Recensione del rifrattore Sky-Watcher 100 ED

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Oggi vi presento un articolo che fu pubblicato su una nota rivista di astronomia nel 2005. All’epoca ebbi il piacere di testare in anteprima questo rifrattore. Visto che tutt’oggi è facile trovarlo nei mercatini dell’usato, mi è sembrato utile proporre ai lettori di Binomania le mie impressioni. Buona lettura!

La comparsa di una novità nel settore dei telescopi genera sempre entusiasmo, sia fra i rivenditori sia fra gli astrofili, i quali, spesso, traggono nell’aggiornamento della propria strumentazione un elemento sostanziale dell’attività dilettantesca.

Molti lettori saranno, quindi, compiaciuti di leggere le sensazioni che ho riscontrato durante l’utilizzo del nuovo rifrattore della Sky Watcher, nel corso dell’intero mese di febbraio.
Anche io ero  alquanto curioso di esaminare questo nuovissimo telescopio  di produzione cinese, poiché, le premesse favorevoli c’erano tutte, incluso  il buon rapporto prezzo-prestazioni che, almeno sulla carta, lo rendeva un valido  ed appetibile compromesso all’acquisto di un più oneroso rifrattore apocromatico.
Rimboccandomi le maniche, ho  quindi iniziato a saggiare le reali prestazioni di questo strumento, complice  anche un seeing spesso favorevole.

Il rifrattore ED montato su una montatura Sky-Watcher EQ6

 

Prime impressioni

Visualmente appare ben curato: si palesa all’istante il classico colore azzuro-grigio dello scafo ottico che contraddistingue il marchio Sky-Watcher e un fuocheggiatore di 50.4 mm dotato di pomelli simili a quelli che equipaggiano i rifrattori della Televue, che per anni hanno ricevuto l’appellativo di “telescopi con i cerchi in lega” proprio grazie a questa loro peculiarità estetica e funzionale.

In questa immagine è visibile il fuocheggiatore da due pollici

L’estrazione del tubo focheggiatore, con sistema Crayford, è molto elevata, di quasi 14 centimetri. Questo comporta una discreta lunghezza del tubo, che quando è completamente estratto, raggiunge i 105 centimetri, tenendo conto anche del raccordo per gli oculari da 31.8 mm.  Non ho avuto alcun tipo di problema nel raggiungimento della messa a fuoco con i vari accessori utilizzati.
Durante il corso delle osservazioni ho notato un’ottima scorrevolezza e un’assenza di torsioni laterali, caratteristica che spesso si può evidenziare in rifrattori più costosi e pregiati.
Facendo uso, in concerto, di un diagonale da due pollici, di una lente di barlow,di un oculare e di una fotocamera digitale, si poteva facilmente rimediare allo scorrimento volontario dovuto al  notevole peso, stringendo a dovere la vite per il fissaggio del focheggiatore. Raramente, nel corso delle sessioni fotografiche ho dovuto ripetere l’operazione e il più delle volte, lo scorrimento del tubo era causato dalla mia imperizia nella fase di fissaggio.
E’ presente, inoltre, un paraluce con filettatura, lungo 14 centimetri con lo scopo di protegge il cuore del sistema ottico: il doppietto ED,  che è intubato in una cella priva di regolazioni per la collimazione. Questo è forse uno dei pochi difetti, oltretutto facilmente rimediabile. In ogni modo, l’obiettivo si è rilevato perfettamente collimato. Il tappo paraluce, per concludere questa panoramica prettamente visiva, è dotato di un foro dal diametro di 5 cm, utile per le osservazioni solari.
All’interno dello scafo ottico che è ben annerito, si osservano una serie di diaframmi interni dal caratteristico bordo tagliente. Il peso è molto contenuto, con gli anelli ed un cercatore 6×30 non supera i quattro chilogrammi. Insomma, la qualità dei prodotti cinesi, pare crescere anno dopo anno e questo non può che far piacere, soprattutto all’utente finale.




Il sistema ottico

L’obiettivo presenta una gradevole tonalità verde mare che diventa violacea in base all’angolazione dalla quale lo si osserva. Non ho percepito alcuna striatura, impurità, presenza di polvere e neppure i cosiddetti “anelli di Newton”  che sono generati dalle infiltrazioni di umidità che a volte s’insinuano all’interno dell’obiettivo.
 Tutte le quattro superfici aria-vetro del sistema ottico presentano  uno specifico trattamento antiriflesso multistrato, capace di garantire, a detta del costruttore, una trasmissione luminosa superiore al 97% che, in ogni modo, è difficile da notare, senza uno strumento dalle caratteristiche simili, da utilizzare come confronto.

