8x30 Bund,
ATN Omega Class 7x30, Rouya 10x50.
osservo con Zeiss Jenoptem 10x50 multi-coated, Steiner Fero D12 8x30 Bund,
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Re: Le lame utili
...beh...Tommaso...vista la tua vicinanza a Maniago direi che per te è obbligatorio mettere qualche foto dei tuoi ferri!
Andrea.
Andrea.
Zeiss FL85 con 20-60x e 30x. Leica Televid 10x25, Canon 7X17 FC, BPO 7x30, Komz 6x24 "sardino"...e qualche altro ravatto!
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Re: Le lame utili
POI CI SONO LE RONCOLE
( i francesi le chiamano serpettes, ma loro sono più bravi di noi - serpette vigneron : roncola da viticultore)
una parte della mia collezione di roncole bolognesi e romagnole
ciao ciao carlo
( i francesi le chiamano serpettes, ma loro sono più bravi di noi - serpette vigneron : roncola da viticultore)
una parte della mia collezione di roncole bolognesi e romagnole
ciao ciao carlo
Re: Le lame utili
Accidenti Carlo, hai un museo vero e proprio, complimenti.
Per il quiz, la Asgrow non produce solo granturco.
Elementi chiave per indovinare sono la pesante protezione inox e la lunghezza della lama.
La dentellatura invece è una conseguenza della cromatura, non sarebbe pensabile fare un filo ad una lama così cromata.
Una raccomandazione: le diverse tipologie di coltelli sono innumerevoli, ma tutte interessanti, pertanto non "bruciamo" in anticipo mescolando generi diversi. Per ora, se possibile, sviluppiamo assieme le tipologie di lame già citate: militari, marinareschi, contadini.
Per il quiz, la Asgrow non produce solo granturco.
Elementi chiave per indovinare sono la pesante protezione inox e la lunghezza della lama.
La dentellatura invece è una conseguenza della cromatura, non sarebbe pensabile fare un filo ad una lama così cromata.
Una raccomandazione: le diverse tipologie di coltelli sono innumerevoli, ma tutte interessanti, pertanto non "bruciamo" in anticipo mescolando generi diversi. Per ora, se possibile, sviluppiamo assieme le tipologie di lame già citate: militari, marinareschi, contadini.
Andrea
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Re: Le lame utili
ben!! ma alora l'è un cortèl da pèss!!! 'NDEN!!!!!
Re: Le lame utili
Ne ho due simili, uno con ed uno senza dentellatura. Entrambi hanno una lama e nell'altro lato una minuscola forchettina a due denti. Uno mi era stato "venduto" per 5 lire (antica superstizione delle mie zone secondo cui non si regalano MAI oggetti taglienti o appuntiti....) da un amico di famiglia commerciante di frutta. Ho sempre sospettato che si tratti di un coltello smarrito dall'uomo DelMonte....e che fosse quello che usava per assaggiare gli ananas (o ananassi...)
L'altro, quello a lama liscia (sempre "pagato 5 lire"), proviene dal settore caseario. Magari mi sbaglio...ma per tagliare e mangiare il formaggio che fanno nelle malghe vicino casa.... è ottimo!
L'altro, quello a lama liscia (sempre "pagato 5 lire"), proviene dal settore caseario. Magari mi sbaglio...ma per tagliare e mangiare il formaggio che fanno nelle malghe vicino casa.... è ottimo!
Zeiss FL85 con 20-60x e 30x. Leica Televid 10x25, Canon 7X17 FC, BPO 7x30, Komz 6x24 "sardino"...e qualche altro ravatto!
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Re: Le lame utili
MHHHHHH,
non so se è corretto:
quelli che hai tu, molto probabilmente, sono le "posate del gentiluomo" che teneva sempre in una tasca apposita della giacca di velluto a coste, cisìddetta "giacca da campagna" - più o meno lunghi, ma, sempre, sottili e stretti. (vedi foto di un esemplare realizzato dal coltellinaio Ivano Mattei, in arte CIRULA.
Quello di Enotria , vedi una foto trovata nel web, (ne devo avere uno da qualche parte) è con la sola lama ed io pensavo fosse per il pesce ma ora, ripensandoci, non credo
ciao carlo
non so se è corretto:
quelli che hai tu, molto probabilmente, sono le "posate del gentiluomo" che teneva sempre in una tasca apposita della giacca di velluto a coste, cisìddetta "giacca da campagna" - più o meno lunghi, ma, sempre, sottili e stretti. (vedi foto di un esemplare realizzato dal coltellinaio Ivano Mattei, in arte CIRULA.
Quello di Enotria , vedi una foto trovata nel web, (ne devo avere uno da qualche parte) è con la sola lama ed io pensavo fosse per il pesce ma ora, ripensandoci, non credo
ciao carlo
Re: Le lame utili
I coltelli lunghi e sottili venivano costruiti per varie finalità.
Prossimamente, fra i coltelli dell'impiegato, troverete anche un coltello molto simile al mio ed a quello di Carlo, ma molto diverso nella fattura: estremamente curato, guance in avorio, forma molto raffinata. In questo caso era destinato a stare su una pregiata scrivania ed era un elegante tagliacarte.
Nel caso del coltello proposto, ed anche in quello molto simile di Carlo, la fattura è invece economica,tipicamente industriale allo scopo di farlo costare poco, anche perché, nel mio caso, spesso si spezzava e doveva essere sostituito.
Il mio coltello era appunto un omaggio della Asgrow, che forniva ai contadini i semi per l'impianto delle barbabietole.
A maturazione, il tecnico che seguiva l'azienda tagliava con quel coltello una radice, ne prelevava alcune gocce del succo e con il rifrattometro determinava la percentuale di zucchero.
Quando lo zucchero smetteva di aumentare, era giunto il momento di raccogliere le radici.
Naturalmente, la linfa zuccherina impiastricciava la lama, per questo motivo era necessaria una buona cromatura.
