Notte, nebbia e Nobilem

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Diogene
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Notte, nebbia e Nobilem

Messaggio da Diogene »

L’ora bella scocca dentro, senza rintocco, sempre inattesa quanto consueta, inevitabile. Il silenzio cessa di farsi notare e torna l’unica dimensione nota, l’unica disponibile, agli antipodi della complessità sempre incombente. Familiare come trattenere il respiro per meglio sentire. Tutto trova posto, senza muovere, certo non più dei pensieri che scivolano dal giorno passato verso l’accoglienza della notte. Un curioso contrappello senza nomi, fatto solo di facce, odori, rumori assorbiti nel giorno quotidiano, che ora s’incantucciano disoccupati. Siedo fermo, percepito e pesante ed invariabilmente un accenno di sorriso m’increspa appena le labbra, lieve ed estraneo come il bonario dileggio d’un altro, l’amico che ha bisogno di silenzio per ritrovarmi. Per ricordarmi che c’è anche lui, che ci sono anch’io tra i mille trambusti dei giorni fracassoni di niente. Per ricordarmi che siamo altro che mera circostanza, forse anche altro che noi stessi, ma di questo ho sempre sospetto e mai certezza, attratto e respinto dall’umanesimo esacerbato dell’oggi come conosco. Arriva un momento d’interezza, di pensiero pacato e irrazionale, senz’ansia di prodotto. Libero. Un respiro unico unisce i miei sensi lievi, sospesi, alla casa piena della mia vita e finalmente ferma a guardarmi. Che non approva mai del tutto, ma sempre approfitta per contemplare quest’ospite stabile e precario insieme, cui è votata per ufficio ma, forse, senza passione, che se l’aspetta da me, per gli approdi che offre all’inquietudine, un oggetto, una foto, come mani tese a chi è curvo nella bora. Notte, finalmente. Notte vera, forte, densa della mancanza del giorno, cui segue sempre improvvisa, e non c’è lenta mollezza di crepuscolo incipiente che possa impedirle d’arrivare come coltre buttata, inattesa. Resisto ad accorgermene sempre più di quanto lecito supporre, senz’altro motivo che l’abitudine ad ammetterla di colpo, come forse solo si può accogliere il momento di rivolgersi ad altro che la luce. Stupito da sempre, ed in fondo compiaciuto, di come la mia mole non m’impedisca di scivolare silenziosissimo lungo le pareti, circumnavigando gli arcipelaghi che costellano questo strambo spazio dove vivo, raggiungo la nostra camera, m’assorto ad occhi chiusi nel lieve profumo di donna, mi rassicuro di quel respiro che dorme giovane, netto, univoco. Invariabilmente mi sorprendo a prenderne il ritmo con il mio, pur così diverso. Torno a sedere al buio d’una casa nella nebbia. Da fuori una radiazione diafana e spettrale s’interessa al nostro mondo, cala ed avvolge come un velo da sposa d’altri riti, lontani ed uguali. Non mi stanco d’ammirare stupito quei festoni di buio luminoso, che non è dato capire se calano o si levano, consistenza del cielo o respiro della terra. M’accosto alla finestra, come bimbo alla vetrina di quei negozietti in fondo insignificanti che affascinavano la mia infanzia, in realtà forti solo dei miei occhi comunque stupiti del mondo. Dentro questa vetrina d’ovatta gelida lo sguardo si libera dal guardare, può solo vedere mille cose familiari trasfigurarsi perdendo forma e prospettiva. Là dentro c’è tutto, anche quello che non dovrebbe, che non poteva essere ma è stato, che non può non esserci ma non si trova, quello che mi fa sorridere sul divano nel buio quando l’amico del silenzio mi ricorda di non prendermi troppo sul serio. Allora facciamo un gioco. Mi vesto piano e veloce di roba pesante e dell’animo più leggero, copro bene la testa perché non ne esca nulla del quasi niente che è bellissimo sentirci dentro. Cuore di tenebra si lascia prendere dal cassetto quasi come se lo aspettasse, gli altri non commentano, nessuna gelosia, notte e nebbia son cosa sua. Tutta la cabala di quei numeri magici, 8x56, mi pesa e rassicura lo stomaco. Lo schiaffo gelido della notte mi strappa un ghigno di contrariata soddisfazione, che non pensavo fosse così freddo. Gli angoli della casa emergono a tratti da una nebbia incredibilmente fitta, come iceberg alieni, se mi fermo loro sembrano muoversi e viceversa, in un rimpiattino senza equilibrio che dà vertigine. La neve ovatta tutto, la nebbia filtra, altera e restituisce le tue emozioni come non ti appartenessero più, e puoi goderti quelle di un altro senza l’onere di vivere la sua vita. Cammino piano, assorto, per una volta non vedere quasi nulla mi sembra utile, necessario. Il parco è grande, così diventa infinito. Perdersi vicino a casa nell’hinterland milanese sarebbe troppa grazia, degno premio e giusta punizione per il mio orgoglio rancido e la puerile curiosità di sapere chi sono. Di cercare nella nebbia quello che lo spirito superiore che non sono potrebbe intuire anche facendosi la barba. Ma non era questo che volevo. Mi fermo. In