Premessa.
Il 7 luglio del 2015 alle ore 19.40, io, ancora accaldato per la giornata trascorsa in spiaggia con la famiglia, ero tranquillamente seduto sotto la veranda dell’appartamento preso in locazione. Durante le ferie estive scarico raramente la posta elettronica, più per un accordo post-matrimoniale che per una personale esigenza, tuttavia, avevo impostato l’e-mail di Binomania anche sullo smartphone, per tale motivo, fra un po’ di farinata di ceci e un po’ di pomodori dell’orto, forniti gentilmente dal proprietario di casa, mi accorsi del sottile ronzio emesso dal mio Samsung, che diligentemente continuava a compiere il suo lavoro anche in vacanza.
Impugnai un po’ svogliatamente il telefono ma l’oggetto del messaggio che lampeggiava sul monitor mi ridestò immediatamente. Era stato spedito da uno dei responsabili della Farvision che spero, non se la prenderà per la completa divulgazione del suo scritto:
“Dear Mr Salimbeni, we have begun to produce binoculars with stabilization with significantly increased field of view. It is absolutely latest innovation.I offer to test one of the first examples of a wide-angle binoculars with stabilization BKSSH as soon as they are manufactured by us. Best Regards.”.
Come molti fra voi comprenderanno trascorsi l’intera serata con la testa fra le nuvole, mentre passeggiavo con la famiglia per le vie di Sarzana, una bellissima cittadina ligure ai confini con la Toscana. Ricordavo esistesse la ditta Farvision ma non avevo ulteriori informazioni sulla qualità dei suoi prodotti, rammentavo inoltre le prestazioni dei vari binocoli stabilizzati che avevo testato nel corso degli anni e questa “latest innovation” non faceva che rodere nella mia testa come un tarlo insistente.
Per tale motivo, quando tutta la famiglia stava ormai dormendo, illuminai il mio viso con il monitor del computer portatile, seduto comodamente sul letto fra l’odore delle piastrine anti-zanzara e della crema dopo sole di mia moglie, per cercare informazioni su quest’azienda russa.
Farvision: una breve panoramica.
L’azienda (LLC) Farvision costruisce e vende prodotti ottici per uso civile (caccia, pesca, birdwatching e altro ancora). Negli ultimi anni, grazie alla collaborazione con l’EC (Engineering Center del National Research Nuclear Univeristy) della MEPHL, ha creato un reparto specifico denominato FARVISION LAB. All’interno di questo reparto collaborano vari esperti di tecnologia ottica ed elettronica che provengono da quella che pare essere una delle migliori università russe. Questo centro di studi, infatti, vanta più di settanta anni di storia in questo genere di ricerche.
Pare, inoltre, che la Farvision sia altamente specializzata nell’area della progettazione ottica, nel ramo della tecnologia a infrarossi e termica, nella progettazione di dispositivi multi – spettrali combinati, nella progettazione e ideazione di sistemi di stabilizzazione d’immagine e nel design industriale.
Ho provato a controllare il rilascio delle patenti in questo settore aventi come oggetto la Farvision e come visibile anche sul loro sito ufficiale, confermo di averne trovate molteplici: dalla a stabilizzazione ottica alla creazione di prodotti ottici (Night and Day) sino al settore delle scansioni termiche.
Per ciò che riguarda il settore di nostra competenza è interessante per il lettore approfondire la lettura di questa documentazione.
- 2231098 del 07.08.2003: “Sistema ottico con immagine stabilizzata”.
- 2247419 del 15.04.2004: “Sistema di osservazione binoculare”.
- 2472191 del 18,07.2011:“ Sistema binoculare con stabilizzatore d’immagine”
- N2229149 del 17.06.2013: “Sistema binoculare con immagine stabilizzata”.
Insomma, a quanto pare, non stiamo parlando dell’ultimo arrivata.
La mia unica esperienza con un binocolo stabilizzato da 50 mm di diametro e di alto ingrandimento l’ho avuta, nel corso degli anni passati con il Canon 18×50, per tale motivo, ho richiesto a Canon Italia un esemplare: ero molto curioso di verificare, infatti, le differenze fra questi due progetti molto diversi fra loro. Nelle prossime cinque pagine di quest’articolo Premium potrete leggere come ho messo alla frusta entrambi i prodotti: analizzerò le differenze meccaniche, quelle del sistema di stabilizzazione, le varie aberrazioni e la prova sul campo.
