Test degli oculari Explorer Scientic serie LER 52

Introduzione

 Explore Scientific è un’azienda americana che dalla seconda metà degli anni 2000 produce materiale astronomico in genere, anche se è particolarmente rinomata per le numerose serie di oculari (sono addirittura 7!).

Quest’oggi in prova abbiamo alcuni pezzi della serie LER 52, precisamente il 3, il 4.5 e il 6.5 mm. L’intera serie è in realtà una famiglia decisamente numerosa, ben 9 focali, tutti con barilotto da 31.8 mm ad eccezione del 40 mm che è da 2”.

Fig. 1 - Gli oculari oggetto del test
Fig. 1 – Gli oculari oggetto del test

 

 

 

Aspetto esterno e caratteristiche

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 Gli oculari hanno una costruzione molto sopraffina. Il corpo è anodizzato nero e in parte ricoperto da una fascia di gomma antiscivolo, è presente una pratica conchiglia in gomma (ripiegabile) e il barilotto è in alluminio tornito e con conicità di sicurezza.

La serie LER 52 è quella maggiormente votata per le osservazioni ad alta risoluzione, ha un campo apparente pari a 52° in tutte le sue focali, appartiene alla categoria dei Long Eye Releaf (elevata estrazione pupillare), il che li rende, oltre che molto comodi, adatti ai portatori di occhiali.

Una caratteristica che contraddistingue gli oculari di questo marchio è la costruzione impermeabile con l’interno riempito in gas inerte (Argon nel caso specifico della serie LER 52).

Lo schema ottico è a 6 elementi in 3 gruppi; i primi 2 gruppi costituiscono un classico oculare simmetrico mentre il terzo gruppo ha una funzione telenegativa. Tutti gli elementi sono trattati multistrato con trattamento esclusivo EMD e presentano fianchi anneriti.

Pesi: 195g il 3mm, 190g il 4.5mm e 225g il 6.5mm.

 

Il test in pratica

 Possiedo questi tre oculari dalla primavera del 2019, con i quali ho condotto numerose osservazioni.

Iniziamo dalle caratteristiche comuni come la comodità osservativa; Explore Scientific dichiara un’estrazione pupillare di 15 mm che personalmente sembrano addirittura pessimistici.

52° di campo apparente al giorno d’oggi possono far sorridere dal momento che persino le OEM cinesi di bassa levatura sfornano oculari super wide come se non ci fosse un domani, con qualità decorose e prezzi stracciati… Tuttavia non tutti gli astrofili prediligono i larghi campi apparenti. Inoltre in tutti e 3 gli esemplari ho apprezzato la neutralità cromatica, caratteristica non comune anche quando si analizzano oculari molto costosi.

Si parte col 3 mm che è il più estremo, che – accoppiato al mio rifrattore da 5” e 910 mm di focale – esprime 303 x, un potere molto al di là di quanto prescrive la regola del “diametro in mm x 2” per determinare il massimo ingrandimento; ciò relega questo oculare alle “occasioni speciali” determinate dall’astro da osservare e soprattutto dall’eventuale seeing eccellente.

In tema di osservazioni planetarie Saturno durante l’opposizione 2019 (sfavorevole a causa della bassa declinazione) è stato convincente soltanto in alcune occasioni sfoggiando bordi definiti e dettagli godibili ma l’ingrandimento in rapporto alla luce disponibile è comunque elevato. Giove è risultato più problematico in quanto sopporta ancora meno gli ingrandimenti al punto che è sempre preferibile un’immagine più piccola e contrastata piuttosto che una grande ma più debole.

Durante l’apparizione serotina di Venere nel 2020 ho usato il LER 3 relativamente spesso, apprezzando una falce nitidissima con tanto di accenni di disuniformità di albedo.