alto appare una falce di luna ammutolita dalla nebbia. Il Nobilem le restituisce una forma, inedita ed affascinante. Un piccolo trionfo di minimi dettagli secchissimi e panna montata strabordante. Mi butta gli occhi nel bosco, li perde tra falde di nebbia rutilanti ed alberi viventi, animati del mio stesso spirito ancestrale d’essere lì. Mi inoltro. Mi fermo, davvero. Nella tenebra troverai solo i mostri che avrai portato con te. Mi tocco sul petto, a controllare il carico, dove siete dunque ? Badate, sono armato. Rido. Ogni cosa è diversa, irriconoscibile, lo spazio dilatato, il tempo assente, la mente non deve fare i conti con nulla ma non c’è avvezza e deriva un poco. La mancanza di riferimenti consueti ed il Nobilem danno visioni quasi psichedeliche, che il cerebro residuo fatica ad elaborare e vanno in libertà. Cammino lungo stradine che nemmeno vedo, stupito di quanto fatico a farmi un’immagine mentale dei luoghi che vedo tutti i giorni da dieci anni. Ma compiaciuto che non me ne importi nulla. Certi pensieri sapevo sarebbero arrivati, insieme a certe persone. Come sempre. Benvenuti amici miei. No, non vi scusate, non disturbate. Non disturbate mai. E poi non sono scappato di casa, mi sto abbandonando a me stesso, presuntuoso d’essere in buone mani. Vi presento un amico, si chiama Nobilem, è tedesco ma per niente quadro. Se ci guardi dentro vedi molto di più, ma potresti capire molto meno.
Quanto mi mancate, tutti voi che ora siete, che ora sapete. Il mio ultimo sorriso sarà sempre per voi e per lei che ora dorme a casa. Forse in questo teatro, tra quinte d'alberi e di seta lattea, aspetta d'entrare in scena l'ultima attrice, la grande protagonista. Me la figuro come questa notte, alta, diafana, bella d'una bellezza appena sfiorita, come i sogni che muoiono all'alba, come le illusioni di una vita. Con un sorriso appena velato di tristezza, familiare ed accogliente. Quando un camionista ebbro di fatica o una coronaria indignata mi permetteranno di vederla sarò ancora con tutti voi, nella prima notte di quiete. A noi del coro non è dato conoscere la durata dello spettacolo, solo che finirà. Nella nebbia anche l’alto e il basso vengon meno, tanto che non so da dove arrivano le strisce umide e calde che mi sfiorano le guance, ma comunque sposto il crucco, perché sospetto che agli oculari non giovino. Temprato dalla sofferenza solita e colto da rinnovata interezza m’inoltro spavaldo nel piattume puro. L’orizzontalità della pianura lombarda ha qualcosa di lirico, di eccessivo, che dà ebbrezza. Non sapremo mai se sia emersa dal caos primordiale prima della sua nebbia o se sia stata da essa generata. Intorno al mio respiro gelato la terra dorme forte, e non credo mi stupirei se un boschetto si girasse dall’altra parte, con lieve sbadiglio di rami. Appena infastidito dal mio incedere titubante. Qui fuori c’è abbastanza bellezza, posso tornare. Cuore di tenebra trova la direzione così in fretta che ne sono quasi deluso, mi nega un rientro più patetico ma regala l’ennesima prova di onnipotenza prismatica. Salutatemeli voi i tetto, che a me scappa da ridere ! Tornando ritrovo gli odori prima di ogni altra traccia della mia vita, fino alla porta che stanotte ho voluto aprire insieme a quella gemella che ho dentro. Mentre mi tolgo i prismi dal collo e penso a come acclimatarli, mi coglie la certezza irrazionale che quelle due porte, quella blindata dal fabbro e quella dentro, blindata da noi stessi, è sempre meglio aprirle e chiuderle insieme. Così termina l’eroica impresa notturna di Diogene, cavaliere con qualche macchia ed un po’ di paura, e del suo fido scudiero teutonico. Partito per pugnare contro i mostri nella nebbia di fuori, rischiò di perdersi di dentro. Fece così armistizio prima ancora della guerra, vide molto dove non c’era nulla, quel che udì lui stesso lo diceva ed a due tubi stranieri deve il ritorno. Onusto non dell’armi dè nemici uccisi ma della sola certezza che già aveva, d’esser più avvezzo al divano che alla pugna, forte solo d’esser pietoso di sé e dell’altri. Come lui rari nantes in gurgite vasto. Della nobile impresa rendo cronaca fedele, ad eterno ludibrio di chi s'illude d'esser savio e perenne monito di chi si pasce d’esser pazzo.
Ultima modifica di Diogene il 13/12/2013, 12:41, modificato 2 volte in totale.
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monpao
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Re: Notte, nebbia e Nobilem

Messaggio da monpao »

:clap:

P.S.
E' un forum pieno di gente che ha sbagliato mestiere.
"Un bel tacer non fu mai scritto"
Mo ci provo...
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CARLO ROSSI
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Re: Notte, nebbia e Nobilem

Messaggio da CARLO ROSSI »

Ecco un magistrale esempio di quando le parole scorrono più veloci della penna.
Per non scomodare mille aggettivi si può usare una sola parola: poesia.

