Miyauchi BJ 100-iC Galaxy Semi Apo.

Foto e testi a cura di Fabio Scabini

Dati tecnici: Diametro lenti: 100mm- Focale: 500mm (f/5)- Oculari: 20x, 26x, 37x-Cercatore: 3x12mm-Numero di serie: 3141

E’ uno strumento dalla linea estremamente accattivante, ma la qualità ottica è all’altezza dell’estetica sicuramente riuscita?

La struttura.

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E’ pesante, di gran lunga più dei tradizionali 25×100 perchè siamo oltre i 6 kg. Il costruttore dichiara l’impiego di “alluminio aeronautico”, materiale questo, capace di conciliare la grande robustezza e solidità con pesi contenuti(!). In effetti il binocolo è massiccio e quando lo si maneggia si ha davvero l’impressione di aver a che fare con uno strumento per la costruzione del quale non si è lesinato nell’impiego dei materiali. Pur tuttavia è maneggevole grazie alla maniglia di cui è caratterizzato; questa si avvita alla parte superiore dello scafo, ma la relativa vite sembra non fare adeguatamente il suo lavoro perchè l’impugnatura risulta avere un aggancio lasco al corpo del binocolo. Nulla di preoccupante, ma l’impressione che si ha nel trasporto a mano dello strumento non è delle più rassicuranti; è un aspetto che la Miyauchi potrebbe tranquillamente migliorare posto che nella stessa sede, svitata la maniglia, viene alloggiato il cercatore e questo, una volta avvitato, è molto ben ancorato senza il minimo “gioco”. Non si comprende, dunque, il motivo per il quale un altrettanto aggancio solido non lo si sia ottenuto anche per la maniglia; davvero originale questo aspetto considerato anche il fatto che il resto della meccanica è davvero impeccabile.

I tappi ed i paraluce.

L’integrità degli obiettivi è salvaguardata dalla presenza di tappi in plastica che si inseriscono a pressione, ed è necessario esercitare una certa pressione affinchè vadano in sede, come è necessario esercitare altrettanta forza per la rimozione degli stessi; questo è un dato certamente positivo perchè non esiste assolutamente il pericolo del distacco e della caduta accidentale degli stessi in fase di trasporto del binocolo a mano libera. I paraluce si estraggono scorrendo con estrema dolcezza; internamente sono di colore nero opaco e totalmente estratti assolvono egregiamente al lavoro loro affidato, cioè la protezione degli obiettivi da eventuali luci e dall’umidità presente, a patto però che quest’ultima non sia prossima al 100%, perchè nel caso sfortunato di una nottata tanto umida, si renderebbe necessario provvedere fabbricando dei paraluce supplementari che aumentino la lunghezza di quelli esistenti.

Il gruppo oculari.

La distanza interpupillare viene calibrata agendo sul gruppo meccanico che alloggia gli oculari; è necessario applicare una certa forza per allargare/stringere, ma una volta raggiunta la misura corretta per i propri occhi non esiste proprio il pericolo di perdita accidentale della così regolata distanza.

La messa a fuoco è un altro punto di forza della meccanica Miyauchi: è individuale ed il movimento dolcissimo fluidissimo e precisissimo ed avviene grazie ad una ghiera zigrinata posta sul barilotto che contiene ciascun oculare.

Il binocolo è ad oculari intercambiabili e la Miyauchi prevede, accanto alla coppia da 20x fornita, una coppia a 26x grandangolare ed una coppia a 37x grandangolare. Gli oculari hanno un diametro di barilotto proprietario, nel senso che i tradizionali 31,8mm non sono alloggiabili in quanto “ballano” abbondantemente nella sede deputata. Una volta inserito a pressione, l’oculare è ben saldo e fermo grazie alla presenza di un doppio anello in gomma attorno al barilotto, anello che crea l’attrito giusto e necessario a tale scopo, tant’è che il grano di fissaggio normalmente presente sui porta-oculari è qui assente.

Gli oculari sono dotati di paraluce in gomma. La coppia 20x e quella 26x hanno notevole estrazione pupillare ed il fatto di riuscire a ripiegare il relativo paraluce permette anche a chi osserva con gli occhiali di abbracciare l’intero campo. Per la precisione, la coppia a 26x ha un po’ meno estrazione di quella a 20x e credo che la percentuale di campo che il sottoscritto perde nell’osservazione con gli occhiali non superi il 10%; qui l’estrazione pupillare è di 19mm, non ho il dato relativo alla coppia 20x, ma potrebbe essere di 23/24mm. Discorso a parte per la coppia 37x, perchè il paraluce in gomma è troppo corto per poter essere ripiegato e l’estrazione pupillare è di solo 14mm; in questo caso mi sono visto costretto ad operare radicalmente sul paraluce, cioè rimuovendolo con un taglierino allo scopo di avvicinarmi quanto più all’oculare, nel tentativo di abbracciare più campo possibile. Per lo scrivente la perdita di campo a 37x è intorno al 30%; coloro i quali però non necessitano di occhiali per osservare, certamente riescono ad abbracciarne l’intero campo anche a questi alti ingrandimenti. Il costruttore dichiara un campo di 2,5°/2,5°/1,8° rispettivamente per i 20x, 26x, 37x.

