Recensione Barlow Tecnosky 2x e 3x

Tecnosky è una nota azienda di import/export di materiale astronomico.

Oggi tratteremo il test di 2 lenti di Barlow da 2x e 3x entrambe con barilotto da 31.8 mm.

 

Aspetto esterno e caratteristiche

 L’aspetto di entrambe è molto rassicurante, la realizzazione è monolitica in alluminio e i porta oculari presentano la linguetta in ottone e il serraggio a singola vite.

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Fig. 1 – Le due Barlow Tecnosky oggetto del test
Fig. 1 – Le due Barlow Tecnosky oggetto del test

 

La 2x ha una lunghezza complessiva di 80 mm, un pescaggio di 35 mm  con barilotto liscio.

La 3x è invece lunga 100 mm, ha un pescaggio di 30 mm e il naso presenta la scanalatura di sicurezza. 

Le 2 Barlow si differenziano anche nell’ottica: 3 elementi in 2 gruppi per la 2x, 4 elementi in 2 gruppi per la 3x; naturalmente ottiche fully multi coated.

L’opacizzazione interna è molto ben curata in entrambe, la 3x presenta un diaframma lungo il cammino ottico. Entrambe possono montare filtri da 31.8mm

 

 Qualche premessa

Le lenti di Barlow sono sistemi tele-negativi atti ad allungare (solitamente si va dal raddoppio in su) le focali native degli strumenti principali, senza apportare aumenti di ingombro degli di nota. Grazie a questo accessorio gli osservatori visualisti possono ottenere alti ingrandimenti pur utilizzando oculari di focale intermedia mentre gli astroimager otterranno il rapporto di riproduzione desiderato per le loro camere planetarie.

Le lenti di Barlow otticamente sono in genere molto semplici: per ottenere un’acromaticità più che decorosa sono solitamente sufficienti 2 elementi.

Purtroppo la storia insegna che se l’intubazione non è effettuata a regola d’arte e la progettazione presenta qualche lacuna, il risultato finale sarà non del tutto soddisfacente. Proprio a tal scopo i progettisti ricorrono sempre più spesso all’utilizzo di 3 o più elementi e/o all’utilizzo di un elemento in vetro ED inseguendo risultati prossimi alla perfezione, dal momento che non sarebbe contemplabile compromettere l’immagine eccellente offerta da un telescopio di alto bordo con una Barlow perfettibile.

Oltre l capitolo ottica non è trascurabile l’intubazione, con particolare attenzione al contenimento dei riflessi interni, specie se si osserva la Luna o altri astri luminosi; troppe volte mi sono imbattuto in lenti di Barlow otticamente indiscutibili ma complessivamente poco performanti proprio per via della generazione di riflessi interni dovuti ad un’opacizzazione migliorabile. Per decenni le uniche Barlow 2x commerciali che gli astrofili consideravano soddisfacenti da tutti i punti di vista sono state la Tele Vue, la Celestron Ultima e la Meade 140 Apo (le prime 2 le ho provate, la terza l’ho avuta) mentre al giorno d’oggi per fortuna abbiamo una scelta ben maggiore. Un vero peccato che nessuna delle 2 consenta lo smontaggio dell’intero gruppo ottico, vuoi per operazioni di pulizia che per poterlo avvitare al naso di una torretta binoculare utilizzandolo come OCS di gran pregio.

Figg. 2 e 3 – Check riflessi interni ottimamente contenuti, considerando che la parte iniziale accoglie l’oculare
Figg. 2 e 3 – Check riflessi interni ottimamente contenuti, considerando che la parte iniziale accoglie l’oculare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il test in pratica

 Le 2 Barlow in prova sono state utilizzate con un rifrattore Tecnosky 130 LT Apo. Entrambe superano brillantemente sia lo star test che lo snap test, anche se volendo essere pignoli la 3x presenta immagini in intra ed extrafocale con dominanti cromatiche differenti, nonostante che l’immagine a fuoco sia ottima e correttamente acromatica.