Grazie Maner :clap:
grabilla
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Re: Notte, nebbia e Nobilem

Messaggio da grabilla »

Stasera goccine e battipanni a portata di mano ! Quindi tranquilli amici, non si ripeterà ! Non subito almeno, perchè non gioca, lui è così.
Gra
abramo giusto
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Re: Notte, nebbia e Nobilem

Messaggio da abramo giusto »

Devo trovare 5 minuti di puro Tibet .....e poi mi tuffo !!!
Faccio una fatica boia ad aprire i file del mio cervello .... Sta sera. Mondo permettendo ci provo...
Grazie Maner...
p.s.aspetto le foto ????
Abramo
Hensoldt dialyt..qualcuno!! Hans Hensoldt jagd e nox..Minox family bd 10x44 br,bd 8-14x40 br ed, Scope MD62 ED..Sard 7x50.. Nedelta 7x50..Switf Audubon...Polifemo Celestron C5
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ottaviano fera
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Re: Notte, nebbia e Nobilem

Messaggio da ottaviano fera »

Ormai non so più cosa dire di fronte a questi affascinanti "racconti dell'anima" di Maner, però sono contento del fatto che al suo collo ci fossero dei prismi di Porro :bow-yellow: :bow-yellow: , con tutto il dovuto rispetto per i prismi a tetto :bow-yellow: , e che io possa dire di essere un suo amico, anche se non ci siamo ancora incontrati "de visu".... :clap: :wave:
Osservo con: Stabilizzati Canon, Leitz Marseptit 7x50, Leitz Maroctit 8x60, Zeiss Telex 6x24, Zeiss Marineglass 6x30, HUET-BBT-SRPI militari francesi 8x30, HUET 7x50 SGO M.le 1957 7° Vingtiemes Marine Nationale(Porro II), Miyauchi Binon 7x40(ex 50)W, HUET SGO Marine Nazionale mod. 1959 (Abbe Konig) 8x40 11° Vingtiemes (AFOV 88°-190 m. a 1000 m.) e altro;
Celestron C8, Meade ETX 90, Zeiss C 63/840 (Telementor), Vixen 90/1300, Newton 114/900 Toyo Japan rifigurato ZEN.
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Acronauta
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Re: Notte, nebbia e Nobilem

Messaggio da Acronauta »

Grazie, Diogene, leggere queste cose fa bene all'anima...
alessio
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Iscritto il: 29/09/2011, 8:26

Re: Notte, nebbia e Nobilem

Messaggio da alessio »

Rimanendo in tema dell'anima,Maner ma la lettera d'amore che ti commissionai tempo fa è pronta???
Grazie :whistle: :whistle:
....il mio vetro preferito??Ovviamente HABICHT 7x42!!!!
abramo giusto
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Re: Notte, nebbia e Nobilem

Messaggio da abramo giusto »

Sono le 4 di notte ecco il mio Tibet ....
Proprio la notte che ci ovatta che ci fa vedere il mondo diverso e dopo tutto ciò.... semplice ci rimettiamo nel nostro caldo e comodo letto a tirar mattina !!!
Grande Maner ....come dici tu in tutti i sensi ... :D
Una poesia così andrebbe messa sul sito per far espodere traslade !!!
Abramo
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piergiovanni
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Re: Notte, nebbia e Nobilem

Messaggio da piergiovanni »

Grazie Maner per il bel racconto!
Pier
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tommowok
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Re: Notte, nebbia e Nobilem

Messaggio da tommowok »

Un onore averti letto.

Giovanni
Francesco
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Re: Notte, nebbia e Nobilem

Messaggio da Francesco »

...mah, come replicare a cotanta grazia se sai appena balbettare!

Forse biascicare: "Maner, ma chi sei veramente?" sarebbe una ipocrisia per evitare di chiederci "Ma chi sono io veramente?"

Certo Maner ci insegna che un binocolo e una notte nebbiosa possono, se vuoi, anche essere un "banale" pretesto per guardarsi dolorosamente dentro e in profondità, ma anche che lo si può paradossalmete fare con la luce (magari quella bella di un crepuscolare) della poesia e della ragione che non si dà per vinta.

Maner suonalo ancora e finchè puoi il violino della vita: a noi modesti fruitori della parola detta e scritta almeno il dovere e il diritto di cercare in quelle note necessariamente familiari, intime assonanze del nostro inquieto essere e andare.

Ad maiora.
Grazie.
L’ultimo passo della ragione umana è riconoscere che vi è un Mistero con un’infinità di cose che la superano (Pascal)
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