Canon.
Scrivere ancora sulla storia di Canon mi pare alquanto scontato: chi non la conosce? E’ una storica azienda giapponese produttrice di ottiche, di sistemi fotografici e per la stampa, nata a Tokio nel 1933. Dopo solo un anno si era già fatta conosce e apprezzare in tutto il mondo con la presentazione della sua prima macchina fotografica 35 mm denominata KWANON, da cui, nel 1935 nascerà il marchio omonimo. Da lì in avanti è stato un susseguirsi d’innovazioni: dalla macchina fotografica Canon S II data in dotazione agli ufficiali dell’esercito durante la II GUERRA MONDIALE alla prima videocamera cine 8 mm rilasciata nel 1956, alla prima ottica fissa per Reflex (Canon FLEX) sino ad arrivare alla mitica single-lens reflex fotocamera Canon F-1 del 1971 e così via. Lo scorso anno, invece, molti avranno apprezzato le prestazioni delle nuovissime Reflex Full Frame 5DS e 5DSR e l’attualissima ammiraglia Canon EOS-1D X Mark II.
Per ciò che riguarda la nostra passione per le ottiche da osservazione non è facile dimenticare che Canon spesso e volentieri collabora ed ha collaborato con varie aziende del settore astronomico e ottico- sportivo (Kowa, Vixen, Takahashi) per la fornitura di ottiche alla fluorite.
Vari progetti Canon riguardano degli ottimi binocoli con un sistema di stabilizzazione da loro brevettato fra cui il binocolo Canon 18×50 IS All Weather, protagonista di questa sfida.
Alto ingrandimento a mano libera?
Questi due binocoli consentono di osservare a mano libera a ingrandimenti cui si è soliti operare attraverso un telescopio terrestre ben fissato su un cavalletto. Grazie ai 18-20X utilizzabili con entrambi gli occhi, questi due binocoli forniscono una percezione dei dettagli che è possibile ottenere in mono – visione a 25x-30X. Un binocolo stabilizzato di alto ingrandimento può essere superfluo per molte persone ma letteralmente vitale o indispensabile per altri appassionati o professionisti in vari settori. Si ripongono tranquillamente in uno zaino, possono essere trasportati in sostanza ovunque, sono robusti e impermeabili e all’occorrenza forniscono delle prestazioni veramente pazzesche. Basti solo pensare che da casa mia, con questi due binocoli, io sono stato in grado di seguire l’attività di un branco di cinghiali che si spostava su alcuni canaloni di una montagna distante circa 6km, il tutto dal terrazzo di casa, ben seduto su una sedia a sdraio, in pace e tranquillità.
Da amante delle osservazioni a lunga distanza, comprenderete quindi che ero certamente attratto da questa comparativa ed ho utilizzato tantissimo i due binocoli sia durante le mie semplici escursioni sia quando ero di servizio come G.E.V. presso l’Oasi Palude Brabbia.
Meccanica e costruzione.
Come si suole dire questi binocoli provengono da: “Due scuole completamente differenti”. Il Canon 18×50 IS è più compatto, con un design molto personale e ancor oggi moderno, il Farvision, di contro, è più spartano nelle forme, ha delle dimensioni maggiori ma lo preferisco per ergonomia e bilanciamento. Come sono solito fare ho speso qualche minuto a misurarli e poi pesarli con la bilancia elettronica.
Il Canon 18×50 IS è lungo 19.5 cm (con i paraluce sollevati) largo circa 15 cm e pesa 1090g (senza tappi e cinghia).
Premete qui per le caratteristiche tecniche dichiarate dalla Casa Madre.
Il Farvision BKSSH 20 x 50 è lungo 21 cm, largo 16 cm e pesa 1150 gr senza i tappi con l’anello di fissaggio che si aggancia allo scafo.
Il binocolo giapponese possiede una classica ed elegante protezione di gomma nera che però consente una presa meno sicura, sicuramente più scivolosa rispetto al sistema in policarbonato del binocolo russo, il Farvision, inoltre, s’impugna molto bene grazie alle zone laterali rifinite con un’ampia zigrinatura. Osservando in alto l’incavo fra questa zona e quella degli obiettivi permette di incastrare perfettamente il mio palmo delle mani ottenendo così una presa molto sicura.
A questo link potrete trovare le caratteristiche tecniche dichiarate dalla Casa Madre.