La Luna è stata senza dubbio il campo di battaglia più provante per questo 3 mm in quanto il nostro satellite naturale ne ha messo a nudo i 2 principali difetti: il primo è la distorsione, pronunciata al punto che sembra di osservare il fondo di una scodella! Il secondo è ancora più ostico poiché con la Luna a mezza luce (con il terminatore d’ombra che attraversa perfettamente il campo) si genera un riflesso interno che “slava” la parte in ombra, segno che in tema di opacizzazione interna qualcosa ha fatto cilecca… Un vero peccato perché la nitidezza è veramente di livello al punto che i “craterlets” all’interno di Plato, Fracastorus e Beaumont sono comodamente alla portata. Ancora di maggiore effetto sono le terrazzature all’interno di Copernicus e Tycho, specie quest’ultimo si è palesato in un’immagine mozzafiato pochi giorni prima della redazione di questa recensione…

Concludendo, non lo promuovo a pieni voti ma mi piacerebbe provarlo con un telescopio di maggiore diametro e con focale analoga/similare al mio (ad esempio un rifrattore Apo da 140…150mm) per verificare se con una superiore riserva di luce possa dare qualcosa in più.

 

Fig. 2 – Il LER 3mm montato su un diagonale dielettrico da 31.8mm
Fig. 2 – Il LER 3mm montato su un diagonale dielettrico da 31.8mm

 

Il 4.5mm è decisamente più ordinario e gestibile, esprimendo poco più di 200x. Giove tiene bene la miriade di dettagli da sempre ostici e poco contrastati. L’assenza di dominanti lo rende un’oculare ottimo a tal scopo e – in caso di osservazioni prolungate –  la comodità osservativa gli fa prendere le distanze nei confronti di oculari ortoscopici di corta focale e questo vale anche per Saturno.

La Luna è un ottimo terreno di caccia per questo oculare in quanto conserva la notevole nitidezza già vista nel 3mm ma con una distorsione sopportabile e l’assenza della lattiginosità quando il terminatore taglia il campo (a dire il vero un OR4 Fujiyama mostra la parte in ombra più nera) ne completano il mix “letale”.  Osservando i domi di Kies e Arago Alfa si intravvedono i rispettivi crateri sommitali, tanto nel LER 4.5 che nel OR4 e ciò non può che giovare positivamente sul rating finale dell’Explore Scientific, decisamente elevato.

Passando al 6.5 mm si nota immediatamente la parfocalità con il 4.5; non è infatti necessario rifocheggiare.

Il 6.5 mm abbinato al mio strumento sviluppa 140x, pochi per il planetario; Giove e saturno sono nitidissimi e “scolpiti” ma troppo piccoli al punto che non rendono giustizia… E’ evidente che questo oculare ha bisogno di un telescopio di focale maggiore. Anche la Luna non delude assolutamente: il contrasto è da riferimento, la prova della mezza luce viene superata brillantemente e la distorsione è sopportabilissima. Anche se siamo a corto di ingrandimenti spaziare i mari e le grandi formazioni lunari è veramente gratificante, anche se i piccoli particolari osservabili ad elevati ingrandimenti diventano una scommessa ma ciò non toglie che il 6.5 è decisamente il migliore dei 3 oculari testati.

 

La prova in pillole

Pregi

  • Nitidezza
  • Costruzione curata
  • Prezzo allettante
  • Comodità osservativa
  • Parfocalità (4.5 e 6.5mm)

 

Difetti

  • Distorsione elevata (3mm)
  • Riflessi interni (3mm)
  • Distorsione avvertibile (4.5mm)

 

 

Conclusioni

 Gli oculari Explore Scientific LER 52 – almeno nelle focali testate – sono ottimizzati per osservazioni hi-res e che privilegiano la comodità osservativa e la nitidezza unitamente a un campo apparente non più che  ordinario. Il 3mm è il pezzo più “border line” con qualche pecca non proprio trascurabile ma nonostante tutto merita attenzione, le altre 2 focali recensite mi sono sembrate maggiormente ottimizzate e per questo prive di riserve. Se poi aggiungiamo che il costo ammonta a 69€ a pezzo, credo sia un peccato lasciarseli scappare.