Prossimamente, fra i coltelli dell'impiegato, troverete anche un coltello molto simile al mio ed a quello di Carlo, ma molto diverso nella fattura: estremamente curato, guance in avorio, forma molto raffinata. In questo caso era destinato a stare su una pregiata scrivania ed era un elegante tagliacarte.
Nel caso del coltello proposto, ed anche in quello molto simile di Carlo, la fattura è invece economica,tipicamente industriale allo scopo di farlo costare poco, anche perché, nel mio caso, spesso si spezzava e doveva essere sostituito.
Il mio coltello era appunto un omaggio della Asgrow, che forniva ai contadini i semi per l'impianto delle barbabietole.
A maturazione, il tecnico che seguiva l'azienda tagliava con quel coltello una radice, ne prelevava alcune gocce del succo e con il rifrattometro determinava la percentuale di zucchero.
Quando lo zucchero smetteva di aumentare, era giunto il momento di raccogliere le radici.
Naturalmente, la linfa zuccherina impiastricciava la lama, per questo motivo era necessaria una buona cromatura.
Andrea
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Re: Le lame utili
ecco svelato l'arcano - bene ciao
Re: Le lame utili
ecco volevo proprio dire su un altro trend che non so come fare a ridurre le foto, speriamo che qualcuno mi dica cosa devo scaricare se no non riesco a mettere nemmeno una mezza fotoBollicine ha scritto:...beh...Tommaso...vista la tua vicinanza a Maniago direi che per te è obbligatorio mettere qualche foto dei tuoi ferri!
Andrea.
fotografo con Nikon Coolpix S32 e Fujifilm 9500,
osservo con Zeiss Jenoptem 10x50 multi-coated, Steiner Fero D12 8x30 Bund,
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Re: Le lame utili
I coltelli dell’impiegato
Sulle eleganti scrivanie in noce, sugli scrittoi, sulle ribaltine, ovunque vi fosse della corrispondenza, il coltello apri busta faceva bella mostra di se.
In certi casi era raffinato ed elegante, spesso con il manico in avorio, talvolta con ceselli in metalli preziosi, ma sempre era in bella mostra dove si apriva la corrispondenza o dove si leggeva un libro.
Già, perché una volta i libri non erano come oggi con le pagine completamente tagliate, una volta si usavano le segnature, gruppi di pagine solo ripiegate ed era al momento di leggere che, con somma cura, si tagliava la piega liberando la pagina alla lettura.
E negli uffici, i giovani rampanti di allora usavano tenere in tasca un coltellino bilama, in modo da essere sempre in ordine e ben sbarbati, caso mai si presentasse l’occasione di mettersi in bella mostra con il capo ufficio. Questi coltelli erano molto ben rifiniti, con una lama normale per gli usi generici, e con una seconda lama, affilatissima, per una rapida ripassata alla barba e per aggiustare le basette.
Da notare la somiglianza di questi coltelli con i molto meno nobili castrini, teoricamente potrebbero essere interscambiabili, se non fosse per il ben diverso livello di rifinitura e, in definitiva, di costo.
Altro coltellino, tipico degli amanuensi e degli archivisti, era il palmerino. Dotato anche questo di due lame, serviva per appuntire la matita o per tagliare a becco la penna naturale o, ancora, per grattare via l’inchiostro di una parola errata.
Naturalmente, al giorno d’oggi, fotocopiatrici e computer hanno fatto piazza pulita di intere tipologie impiegatizie e, con loro, sono spariti anche i piccoli palmerini.
E sono spariti anche dalla mia collezione: ne avevo uno bello, ma non lo trovo più, mi spiace di non potervelo mostrare.
In compenso possiamo sostituirli nelle immagini con una loro versione molto più moderna, i piccoli coltellini multi uso, fatti apposta per essere sempre disponibili in tasca o nel borsello dell’impiegato.
In questo modo, il nostro zelante lavoratore, appena arrivato in ufficio, può darsi una rapida limatina alle unghie, strappare con le pinzettine qualche impertinente pelo superfluo, insomma terminare in santa pace tutte quelle operazioni che a casa sua, nella fretta di arrivare a timbrare, non aveva potuto svolgere.
Fondamentale poi la presenza del famigerato stuzzicadenti di plastica, quando, dopo la pausa pranzo, scopriamo che una antiestetica fogliolina di prezzemolo si è incastrata proprio sotto il ponte.
Magari non sarà il massimo dell'igiene e della distinzione ma, del resto, come potremmo fare ?
E meno male che il signor Victorinox ci ha pensato !
Sulle eleganti scrivanie in noce, sugli scrittoi, sulle ribaltine, ovunque vi fosse della corrispondenza, il coltello apri busta faceva bella mostra di se.
In certi casi era raffinato ed elegante, spesso con il manico in avorio, talvolta con ceselli in metalli preziosi, ma sempre era in bella mostra dove si apriva la corrispondenza o dove si leggeva un libro.
Già, perché una volta i libri non erano come oggi con le pagine completamente tagliate, una volta si usavano le segnature, gruppi di pagine solo ripiegate ed era al momento di leggere che, con somma cura, si tagliava la piega liberando la pagina alla lettura.
E negli uffici, i giovani rampanti di allora usavano tenere in tasca un coltellino bilama, in modo da essere sempre in ordine e ben sbarbati, caso mai si presentasse l’occasione di mettersi in bella mostra con il capo ufficio. Questi coltelli erano molto ben rifiniti, con una lama normale per gli usi generici, e con una seconda lama, affilatissima, per una rapida ripassata alla barba e per aggiustare le basette.
Da notare la somiglianza di questi coltelli con i molto meno nobili castrini, teoricamente potrebbero essere interscambiabili, se non fosse per il ben diverso livello di rifinitura e, in definitiva, di costo.
Altro coltellino, tipico degli amanuensi e degli archivisti, era il palmerino. Dotato anche questo di due lame, serviva per appuntire la matita o per tagliare a becco la penna naturale o, ancora, per grattare via l’inchiostro di una parola errata.