La zona di appoggio del Canon, anch’essa molto ampia, è più spostata verso gli obiettivi, come anticipato, nell’uso prolungato, io ho prediletto senza dubbio il Farvision BKSSH 20 x 50.
Entrambi i prodotti mi sono sembrati molto adatti all’uso naturalistico, tollerano anche qualche caduta sul terreno. Eventuali disallineamenti potrebbero dipendere più da errori nella fase di montaggio che a colpi successivi. Un plauso va alla demo del Canon 18×50 che ha parecchi anni sulle spalle. Questo binocolo ha mostrato una collimazione pressoché perfetta, seppur la sua gommatura fosse visibilmente usurata a causa di anni di fiere e test.
I Giapponesi garantiscono il prodotto come All Weather, mentre i russi ne decantano le temperature di esercizio che sono comprese fra i -40 +50°.
Entrambi possiedono la filettatura per fissare il binocolo su cavalletto e possono quindi essere tranquillamente usati senza attivare la stabilizzazione.
Messa a fuoco.
C’è poco da dire: Il Farvision 20×50 presenta un sistema di messa a fuoco singolo che è robusto, affidabile e di concezione militare. Sui lati positivi di tale sistema abbiamo discusso per anni, sia su Binomania, sia sul forum, sia durante gli eventi fra appassionati. Meno meccanica interna c’è e meno il binocolo si rompe, inoltre, è più facile ottenere una messa a fuoco precisa, facendo ruotare un oculare, che uno o più elementi ottici interni assistiti da vari micro-ingranaggi. Di contro, è quasi impossibile osservare dei soggetti in rapido avvicinamento o allontanamento. Conosco almeno una dozzina di persone che guarderebbero mai in un binocolo con messa a fuoco singola, poiché ritengono imprescindibile l’uso della messa a fuoco centrale durante le osservazioni naturalistiche.
In linea di massima entrambi i sistemi si sono rilevati molto funzionali, compresa la regolazione diottrica sull’oculare destro del Canon che non fa una piega anche dopo decine e decine d’ore di utilizzo da parte di vari utenti e quella del Farvision che funziona, come era lecito aspettarsi, anche a bassissime temperature.
Con il mio visus sono riuscito a mettere a fuoco con il Farvision soggetti posti a circa dieci metri di distanza, con il Canon, migliore il risultato ottenuto con il 18×50 IS: poco meno di sei metri.
Tridimensionalità della visione.
La percezione della tridimensionalità durante l’osservazione con il binocolo dipende prevalentemente dalla distanza degli obiettivi in rapporto al loro ingrandimento: maggiore è la distanza, maggiore è l’amplificazione di questa sensazione. Anche se la differenza è lieve, mi è parso che il Farvision mostrasse, a breve e media distanza, una tridimensionalità maggiore, del resto i due obiettivi russi distano fra loro 4 cm a differenza dei 2.5 cm misurati nel Canon.
Oculari.
Grazie anche al minore ingrandimento e alla maggior estrazione pupillare, gli oculari del Canon 18×50 IS si sono rilevati più comodi e in grado di inquadrare maggior campo facendo uso degli occhiali da sole. Il Farvision dichiara una estrazione pupillare pari a 11 mm, Canon di 14.5 mm.
Tuttavia il Farvision consente, anche a chi possiede una piccola distanza inter-pupillare,
di accostare perfettamente gli occhi agli oculari senza il rischio di incastrare il naso nel binocolo.
Tonalità dei colori e luminosità.
Il Canon 18×50 IS quando equiparato al russo appare decisamente più neutro, l’immagine, anche grazie al minor ingrandimento, risulta più luminosa.
Il Farvision BKSSH 20 x 50 mostra una tonalità calda che potrebbe infastidire il birdwatcher ma anche risultare vincente nelle condizioni di alto contrasto o in presenza di foschia. Difficile, almeno per me, decretare un vincitore. Gli amanti delle ottiche militari, invece, troveranno in questo prodotto una tonalità del colore molto familiare.
Ho fatto anche un piccolo test fotografico:ho accostato agli oculari una fotocamera compatta Canon serie Powershot con obiettivo aperto a F/2 , 100 ISO e in Manuale. Per ottenere una esposizione corretta, ho dovuto utilizzare un tempo di posa pari a 1/125 nel Canon che è sceso a 1/60 nel Farvision. Anche questa prova ha dimostrato la lieve, ma superiore luminosità del binocolo giapponese.
Campo di vista inquadrato.
