Recensione del rifrattore Tecnosky 130 LT APO

Introduzione

Tecnosky è una nota azienda di import/export di materiale astronomico, lo strumento che tratteremo oggi è un rifrattore apocromatico da 130mm f/7 dalle interessanti caratteristiche ottiche e meccaniche.

 

Fig. 1 – Il rifrattore del test installato su una montatura EQ6

 

A corredo del tubo ottico vi sono 2 anelli di sostegno, una barra a coda di rondine di tipo Vixen, un adattatore autocentrante da 2” a 1 ¼”  e una valigia in alluminio con imbottitura in espanso; non sono presenti accessori ottici quali cercatore e oculari.

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Nota: L’esemplare in oggetto è un modello costruito nel 2017 ed in mio possesso da allora, a partire dal 2019 Tecnosky ha rinominato il modello in 130 SLD Apo, mantenendolo invariato nelle caratteristiche.

 

Aspetto esterno

Il tubo ottico finemente verniciato di bianco perlato mostra un aspetto curato e massiccio: il paraluce è di tipo retrattile e la resistenza all’avanzamento è regolabile tramite 3 viti a brugola incassate nello stesso.

Posteriormente spicca l’imponente focheggiatore che ricorda alla lontana il leggendario Feathertouch Giant da 4” di diametro. Sul corpo del focheggiatore è montato di serie un attacco per cercatori con standard Sky Watcher/GSO

Fig. 2 - L’imponente focheggiatore con montato un diagonale a specchio da 2”

Fig. 2 – L’imponente focheggiatore con montato un diagonale a specchio da 2”

 

 Appunti di tecnica

Il Tecnosky 130 LT Apo è un telescopio rifrattore apocromatico da 130mm di diametro e 910mm di focale (f/7). Lo schema ottico si fonda su un tripletto spaziato in aria ed è formato da una lente in vetro Crown, una in fluorite sintetica Ohara FPL51 e una terza in vetro al Lantanio.

La cella presenta 3 serie di viti push-pull per la collimazione dell’obiettivo che però sono posizionate a scomparsa e per accedervi è necessario lo smontaggio del paraluce.

Fig. 3 – La cella del tripletto: all’interno del tubo sono visibili i diaframmi di contrasto

 

L’interno del tubo ottico presenta una serie di diaframmi a lama di rasoio.

La messa a fuoco è del tipo a pignone e cremagliera su supporti radenti con comandi bipasso (diretto e riduzione 1 a 10).

Il tubo focheggiatore ha un diametro esterno di 102mm per un’escursione di 100mm, può montare accessori quali riduttori/spianatori di campo 3 diverse filettature (M100x1, M92x1 ed M68x1). Naturalmente presenta gli attacchi standard per barilotti da 2” e 31.75mm. Il costruttore garantisce un carico massimo di 7kg.

 

Fig. 4 - La cella del tripletto con il paraluce completamente retratto
Fig. 4 – La cella del tripletto con il paraluce completamente retratto

 

 

 

Il test in pratica

Lo strumento è utilizzato su una montatura NEQ6 Pro dotata di slitta portaccessori Geoptik; per bilanciarlo a dovere servono  2 contrappesi da 5.2kg. Ho preferito utilizzare una barra di tipo Losmandy per il montaggio sulla montatura, posizionando superiormente la Vixen, così da utilizzarla come maniglia.

Fin dal momento della messa in opera sulla montatura ci si stupisce per il peso, nel senso che me lo aspettavo ben più leggero! 11kg a secco per un rifrattore da 13cm a corta focale non sono pochi.

Una volta ben saldo alla montatura emerge il problema del bilanciamento: questo tubo ha un obiettivo a tripletto molto pesante e, se lo si dispone sulla montatura rispettandone la metà geometrica, tende a cadere in avanti. Non è una questione solo estetica (un tubo montato così è veramente brutto da vedere…) ma anche funzionale, dal momento che osservando oggetti alti sull’orizzonte ci si ritrova con l’oculare molto in basso, pertanto scomodo.