Naturalmente, al giorno d’oggi, fotocopiatrici e computer hanno fatto piazza pulita di intere tipologie impiegatizie e, con loro, sono spariti anche i piccoli palmerini.
E sono spariti anche dalla mia collezione: ne avevo uno bello, ma non lo trovo più, mi spiace di non potervelo mostrare.
In compenso possiamo sostituirli nelle immagini con una loro versione molto più moderna, i piccoli coltellini multi uso, fatti apposta per essere sempre disponibili in tasca o nel borsello dell’impiegato.
In questo modo, il nostro zelante lavoratore, appena arrivato in ufficio, può darsi una rapida limatina alle unghie, strappare con le pinzettine qualche impertinente pelo superfluo, insomma terminare in santa pace tutte quelle operazioni che a casa sua, nella fretta di arrivare a timbrare, non aveva potuto svolgere.
Fondamentale poi la presenza del famigerato stuzzicadenti di plastica, quando, dopo la pausa pranzo, scopriamo che una antiestetica fogliolina di prezzemolo si è incastrata proprio sotto il ponte.
Magari non sarà il massimo dell'igiene e della distinzione ma, del resto, come potremmo fare ?
E meno male che il signor Victorinox ci ha pensato !
Andrea
URL: http://spazioinwind.libero.it/andrea_bosi/index.htm
il binocolo migliore in assoluto, è quello che hai con te nel momento in cui ti serve.
Ogni oggetto ha la sua storia,
. . . io non vendo oggetti,
. . . . . . io racconto storie. (Enotria)
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Re: Le lame utili
Tutte molto interessanti queste descrizioni dei coltelli... Io a casa ho una sapattada trovato per terra in campagna e altri due costruiti da un artigiano molto bravo
Il mio sito: http://www.carbonia2meteo.altervista.org/ Stazione meteo Davis vantage pro 2
Re: Le lame utili
I coltelli “cattivi”
Naturalmente non esistono coltelli di per se cattivi, invece esistono purtroppo uomini cattivi o utilizzi criminali dei coltelli.
Ma l’impronta della cattiveria talvolta è già presente nella stessa forma del coltello, generalmente molto slanciata, ben appuntita, con un manico che ne garantisce una sicura impugnatura, molto spesso la lama può essere bloccata in posizione aperta, trasformandolo in un vero e proprio pugnale.
E’ il protagonista delle nostre fantasie, è il coltello che vediamo nei film nel momento culminante del duello fra il cattivo di turno ed il protagonista, bello e spavaldo.
La forma ha ben poche varianti, è dettata dall’uso, al massimo cambia un po’ la forma del manico, la presenza o meno del blocco della lama, la presenza della molla, ma per il resto si assomigliano moltissimo.
Ricordando che ai tempi del coltello come arma, l’Italia ancora non c’era, al suo posto vi erano diversi Stati indipendenti, ciascuno con le sue manifatture, ciascuno con i suoi coltelli e, proprio con il nome dello Stato o della località venivano identificati: coltello Napoletano, Casertano, Romano, Calabrese, ecc. ecc.
Va anche detto che, in tempi moderni, i coltellinai che ne hanno ripreso le fattezze e la produzione, spesso si sono lasciati prendere la mano dalla fantasia, creando forme anomale, riconducibili a troppe scuole di lavorazione per poterli identificare con certezza.
In alto una lama molto caratteristica, il Maremmano, dalla doppia spanciatura che la fa assomigliare ad una foglia. Teoricamente è una lama da lavoro, affilatissima, atta allo scuoio dei cinghiali e dei cervi nelle foreste toscane, in pratica il solo vederla fa venire i brividi lungo la schiena.
In mezzo, un coltello piuttosto controverso, la forma della lama e del manico lo identifica come Calabrese, mentre la piccola ghiera rotonda in fondo al manico ne attribuisce la fabbricazione agli artigiani di Scarperia (FI). Molto probabilmente si è voluto abbellire ed aggraziare una lama che era fin troppo minacciosa.
In basso un “Gobbo”, il coltello tipico degli abruzzesi, con il caratteristico manico ricurvo e la lama a stilo, atta a colpire prevalentemente di punta. Certo che per tentare di definire un simile coltello come “agricolo e pastorizio” ci vuole una bella fantasia !
Facciamo ora un salto in Sardegna, dove la coltelleria è una tradizione secolare di intere famiglie e di diverse località, una per tutte: Pattada (SS) con la sua Resolza, il coltello sardo per antonomasia.
Anche qui, come a Scarperia, la fabbricazione artigianale, o quasi, dei vecchi coltelli, è diventata un vero business: da una parte la fabbricazione di coltelli di grande pregio, dall’altra la produzione industriale di scadenti riproduzioni a prezzo minimo, per soddisfare le richieste del turismo di massa.
Nella foto si vedono un paio di Pattada (SS) ed un coltello da caccia in corno fabbricato a Guspini(VS), dove venivano sfruttate le locali miniere ferrose.
E già che siamo in Sardegna, facciamo un salto oltre le Bocche di Bonifacio per parlare di un coltello altrettanto famoso che “sa resolza” sarda.
La Corsica ha una storia molto travagliata, posta in posizione strategica, ma non abbastanza potente per difendersi, fu occupata un po’ da tutti i popoli confinanti, chiunque avesse una barchetta andava e la conquistava: Etruschi, Romani, Bizantini, Pisani e per ultima, fu la Republica Genovese che dovette cederla ai francesi con il trattato di Versailes, nel 1768.
Il risultato è che i Corsi odiarono tutti: italiani, spagnoli e pure i francesi e contro tutti lottarono inutilmente.
Tanto odio trova la sua espressione nel loro coltello che esprime tutta la rabbia accumulata in secoli e secoli di sudditanza: la “Vendetta Corsa”.
