Recensione del libro “Italia Selvatica” di Daniele Zovi

Questo è uno di quei libri che non avrei mai voluto terminare, tanta la pace e la serenità che mi hanno donato, oltre alle ovvie informazioni scientifiche onnipresenti.

Daniele Zovi, l’autore di questo libro, si è laureato in Scienze Forestali, prestando servizio nel Corpo Forestale dello Stato prima come ufficiale e poi come dirigente.

Ha voluto condensare la sua evidente esperienza che si comprende già dalle prime pagine del libro, per informare i “non addetti ai lavori” dei misteri che celano i nostri boschi e le nostre foreste.

 

All’interno di “Italia selvatica” narra sapientemente alcune storie di animali selvatici con uno stile migliore spesso di molti romanzieri presunti e presuntuosi, e con una capacità di illustrare l’etologia e la biologia degli animali illustrati in un modo mai borioso ma curioso e avvincente.

È cosi ci rende partecipi delle sue avventure, narrando meravigliose storie di lupi, di orsi, oppure dello sciacallo dorato e dell’incredibile gatto selvatico.

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Descrive anche linci e castori, sempre con un tono narrativo da romanziere provetto anche se non fa mai mancare qualche dettaglio tecnico, come ad esempio, le tecniche di ripresa fotografica attraverso le foto trappole o la inutilità della braccata al cinghiale.

Un’altra caratteristica che ho apprezzato di Daniele Zovi e la sua voglia di ricerca non solo da scienziato ma anche da appassionato a trecentosessanta gradi degli animali selvatici che ha descritto nel suo libro.

Ci sono, infatti, decine di aneddoti storici, che ha citato, dopo aver studiato e analizzato molte cronache, testi del passato, statue e affreschi. Il sommo poeta Dante Alighieri, ad esempio, citò la lince (all’epoca chiamata Lonza) nella Selva Oscura della Divina Commedia, mentre non tutti sanno che il famoso “Porcellino” esposto nella Galleria degli Uffizi di Firenze è la rappresentazione artistica di un cinghiale, creata da uno scultore ignoto del II secolo a.C.

Non manca, tuttavia, di affrontare alcune vicende con ironia e leggerezza, raccontando, ad esempio, le buffe vicende dell’orso marsicano, addormentatosi sul divano di una stupefatta famigliola.

All’interno di “Italia selvatica” assaporerete il profumo della Natura, la voglia di un uomo che almeno per il sottoscritto ha svolto un lavoro invidiabile ma anche di grande utilità sociale, un uomo che sa ancora descrivere il silenzio assordante del bosco o le sottili tonalità delle molteplici albe e tramonti che ha avuto il piacere di ammirare.

L’adrenalinica pausa a volte premiata, a volte deludente, nell’attendere l’animale raro, il selvatico di cui, magari si è letto solo in vecchi libri ingialliti e impolverati o tra le sedie di un bar, origliando dialoghi dei vecchi di un paese in via di estinzione.

Il libro fa anche chiarezza su ciò che alcuni animali selvatici di certo non sono: belve feroci pronte ad aggredire gli uomini, anzi, alcuni passi di questa opera, faranno ragionare e apprendere molti dettagli tecnici su ciò che in realtà si pensa di sapere ma che è frutto di mera superstizione o di ignoranza (etologica).

Consiglio questo libro non solo agli appassionati di Natura ma a tutte le persone che sono consapevoli che oltre al lavoro in un ufficio scintillante, al tintinnante suono del cronografo costoso al polso e al calore spesso freddo di una casa,  sussurri in noi un richiamo atavico, ancestrale che può trasportarci  verso la Natura incontaminata, dove un incontro con un lupo potrebbe veramente farci comprendere chi siamo e da dove veniamo.

Vi lascio con qualche passo estrapolato dal libro. Buona lettura!

“Ed eccomi qui a strisciare di nuovo sui gomiti, questa volta lungo un tragitto molto breve, per penetrare nella gotta che Mario mi ha indicato….Provo a chiudere gli occhi e immagino il grande animale dormire e sognare, sognare e dormire per tre mesi.”

“Sono sparsi nella macchia carsica, si chiamano e rispondo. Capita verso sera che da qualche paese vicino suonino le campane e allora si mettono a ululare tutti insieme. Ecco, l’ululato è un verso estremamente selvaggio, che mi fa avvertire una natura incontaminata, senza confini e piena di misteri, un suono che mi stacca dalla vita reale e mi immerge in un mondo antico, segreto, avventuroso”.

“Ora sull’erba secca e ancora tiepida siamo stesi noi, in attesa che si faccia buio. Quando anche i cavalletti escono dal nostro campo visivo, nel silenzio piu’ profondo avverto un movimento lento di Massimo. Si alza, mette le mani a imbuto intorno alla bocca, respira a fondo ed emette un lungo ululato. Negli instanti in qui seguono il silenzio, sembra essere ancora più profondo: attendiamo con il fiato sospeso. Dopo poco dalla collina di fronte a noi, dove avevamo visto sparire i lupetti, partono ululati dal tono piu’ acuto: prima uno, poi l’altro, poi un altro ancora, si intersecano e si sovrappongono. “Hanno risposto” mormoro ma il sorriso mi si gela tra le labbra subito dopo: dalla nostra destra e, così mi sembra, da distanza molto ravvicinata si alzano due ululati piu’ profondi lunghi e trascinati: sono di due adulti, con ogni probabilità i genitori della cucciolata il capobranco e la sua compagna……Proseguono per un po’, poi tutto finisce. Torna la quiete. E ‘come se qualcuno avesse tracciato un confine da non oltrepassare, un confine oltre il quale la vita celebra i suoi riti affascinanti e misteriosi. Lo rispetteremo, è ora di andare.”