Per ovviare al problema ho montato sulle 2 barre a coda di rondine 2 morsetti con altrettanti contrappesi da 1kg, cosicché il baricentro del tubo ottico torni favorevole.

Il paraluce retrattile è una chicca che permette di contrarre la lunghezza del tubo di ben 200mm; personalmente però avrei preferito delle viti a pomello in luogo dei grani a brugola, così da poterle azionare a mano senza il bisogno di attrezzi.

Un’ultima cosa (che non mi è piaciuta) è l’assenza totale di accessori; non si pretendeva una dotazione “alla giapponese” anni 80 con intere serie di oculari/adattatori/Barlow o quant’altro, ma almeno il cercatore sì!

Una particolarità molto piacevole di questo 5” Apo Tecnosky è la velocità di messa in opera in quanto non mi ha mai dato problemi di termostabilizzazione.

Lo strumento mi è stato consegnato collimato e non ha mai richiesto interventi a tal scopo, tuttavia ho avuto qualche grattacapo dalla vite di blocco della derotazione del focheggiatore: azionandola il focheggiatore di disallineava leggermente. Il focheggiatore è fissato a una flangia con 5 viti di carico disposte a pentagono con la vite di blocco posta in corrispondenza dell’apotema: è bastato invertirla con la vite di carico prelevata dalla posizione opposta e problema è scomparso. Per controllare la corretta assialità del focheggiatore ho utilizzato un collimatore laser che si usa solitamente per i riflettori (Baader laser Colli), verificando che il punto del laser si posizionasse al centro delle lenti.

Sempre parlando di focheggiatore, le manopole principali sono precise ma un po’ dure ma la riduzione 1:10 della terza manopola fa eccellentemente il suo lavoro e la cosa non pesa. Il generoso backfocus si è dimostrato sufficiente per tutti gli accessori foto-visuali del caso, ad eccezione della torretta binoculare che necessita dell’estrattore di fuoco; se invece si pretende di osservare direttamente senza il diagonale è necessario un tubo di prolunga da 50mm di lunghezza.

Un plauso al dispositivo di serraggio per gli accessori da 2”, a ghiera e bloccaggio radiale semplicemente perfetto!

Lo star test ha dimostrato la bontà dell’ottica in quanto non ha mostrato alcuna traccia di aberrazioni degne di nota; il cromatismo è assente anche osservando oggetti da stress test come Venere, Vega o le cuspidi della Luna crescente. Le immagini stellari in intra ed extrafocale sono pressoché identiche, segno di una buona correzione dell’aberrazione sferica mentre non vi sono tracce di astigmatismo. In ogni caso la puntiformità delle stelle è a livelli d’eccellenza così come la figura di Airy.

E’ presente, in un quantitativo fisiologico per un rifrattore aperto a f/7, un accenno di curvatura di campo, che potrebbe essere avvertibile fotografando con grandi sensori (reflex full frame); guarda caso però il costruttore prevede ben 3 spianatori di campo/riduttori di focale (1x, 0.79x e 0.72X, acquistabili a parte) per soddisfare al meglio le possibilità astrofotografiche dello strumento.

 

Venere

Se osservata di giorno Venere appare incisa anche a forte ingrandimento (una volta sono riuscito a ricavare un’osservazione redditizia a 300x in combinazione con un oculare ES da 3 mm), talvolta svelando delle leggere disuniformità di albedo, specie utilizzando filtri verdi. In presenza di cielo notturno Venere abbaglia e sarebbe necessaria una filtratura più consistente; in ogni caso l’osservazione di Venere non ha mai presentato alcun residuo cromatico

 

Luna

Tredici centimetri di diametro possono sembrare pochi ma non lo sono affatto se l’oggetto del contendere è il nostro satellite naturale. Il limite resta il cielo e per discernere i dettagli più impegnativi è richiesto che il seeing sia a livelli d’eccellenza, esattamente come quando si osserva con grandi diametri. Tuttavia un rifrattore da 5” è sempre gestibile (al contrario di riflettori e catadiottrici che pretendono sempre un buon seeing e un acclimatamento senza compromessi) e raramente si resta insoddisfatti dopo un’osservazione lunare.