E’ un coltello immediatamente riconoscibile, la sua forma è inconfondibile: la sua lama acuminata, fatta per uccidere, è portatrice di messaggi male auguranti per l’avversario del momento. Il manico è fatto in modo da dare un solido appoggio al pollice e consente di impugnare il coltello in un unico modo: con la lama in alto, pronto alla coltellata da sotto in su, per colpire il cuore penetrando da sotto lo sterno.
Ma che carino !
Tanta fama ha poi portato alla falsificazione ed alla produzione abusiva di milioni di brutte copie, costruite nelle potenti industri francesi, per coprire il fabbisogno dei tanti turisti che visitano la Corsica, ma creando pure un ulteriore motivo di rabbia per l’affare strappato dai francesi.
Poveri corsi, più incazzati di così non si può.
Con questo io termino questa superficialissima carrellata sui principali coltelli da uso, non ho voluto approfondire la descrizione di alcun modello, lo faremo assieme con il vostro contributo, se lo vorrete.
Il mondo dei coltelli è amplissimo, spero che con il vostro intervento si possa integrare questa minima esposizione con i tanti bei coltelli che certamente voi possedete.
Naturalmente non esistono coltelli di per se cattivi, invece esistono purtroppo uomini cattivi o utilizzi criminali dei coltelli.
Ma l’impronta della cattiveria talvolta è già presente nella stessa forma del coltello, generalmente molto slanciata, ben appuntita, con un manico che ne garantisce una sicura impugnatura, molto spesso la lama può essere bloccata in posizione aperta, trasformandolo in un vero e proprio pugnale.
E’ il protagonista delle nostre fantasie, è il coltello che vediamo nei film nel momento culminante del duello fra il cattivo di turno ed il protagonista, bello e spavaldo.
La forma ha ben poche varianti, è dettata dall’uso, al massimo cambia un po’ la forma del manico, la presenza o meno del blocco della lama, la presenza della molla, ma per il resto si assomigliano moltissimo.
Ricordando che ai tempi del coltello come arma, l’Italia ancora non c’era, al suo posto vi erano diversi Stati indipendenti, ciascuno con le sue manifatture, ciascuno con i suoi coltelli e, proprio con il nome dello Stato o della località venivano identificati: coltello Napoletano, Casertano, Romano, Calabrese, ecc. ecc.
Va anche detto che, in tempi moderni, i coltellinai che ne hanno ripreso le fattezze e la produzione, spesso si sono lasciati prendere la mano dalla fantasia, creando forme anomale, riconducibili a troppe scuole di lavorazione per poterli identificare con certezza.
In alto una lama molto caratteristica, il Maremmano, dalla doppia spanciatura che la fa assomigliare ad una foglia. Teoricamente è una lama da lavoro, affilatissima, atta allo scuoio dei cinghiali e dei cervi nelle foreste toscane, in pratica il solo vederla fa venire i brividi lungo la schiena.
In mezzo, un coltello piuttosto controverso, la forma della lama e del manico lo identifica come Calabrese, mentre la piccola ghiera rotonda in fondo al manico ne attribuisce la fabbricazione agli artigiani di Scarperia (FI). Molto probabilmente si è voluto abbellire ed aggraziare una lama che era fin troppo minacciosa.
In basso un “Gobbo”, il coltello tipico degli abruzzesi, con il caratteristico manico ricurvo e la lama a stilo, atta a colpire prevalentemente di punta. Certo che per tentare di definire un simile coltello come “agricolo e pastorizio” ci vuole una bella fantasia !
Facciamo ora un salto in Sardegna, dove la coltelleria è una tradizione secolare di intere famiglie e di diverse località, una per tutte: Pattada (SS) con la sua Resolza, il coltello sardo per antonomasia.
Anche qui, come a Scarperia, la fabbricazione artigianale, o quasi, dei vecchi coltelli, è diventata un vero business: da una parte la fabbricazione di coltelli di grande pregio, dall’altra la produzione industriale di scadenti riproduzioni a prezzo minimo, per soddisfare le richieste del turismo di massa.
Nella foto si vedono un paio di Pattada (SS) ed un coltello da caccia in corno fabbricato a Guspini(VS), dove venivano sfruttate le locali miniere ferrose.
E già che siamo in Sardegna, facciamo un salto oltre le Bocche di Bonifacio per parlare di un coltello altrettanto famoso che “sa resolza” sarda.
La Corsica ha una storia molto travagliata, posta in posizione strategica, ma non abbastanza potente per difendersi, fu occupata un po’ da tutti i popoli confinanti, chiunque avesse una barchetta andava e la conquistava: Etruschi, Romani, Bizantini, Pisani e per ultima, fu la Republica Genovese che dovette cederla ai francesi con il trattato di Versailes, nel 1768.
Il risultato è che i Corsi odiarono tutti: italiani, spagnoli e pure i francesi e contro tutti lottarono inutilmente.
Tanto odio trova la sua espressione nel loro coltello che esprime tutta la rabbia accumulata in secoli e secoli di sudditanza: la “Vendetta Corsa”.
E’ un coltello immediatamente riconoscibile, la sua forma è inconfondibile: la sua lama acuminata, fatta per uccidere, è portatrice di messaggi male auguranti per l’avversario del momento. Il manico è fatto in modo da dare un solido appoggio al pollice e consente di impugnare il coltello in un unico modo: con la lama in alto, pronto alla coltellata da sotto in su, per colpire il cuore penetrando da sotto lo sterno.
Ma che carino !
Tanta fama ha poi portato alla falsificazione ed alla produzione abusiva di milioni di brutte copie, costruite nelle potenti industri francesi, per coprire il fabbisogno dei tanti turisti che visitano la Corsica, ma creando pure un ulteriore motivo di rabbia per l’affare strappato dai francesi.
Poveri corsi, più incazzati di così non si può.