Mi sono avvalso di un software astronomico chiamato Cartes du Ciel per misurare i campi stellari inquadrati dai binocoli. Portando sul bordo sinistro la stella Sirio (osservando in un solo tubo ottico) entrambi i binocoli mostravano al bordo estremo la stella HD45765, la distanza misurata dal software era quindi poco più di 3.5°.
Il campo apparente del Farvision è molto elevato, (70°) ciò nonostante nelle osservazioni astronomiche le stelle degradano da circa il 70-75% del campo di vista. Il Canon 18×50 si è dimostrato più piacevole da utilizzare grazie al campo piatto che fornisce delle ottime immagini stellari sino ai bordi del campo.
Osservando la Luna piena si apprezza l’ottima correzione dei riflessi e dell’aberrazione cromatica del Canon 18×50 IS, nel Farvision BKSSH 20 x 50, invece, compare un’immagine fantasma mentre il bordo lunare presenta un forte residuo cromatico blu – verde.
Il sistema di stabilizzazione VAP, quando attivato, mantiene le stelle puntiformi.
Ho riscontrato invece, un problema durante l’osservazione delle stelle con il Farvision BKSSH 20 x 50: più si punta verso lo zenith e più le stelle si deformano, tipo astigmatismo. Esemplificando posso dire che, osservando la stella Sirio sorgere a Est, il problema non si pone, inquadrando più in alto la stella Aldebaran , a stabilizzazione attivata, la stella si deformava , come a formare un piccolissimo trattino, il peggioramento si aveva ancor di più arrivando a puntare la stella polare.
Ho fatto varie prove da entrambi i tubi ottici , osservando anche con un occhio la volta e compiendo decine di panning in verticale, ed effettivamente l’esemplare che ho in prova pare possedere questa caratteristica. Molto probabilmente si tratta di una forma di compensazione del sistema magnetico quando i prismi sono puntati verso l’alto. Non ho percepito, invece, questo difetto durante l’osservazione diurna degli aerei, soggetti meno critici delle piccole stelle puntiformi.
In linea di massima, prediligo ancora le visioni del cielo stellato fornite dal binocolo giapponese soprattutto durante la fase di panning anche se diciotto ingrandimenti sono un po’ troppi per un sistema che compensa solo 0.7°.
Aberrazione cromatica.
Stiamo parlando di binocoli ad alto ingrandimento ma dal corto rapporto focale. Per tale motivo entrambi i prodotti mostrano un po’ di aberrazione cromatica.
Il Canon 18×50 IS, come percepito durante le osservazioni astronomiche, risulta il più corretto, sia al centro sia ai bordi, grazie anche alla presenza di vetri UD (Ultra- low Dispersion).
Osservando panorami innervati o in controluce con il binocolo russo, si può sempre un alone spurio verde-bluastro intorno alle sagome degli oggetti-soggetti inquadrati.
Nitidezza e contrasto.
Il Canon 18×50 IS mostra una ottima nitidezza e non ho notato differenze percepibili nel potere risolutivo, come se la maggior nitidezza del prodotto giapponese ovviasse al minor ingrandimento. La tonalità calda del Farvision BKSSH 20 x 50, nella maggior parte delle condizioni osservative pare fornire un lieve maggior contrasto ma ciò potrebbe anche dipendere dalla inferiore luminosità.
Curvatura di Campo, distorsione angolare e effetto Palla rotolante [1]
Il Canon ha il campo piatto, il russo no, la distorsione- a cuscinetto- è leggermente superiore nel Canon ho trovato un poco di difficoltà a percepire l’effetto palla rotolante. Non ne sono molto affetto neppure con binocoli a grande campo e basso ingrandimenti, con 3.5° di campo inquadrato, infatti, non ho trovato particolari differenze.
Sistemi di stabilizzazione.
Al mondo ci sono tre principali sistemi di stabilizzazione: quello giroscopico, il sistema di prismi ad angolo variabile (V.A.P.) e quello meccanico.
Il giroscopico, utilizzato ad esempio nei binocoli Fujinon, Nikon e Bushnell, si ottiene collegando al prisma un motore dotato di giroscopio che funziona ad altissima velocità. I suoi pregi sono la capacità di assestare molto bene le vibrazioni, anche quelle causate da spostamenti molto rapidi, di contro richiede l’uso di batterie e non può comprendere quando lo scostamento dipende da una mera vibrazione o ad esempio da uno spostamento voluto tipo il panning.
