Recensione dei binocoli Shogetsu Kansei, serie Prince ED

I binocoli sono una delle mie grandi passioni sin da ragazzo, nata assieme alla passione per le stelle che ai tempi della scuola mi portò a seguire il Corso di astronomia a fascicoli diretto da Margherita Hack e Corrado Lamberti: a dir la verità ne capivo poco di cluster e black holes, ma mi affascinava l’idea di veder con i miei occhi i gioielli del cielo fotografati sulle riviste patinate.

Di Marco Franceschetti

Spesso salivo in terrazza nella mia casa in centro a Padova, armato del vecchio binocolo di mio padre, uno Zenith 16×50, dell’astrolabio e dell’atlante stellare, e scrutavo per ore il cielo alla ricerca degli oggetti del catalogo di Messier.

Mi resi subito conto dell’inadeguatezza di quello strumento per realizzare il mio sogno di astrofilo visualista in erba e così, in mancanza di fondi per comprare un buon riflettore Newton, abbandonai l’astronomia.

Sono passati trent’anni da allora, ma quella passione per l’osservazione binoculare non solo non si è mai sopita, complice anche la scoperta del blog di Binomania, ma mi ha portato negli anni a scoprire e collezionare altri binocoli, con una particolare predilezione per quelli ad ampio campo come il vecchio Zenith ereditato, tra cui figurano sia Porro che tetto.

Alla fine dello scorso anno, mentre navigavo su internet alla ricerca del binocolo perfetto, mi imbattei nei binocoli giapponesi prodotti dalla Shogetsu Kansei (il nome tradotto da Google Translate suona più o meno “Premio per l’osservazione della Luna”) serie Prince, che promettevano una serie di qualità medio alte a fronte di un prezzo particolarmente basso, tra le quali l’uso di lenti ED,  un campo visivo ampio e una costruzione con prismi di Porro davvero solida; immediatamente incuriosito, dopo averci pensato qualche minuto, ne ordinai un esemplare nel negozio sul Rakuten Ichiba Market, una sorta di Amazon giapponese.

Pare che questi binocoli abbiano un discreto successo tra gli astrofili del Sol Levante e, pur essendo comunque prodotti in Cina, sono realizzati con grande cura ed assemblati con materiali ottimi; il loro creatore Ryu Mochizuki – che ha anche un blog in cui tratta di strumenti per l’osservazione sia terrestre che astronomica, insomma una sorta di Salimbeni con gli occhi a mandorla!! – realizza progetti ottici studiando e comparando i suoi strumenti con quelli di produzione occidentale.

Dopo un’attesa di una ventina di giorni e varie peripezie amministrative, dovute sia alle difficoltà di spedizione che a quelle di traduzione, il primo binocolo arrivò a destinazione, ed fu subito amore al primo sguardo!

Da allora sono tre i binocoli Prince ED con configurazione a Porro che ho ordinato: il 9×32 WP, l’ 8,5×32 UWA e il 7×35 UWA. Posso affermare che, pur non raggiungendo l’eccellenza di un alpha, hanno caratteristiche da binocolo di fascia medio-alta e un rapporto qualità-prezzo davvero molto interessante.

Caratteristiche tecniche dichiarate dal costruttore

 

modello

UWA 7×35

UWA 8.5X42

ED 9×32 WP

Ingrandimento

7 volte

8,5 volte

9 volte

Diametro effettivo obiettivo

Φ 35mm

Φ 42mm

Φ 32mm

Diametro della pupilla d’uscita

Φ 5mm

Φ 5mm

Φ 3,6mm

Indice crepuscolare

15,7

19

17

Configurazione dell’oculare

5 pezzi in 4 gruppi

5 pezzi in 4 gruppi

5 pezzi in 3 gruppi

Campo visivo reale

11 °

9.1 °

7.2 °

Campo visivo a 1000 mt.

194 mt

160 mt

126 mt

Campo visivo apparente (gradi)

77 °

77 °

65°

Estrazione pupillare

13,5 mm

13,5 mm

18,2 mm

Minima distanza di messa a fuoco

≤ 3 mt

≤ 4 mt

≤ 3 mt

Rivestimento

Sakura FMC

Sakura FMC

Sakura FMC

Materiale prisma

BaK4

BaK4

BaK4

Gamma di regolazione della distanza interpupillare

53mm ~ 74mm

53mm ~ 74mm

53mm ~ 74mm

Intervallo di regolazione diottrica

+ 4D ~ -4D

+ 4D ~ -4D

+ 4D ~ -4D

Prestazione impermeabile

Dimensioni del corpo

115X182X58 (mm)

145X190X62 (mm)

112X182X58 (mm)

Peso

740 g

840 g

730 g

Colore del corpo

Nero / Verde

Nero / Verde

Nero

Riempimento di azoto

Analizzando i dati dichiarati dal produttore, i binocoli della serie Prince sono tutti caratterizzati dalla presenza dei vetri definiti ED Special Low Dispersion (FCD-1) prodotti dalla Hoya, già produttrice di filtri fotografici e lenti per strumenti astronomici, che sulla carta permettono un ottimo contenimento dell’aberrazione cromatica.

