Rifrattore acromatico Vixen GP-102M

di Raffaello Braga – (ripreso dalla rivista Coelum n. 62, maggio 2003 – www.coelum.com)

Mi sembra giusto, tra tanti test di strumenti e accessori nuovi di zecca, spendere qualche parola per questo vecchio e glorioso cavallo di battaglia della Vixen il quale – sul mercato italiano ormai da parecchi anni – ha preso il posto dei rifrattori giapponesi Skymaster e Polarex-Unitron, ormai fuori produzione. Il test si riferisce solo all’ottica e si basa sull’esame di due esemplari, uno appartenente alla vecchia serie New Polaris (tubo nero, commercializzato fino all’inizio degli anni ‘90, di seguito denominato NP) e l’altro alla serie Great Polaris (tubo bianco, tuttora reperibile, di seguito denominato GP).

Le due denominazioni si riferiscono alla montatura con cui viene, o veniva, fornito il tubo ottico, ma in realtà – colore a parte lo strumento è sempre lo stesso, un rifrattore acromatico da 102 mm di diametro in configurazione Fraunhofer classica, di 1000 mm di lunghezza focale dichiarata (f/9,8). L’esemplare NP è in mio possesso, l’altro l’ho provato estesamente nel corso di un paio di star party e appartiene a un amico. Desidero comunque puntualizzare che ho osservato in parecchi di questi strumenti nel corso degli anni, e tutte le volte la mia esperienza è stata in sintonia con i risultati di questo test.


Il rifrattore Vixen GP102M si presenta come uno strumento robusto e ben proporzionato, con montatura e treppiede perfettamente adeguati a sorreggere il tubo ottico

Il tubo è in alluminio, ha un diametro di 110 mm e una lunghezza di 1050, comprensiva di paraluce e blocco fuocheggiatore completamente rientrato. Il peso senza accessori è di 4,5 chili. Le finiture sono esteticamente ottime, ma la vernice è molto delicata e si graffia con facilità. L’interno del tubo è annerito in modo eccellente, come pure il paraluce a pressione e il tubo di messa a fuoco, e reca 2 diaframmi a bordo tagliente, mentre il fuocheggiatore reca un solo diaframma. Il tubo di messa a fuoco, che ha un diametro di 43 mm, ha una riduzione per oculari da 31,8 e non consente l’uso di oculari da 2 pollici. Per impiegarli è necessario sostituire il blocco fuocheggiatore originario con uno di quelli che equipaggiano i rifrattori ED e alla fluorite da 4 pollici della stessa casa, ottenendo in questo modo uno strumento un po’ più universale. Il tubo si muove dolcemente e può essere fermato da una vite nel caso si impieghino accessori pesanti. L’obiettivo è inserito in una cella molto robusta e ben progettata, avvitata al tubo ottico: l’insieme garantisce un mantenimento perfetto della collimazione anche in caso di frequenti trasporti e di piccoli urti. Le lenti sono trattenute da una ghiera e non è possibile registrare la collimazione, tuttavia eventuali piccoli decentramenti sono ben tollerati da un’ottica a f/10.

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Il tubo ottico del Vixen 102M è sovradimensionato rispetto all’obiettivo. Quest’ultimo è montato in una cella filettata sul tubo in alluminio. Una ghiera trattiene le lenti, tra le quali sono posti gli spaziatori caratteristici degli obiettivi di tipo Fraunhofer.

Il trattamento antiriflessi di entrambi gli esemplari è di colore blu, privo di disuniformità visibili a occhio, e le due lenti del doppietto sono separate da tre spaziatori a 120° l’uno dall’altro. Nell’esemplare GP (e in un altro ancora che ho visto esposto in un negozio) ho constatato sull’obiettivo la presenza di “anelli di Newton”, una figura costituita da una serie di anelli concentrici, prodotta dall’interferenza della luce in un impercettibile velo di umidità presente tra le lenti del doppietto stesso. Anche se esteticamente può dare fastidio al purista, tali anelli non hanno alcuna influenza sulle immagini, anzi un tempo venivano utilizzati dai costruttori di rifrattori per verificare la perfetta coincidenza tra gli assi ottici delle due lenti. Alla luce del giorno l’esame con l’oculare Cheshire ha evidenziato una collimazione perfetta del modello NP e una perfettibile del GP, non esattamente centrato ma comunque vicinissimo alla condizione ideale. Il piccolo disallineamento non era rilevabile allo star test, come era da aspettarsi, né influenzava in alcun modo le prestazioni del telescopio. Doverosamente devo riferire che in altri esemplari dello stesso strumento da me esaminati, la collimazione era perfetta.

