Già sento il mormorio dei commenti..
Eh sì..perché basta pronunciare il nome Miyauchi per scatenare sentimenti contrastanti fra gli appassionati: fra critiche feroci e apologie a spada tratta, questi strumenti ( va detto, spesso incompresi nella loro concezione) hanno diviso schiere di astrofili in tutti i continenti, a sottolineare però che i binocoli Miyauchi, piacciano o meno, certamente non hanno mai generato indifferenza, in una parola tutto possono essere fuorché banali. Forse in qualche occasione un po’ eccentrici o eccessivi..
E’ il caso del Binon 7×50 , uno strumento decisamente sui generis oggetto di severe critiche in passato e di cui sono entrato da poco in possesso per bontà dell’amico Claudio Negro, astrofilo di lunga e vissuta esperienza, che me lo ha ceduto.
Non ho intenzione di fare un’analisi tecnica e comparativa con altri (ma quali?) quanto piuttosto raccontarvi le mie impressioni globali su questo strumento così particolare e sfizioso.
Guardando, anche solo distrattamente , forma e aspetto, questo strumento appare francamente fuori dalle righe: il nero globale tipico dei binocoli è sostituito dall’alluminio satinato, tipico di tutti gli strumenti Miyauchi, rivestito in pelle granata con due O-Ring di protezione bianco opaco sugli obiettivi che quasi mal si distinguono dagli oculari, tanto grandi sono questi ultimi, al punto da non riuscire a leggere le specifiche sui coperchietti dello scafo.

Scherzandoci su, Claudio diceva che quanto gli arrivò da Skypoint ( importatore esclusivo ufficiale italiano per Miyauchi) ha dovuto capire bene da che parte si doveva guardare e il sottoscritto, invece, che il progettista doveva essere un tifoso granata ancora sotto l’effetto diqualche allucinogeno assunto la sera prima..
Ma superato il primo stupore, l’essenza di questo binocolo, concepito già qualche decennio fa, viene fuori in linea con la filosofia Miyauchi dell’epoca: spingere al massimo le possibilità tecniche del momento limitando al massimo gli inevitabili compromessi.

Guardando i dati tecnici e costruttivi si capisce immediatamente in cosa questo strumento è così peculiare: il vasto campo reale associato ad una elevata estrazione pupillare.
Si tratta infatti di un 7×50 a prismi di porro II , campo reale di 9.5° e apparente di 68° ma con estrazione pupillare di 22 mm..capito? Alzi la mano l’appassionato portatore di occhiali che abbia infilato gli occhi in un 7×50 così grandangolare potendo sfruttare tutto il suo campo e chiunque abbia utilizzato i tipici 7×35 ultra-grandangolari degli anni 60-70 senza spazzolare gli oculari con le ciglia.

Altre sue specifiche/peculiarità sono la messa a fuoco singola, impermeabile riempito con gas inerte e un originale sistema di collimazione studiato ponendo i 4 grani di regolazione in linea sui coperchietti inferiori a cui si accede solo dopo aver asportato degli stramaledetti minuscoli tappini che si perdono subito (gli stessi presenti anche sugli angolati da 60 e 77 mm); come faccia a mantenere l’impermeabilizzazione con questo sistema è un mistero. Il peso non èesattamente dei migliori: 1200 grammi e lo schema degli oculari è il tipico grandangolare Erfle.

Un7x50 impermeabilelo si immagina per un utilizzo nautico, ma preferisco pensarlo per astronomia dove dona splendide immagini di grandissimo respirocome tuttala cintura e la spada di Orione circondate da stelle. La resa ottica è molto buona al centro e tende a perdere di definizione verso i bordi, diciamo per circa il 25% a partire dal bordo esterno, essenzialmente per un problema di curvatura di campo più evidente e rilevabile in terrestre. Sul cielo invece, sorprendentemente non da particolarmente fastidio semplicemente perché osservando il cielo tendiamo istintivamente a privilegiare l’area centrale, molto più che nelle osservazioni terrestri ove invece tendiamo più a girovagare con lo sguardo sull’intero campo inquadrato.

Ma una della caratteristiche che più mi ha colpito e mi ha indotto a supplicare l’amico Claudio di cedermelo è quella capacità di proiettare l’osservatore sulla scena facendolo letteralmente immergere nell’immagine inquadrata con una trasparenza e cristallinità fuori dal comune; sono queste una peculiarità tipiche dei Miyauchi ma che troviamo anche in altri bei binocoli, guardacaso, quasi sempre giapponesi, alludo in particolare a Fujinon, Nikon e Kowa.

Si sceglie una porzione di cielo , si inquadra ed ecco: sei subito lì! Senza avere l’impressione di avere uno strumento davanti agli occhi.
Un binocolo davvero originale per chi ama il cielo, i grandi campi, le visioni di grande respiro e, soprattutto, per chi ama i Miyauchi.

Il Binon 7×50 ha anche un suo fratellino minore : un 5×32 con 13.5°. Ancora mi mordo le dita per non averlo preso quando si trovava solo per essermi lasciatoinfluenzare da recensioni negative in merito, ma se lo trovo..
Torino, febbraio 2014
Piero Pignatta
Pignatta Piero: visualista puro del cielo profondo, con qualche divagazione di panorami montani e avi-fauna. Osserva solo con il binocolo, strumento che per lui è stata una vera rivelazione; è un fissato dei binocoli Miyauchi sui quali è meglio transigere e non contraddirlo, pena gravi scompensi del suo equilibrio cosmico-esistenziale. Il suo mito è l’ormai introvabile, esaurito, costosissimo 25×141 per il quale potrebbe copiosamente commuoversi al solo sentirlo nominare. Non escludo ne conservi una foto nel portafoglio.