I prismi sono di tipo BaK-4, le lenti e i prismi hanno un trattamento antiriflesso denominato Sakura FMC dal riflesso di un bel rosso ciliegia (in giapponese la parola Sakura indica appunto la ciliegia), che permette un ottimo contenimento delle immagini fantasma e tonalità di colori molto naturali.

Lo chassis dei binocoli è realizzato in lega di magnesio resistente alla corrosione, è impermeabilizzato mediante O-ring e riempito di azoto, e in mano trasmette immediatamente una sensazione di solidità.

La dotazione presente nella confezione del binocolo comprende una custodia morbida color kaki (ma esiste anche una custodia rigida opzionale che costa 1.800 yen), il doppio copri-oculari in spessa gomma, i copri obiettivi, una tracolla e un panno in microfibra; non male in questa fascia di prezzo visto che alcuni produttori in fascia superiore non danno in dotazione neanche tutti i tappi copri-obiettivi!

 

Passando a descrivere i binocoli, vorrei premettere subito che sono un binofilo amatoriale, e che i miei giudizi e impressioni si basano sulla comparazione con gli altri strumenti in mio possesso, tra i quali i Nikon E2 8×30 e HG 8×42, il Fujinon FMTR-SX 10×50, i Kowa Genesis 8×22 e BD II 6,5×32 XD; nella vita mi occupo d’altro e non commercio in strumenti ottici, quindi prendete le cose che scrivo per quello che sono: giudizi personali.

 

Meccanica e costruzione

Solidità è la prima parola che mi viene in mente parlando dei Prince; lo chassis di magnesio è ricoperto da una buona gommatura, hanno un peso che in mano si sente, il che permette a mio avviso una maggiore stabilità della visione, anche se alla lunga stanca di più.

I movimenti della cerniera e del carrello sono molto fluidi e non presentano impuntamenti; è presente la filettatura per il collegamento al treppiedi sotto il tappino che ricorda i dati salienti del binocolo.

La messa a fuoco avviene mediante l’uso di una grande manopola zigrinata, che si rivela essere abbastanza precisa, non troppo morbida né troppo dura.

Le conchiglie oculari sono piuttosto voluminose e grosse, e nella regolazione presentano un minimo di gioco; sono inoltre un po’ scomode perché sono pensate per un viso orientale, quindi per chi ha bulbi oculari sporgenti, ma dopo un po’ ci si fa l’abitudine; hanno tre scatti prefissati e la regolazione diottrica avviene mediante l’uso di un piccolo bilanciere posto sotto l’oculare destro.

Recentemente è possibile ordinare via email dei paraluce rossi più sottili e sagomati lateralmente, che a dirla tutta sono piuttosto kitsch perché il materiale utilizzato per la fabbricazione è la pelle di cavallo (…il che sarà sufficiente a far storcere il naso a qualche animalista!), ma che dovrebbero essere indubbiamente più comodi per noi occidentali che abbiamo delle fosse oculari mediamente più profonde.

Non ho notato su nessuno degli esemplari in mio possesso presenza di polvere all’interno dei tubi, e non c’è alcuna  sbavatura né scollatura delle plastiche; si percepisce subito l’ottima cura generale per l’assemblaggio dei binocoli.

Hanno caratteristiche impermeabili e sono riempiti con l’azoto, il che ne permette tranquillamente l’uso outdoor anche sotto le intemperie; tuttavia non ho trovato riferimenti su trattamenti superficiali delle lenti antigoccia o antisporco, presenti ad esempio su altri binocoli come Swarovski o Kowa.

Il peso dei modelli sulla mia bilancia elettronica è rispettivamente 736 gr. per il 7×35, 835 gr. per il 8.5×42 e 697 gr. per il 9×32; quest’ultimo è l’unico che si discosta un po’ da quanto dichiarato dal produttore.

