Quando l’esperto di binocoli britannico Brin Best, nel suo bel libro “Binoculars and people”, parla di binocoli landmarks ( credo si traduca in “pietre miliari” ) inserisce come migliore 8×30 di sempre il Nikon E II.
Io, nel mio piccolo, ho avuto la fortuna di acquistare usato un Nikon E 7×35, non so se possa essere considerato un landmark a tutti gli effetti, ma certo è uno dei binocoli più belli che abbia mai posseduto.
La serie E di Nikon, soprattutto con le successive E II e Superior E ( SE ), ha raggiunto vertici altissimi nella categoria dei binocoli con prismi di Porro.
L’ E 7×35 rispetto ai binocoli delle due successive serie ha gli oculari a tre elementi invece che a cinque, da ciò dipende il campo un po’ più ristretto ( 7,3° contro gli 8,8° della versione 8×30 E II ) e anche meno corretto, comunque il campo di massimo contrasto è a parere mio già molto ampio.
La fortuna della mia versione di questo binocolo è che condivide con i suoi più prestigiosi successori lo stesso trattamento antiriflesso verde molto efficace, mentre le prime produzioni di E ne avevano uno violaceo meno efficiente.
Ecco cosa ho visto, semplicemente guardandoci dentro e senza pretendere di fare nessuna particolare analisi: cioè immagini luminosissime ben contrastate e di una nitidezza e risoluzione vicina alle lenti in fluorite, un piccolo rasoio; i colori sono molto piacevoli e naturali; assenza di riflessi sgradevoli e cromatismo pressoché inavvertibile.
La profondità di campo è molto ampia; la tridimensionalità è buona ma non straordinaria ( lo Swift Audubon tra quelli che posseggo io fin’ora è imbattibile in questo campo ); la distorsione a cuscinetto è importante, si avverte già appena ci si sposta dal centro dell’immagine osservando linee verticali; l’estrazione pupillare sembra perfino esagerata.
Approfittando poi di una serata con cielo sereno ho voluto provarlo anche nel campo astronomico e anche se non è il suo pane i risultati sono stati ottimi; pur dovendo fare lo slalom tra lampioni ( osservavo dal balcone di casa mia in centro al paese ) e la luna quasi a tre quarti; i riflessi erano praticamente assenti e le immagini fantasma molto contenute e solo in prossimità delle fonti di luce più forti, qui il confronto é risultato addirittura vincente col mio Nikon Action 12×50 EX.
Testandolo sulla Luna ho potuto apprezzare un immagine piccola, dato i solo 7 ingrandimenti, ma molto definita e a fuoco, anche portandola fin quasi al bordo del campo.
Puntandolo poi nella zona del Triangolo Estivo ho potuto vedere campi stellari molto ricchi ( nonostante l’altezza sull’orizzonte est relativamente bassa ), con anche qui buon contrasto e stelle puntiformi, peccato che i soli 7,3° gradi di campo lo limitino un po’ come ampiezza di visuale.
In complesso un eccellente binocolo, soprattutto per l’uso diurno, ma anche al crepuscolo, dove, forse per la maggiore bontà dei vetri, sembra dare dei punti anche al mio Audubon ( Swift Audubon 8,5×44 tipo 2 degli anni settanta ) che ha un centimetro di lente in più.
Il tutto è confezionato in un binocolo molto ben rifinito e curato, dall’ergonomia piacevole ( sta proprio bene in mano ), che pesa solo sei etti.
Se vi capita di incontrarlo in vendita (più che altro nell’usato perché ormai è fuori produzione da anni) fateci un pensiero.
Disclaimer. Questa recensione è stata pubblicata nel Febbraio del 2010 .Si specifica che le impressioni d’uso sono totalmente personali e date dai tester di Binomania in completa libertà, senza vincolo e rapporto commerciale alcuno e sulla base di esperienza comprovata nell’utilizzo di tali strumenti ottici
Monti Paolo: quarantenne, un po’ astrofilo, un po’ birdwatcher, un po’ digiscoper; colleziona binocoli da qualche anno, ne possiede di vari.E’ un membro del gruppo Astor (Associazione per l’osservazione e lo studio dei Rapaci) insieme a Piergiovanni Salimbeni e Abramo Giusto.