Recensione del rifrattore apocromatico Takahashi 102 TSA

PREMESSA

Nel piccolo mondo dell’astronomia amatoriale, Takahashi è, da molti anni, sinonimo di qualità ottica e meccanica. Per questo motivo, ho deciso di testare con sommo piacere il nuovo rifrattore TSA 102S, che, a detta dei progettisti giapponesi, è ancor più performante del noto FS-102.

Grazie alla collaborazione di SkyPoint d’Udine, importatore italiano dei prodotti Takahashi, ho avuto il piacere di osservare attraverso questo strumento durante la primavera inoltrata, rimanendo spesso piacevolmente colpito dalle prestazioni che questo rifrattore di soli 102 mm è in grado di offrire.

FIG.1 – Il Takahashi TSA 102 sulla Sky-Watcher NEQ6

TUBO OTTICO

Il tubo ottico, con il paraluce e il fuocheggiatore non estratto, risulta compatto, misurando 790 mm, e raggiunge il metro di lunghezza incluso il lungo tubo di prolunga, che consente l’osservazione in visione diretta senza avvalersi di un diagonale. Il diametro effettivo di questo strumento è identico a quello dichiarato, ossia 102 mm, mentre la lunghezza focale è pari a 816 mm. Il rapporto focale sviluppato è quindi F/8.

Per chi ama le riprese deep-sky, è possibile, utilizzando l’apposito riduttore, raggiungere una lunghezza focale minima di 610 mm, trasformando il TSA in un performante astrografo mediamente luminoso, F/6.

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SCHEMA OTTICO

Lo schema ottico è composto da un nuovo tripletto apocromatico. Con questa particolare configurazione, facendo ovviamente uso di vetri speciali, è stato possibile ottenere una riduzione del cromatismo residuo dello spettro blu di ben 1/3 rispetto a ciò che consentivano i vecchi doppietti alla fluorite. Entrando maggiormente nello specifico, posso confermare che l’elemento centrale è composto dal noto vetro ED FLP-53, mentre i due vetri spaziati in aria di tipo crown sono citati più genericamente come sistemi a bassa dispersione.

FIG.2 – Un primo piano sul tripletto

Osservando gli spot diagram forniti dal costruttore (http://www.takahashi-europe.com/en/TSA-102.optics.php), si nota che, rispetto al FS-102, che resta comunque un ottimo apocromatico, le prestazioni del TSA 102 sull’asse ottico appaiono ancora superiori e, soprattutto, ottimizzate per 550 nm. Tanto che a questa lunghezza d’onda lo Strehl dichiarato è praticamente pari all’unità. Le eccellenti prestazioni anche alle lunghezze d’onda superiori sono apparse manifeste durante le prove fotografiche.

Il trattamento antiriflesso è ovviamente multi-strato ed ha dimostrato, nel corso delle sessioni osservative e fotografiche, di svolgere alla perfezione il suo compito. La modularità del TSA 102 è davvero ottima: Takahashi fornisce, di serie, un tubo di prolunga suddivisibile, che consente l’utilizzo in visione diretta o con un diagonale.

Sono, inoltre, disponibili una lunga serie di accessori per le applicazioni foto-visuali: un diagonale a prisma, un diagonale a specchio, una lente di Barlow dedicata, una torretta porta oculari, vari raccordi per l’uso di oculari da due pollici ed un incredibile torretta binoculare con prismi a 45 gradi. Ci sono inoltre due differenti adattatori per le Reflex 35mm che consentono l’uso sia con le SLR che con le DSLR di ultima generazione e con le camere CCD.

Non ho avuto la possibilità di testare lo spianatore di campo per entrambi i sistemi di ripresa poc’anzi citati, né tantomeno il connettore TCA-4, che consente la fotografia per proiezione di oculare.

STAR TEST

L’ottica di quest’esemplare della serie TSA ha mostrato uno star test perfetto, senza traccia di aberrazione sferica e men che meno di astigmatismo. A ingrandimenti medio-alti, i dischi di Airy erano perfetti e spiccavano nitidamente su un fondo cielo decisamente più scuro, rispetto a ciò che ho potuto osservare in molti rifrattori ED Made in China, forse anche a causa dell’intubazione più economica. Del resto, nulla è lasciato al caso in questo progetto e lo scafo ottico possiede una qualità ineccepibile, mentre i vari diaframmi interni non consentono alle luci parassite di giungere sul piano focale, generando fastidiosi riflessi.

FIG.3 – La manopola che stringe rapidamente la eccelsa culla a corredo

LUNA E PIANETI

Questo rifrattore è eccellente per chi ama osservare la Luna e i pianeti. Per anni, gli astrofili hanno discusso se in tale genere d’osservazioni fosse più idoneo un catadiottrico di lunga focale con almeno 203 mm di diametro oppure un ottimo sistema a rifrazione, seppur con un obiettivo di soli 100 mm.

Se i miei anni spesi ad osservare la Luna e i pianeti possono servire a qualcosa, posso confermare che il TSA 102 si è sempre rivelato più utilizzabile rispetto al classico C8, e in grado di fornire, seppur talvolta con meno informazioni, delle prestazioni di tutto rispetto nell’osservazione del suolo lunare. Con tale strumento, grazie al fattore “calma” appena citato e ad un’ottima nitidezza, sono riuscito a percepire la divisione di Cassini, anche nelle serate più turbolente, dove un Celestron 8, a parità di ingrandimenti, forniva delle immagini più luminose ma anche più “impastate”.