L’adattamento termico del Vixen 102 è veloce. In inverno, portando il telescopio da un ambiente riscaldato (19 – 22 °C) all’esterno (delta di temperatura sui 20 – 25 gradi) ho sempre potuto usare lo strumento in un tempo inferiore a un’ora.

STAR TEST

Lo star test ha dato risultati diversi tra i due esemplari e in un caso difficilmente interpretabili. L’esemplare NP ha dato immagini di diffrazione molto simili in intrafocale ed extrafocale. La differenza più evidente erano le solite colorazioni spurie, normali per questo tipo di obiettivi: in intrafocale l’immagine di diffrazione era immersa in un alone indaco, con l’anello più esterno bordato di verde, mentre in extrafocale l’immagine era bianca con un evidente spot blu-azzurro in corrispondenza del centro. Inserendo un filtro W11 le due immagini erano ben confrontabili tra loro e mostravano una buona lavorazione ottica e l’assenza di sensibili aberrazioni. A fuoco le stelle apparivano perfettamente puntiformi a basso ingrandimento, mentre da circa 150× in su, l’immagine di una stella bianca di seconda grandezza mostrava nettamente il disco di Airy, rotondo e circondato da un anellino interrotto in corrispondenza degli spaziatori.

L’esemplare GP (e qualche altro dello stesso tipo) mi ha invece dato da pensare. In intrafocale era molto difficile distinguere gli anelli di diffrazione, che rimanevano assai confusi anche dopo aver interposto un filtro giallo carico. In extrafocale l’immagine era costituita da una serie di anelli concentrici, perfettamente circolari e tutti della stessa luminosità e spessore, così nitidi da rendere enorme la differenza con l’immagine intrafocale. Il fatto che l’anello esterno fosse assolutamente identico agli altri farebbe pensare a un qualche tipo di errore zonale, ma l’immagine a fuoco era molto regolare, col bel dischetto centrale circondato da un anellino: provando lo strumento a scopo di verifica sulla quadrupla Epsilon Lyrae, la visione era semplicemente incantevole e quanto di meglio ci si aspetti da un rifrattore.

PROVA SUL CIELO

Campo d’elezione dei rifrattori di Fraunhofer è l’osservazione delle stelle doppie, resa entusiasmante dalla regolarità delle immagini di diffrazione caratteristica di questa configurazione ottica. Il Vixen 102 è uno strumento ideale da questo punto di vista. Il rapporto focale ancora accettabile limita lo spettro secondario ed evita grossolane alterazioni del colore delle stelle, il che, unito all’ottima resa ottica complessiva, permette performance di tutto rispetto. Anche se il potere risolutivo non è altissimo (il limite di Dawes è 1,15 secondi d’arco) con l’esemplare NP ho distinto nettamente l’allungamento dell’immagine di diffrazione di Omega Leonis quando le due componenti erano separate di soli 0,6 secondi d’arco. Le stelle doppie strette con componenti di luminosità molto differente (Zeta Ori, Theta Aur, Delta Cyg, Epsilon Boo, ecc.) vengono separate con estrema facilità e costituiscono una visione che non si dimentica facilmente. Da questo punto di vista non ho notato grossolane differenze tra i due esemplari provati.

A valle delle stelle doppie, l’altro campo di impiego del 102 è l’osservazione del Sole. Ho provato entrambe le ottiche sia con i filtri da avvitare all’oculare (previa riduzione dell’apertura fino a 60 mm per avere un rapporto focale di f/17) sia a piena apertura con l’ormai diffusissimo Astrosolar e con gli elioscopi di Herschel. I risultati sono sempre stati entusiasmanti, con una miriade di finissimi particolari visibili al contorno delle ombre e nelle penombre delle macchie. Filamenti, facole, granulazione sempre evidentissimi, e in quelle rarissime occasioni in cui il seeing diurno è stato buono, ho potuto spingere gli ingrandimenti fino a 150× e anche oltre. L’Astrosolar dà una piccola dominante azzurrognola a causa dello spettro secondario, pertanto le immagini più interessanti le ho ottenute inserendo nel barilotto dell’oculare un filtro giallo chiaro W8.