Per osservazioni impegnate ho sempre utilizzato oculari con schema semplice, come ortoscopici di Abbe, Ploessl o SP; è bene – quando si utilizza la Barlow – evitare oculari con molte lenti, pena attenuazioni eccessive delle immagini e/o introduzione di qualche flare indesiderato. Tuttavia utilizzo sovente la 3x abbinata a un oculare Antares Speers-Waler da 13.4mm per riprese video in afocale effettuate con lo smartphone che utilizzo a scopo divulgativo e nonostante l’estrema complessità del treno ottico l’immagine è soddisfacente.

Tornando in tema di osservazioni ho provato a confrontare oculari singoli con combinazioni oculare più Barlow, nella fattispecie:

 

1 – LER 3 Explore Scientific vs. OR7 Baader GO+ Barlow 2x (300x)

2 – OR4 Fujiyama vs. K12 T-Japan+Barlow 3x (227x)

3 – OR4 Fujiyama vs. SP12.4 Meade+Barlow 3x (227x)

4 – LER 4.5 Explore Scientific vs. OR9 Unitron+ Barlow 2x (200x)

5 – PL5 Meade vs. OR16.8 University+Barlow 3x (182x)

6 – SP6.4 Meade vs. SWA13.8 Meade+Barlow 2x (145x

 

Fig. 4 – Solisti… e complessi
Fig. 4 – Solisti… e complessi

 

 

 

 

 

 

 

1 – Ho trovato più gradevole l’immagine offerta dal singolo LER 3mm osservando la falce di Venere e un Saturno con seeing in stato di grazia, tuttavia la combinazione OR+Barlow si è ripresa la rivincita sulla Luna offrendo un’immagine più secca e priva di distorsione che invece perseguita marcatamente l’Explore Scientific 3.

2 e 3 – L’ortoscopico Fujiyama HD non si batte, poche storie! Il glorioso Kellner T-Japan tiene bene la scia su Venere, sulla Luna e sulle doppie deboli ma se l’oggetto è un pianeta il Fuji prende il largo in quanto il K12 vintage è trattato monostrato e i riflessi sono una piaga. Anche l’SP 12.4 Meade serie 4000 sfoggia prestazioni di tutto rispetto e con una buona comodità osservativa.

4 – Una lotta durissima combattuta colpo su colpo! L’OR9 con Barlow 2x costituisce da sempre un’accoppiata azzeccatissima in tutti i frangenti ma non si resta insensibili alla comodità osservativa del LER 4.5. L’Explore Scientific tiene bene anche nelle osservazioni lunari con dettagli al limite, tipo la rima Burg.

Giove è pari.

 5 – Prevale di un soffio il PL5 che sfoggia un campo un poco superiore e immagini secchissime sia sulla Luna che si Giove e Saturno. L’accoppiata Super Ortho 16.7 e Barlow 3x presenta una colorazione più neutra rispetto al Meade PL 3000 la cui serie soffre storicamente di una leggera dominante magenta.

6 – I soli 145x che la focale da 900mm garantisce a entrambe le combinazioni sono l’unico fattore che non rende loro giustizia nell’osservazione planetaria. Sia il Meade SP 6.4 (prima serie a 5 lenti) che l’SWA sempre di casa Meade ma “anni 90”, per l’occasione accoppiato alla Tecnosky 2x, dispensano nitidezze estreme. Campi lunari superlativi.

 

La prova in pillole

Pregi

  • Prestazioni ottiche ineccepibili
  • Robustezza
  • Prezzo molto concorrenziale
  • Compattezza (2x)

 

Difetti

  • Manca la scanalatura di sicurezza (2x)
  • Ottica non smontabile

 

Conclusioni

 Si trattano 2 pezzi decisamente ben realizzati e con prestazioni globali decisamente elevate. Il prezzo particolarmente invitante (75€ la 2x, 80€ la 3x) le rende pressoché irrinunciabili