 

Distanza minima di messa a fuoco

Dalle prove che ho effettuate, il modello 8,5×42 mette a fuoco da una distanza minima di circa 3 metri, mentre per arrivare all’infinito occorre effettuare un giro di 360° in senso antiorario della manopola centrale.

Il modello 7×35 ha una distanza minima di circa 4 metri, e l’infinito si raggiunge ruotando la manopola di circa 225°.

Infine il modello 9×32 ha una distanza minima di 3 metri e occorre ruotare la manopola di 270° per arrivare all’infinito.

 

Ottiche

Il progetto Prince fa uso di lenti speciali a bassa dispersione e di un ottimo trattamento antiriflesso su tutte le superfici.

I binocoli forniscono tutti delle immagini nel complesso davvero molto belle e godibili, con una tonalità di colori naturali e saturi, in linea con le immagini fornite dal Nikon HG e dal Kowa DB II.

La nitidezza in asse è buona su tutti i modelli, tuttavia mi pare che nessuno dei tre modelli raggiunga la nitidezza al centro del mio Kowa BD II. Ai lati invece si nota una certa sfocatura dovuta probabilmente alla distorsione angolare; il modello 8.5×42 mi è sembrato complessivamente il più corretto tra i tre, seguito dal 9×32 e ultimo il 7×35.

Ottimi sono sia il contrasto che la tridimensionalità delle immagini, il che direi che è un risultato di tutto rispetto se consideriamo la differenza di prezzo rispetto ai concorrenti Nikon e Kowa.

 

Oculari

Ho avuto, specie all’inizio, alcune difficoltà ad abituarmi alle conchiglie paraluce spesse di questi binocoli, poco adatte alla conformazione del mio viso, ma una volta regolata l’altezza e trovata la giusta distanza interpupillare, devo dire che osservare attraverso questi oculari è un piacere.

Il 9x fornisce 65° di campo apparente, inquadra 7.2° di campo reale ed ha una estrazione pupillare di 17mm, che dovrebbe permettere anche ai portatori di occhiali di godere di tutto il campo visivo e di avere una buona immersione nella scena.

Ma è con riguardo agli altri modelli, l’8.5x e il 7x che l’immersione nella scena diventa totale: questi forniscono un campo reale rispettivamente di 9° il primo e di ben 11° il secondo, con oculari grandangolari da 77° (si, avete letto bene)!!

L’enorme campo di vista fornito da questi due modelli fa concorrenza diretta sia al Nikon E2 8×30, che ha 8,8° di FOV, che al Kowa BD II 6.5×32 che invece ne ha 10°.

Ho dovuto armeggiare un po’ con le conchiglie oculari e aggiustare bene la distanza interpupillare per riuscire a percepire bene l’intero campo di vista.

Peccato che l’estrazione pupillare di questi modelli denominati UWA (Ultra Wide Angle) sia di soli 13mm, il che renderà più difficoltoso l’uso agli amici a quattr’occhi; mi moglie però afferma di riuscire a vedere tutto il campo anche con gli occhiali previo l’abbassamento totale delle conchiglie.

 

Prismi

I prismi sono del tipo BaK-4, ed hanno lo stesso trattamento antiriflesso Sakura applicato sulle lenti; le pupille d’uscita sono perfettamente sferiche e non ho notato alcuna vignettatura ai bordi in nessun esemplare.

 

Aberrazione cromatica

Riguardo all’aberrazione cromatica tutti i modelli sono più o meno allineati sugli stessi risultati: in asse sono praticamente privi di qualunque cromatismo, merito credo delle lenti Hoya ED a bassa dispersione.

Anche a livello di cromatismo laterale la situazione è davvero ottima: occorre veramente mettere alla frusta i binocoli osservando in condizione di luce critica per riuscire a percepire, nei contorni dei soggetti vicini al bordo, un lievissimo alone, ma che è comunque inferiore al cromatismo laterale percepibile nelle stesse condizioni con i Nikon e i Kowa che possiedo.

Anche qui un risultato notevole se consideriamo che il loro prezzo di acquisto è inferiore ai 200 euro!

Curvatura di campo e distorsione angolare

Non sono binocoli dotati di campo piatto, come il Nikon HG o il Fujinon FMTR, spostando l’immagine del soggetto verso il bordo, questa tende a sfocare. La curvatura è comunque inferiore a quella che riscontro nel Kowa BD II 6.5×32 e più simile a quella del Nikon E2, e considerata l’ampiezza del campo visivo non inficia la piacevolezza della visione generale.

Presente e avvertibile su tutti i modelli una distorsione a cuscinetto, più marcata nei modelli UWA e meno nel modello 9×32. Effettuando un panning, la visione risulta sempre abbastanza naturale e non affatica mai la vista.