Con questo io termino questa superficialissima carrellata sui principali coltelli da uso, non ho voluto approfondire la descrizione di alcun modello, lo faremo assieme con il vostro contributo, se lo vorrete.
Il mondo dei coltelli è amplissimo, spero che con il vostro intervento si possa integrare questa minima esposizione con i tanti bei coltelli che certamente voi possedete.
Andrea
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Ogni oggetto ha la sua storia,
. . . io non vendo oggetti,
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Re: Le lame utili
Soltanto una precisazione.
Il pugnale (arma) si differenzia dal coltello (arma impropria*) per la presenza del doppio filo della lama (quindi un filo sulla parte inferiore, come comunemente vengono costruiti i coltelli "da taglio" e un altro anche nella parte superiore della lama).
* Cit. Giudice Edoardo Mori:
Per la Cassazione sono armi i coltelli a scatto;
http://www.earmi.it/diritto/faq/sintesi.htm
Il pugnale (arma) si differenzia dal coltello (arma impropria*) per la presenza del doppio filo della lama (quindi un filo sulla parte inferiore, come comunemente vengono costruiti i coltelli "da taglio" e un altro anche nella parte superiore della lama).
* Cit. Giudice Edoardo Mori:
Per la Cassazione sono armi i coltelli a scatto;
http://www.earmi.it/diritto/faq/sintesi.htm
Fabrizio Ferrario
Mi diverto con un po' di strumenti, dal rifrattore TECHNO 50/630 in avanti... (non in ordine di tempo, né di dimensioni e/o schema ottico).
31 Luglio 1985: Fondazione della , Osservatorio Astronomico di Cajello (Anno XXXVIII). http://www.specola.altervista.org/
Mi diverto con un po' di strumenti, dal rifrattore TECHNO 50/630 in avanti... (non in ordine di tempo, né di dimensioni e/o schema ottico).
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Re: Le lame utili
Molto belle queste storie che posti Andrea.Mi fa' piacere vedere che hai postato anche i coltelli Sardi e oltre al noto Pattada, hai inserito anche il coltello Guspinese che insieme all'arburese sono noti coltelli .Per quanto riguarda la storia dei corsi e il suo coltello(non molto bello a vedersi) purtroppo non scorre buon sangue neanche tra noi Sardi, in quanto ci sono stati vari spiacevoli accaduti con la mega rissa tra i giocatori del Cagliari e Bastia in una partita amichevole durante l'estate del 2010, e poi un corso di portovecchio ucciso tra un diverbio tra sardi e corsi in un locale nel gennaio 2009 . Poi magari postero' qualche mio coltello
Il mio sito: http://www.carbonia2meteo.altervista.org/ Stazione meteo Davis vantage pro 2
Re: Le lame utili
Come promesso ecco i miei coltelli. La verita' e che due son di mio padre(il grande e il piu' piccolo color rosso) .Quelli di mio padre sono un dono di un suo operaio per un favore fattosi ,abile a fabbricare coltelli per passione . L'unico mio e' un Pattada molto usurato,trovato in campagna e con un manico di corno di (?) che si e' spaccato in varie parti . Ecco il vero coltello di Pattada:In rare occasioni capita di identificare un luogo con il prodotto per antonomasia che lì e soltanto lì viene confezionato.
PATTADA è uno di questi luoghi e l'intera isola di Sardegna può vantare un primato pressoché assoluto nella fabbricazione dei coltelli grazie alle prodigiose mani di "frailalzos" (i fabbri) di PATTADA. Il sottotitolo della mostra "Il coltello a Pattada" sta a significare la completa e totale identificazione della zona di produzione con il prodotto stesso, tanto che, come dicono da queste parti, se non compri un coltello a Pattada non è autentico. Da anni infatti gli artigiani del luogo, poco più di una decina, combattono una battaglia impari contro chi si è appropriato indebitamente del nome, facendo passare per "modello Pattada" un coltello che ne è soltanto una pallida imitazione, e che soprattutto non ha alle spalle la tradizione secolare di quelli veri. Il coltello A Pattada, dunque, e non soltanto DI Pattada, perché questa è la differenza fondamentale: ciò che nasce qui ha la garanzia di portare sempre con sé, dentro una fredda lama ed un manico di corno, una storia, un significato, una tradizione antica quanto l'intera Sardegna.
PATTADA è uno di questi luoghi e l'intera isola di Sardegna può vantare un primato pressoché assoluto nella fabbricazione dei coltelli grazie alle prodigiose mani di "frailalzos" (i fabbri) di PATTADA. Il sottotitolo della mostra "Il coltello a Pattada" sta a significare la completa e totale identificazione della zona di produzione con il prodotto stesso, tanto che, come dicono da queste parti, se non compri un coltello a Pattada non è autentico. Da anni infatti gli artigiani del luogo, poco più di una decina, combattono una battaglia impari contro chi si è appropriato indebitamente del nome, facendo passare per "modello Pattada" un coltello che ne è soltanto una pallida imitazione, e che soprattutto non ha alle spalle la tradizione secolare di quelli veri. Il coltello A Pattada, dunque, e non soltanto DI Pattada, perché questa è la differenza fondamentale: ciò che nasce qui ha la garanzia di portare sempre con sé, dentro una fredda lama ed un manico di corno, una storia, un significato, una tradizione antica quanto l'intera Sardegna.
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Re: Le lame utili
Bella spiegazione AlessioM e bei coltelli.
Quello che mi piace di piùm è proprio il tuo.
Mi sembra più carico di storia.
Hai scritto che il corno si è rotto in più punti; ti riferisci al fianco non in vista nella foto, non è vero?
La parte a vista mi sembra in ordine (forse però l'hai restaurata).
Quello che mi piace di piùm è proprio il tuo.
Mi sembra più carico di storia.
Hai scritto che il corno si è rotto in più punti; ti riferisci al fianco non in vista nella foto, non è vero?
La parte a vista mi sembra in ordine (forse però l'hai restaurata).