Nel Canon 18×50, invece, si utilizza il sistema V.A.P. (prismi ad angolo variabile) ossia due elementi in vetro piatto, uniti da soffietti sigillati contenenti un liquido ad altissimo indice di rifrazione, selettivamente posizionati all’interno del sistema ottico dell’obiettivo. Il sistema è stato ottimizzato per introdurre un’evidente compensazione in tempo reale grazie alla presenza di una centralina elettronica e di un micro-computer che provvede poi a gestirlo, in base alle oscillazioni, cambiando la direzione della rifrazione dei raggi luminosi e consentendo di eliminare le vibrazioni indotte dall’uso a mano libera. Devo ammettere che l’assestamento delle vibrazioni e piacevole, soprattutto nell’uso astronomico, tuttavia, è in grado di compensare poco meno di un grado di stabilizzazione (0.7° dichiarati). Lo preferisco, senz’altro sui binocoli di minor ingrandimento.
Farvision. Il BKSSH 20 x 50.è dotato di un sistema meccanico magnetico “inerziale” di stabilizzazione.
Attualmente esistono due sistemi che prevedono una simile concezione.
Il sistema Zeiss meccanico a corredo dello Zeiss 20x60S con snodo cardanico e dotato di ammortizzatori magnetici, che si attiva senza rumore e che non necessita di batteria. Questo sistema è decisamente costoso ma corregge degli scostamenti anche superiori ai 3 secondi di arco ma risente molto della qualità della collimazione e dei colpi subiti dal binocolo. Qualche utente di Binomania, nel corso degli anni si un po’ lamentato della facilità con cui si forma umidità all’interno dello scafo ottico di questo binocolo.
Il nuovo sistema magnetico-inerziale della Farvision, invece, consente una ottima stabilizzazione, un alta correzione pari a 6° + – di scostamento e non richiede alimentazione elettrica:
I russi dichiarano che è più robusto e waterproof rispetto al sistema utilizzato sul notissimo Zeiss 20x60S. Prediligono questo metodo sui binocolo ad alto ingrandimento asserendo che non esiste nulla di meglio sia per il minor prezzo di acquisto sia per la totale assenza di manutenzione. Purtroppo non ho avuto la possibilità di fare una comparativa, ma mi sto organizzando a riguardo. In effetti nell’utilizzo pratico è impressionante la capacità di stabilizzazione le oscillazioni di questo binocolo. Ho provato ad osservare varie volte dei caprioli al tramonto mentre guidavo su una disagevole strada sterrata. L’oscillazione lenta, caratteristica di tale sistema magnetico consentiva di osservare dettagli impossibili da percepire nel Canon che non era in grado di compensare la guida sulle buche. Penso potrebbe essere anche un ottimo binocolo per uso nautico o per gli elicotteristi. Insomma un prodotto tutto-fare ma piu’ specializzato nel settore terrestre-militare.
In sintesi ciò che conta è il risultato: Il Farvision 20×50 stabilizza 6°, il Canon 18×50 solo 0.8°.
Ho potuto riprendere un piccolo firmato con lo smartphone e il Canon 18×50.
Purtroppo con il mio raccordo SVS Zoom ho trovato non poca difficoltà a ottenere un video a 1X con il binocolo russo, a causa della bassa estrazione pupillare, per tale motivo, invito i lettori a visionare il video di proprietà’ di Kevin Busarow di Bigbinoculars.com che mostra, decisamente bene, le prestazioni del Farvision BKSSH 20 x 50.
I due binocoli in sintesi. Le mie conclusioni.
In merito ai pregi e ai difetti del Canon 18×50 IS ho molto discusso negli anni passati, sia per ciò che concerne l’utilizzo astronomico sia nei riguardi dell’osservazione naturalistica. Ritengo abbia tre caratteristiche vincenti che lo rendono ancora unico nel panorama mondiale seppur sia un progetto un po’ datato e privo di aggiornamenti. La sua compattezza, la presenza dello spianatore di campo che fornisce delle eccellenti immagini sino al bordo del campo – che gli ha consentito di alzare il punteggio nell’uso astronomico- e il suo favorevole rapporto prezzo- prestazioni (come dicono in molti, infatti, il sistema di stabilizzazione è praticamente offerto in regalo, dato che otticamente vi sono sul mercato soluzioni peggiori a costi simili o addirittura superiori.