Avevo già sentito parlare delle prestazioni del Vetro ED FLP53 e delle sue caratteristiche ottiche simili al più pregiato minerale di Fluorite, tuttavia, non potevo conoscere l’entità reale della correzione dello spettro secondario, che affligge, com’è noto, i comuni obiettivi acromatici.

Un particolare sull’obiettivo ED da 100 mm di produzione cinese

Sin dalle prime osservazioni, ho costatato come l’aberrazione cromatica, con oggetti celesti perfettamente a fuoco fosse impercettibile: un’ottima conferma l’ho avuta ulteriormente analizzando il bordo illuminato della luna, in effetti priva di residuo cromatico. In questo frangente ho divagato, con il sorriso sulle labbra, su ciò che spesso si sente proferire in merito ai rifrattori acromatici, ossia che il loro spettro cromatico non rovina le osservazioni visuali.
 In realtà l’insoddisfazione che può generar quest’ aberrazione, è spesso direttamente proporzionale alle esigenze soggettive che un astrofilo richiede al proprio strumento. Io, ad esempio, non amo molto i comuni obiettivi acromatici, poiché, oltre a mostrarmi i bordi e i picchi centrali dei crateri contornati da un alone innaturale, non mi concedono la reale percezione dei dettagli osservati, sino a rivelarsi sconvenienti nella fase di ricerca dei fenomeni lunari temporanei, oltre ovviamente a ridurre il contrasto.  Questo nuovo rifrattore ED, invece,  ha superato egregiamente il test lunare   ed è stato apprezzato, oltre che da me, poco avvezzo,  come premesso, al residuo cromatico degli obiettivi acromatici, anche a un paio d’utilizzatori di rifrattori apocromatici  i quali hanno avuto la possibilità di testarlo durante alcune sessioni osservative.

Lo star test si è rilevato buono: lo strumento presenta però una lieve aberrazione sferica che all’atto pratico non mi pare possa influire sulle prestazioni generali.  Ho evidenziato ad alti ingrandimenti un residuo dello spettro rosso nella posizione intra-focale e un residuo di spettro blu in extrafocale.
Dovendo quindi riferirmi alla definizione che Abbe ha dato d’obiettivo apocromatico, ossia un obiettivo cromaticamente corretto per tre radiazioni distanti e corretto per coma e abberazione sferica per due radiazioni separate è evidente che non si ha a che fare con un rifrattore apocromatico, ma del resto questo era già reso noto nella descrizione e nelle premesse fornite dal costruttore.
Purtroppo, in questi anni, sono stati spesso presentati come apocromatici, rifrattori che in realtà lo erano per nulla e che presentavano un residuo d’aberrazione cromatica a differenza del doppietto di produzione cinese, che ripeto, è impercettibile nelle serate prive di turbolenza, a patto di utilizzare oculari di indubbia qualità e con le immagini perfettamente a fuoco. Appare però lievemente, ad alti ingrandimenti, in maniera del tutto tollerabile, nelle serate dal seeing mediocre e su soggetti molto luminosi, anche tenendo conto delle mie premesse in merito alla soggettività dell’appagamento visuale. E’ giusto quindi ribadire che non è performante come un rifrattore apocromatico, tuttavia, la correzione cromatica è di gran lunga migliore rispetto a quella dei comuni rifrattori acromatici e superiore, come sopraccitato, a quella di molti rifrattori semi-apocromatici, anche molto più costosi, che ho avuto modo di testare nel corso di questi anni.



Nell’arco della lunazione ho utilizzato più volte lo Sky-Watcher 100ED per verificare sino a che punto potesse mostrare immagini contrastate e corrette. Ho rilevato, come nelle serate dall’ottimo seeing, sia in grado di tollerare ingrandimenti prossimi alle 300 unità, ovviamente l’utilizzo d’oculari dalle ottime prestazioni, come gli Abbe Zeiss, o i Genuine Baader forniscono una marcia in più nelle osservazioni ad alta risoluzione.
La rima Birt, lunga soli 50 km, è una struttura lunare abbastanza ostica, soprattutto per un obiettivo di soli 100mm. Grazie all’ottimo seeing ed all’illuminazione propizia, era però visibile con estrema facilità già a 100 ingrandimenti, sia con gli oculari Baader sia con gli Zeiss.