Fabrizio Ferrario
Mi diverto con un po' di strumenti, dal rifrattore TECHNO 50/630 in avanti... (non in ordine di tempo, né di dimensioni e/o schema ottico).
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Re: Le lame utili
Si Fabrizio, la parte mostrata e a posto ,ma da l'altro lato il corno ha delle piccole crepature, dovuto al grande lavoro che ha svolto questo coltello,probabilmente di un allevatore della zona che probabilmente gli e' caduto dalla tasca . Comunque posto un altra foto . Grazie.
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Re: Le lame utili
Ma visto che ti trovi neanche a dirlo, proprio nel posto giusto, non conosci nessun artigiano che possa restaurare il tuo coltello?
Sarebbe un peccato se si deteriorasse ulteriormante.
Sarebbe un peccato se si deteriorasse ulteriormante.
Fabrizio Ferrario
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Re: Le lame utili
salve a tutti
felice possessore di un victorinox "workchamp" da 111mm volevo segnalarvi questo artigiano che fabbrica coltelli veramente belli..
senza nulla togliere agli altri artigiani tutti bravissimi..... www.movilli-knives.com/
felice possessore di un victorinox "workchamp" da 111mm volevo segnalarvi questo artigiano che fabbrica coltelli veramente belli..
senza nulla togliere agli altri artigiani tutti bravissimi..... www.movilli-knives.com/
alessandro monti
per ora osservo con un 15x70 ....cinese credo...-NIKON8X40CFActionEX-
per ora osservo con un 15x70 ....cinese credo...-NIKON8X40CFActionEX-
Re: Le lame utili
[quote="Enotria]
Infine l’oggetto più controverso, un robustissimo punteruolo che, terrificante, aveva un che di sinistro e, nello stesso tempo, di fallico.
I benpensanti dicevano che serviva per forare le lattine di birra, altri lo brandivano minacciosi durante le liti, secondo alcuni doveva servire per la pulizia del fucile, assieme allo straccio ed all’olio di gomito.
Solo quando ti veniva consegnata la “stecca” ed eri a pochi giorni dal tornare civile, qualche anima pia ti spiegava che quel aggeggio così minaccioso serviva in realtà ad allentare i nodi delle corde, in modo da poterli sciogliere con più facilità. Tutto qui.[/quote]
Deriva infatti da coltelli in uso presso la marina inglese quando, specie in inverno, si dovevavo sciogliere i nodi di grosse cime bloccate dal sale e dal ghiaccio del freddo mare del nord. Tale strumento si rivelò allo stesso modo utile per "noi alpini" nei campi invernali in montagna con lo stesso scopo, tanto da adottarlo
Infine l’oggetto più controverso, un robustissimo punteruolo che, terrificante, aveva un che di sinistro e, nello stesso tempo, di fallico.
I benpensanti dicevano che serviva per forare le lattine di birra, altri lo brandivano minacciosi durante le liti, secondo alcuni doveva servire per la pulizia del fucile, assieme allo straccio ed all’olio di gomito.
Solo quando ti veniva consegnata la “stecca” ed eri a pochi giorni dal tornare civile, qualche anima pia ti spiegava che quel aggeggio così minaccioso serviva in realtà ad allentare i nodi delle corde, in modo da poterli sciogliere con più facilità. Tutto qui.[/quote]
Deriva infatti da coltelli in uso presso la marina inglese quando, specie in inverno, si dovevavo sciogliere i nodi di grosse cime bloccate dal sale e dal ghiaccio del freddo mare del nord. Tale strumento si rivelò allo stesso modo utile per "noi alpini" nei campi invernali in montagna con lo stesso scopo, tanto da adottarlo
osservo con:....due occhi, perché two is meglio che one.....
- CARLO ROSSI
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Re: Le lame utili
DAL MOMENTO CHE NE ABBIAMO PARLATO, QUI SONO IN VENDITA (E SONO ANCHE BELLE):CARLO ROSSI ha scritto:MHHHHHH,
non so se è corretto:
quelli che hai tu, molto probabilmente, sono le "posate del gentiluomo" che teneva sempre in una tasca apposita della giacca di velluto a coste, cisìddetta "giacca da campagna" - più o meno lunghi, ma, sempre, sottili e stretti. (vedi foto di un esemplare realizzato dal coltellinaio Ivano Mattei, in arte CIRULA.
Quello di Enotria , vedi una foto trovata nel web, (ne devo avere uno da qualche parte) è con la sola lama ed io pensavo fosse per il pesce ma ora, ripensandoci, non credo
ciao carlo
http://www.ebay.co.uk/itm/Victorian-Mil ... 20c89a71c1
CIAO CARLO
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Re: Le lame utili
[quote="Enotria"]I coltelli dell’impiegato
Altro coltellino, tipico degli amanuensi e degli archivisti, era il palmerino. Dotato anche questo di due lame, serviva per appuntire la matita o per tagliare a becco la penna naturale o, ancora, per grattare via l’inchiostro di una parola errata.
Naturalmente, al giorno d’oggi, fotocopiatrici e computer hanno fatto piazza pulita di intere tipologie impiegatizie e, con loro, sono spariti anche i piccoli palmerini.
Enotria,
io c'è l'ho ancora, come puoi vedere dall'immagine allegata: è stato fatto dai fratelli Consigli, di Scarperia, e se ne sta sul mio scrittoio per espletare la più moderna funzione di tagliacarte e apribuste!
Un cordiale saluto,
Alessandro.
Altro coltellino, tipico degli amanuensi e degli archivisti, era il palmerino. Dotato anche questo di due lame, serviva per appuntire la matita o per tagliare a becco la penna naturale o, ancora, per grattare via l’inchiostro di una parola errata.
Naturalmente, al giorno d’oggi, fotocopiatrici e computer hanno fatto piazza pulita di intere tipologie impiegatizie e, con loro, sono spariti anche i piccoli palmerini.
