Il mio binocolo: di Andrea Boldrini

Il mio approccio con un binocolo importante, utilizzabile a mano libera, è stato del tutto particolare e atipico, frutto di un percorso esperienziale partito molto tempo prima in ambito astronomico. Purtroppo all’inizio della mia storia astrofila ho scavalcato a pie’ pari la primiera fase delle osservazioni con il binocolo attraverso i classici 7×50 e 10×50. Ho preferito inseguire già da subito il grande diametro che mi ha folgorato immediatamente. Solo più tardi mi sono reso conto di aver sbagliato e di aver perso un ambito osservativo molto importante e bello. Il mio percorso inizia con strumenti astronomici binoculari di alto livello essenzialmente predisposti per il cielo profondo la mia vera grande passione.

 

Sono partito da un Miyauchi 20×77 che mi ha dato molte soddisfazioni. Questo strumento, facilmente trasportabile e gestibile, mi piaceva per la sua compattezza e per l’angolarità degli oculari predisposti a 45 gradi, sebbene otticamente fosse affetto da cromatismo. Inoltre aveva la possibilità di essere collimato con delle viti a brugola intervenendo nella zona dei prismi. Anche suo fratello maggiore, il Galaxy 20×100, subentrato dopo qualche tempo al precedente, presentava sommariamente le stesse caratteristiche, avendo in più una maggiore luminosità e risoluzione. L’ascesa al binoculare nel campo astronomico si arricchì ulteriormente con l’arrivo di un binoscopio Vixen-Astromeccanica 114 ED, un’accoppiata straordinaria di due telescopi doppietti con vetri flint e crown dalla focale di 600 mm f/5,2 con un percorso ottico aggiuntivo di 3 specchi per ogni tubo per consentire la necessaria binocularità purtroppo speculare e di conseguenza inadatta per le osservazioni terrestri. Questo strumento unitamente all’impiego di oculari da due pollici a grande campo (82 gradi di campo apparente!) come i Nagler tipo 4 nelle focali 12, 17 e 22 mm mi ha dato emozioni inenarrabili sul cielo profondo. Inoltre anche la sua pronunciata distorsione ottica a barile non favoriva certo le osservazioni terrestri.

Tuttavia questo eccellente binocolone puntato sulla Via Lattea era come un canto monodico che a mano a mano diventava polifonico: giocava un ruolo determinante la coinvolgente immersione nella scena, arricchita da un’ottima puntiformità stellare fino ai bordi con un buon contenimento del cromatismo. Infine in alcuni ammassi stellari come il Doppio Ammasso di Perseo si aveva veramente la sensazione della tridimensionalità: le stelle più luminose sembravano essere più vicine rispetto a quelle meno luminose creando illusoriamente una sorta di profondità prospettica affascinante e coinvolgente.

La mia esperienza visualistica da astrofilo culmina con uno strumento binoculare newtoniano formato da due specchi primari da 60 cm l’uno ovvero il Binodobson 24″. Questo strumento la cui storia costruttiva è narrata in un mio libro recentemente pubblicato online anche su Binomania, ha rappresentato per me la realizzazione di un sogno e una sfida vincente.

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Direi che soltanto a questo punto, cioè arrivato all’apice di un setup binoculare al limite della gestione e della trasportabilità, come in un percorso a ritroso, ho cominciato con attenzione a considerare di scegliere un binocolo di grande qualità utilizzabile a mano libera che mi permettesse anche osservazioni terrestri, paesaggistiche e naturalistiche. Nel 2008 feci esperienza osservativa con uno Swarovski  8,5×42 di un mio amico birdwatcher. Mi colpì immediatamente la sua  trasparenza, il contrasto e la definizione ai massimi livelli come non avevo mai visto prima,  data anche all’epoca la mia ridotta esperienza. Questa prima impressione mi si confermò ulteriormente nel 2013 al raduno che Binomania organizzò in Valgerola dove ebbi l’opportunità di osservare con molti binocoli di tutte le marche più prestigiose. Mi convinsi, secondo i miei gusti che Swarovski avesse una marcia in più su tutti gli altri. Pensai subito che quando ne avessi avuto la possibilità lo avrei comprato. E la scelta cadde proprio sul modello EL 10×50 Swarovision tenendo presente la sua applicazione anche nel campo astronomico. Finalmente nell’ottobre del 2015 acquistai questo straordinario strumento. Da quel momento non lo considero solo tra i miei binocoli preferiti ma anche un monumento della tecnologia ottica! A questi livelli di qualità le osservazioni diventano musica, un godimento interiore e un approccio con la bellezza! Si può fare un parallelismo con gli impianti sonori dell’alta fedeltà tanto per comprendere più facilmente le analogie estetiche ed emozionali! Si entra in un mondo dove l’abbattimento del rumore e la purezza del segnale costituiscono i grandi traguardi tecnologici che fanno la differenza qualitativa esaltando il godimento della fruizione, il suo confort e i suoi molteplici ambiti di applicazione.

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In questo ultimo periodo mi sono appassionato delle osservazioni paesaggistiche  effettuate da rilievi e alture. Affrontare il paesaggio con il binocolo è come entrare dentro le costellazioni e ricostruire mentalmente la loro mappa. Con la differenza che il paesaggio stellare lo vediamo sempre dallo stesso punto di vista, la Terra, e risulta essere sempre lo stesso, con la variante della latitudine dell’osservatore.