L’impiego di una lente di Barlow apocromatica ha, inoltre, reso possibile, l’osservazione del domo bisecato posto alla sua estremità.
All’interno del cratere Clavius, che presenta un diametro di 225 chilometri, ho ammirato tutti i micro-crateri raffigurati nell’ottimo atlante Rukl, con un contrasto degno di nota. Ricordo anche con piacere i domi nei pressi del cratere  Hortensius, che rammento ai lettori,  possiedono un diametro di circa 10-12 chilometri sviluppandosi in altezza per soli 400 metri che, seppur visibili con un ingrandimento utile inferiore, rispetto ad uno Schmidt Cassegrain di 203mm, si potevano ammirare  in una immagine, forse meno luminosa, ma più contrastata e meno deteriorata dalle micro-fluttuazioni del seeing.

Ovviamente, nelle serate più calme, il potere risolutivo e la capacità di raccolta della luce, ribaltavano  la situazione verso i telescopi dal diametro superiore anche se molto ostruiti.

Rispetto ad un rifrattore apocromatico, che ho utilizzato per confronto, la luminosità mi è parsa leggermente inferiore, mentre la colorazione della superficie lunare e soprattutto quella planetaria assumevano una colorazione lievemente rosacea, rispetto all’ottima resa dei colori del concorrente più blasonato, il quale ha permesso di raggiungere la soglia dei 400 ingrandimenti. Il fondo cielo era, inoltre, leggermente più chiaro.

La luna con lo Sky-Watcher 100 ED. Scatto singolo, come visibile l’aberrazione cromatica è ben contenuta



Confrontandolo invece con il classico Schmidt Cassegrain da 8 pollici, si è evidenziato come il pianeta Saturno, mostrasse, in qualsiasi condizioni di seeing, la divisione di Cassini, confusa nell’agitazione atmosferica del catadriottico. Nelle serate più adatte a questo genere d’osservazioni, ho potuto impiegare con appagamento un oculare ortoscopico da 6 mm insieme con una lente di barlow.
A 300 ingrandimenti l’immagine era poco luminosa ma presentava con molta facilità la banda temperata, l’ombreggiatura dei poli, la divisione di Cassini già citata e lo scurimento dell’anello C.

 Alcuni anni fa, per ottenere delle prestazioni simili, avrei dovuto sborsare molto più denaro. Inoltre, ho considerato che non sarebbe cattiva cosa, se la Sky Watcher presentasse sul mercato un rifrattore ED di 120-130mm, per dare quella marcia in più a livello di luminosità e di risoluzione nell’osservazione lunare e planetaria.

Anche l’osservazione di Giove è stata proficua: innumerevoli dettagli, un buon contrasto, anche se come osservato, ammirando Saturno, la colorazione a parità d’oculare presentava una lieve tonalità rosacea rispetto al rivale apocromatico.  Queste sono constatazioni sin troppo minuziose che spesso fornisco per onore di cronaca, in realtà, devo ammettere d’essermi molto divertito a testare questo nuovo rifrattore sdoppiando decine di sistemi stellari, provando oculari dalle diverse focali, filtri e quant’altro fosse di mio appannaggio, ottenendo sempre buoni risultati, soprattutto in rapporto al prezzo d’acquisto che in questo caso è in netta antitesi con la teoria del “costa poco e va male, ma.. è giusto accontentarsi!”

Il tubo fuocheggiatore completamente estratto

Nell’osservazione degli oggetti del cielo profondo, lo Sky-Watcher ha mostrato di lavorare bene, nei limiti della sua apertura, con oculare Nagler con 82° di campo, il campo era corretto per l’ottanta per cento, mentre non ho riscontrato problemi, com’è giusto che sia, con oculari ortoscopici dal ridotto campo apparente; anche la visione degli ammassi stellari  era soddisfacente ma anche in questo caso si finisce per rientrare, ancora una volta, nella sfera d’appagamento soggettivo: meglio un fievole ammasso di stelle luminose e puntiformi, o un insieme di sferette dai colori accesi mostrate da un Dobson?

Non posso essere io a giudicare: ogni lettore, ha un campo di predilezione, una sua vena polemica e un approccio all’astronomia differente.
Personalmente porto a compimento questa recensione, affermando che questo nuovo rifrattore si è realmente dimostrato un valido compromesso ai rifrattori apocromatici e che le prestazioni, soprattutto su luna e pianeti potrebbero compiacere anche gli astrofili più esigenti in molte notti dell’anno. Ovviamente i possessori dei costosi rifrattori appena citati possono dormire ancora sonni tranquilli, fino a quando però non si sa, visto che il distacco si sta man mano riducendo.