Enotria,
io c'è l'ho ancora, come puoi vedere dall'immagine allegata: è stato fatto dai fratelli Consigli, di Scarperia, e se ne sta sul mio scrittoio per espletare la più moderna funzione di tagliacarte e apribuste!
Un cordiale saluto,
Alessandro.
A seconda delle esigenze, degli ambienti da esplorare e delle ...voglie, posso scegliere tra sette binocoli, da 6,5x32 a 15x56, e tra due cannocchiali: 20x/40x50 o 30/20-60x65.
Re: Le lame utili
Ottimo Corax, molto bello e ben tenuto.
Ti ringrazio per averlo aggiunto alle altre immagini, io quando l'ho trattato non sono riuscito a trovarlo, l'avevo, ma chissà dove è finito, per cui, a malincuore ho glissato facendo vedere al suo posto un Victorinox piccolo, ma decisamente il vero palmerino è tutta un'altra cosa.
Ti ringrazio per averlo aggiunto alle altre immagini, io quando l'ho trattato non sono riuscito a trovarlo, l'avevo, ma chissà dove è finito, per cui, a malincuore ho glissato facendo vedere al suo posto un Victorinox piccolo, ma decisamente il vero palmerino è tutta un'altra cosa.
Andrea
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Ogni oggetto ha la sua storia,
. . . io non vendo oggetti,
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Ogni oggetto ha la sua storia,
. . . io non vendo oggetti,
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Re: Le lame utili
Fabrizio Ferrario
Mi diverto con un po' di strumenti, dal rifrattore TECHNO 50/630 in avanti... (non in ordine di tempo, né di dimensioni e/o schema ottico).
31 Luglio 1985: Fondazione della , Osservatorio Astronomico di Cajello (Anno XXXVIII). http://www.specola.altervista.org/
Mi diverto con un po' di strumenti, dal rifrattore TECHNO 50/630 in avanti... (non in ordine di tempo, né di dimensioni e/o schema ottico).
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Re: Le lame utili
Un utile ed economico accessorio per tutte le lame utili e non solo.
http://www.lidl.it/cps/rde/xchg/SID-C71 ... date=22570
Descrizione
• Con 3 funzioni di molatura
• Taglio piatto, ondulato e per forbici
• Scelta delle funzioni attraverso la manopola
Comodo il fatto di poter utilizzare la mola direttamente, rimuovendo il tamburo.
Interessante l'aver tenuto conto anche dei cacciaviti.
L'unica pecca per me risiede nel fatto che il tamburo guida lama è stato realizzato in plastica e quindi con l'uso si segna e si consuma facilmente; avrebbero dovuto farlo di un materiale molto più resistente, visto che ciascuna sede è fatta perchè al proprio interno scorrano delle lame taglienti.
Per quello che costa comunque, non si può lamentarsi più di tanto; va bene anche così.
http://www.lidl.it/cps/rde/xchg/SID-C71 ... date=22570
Descrizione
• Con 3 funzioni di molatura
• Taglio piatto, ondulato e per forbici
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Comodo il fatto di poter utilizzare la mola direttamente, rimuovendo il tamburo.
Interessante l'aver tenuto conto anche dei cacciaviti.
L'unica pecca per me risiede nel fatto che il tamburo guida lama è stato realizzato in plastica e quindi con l'uso si segna e si consuma facilmente; avrebbero dovuto farlo di un materiale molto più resistente, visto che ciascuna sede è fatta perchè al proprio interno scorrano delle lame taglienti.
Per quello che costa comunque, non si può lamentarsi più di tanto; va bene anche così.
Fabrizio Ferrario
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Re: Le lame utili
@Carlo Rossi: ho volutamente aspettato un bel po' di tempo per documentarmi al riguardo, dato che le mie conoscenze ed i miei ricordi mi suggerivano una diversa definizione.
La "Daga a la D'Estaing" non è asolutamente un coltello da marina; è un coltello da caccia un po' particolare in quanto viene definito "allungabile". Normalmente viene utilzzato come un lama fissa - e quindi in posizione chiuso - per gli usi correnti (utensile da taglio) e così chiuso viene riposto in un apposito fodero di cuioio tipo quelli realizzati per un lama fissa. Viene utilizzato "aperto" (o allungato) per finire un animale (cinghiale, cervo, capriolo e simili) ferito: in tal caso diventa un utensile da punta. Sia in posizione chiusa che in posizione aperta la lama è bloccata con un fermo laterale(ribaltabile) a molla. I due"rami" della "guardia" sono pieghevoli : in posizione corta sono aderenti al manico, dove si trova un apposito alloggiamento, in posizione aperta costituiscono la"guardia" vera e propria e sono fondamentali per esercitare la necessatia pressione per spingere il coltello sino al cuore della bestia ferita. La lama di discreto spessore presenta una punta ricurva senza falso filo o al più un controfilo non tagliente.
Il mio esemplare, fotografato nel link qui sotto, è della ditta MASERIN, acciaio 440 inox, hrc 56, fascette e controguance in inox, guance in corno di cervo naturale, rivetti in ottone, "molla" di arresto semplice (fissa) in inox.
Riporto quanto descritto nel libro Coltelli e Pugnali (v.sotto) al riguardo:
I coltelli da caccia allungabili sono molto rari. I pochi modelli esistenti sono tedeschi o inglesi ed hanno la lama pieghevole con fermo da chiusa e da aperta. Nel 1973 la ERN Co di Solingen, Germania creò un coltello allungabile a lama scorrevole...