Innegabilmente, in questo genere di comparazioni esistono altre variabili da considerare, come l’ambientamento termico, la turbolenza locale, gli oculari utilizzati e le vibrazioni indotte dalle differenti montature utilizzate nel corso dei test. Tuttavia, in linea generale, il predominio visuale del Takahashi TSA 102 è percepibile anche dai neofiti, soprattutto quando si mostra loro qualche stella doppia o un pianeta ostico come Venere. E proprio in questo genere d’osservazioni è stato possibile mostrare la duplicità di stelle doppie più strette del limite di Dawes dell’obiettivo (1.18 secondi d’arco).

FIG.4- La semplice meccanica del sistema di messa a fuoco

Anche osservando dei sistemi stellari multipli relativamente larghi, ma con una luminosità molto sbilanciata tra le componenti, il rifrattore ha mostrato la compagna con estrema facilità, a patto di utilizzare dei buoni oculari.

Per chi fa riprese di domi e rime lunari, forse un sistema Cassegrain di lunga focale con un diametro di 30 cm potrebbe rivelarsi lo strumento più congeniale, dato che in certi casi conta maggiormente la quantità dei dettagli piuttosto che la loro incisione. Tuttavia, i visualisti più accaniti non potranno che essere soddisfatti da un rifrattore come quello esaminato.

A causa del medio diametro, ero alquanto dubbioso della resa su Saturno facendo uso di un visore binoculare; tuttavia, pur fornendo un’immagine meno luminosa del catadiottrico di 20 cm utilizzato come paragone, si ammirava, oltre alla calma delle immagini, anche ciò che definisco, in sintesi, con il termine “effetto Voyager”, ossia la sensazione di ammirare un globo ruotante nello spazio e non solo un dischetto bidimensionale.

Giove esibiva colori privi di dominante e le strutture della NEB e della SEB, poche ore prima dell’alba, erano evidentissime. Lo stesso dicasi per la nuova struttura compagna della GMR, vista in tutti e tre le mattine in cui abbiamo provato ad osservarla. Con degli ottimi oculari ortoscopici di Abbe prodotti qualche anno fa dalla Zeiss, la resa su Venere è stata ottima: in visione diretta, sorvegliando il pianeta dalle tarde ore del pomeriggio fino alla sua scomparsa dietro la linea dell’orizzonte, si è appurato come l’unico residuo cromatico osservato, percepibile unicamente nell’ultima fase della sessione osservativa, fosse imputabile alla rifrazione atmosferica.

FIG.5 – Proudly made in … Japan

CIELO PROFONDO

Una delle discussioni più frequenti tra gli astrofili riguarda l’opportunità di spendere grosse somme di denaro per un rifrattore apocromatico di medio diametro, anche per l’osservazione del cielo profondo. È indubitabile che, in questo campo, convenga investire più in centimetri che in qualità. Tuttavia, l’alto contrasto, l’assenza di luce diffusa e l’estrema puntiformità delle immagini stellari mostrate dai migliori apocromatici, tra cui il Takahashi TSA 102, costituiscono un motivo di riflessione anche per gli estimatori dei dobsoniani. In campo fotografico, naturalmente, gli apocromatici hanno pochi rivali.

Tra i tanti pregi di questo strumento, ritengo però che ci siano anche un paio di difetti. In primis, un tale strumento dovrebbe possedere di serie un sistema di messa a fuoco micrometrico, come ormai molti concorrenti sanno offrire. Ovviamente, la casa giapponese propone come optional l’MEF-1, un kit composto da una micro-manopola che, montata su quella di destra, consente una demoltiplica 10:1. Questo accessorio sarebbe davvero il tassello mancante a un puzzle chiamato “perfezione.”

Infine, come tutti i possessori dei prodotti Takahashi sanno, alcuni accessori, come il cercatore oppure la culla, costano per la maggior parte degli astrofili davvero molto.

 

FIG.6- Altri particolari del Takahashi TSA 102

IN SINTESI

In conclusione, il Takahashi TSA 102S si dimostra uno strumento di eccellente qualità sia per gli astrofili visualisti che per i fotografi del cielo profondo. La sua costruzione robusta e il design raffinato si accompagnano a prestazioni ottiche superiori, grazie al nuovo tripletto apocromatico e al trattamento antiriflesso multi-strato. Nonostante la dimensione relativamente contenuta, il rifrattore offre immagini nitide e dettagliate, rendendolo particolarmente adatto per l’osservazione di Luna e pianeti, oltre che per le riprese deep-sky.

La modularità e la versatilità del TSA 102, unita alla disponibilità di accessori dedicati, permettono di adattarlo facilmente a diverse esigenze osservative e fotografiche. Sebbene ci siano alcune aree di miglioramento, come l’inclusione di un sistema di messa a fuoco micrometrico di serie, e il costo di alcuni accessori che può risultare elevato, il TSA 102 rappresenta un punto d’arrivo per chi cerca un rifrattore apocromatico di alta qualità. In sintesi, il Takahashi TSA 102 è una scelta ideale per chi desidera un strumento capace di eccellere in vari ambiti dell’astronomia amatoriale.