Iniziamo con la classica osservazione che mostra l’intero disco lunare, con una focale di soli 910 mm lo si ottiene a 113x unitamente a un oculare Vixen LVW-8 che ha un campo apparente di 65°; l’immagine è in assoluto poco utile ma di grande effetto. Per ottenere ingrandimenti maggiori che realmente sono utili per l’osservazione di particolari molto fini mi servo prevalentemente di schemi classici (ortoscopici Abbe, Ploessl e SP) con focali che vanno da 4 a 6.4 mm, oppure unisco focali più lunghe ad una buona Barlow.

In ottime condizioni di seeing si separano i 4 micro – crateri principali all’interno di Plato (il più piccolo ha un diametro inferiore a 2km), la “raffica” di 7 crateri all’interno della piana Deslandres, si separano in microcrateri le “porosità” all’interno di Fracastorus e Beaumont. L’elevato contrasto rende parecchio redditizia l’osservazione delle rimae; escludendo la difficilissima Sheepshanks (che non ho mai neppure cercato con questo strumento) ho individuato qualsiasi rima che ho voluto osservare: Jansen (all’interno nell’omonimo cratere), Hypatia, Burg (insidiosa ma bellissima) Cauchy rima e rupes, Bradley, Hadley, Alphonsuse e Arzachel (queste 2 sono all’interno dei crateri omonimi) la “ragnatela” di Triesnacker, Birt con il domo spaccato, Gartner… Le grandi rimae sebbene non siano traguardi di risoluzione sono fantastiche e ricche di dettagli, in Ariadeus e Hyginus si osserva il fondo, così come nella Vallis Schroeteri e nella rima Petavius. Insomma se si parla di dettagli lunari si potrebbe andare avanti all’infinito!

 

Fig. 5 - Eclisse totale di Luna del Luglio 2018 ripresa al fuoco diretto con una DSLR formato DX
Fig. 5 – Eclisse totale di Luna del Luglio 2018 ripresa al fuoco diretto con una DSLR formato DX

 

 Sole

Per le osservazioni solari sono ricorso a un filtro auto – costruito con apertura 120 mm con elemento filtrante in Astrosolar densità 5. Da sempre il Sole è il terreno di caccia preferito per i rifrattori e anche questo Tecnosky non fa certamente eccezione: la granulazione e sempre osservabile mentre in presenza di macchie solari la finezza dei dettagli è mozzafiato.

Giganti gassosi

Le osservazioni visuali dei principali pianeti del Sistema Solare sono sempre fonte di soddisfazioni; Giove mostra senza problemi le 2 bande equatoriali fittamente perturbate, la Grande Macchia Rossa e le bande temperate non certo senza dettaglio. Saturno addirittura non fa rimpiangere riflettori grandi circa il doppio arrivando a mostrare l’anello A suddiviso in 2 grigi, l’anello B con le componenti outer (bianco) e inner (grigio) e l’anello Velo; di rilievo anche il livello di dettaglio che appare sul disco del pianeta. Gli ingrandimenti più redditizi sono compresi fra 150 e 250x per entrambi i pianeti

 

La prova in pillole

Pregi

  • Prestazioni ottiche elevate
  • Qualità costruttiva
  • Trasportabilità
  • Prezzo concorrenziale

Difetti

  • Peso e bilanciamento
  • Nessun accessorio a corredo

Conclusioni

2500 euro (ai quali va aggiunto un esborso per una montatura adeguata) e ci si porta a casa un apocromatico da 5” decisamente prestante e ben costruito. Se lo ricomprerei? Assolutamente si.