A disposizione per ogni altro eventuale chiarimento...saluto tutti cordialmente.
http://postimage.org/gallery/a6nslxyw/
P.S. Il coltello fotografato da Carlo è l'originale di quello identico disegnato a pag.175 (immagine 279) in "Coltelli e pugnali" di Zdenek Faktor, edito da Fratelli Melita editori, La Spezia
La "Daga a la D'Estaing" non è asolutamente un coltello da marina; è un coltello da caccia un po' particolare in quanto viene definito "allungabile". Normalmente viene utilzzato come un lama fissa - e quindi in posizione chiuso - per gli usi correnti (utensile da taglio) e così chiuso viene riposto in un apposito fodero di cuioio tipo quelli realizzati per un lama fissa. Viene utilizzato "aperto" (o allungato) per finire un animale (cinghiale, cervo, capriolo e simili) ferito: in tal caso diventa un utensile da punta. Sia in posizione chiusa che in posizione aperta la lama è bloccata con un fermo laterale(ribaltabile) a molla. I due"rami" della "guardia" sono pieghevoli : in posizione corta sono aderenti al manico, dove si trova un apposito alloggiamento, in posizione aperta costituiscono la"guardia" vera e propria e sono fondamentali per esercitare la necessatia pressione per spingere il coltello sino al cuore della bestia ferita. La lama di discreto spessore presenta una punta ricurva senza falso filo o al più un controfilo non tagliente.
Il mio esemplare, fotografato nel link qui sotto, è della ditta MASERIN, acciaio 440 inox, hrc 56, fascette e controguance in inox, guance in corno di cervo naturale, rivetti in ottone, "molla" di arresto semplice (fissa) in inox.
Riporto quanto descritto nel libro Coltelli e Pugnali (v.sotto) al riguardo:
I coltelli da caccia allungabili sono molto rari. I pochi modelli esistenti sono tedeschi o inglesi ed hanno la lama pieghevole con fermo da chiusa e da aperta. Nel 1973 la ERN Co di Solingen, Germania creò un coltello allungabile a lama scorrevole...
A disposizione per ogni altro eventuale chiarimento...saluto tutti cordialmente.
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P.S. Il coltello fotografato da Carlo è l'originale di quello identico disegnato a pag.175 (immagine 279) in "Coltelli e pugnali" di Zdenek Faktor, edito da Fratelli Melita editori, La Spezia
Gianni Merlini
Malo malo malo ire, quam mala mala malis malis mandere.
(Preferisco morire d'un brutto male, che mangiare mele cattive con denti guasti)
Mi diletto con: Fujinon Polaris FMTRC SX 7x50, Konus zoom 10-30x50, Bushnell stableview 10x35, Bushnell legend ultra hd 8x42, Nikon HG L 10x25 dcf , Vixen BCF 20x80, Swarovski SLC 15x 56 WB, Lens2Scope, Auriol spottingscope 20 - 60 x60 .......
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Re: Le lame utili
INCREDIBILMENTE viene prodotto ancora ai giorni nostri:Enotria ha scritto:Il coltello del soldato
Chiunque di noi sia passato per il militare, probabilmente ne ha posseduto uno.
http://www.baladeo.com/produits.php?lan ... R061#titre
Sostanzialmente di questi coltelli tattici E.I. ne esistono essenzialmente di due versioni, una più vecchia (quella mostrata in fotografia) e un'altra più recente, più piccola e compatta e con la lama più corta.
Il modello più vecchio deriva da quello in uso dai militari inglesi durante la II GUERRA MONDIALE.
Da quando è iniziata la produzione di questa versione qui da Noi in Italia, il Ns. si distingue dal modello originale britannico principalmente per via delle guancette bombate, invece che piatte.
Fondamentalmente si trattava di un coltello da marina; deriva probabilmente dall'ottemperanza al divieto di portare a bordo lame appuntite, la caratteristica forma a punta smussata della lama.
Le sue misure sono:
-9,7cm di lunghezza da chiuso (compreso il cacciavite sporgente);
-16,2cm di lunghezza da aperto;
-7,0cm di lama, di cui circa 6cm di filo tagliente.
Il modello più recente (la cui introduzione è collocabile all'incirca negli anni '80), che tra l'altro reca su una guancetta il fregio interarma dell'Esercito Italiano, invece ha le seguenti misure:
-8,5cm di lunghezza da chiuso (compreso il cacciavite sporgente);
-14,0cm di lunghezza da aperto;
-6,0cm di lama, di cui circa 5,2cm di filo tagliente.
Questi coltelli tattici dovrebbero essere stati in dotazione ai Ns. soldati di truppa fino agli anni '90.
Quando ho prestato servizio di leva io, nelle caserme dove mi sono trovato, questi coltelli non sono mai stati distribuiti e nemmeno ne vidi mai uno (e sì che lavoravo in armeria...).
Fabrizio Ferrario
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Re: Le lame utili
E bravo Fabrizio, li hai descritti perfettamente, con dovizia di particolari, anche se non lo hai avuto in dotazione:quanto sei giovane! Ne avevo accennato in fondo al post sul "Duca degli Abruzzi" in Coltelli tradizionali d'Italia. Onestamnte non è un coltello che mi piace, tant'è che non l'ho mai messo nella collezione. Ma fa parte della mia storia e di quella di tanti militari italiani.
Grazie e a presto.
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Gianni Merlini
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Re: Le lame utili
Ciao Gianni,
mi sono documentato proprio partendo dalla citazione nel tuo post sul "Duca degli Abruzzi" in Coltelli tradizionali d'Italia .
mi sono documentato proprio partendo dalla citazione nel tuo post sul "Duca degli Abruzzi" in Coltelli tradizionali d'Italia .
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Re: Le lame utili
Bene Fabrizio: stasera posterò il terzo articolo di CTdI: "il coltello da pastore.....", un piccolo "multiuso" del tutto particolare.
Gianni Merlini
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Re: Le lame utili
Pastore ... Viene in mente Sardegna .... Pattada !!!
Abramo
P.s. In Lombardia abbiamo il paese di Premana
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Hensoldt dialyt..qualcuno!! Hans Hensoldt jagd e nox..Minox family bd 10x44 br,bd 8-14x40 br ed, Scope MD62 ED..Sard 7x50.. Nedelta 7x50..Switf Audubon...Polifemo Celestron C5
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