Anche nell’osservazione lunare e planetaria il Vixen 102 è uno strumento in grado di dare moltissime soddisfazioni. Puntando la Luna sono riuscito, spremendo lo strumento, a osservare dettagli assai minuti come i craterini all’interno di Plato, il cratere sommitale del domo Hortensius Omega, la Rima Birt in tutto il suo sviluppo, e a intravedere la Rima Alphonsus, difficilissima per un 10 cm. Il contrasto delle immagini nel Vixen 102 è molto alto e permette di spingere gli ingrandimenti a livelli che non ci si aspetterebbe da un telescopio di questo diametro, dell’ordine di 300/350× nel caso della Luna, senza perdite significative di qualità. Più delicato è il discorso sui pianeti. Ho trovato entrambi gli esemplari NP e GP assolutamente confrontabili tra loro nella resa su questi oggetti celesti, ma particolarmente interessanti sono state le prestazioni nell’osservazione dei pianeti terrestri e di Saturno (vedi la tabella e il disegno di Marte). Solo nel caso di Giove il telescopio mi è parso un po’ penalizzato dal piccolo diametro che determina la perdita dei particolari più minuti delle bande soprattutto attorno alla Macchia Rossa, pur offrendo un contrasto e un’incisione dell’immagine veramente alti in confronto ad altre configurazioni ottiche.

Se si dispone di un cielo buio, anche un telescopio di piccolo diametro può dare prestazioni interessanti, a patto di non pretendere troppo. Molto dipende dalla qualità del cielo e dall’acuità visiva dell’osservatore. Per avere un’idea di cosa può fare un 4 pollici nell’osservazione di ammassi e nebulose basta dare un’occhiata ai bellissimi disegni di John H. Mallas riportati nel mitico Messier Album, reperibile presso la Sky Publishing Co.

Durante le prove lo spettro secondario non è mai stato fastidioso e non ritengo sia indispensabile eliminarlo tramite filtri, anche se il loro uso è comunque raccomandato – indipendentemente dal telescopio che si usa – nell’osservazione dei pianeti e della Luna per esaltarne i dettagli. Ho inoltre trovato perfettamente adeguata la montatura Vixen Great Polaris oggi fornita di serie con lo strumento completo (ma è disponibile anche solo il tubo ottico): il tempo di smorzamento delle vibrazioni a 100× è attorno a 1 secondo, purché lo strumento sia ben bilanciato e non gravato da accessori molto pesanti. Il test della montatura è stato pubblicato su Coelum n. 18 (marzo 1999).

CONCLUSIONI

Trovo consolante che in mezzo alla giungla di telescopi di ogni tipo e dimensione che hanno invaso il mercato e tra i quali è a volte difficile districarsi senza incorrere in delusioni, l’astrofilo abbia ancora la possibilità di effettuare buone osservazioni a un costo non proibitivo. Il rifrattore Vixen 102 è senz’altro uno di questi, e dei migliori. Chi è interessato alle stelle doppie, alle osservazioni del Sole, della Luna e dei pianeti, soprattutto dei pianeti interni, può ricavare molte soddisfazioni da questo telescopio, più di quanto il suo diametro non farebbe supporre. È inoltre ancora facilmente trasportabile e di ingombro contenuto, non richiede montature robustissime per essere utilizzato né accessori costosi: oculari Plössl, Ortoscopici o persino Ramsden lavorano benissimo con questo strumento. Il costo dell’ottica intubata è di 911 euro (settembre 2002). Ringrazio l’amico Enrico Pierobon (Castiglione Olona – VA) che ha fornito le fotografie del suo esemplare di Vixen GP 102M.

ADDENDUM (dicembre 2020)

Lo strumento descritto in questo test non è più prodotto da parecchi anni ma si può ancora trovare nel mercato dell’usato, e in questo caso chi avesse bisogno di un buon rifrattore per osservare il Sole o le stelle doppie potrebbe prenderlo in considerazione. Occorre precisare, tuttavia, che negli ultimi dieci anni i cinesi o taiwanesi sono diventati molto bravi a fabbricare rifrattori acromatici che in qualche caso eguagliano o persino superano, sia nell’ottica sia nella meccanica, il vecchio Vixen 102. Inoltre il Vixen non è dotato di fuocheggiatore da 2 pollici – ormai uno standard in questa produzione – e una volta equipaggiato in tal senso (il che richiede un raccordo ad hoc) potrebbe alla fine non essere più conveniente. In definitiva è soprattutto uno strumento per gli appassionati del vintage essendo che esistono alternative più moderne e più fruibili.