Il paesaggio terrestre invece varia variando il nostro punto di osservazione. S’impone allora un conseguente sforzo di ri-composizione laddove il binocolo diventa lo strumento necessario per la nuova mappatura scoprendo morfologie e spazi del territorio che prima non conoscevamo. Un oggetto terrestre come una montagna, una valle, un paesello o altro, lo possiamo indagare a 360 gradi! Studiando il paesaggio con il binocolo si ha inoltre uno spaccato della nostra storia locale in cui l’interazione tra natura e cultura, e in alcuni casi tra natura e architettura esprime quasi sempre un linguaggio e la cifra stilistica di un’epoca se non una visione del mondo.

Si pensi ai nuclei urbani di certi antichi paesi e borghi elevati su colline, cinti con mura e fortezze che, oltre a contrassegnare la nostra origine comunale, individua anche un’univocità estetica che coinvolge un intero territorio a volte anche su scala provinciale. Ebbene questi importanti elementi, queste tracce emergenti nella visione binoculare del paesaggio offrono spesso l’indizio di una ricostruzione, l’intuizione di un’ipotesi o il gioco stimolante di azzardate interpretazioni. Il paesaggio infine, che, come abbiamo detto, è sempre una risultante di questa interazione antropica con la natura, per essere globalmente scoperto, compreso e goduto ha bisogno di questa binocularità ravvicinata che metta vividamente a confronto i diversi piani del campo, pur risultando schiacciato il loro spazio intercorrente quasi in un gioco illusorio di annullamento.

Allo Swarovision EL 10×50 poco dopo ho affiancato il figliolo, lo EL 8×32, detto Swaretto. Un meraviglioso gioiellino, campo perfettamente piatto, contrasto altissimo, stelle ai bordi incredibilmente puntiformi, aberrazione cromatica assente in asse, lievemente percettibile in zona extra-assiale nell’estremo bordo.

Preciso che per me il fastidio dell’effetto palla rotolante non esiste! Per uso astronomico è di gran lunga preferibile questa configurazione priva di distorsione angolare che mantiene le stelle puntiformi fino ai bordi. Quest’inverno ho puntato lo Swaretto sulla costellazione di Orione da una località abbastanza buia (Civitella di Serravalle del Chienti, provincia di Macerata): un grande spettacolo per una visione d’insieme in cui convivevano nello stesso campo le tre stelle della cintura e M42 con un’evidenza chiaroscurale del manto stellato che non ho mai visto prima con altri strumenti! Il mio amico e astrofilo Stefano Rosoni, con cui condividevo la serata osservativa, pervenne alle mie stesse conclusioni, stupendosi oltremodo del contrasto e dell’ottima qualità ottica del piccoletto! Devo dire che a giocare un ruolo determinante alla scelta di questo strumento è stata la mia esperienza pratica in Valgerola, oltre gli apprezzamenti di due intenditori competenti ed esperti che io stimo molto: Piergiovanni Salimbeni e Claudio Todesco. I quali in ambiti diversi e con diversi approcci si sono espressi con giudizi di superlativa eccellenza! Mi ha colpito molto la bellissima e palpitante descrizione che Piergiovanni ha fatto di questo strumento puntato sulla Via Lattea estiva:  https://www.binomania.it/binocoli/Swarovision32mm/swarovision8x32.php

Come ho apprezzato il nuovo e grazioso nome, Swaretto, con cui Claudio ha ri-battezzato questo straordinario binocolo.

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Infine per suggellare l’incipiente passione verso i rapaci, le osservazioni naturalistiche a largo campo e le osservazioni sulle opere d’arte come dipinti, affreschi, monumenti, chiese, palazzi, torri, castelli ecc. in cui è necessario grande campo, stabilità a mano libera e una buona pupilla d’uscita soprattutto per gli interni delle chiese buie, ho pensato ad uno strumento di gran qualità, molto leggero, ergonomico da un’ apertura di 42 mm.

Questa volta per diversificare  sono approdato in Zeiss ed ho scelto il “controverso” Victory SF 8×42. Questo strumento ha una trasparenza eccezionale pur non essendo contrastato come gli Swarovski palesando però una morbidezza unica e una tendenza calda dei colori. Il campo non è perfettamente piano: credo che questo sia stato volutamente previsto dai progettisti proprio per togliere l’effetto palla rotolante, ampliare maggiormente il campo per destinarlo ad un utilizzo più naturalistico e generico rispetto a quello prettamente astronomico. Infatti in quest’ultimo ambito il binocolo mostra il suo limite: le stelle ai bordi perdono la loro puntiformità  limitando così  la sua corretta applicazione che invece è altamente riscontrabile nei due Swarovision.

 

Che dire! Scuole di pensiero, interpretazioni e sensibilità diverse. Per alcuni usi l’uno prevale sull’ altro e come al solito non esiste un binocolo che eccelle indiscutibilmente in ogni settore! Per questo tendo all’inclusione di tutti e non alla loro esclusione divertendomi anche in improbabili e ludiche comparative. È una libertà che mi prendo rispetto al necessario dogmatismo metodologico degli esperti e dei puristi!

In conclusione da questa mia storia esperienziale un po’ atipica che ho qui tracciato, emerge l’impossibilità di una scelta di un unico strumento assurto alla categoria de “Il mio binocolo”. Chissà forse una sorta di sospensione del giudizio aperta sempre a nuove future possibilità!?

 

Andrea Boldrini

Jesi, 14/06/16

 

Nota della redazione.
Ricordiamo a tutti i lettori che possono inviare le loro proposte (testo in formato doc e Jpeg, max 1600px di larghezza) scrivendo a info@binomania.it, inserendo nell’oggetto ” Proposta il mio binocolo”.