Come lati negativi, giacché si parlava di un confronto fra stabilizzati, non posso essere oggettivamente soddisfatto: la compensazione di solo 0.7° è davvero minima, inoltre diciotto ingrandimenti per il sistema VAP mi sembrano po’ troppi, questo sistema funziona certamente meglio a 10-12X.
Mi auguro che Canon, sempre attenta a migliorare le prestazioni dei suoi prodotti fotografici, presti maggiore attenzione a noi appassionati del settore ottico – sportivo e ci delizi, quanto prima, con una nuova versione di questo progetto.
In merito al Farvision BKSSH 20 x 50 posso dire di aver apprezzato il suo sistema di stabilizzazione sempre pronto, rapido, eterno, poiché non richiede alimentazione a batteria. I gradi di compensazione sono notevolmente elevati e il suo “dolce ondeggio è” un buon compromesso per poter realmente sfruttare ingrandimenti cosi elevati.
Come già ripetuto usufruire di venti ingrandimenti con due occhi e a mano libera è una vera pacchia.
Si gira comodamente per mari e monti con un binocolo al collo in grado di fornire le prestazioni di uno spotting scopes da 25-30X con cavalletto al seguito. Purtroppo il Farvision BKSSH 20 x 50 non raggiunge la qualità ottica del Canon 18×50 IS, presenta una maggiore aberrazione cromatica e un rapido calo di nitidezza ai bordi del campo, come ho avuto modo di illustrare nel corso dell’articolo. In ogni modo la nitidezza in asse è buona, soprattutto se si confronta con il suo minimo rapporto focale.
Concludo ringraziando chi ha deciso di acquistare questo articolo contribuendo a sostenere Binomania.
Buone osservazioni a tutti.
[1] Effetto palla rotolante o effetto globo: Quando si scruta una porzione di paesaggio con un binocolo privo di distorsione, si noterà, che, passando per il centro del campo di visione, gli oggetti inquadrati si “gonfieranno” per poi diminuire nelle dimensioni a bordo del campo. Questa percezione che è molto simile a una sfera in rotazione è, definita “effetto globo”, “rolling ball effect” o “effetto palla rotolante”. Com’è possibile ovviare a tale inconveniente?
Semplicemente calcolando nella fase progettuale un minimo di distorsione a cuscinetto. In questo caso il soggetto inquadrato si ingrandirà, verso il bordo del campo di vista, tirando verso di sé l’immagine presente al centro del campo.
Ovviamente in un binocolo con distorsione angolare a cuscinetto le famose linee dritte si vedranno curve al bordo del campo. Tuttavia dato che è pressoché impossibile osservare nell’uso naturalistico delle linee rette (non è il caso dell’osservazione degli edifici da parte degli appassionati di architettura) è ovvio che sarà preferibile ridurre l’effetto globo per potere osservare a mano libera, spaziando nel paesaggio, senza particolari disagi. Attualmente esistono varie scuole di pensiero. Quella di Swarovski che con il sistema Swarovision ha eliminato anche la distorsione angolare, aumentando l’effetto globo e quella di Zeiss, Leica, etc., etc., che preferiscono lasciare un po’ di distorsione angolare a cuscinetto nelle loro produzioni.
Ricordo, inoltre, che la distorsione angolare viene percepita in maniera differente da soggetto a soggetto, per tale motivo, persone differenti avranno una percezione dell’effetto globo differente, seppur il binocolo sia il medesimo.
Piergiovanni Salimbeni è un tester e giornalista indipendente iscritto all’Albo Professionale dei Giornalisti della Lombardia. Si è laureato presso l’Università Statale di Milano con una tesi riguardante : ” I danni da inquinamento elettromagnetico e il caso Radio Vaticana”. E’ responsabile dei siti web: www.binomania.it e www.termicienotturni.it. Pubblica video recensioni sul suo canale YouTube. Dal 1997 collabora con mensili e quotidiani nazionali, sempre nei settori di sua competenza: ottica sportiva, astronomica, fotografica, sistemi per la visione notturna e termica, geologia lunare. Coltiva da sempre la passione per la scrittura, nel 2020 ha esordito con pseudonimo con un editore classico, mentre nel 2022 ha pubblicato su Amazon il suo secondo romanzo “Il Purificatore”, disponibile anche in formato e-book. Nel tempo libero leggi molti libri, pratica tiro sportivo a lunga distanza, fototrappolaggio, digiscoping, fotografia di paesaggio.