Un plauso alla pupilla d’uscita perchè questa risulta perfettamente circolare aqualunque dei tre ingrandimenti, merito questo di prismi raddrizzatori adeguatamente dimensionati.

La forcella.

Nella parte inferiore è presente una piccola piastra, facente parte della struttura stessa dello scafo, nella quale è praticato un foro filettato da 1/4” così da permettere l’aggancio del binocolo alle teste fotografiche/video dotate di vite da 1/4”. La soluzione da me scelta è stata però diversa: ho preferito infatti acquistare la forcella Miyauchi all’uopo realizzata. Questa permette un perfetto bilanciamento qualsivoglia sia l’inclinazione dello strumento ed è sagomata in modo tale da non ostacolare il puntamento del binocolo verso lo zenith. I movimenti dello strumento sono fluidi anche se non sempre regolari. Pure la forcella è realizzata in alluminio, ma in questo caso le finiture lasciano a desiderare perché in molti punti, specie nella parte inferiore, sono ben visibili le imprecisioni e le bave tipiche della fusione.

Il cercatore.

La Miyauchi realizza per il binocolo in esame un piccolo cercatore 3×12 ad immagine raddrizzata, il cui supporto si avvita al posto della maniglia di trasporto. Questo è ben realizzato con la messa a fuoco a ghiera, un’estrazione pupillare di 55 mm (!) ed un fine reticolo a cerchi concentrici. Certo, l’apertura non è un granché  solo 12 mm, ma sono sufficienti per inquadrare le stelle di riferimento più luminose e da queste partire con lo star hopping.

La resa sul cielo.

Gli obiettivi sono dotati di ben evidente trattamento antiriflesso di colore verdastro/bluastro e ad una ispezione visiva appaiono privi di qualunque difetto.

La resa del binocolo sul cielo è molto buona, ma non ottima perché dipende dall’ambito osservativo. Puntando stelle di magnitudine 0, 1°, 2°, emergono i difetti di uno strumento molto spinto; la focale f/5 non permette la perfetta correzione delle aberrazioni ottiche. In particolare, pur al centro del campo, le stelle più luminose appaiono affette da un leggero coma nell’obiettivo di sinistra e da un altrettanto leggero astigmatismo nell’obiettivo di destra; le più penalizzate sono le stelle di colore arancione, perché quelle bianche soffrono meno dei difetti indicati. C’è altresì da precisare che l’ingrandimento influisce tanto sulla resa delle immagini stellari: a 20x non si nota alcunchè di anomalo, a 26x si iniziano ad intravedere i difetti di cui sopra ed a 37x questi sono tranquillamente riconoscibili. Più le stelle sono deboli e più le immagini sono buone; e, naturalmente, con più ci si allontana dal centro del campo e con più le aberrazioni hanno cittadinanza.

Il Miyauchi 100 non è uno strumento adatto alla contemplazione delle stelle, della loro puntiformità e del loro colore perchè è stato studiato e progettato per fornire immagini ad ampio campo del profondo cielo, e su questo terreno lavora benissimo. Mi reco normalmente ad osservare sull’appennino pavese a circa 1400m di quota lontano da fastidiose luci, e, sotto un ottimo cielo di media montagna quale quello, le immagini deep sky che lo strumento è in grado di restituire sono davvero notevoli. La coppia di oculari che uso maggiormente èla 26x perchè permette di conciliare un ingrandimento già interessante con un ampio campo (2,5°) e con una più che buona estrazione pupillare; con questa configurazione si osservano tranquillamente galassie di magnitudine 11,2: NGC3348 ad esempio.

E’ davvero un semi-apo?

I costruttori gli attribuiscono la qualifica di semi-apo, ma, a parere mio, la resa sui colori lo qualificherebbe meglio come acromatico ben corretto piuttosto che come semi-apo.

In conclusione?

In conclusione è un binocolo esteticamente molto bello, davvero robusto, dalla meccanica fine, il cui rapporto focale (spinto) lo rende adatto al profondo cielo. Si rimane però un pochino delusi se si pretende di apprezzare la puntiformità delle stelle più brillanti ed il loro colore; qui potrebbe venire in soccorso l’impiego di vetri esotici.