 

Utilizzo sul campo

Considerato il loro prezzo di acquisto e paragonati ai binocoli che già possiedo, devo dire che questo piccolo produttore nipponico ha fatto davvero un lavoro egregio con questi Porro ad ampio campo, che definirei più mid level che entry level.

Il 9×32 è ha un campo apparente da 65°, colori piacevolmente naturali, è contrastato e si percepisce una buona tridimensionalità, ha un ottimo contenimento del cromatismo ed ha una buona nitidezza anche se non raggiunge i livelli di un binocolo alpha.

E’ leggero ma impermeabilizzato, con una presa sicura grazie alla spessa gommatura, la dimensione generosa del rotore centrale permette una precisa messa a fuoco anche se la profondità di campo non è molta, e direi che è ottimo per chi si avvicina al birdwatching.

 

Il 7×35 con il suo campo apparente dal 77°, è praticamente privo di aberrazione cromatica in asse, mentre ai lati è appena percepibile; inoltre ha un ottimo contrasto. Direi che il suo campo d’elezione sono i panorami e il cloudspotting; il suo difetto principale è una distorsione angolare abbastanza marcata. Purtroppo non sono riuscito a testarlo molto sul cielo e sulle costellazioni invernali, ma dal poco che sono riuscito ad osservare direi che è ottimo per una spazzolata stellare visto il campo inquadrato, mentre inquadrando la luna non ho notato alcun alone fastidioso; in questo ambito però, avendo poca esperienza, mi riservo di fare ulteriori prove e confronti con più calma.

Infine l’ottimo 8.5×42 è tra i tre il mio preferito, oltre ad essere il più versatile e corretto sotto i vari punti di vista, con il suo campo da 77° garantisce un’immersione nella scena notevole, con buona profondità e tridimensionalità oltre che con un ottimo contrasto; solo il peso è leggermente superiore alla media, ma a mio giudizio questo non è necessariamente un difetto perché permette una visione meno tremolante. Anche nell’osservazione notturna mi è parso più corretto del fratellino minore, ma anche qui mi riservo un aggiornamento dopo che lo avrò messo al confronto con il Fujinon.

 

Giudizio finale

Il prezzo di un binocolo Shogetsu Kansei ED serie Prince va dai 19.800 yen per il 7x35UWA, ai 19.900 yen per il 9x32WP e ai 23.900 yen per l’8.5x42UWA, a cui vanno aggiunte le spese di spedizione di circa 6.000 yen e di importazione (circa 50-70 euro).

Con una cifra inferiore ai 300 euro, e un bel mal di testa per riuscire a piazzare l’ordine la prima volta sul Rakuten Ichiba Market e farvelo spedire in Italia, si può avere un binocolo che non ha nulla da invidiare a binocoli più blasonati e dal costo triplo, se non l’estetica.

Qui non c’è molto spazio per accontentare il gusto occidentale, quindi il binocolo è sobrio ed essenziale: l’unico vezzo estetico concesso è rappresentato da una piccola etichetta nera posta nella parte superiore dello chassis, che riporta il marchio del produttore in kanji giapponesi dorati.

 

Il campo grandangolare dal 77°, l’ottimo contenimento dell’aberrazione cromatica, la solidità dei materiali e la cura della costruzione, sono le caratteristiche che, da sole, valgono l’acquisto di questi binocoli; i miei Nikon E2 e HG, ma anche il Kowa BD II, non tengono altrettanto bene il cromatismo laterale e sono più stretti degli UWA.

Certo non sono nitidi da bordo a bordo, le conchiglie oculari sono più scomode, l’estrazione pupillare dei modelli UWA lascia a desiderare (13 mm sono un po’ pochi…), ma se cercate più la sostanza che l’apparenza, o volete iniziare bene senza svenarvi, allora vi consiglio di prendere seriamente in considerazione uno di questi strumenti.

Per ogni ulteriore notizia sui binocoli in questione vi invito a leggere il blog del sig. Ryu Mochiziku all’indirizzo http://blog.livedoor.jp/forrest1437/ , magari utilizzando la traduzione automatica di Google.

Pro

  • contenimento dell’aberrazione cromatica
  • campo grandangolare
  • contrasto e tridimensionalità
  • cura nei materiali e nella costruzione
  • impermeabilità

 

Contro

  • conchiglie oculari scomode
  • estrazione pupillare appena sufficiente nei modelli UWA
  • caduta di nitidezza ai bordi