Tutti gli appassionati di osservazione al binocolo conoscono i problemi principali di questa attività, il torcicollo e il dolore alle braccia.
Così come il pugile alla fine del match non riesce a tenere alta la guardia, così non riusciamo a impugnare il binocolo alto per più di qualche minuto.
Se dobbiamo fare uno star-hopping impegnativo o se dobbiamo aspettare il passaggio di un satellite, i minuti passano molto in fretta e la stanchezza non tarda a farsi sentire.
Mentre il torcicollo si risolve assumendo posture adeguate (es. stendersi su uno sdraio o per terra per osservare allo zenit) o disponendo di un binocolo a prismi inclinati, il problema della stanchezza (e delle vibrazioni, che distruggono letteralmente il dettaglio di ciò che osserviamo) si risolve con un buon supporto.
I cavalletti fotografici non sono molto convenienti dato che l’altezza massima di osservazione rispetto all’orizzonte viene limitata più dall’impossibilità di avvicinarsi al binocolo piuttosto che dal torcicollo stesso, poiché alzando lo strumento gli oculari tendono ad muoversi verso il treppiede stesso impedendo di avvicinare la testa.
La prima idea di realizzare una montatura utilizzando i tubi normalmente impiegati per gli impianti idrici (da cui l’aggettivo di “idraulico” dato al supporto) è venuta dalla lettura di un articolo pubblicato da Sky and Telescope in cui si rendeva conto del lavoro di un astrofilo.
Il nostro Claudio ha elaborato l’idea di partenza provvedendo a migliorare il bilanciamento e a dotare il supporto di una base (la versione pubblicata aveva la colonna verticale infissa nel terreno).
La prima apparizione del supporto ha avuto luogo alla Fiera dell’Astronomia di Forlì nel dicembre 2001 e ha suscitato la curiosità generale e l’ammirazione dei presenti per la semplicità e la pulizia della realizzazione.
Lo strumento applicato era di gran classe, un binocolo Zeiss 8×56, corredato da una mira visuale che sembrava presa da una mitragliatrice anti-aerea.
Le apparizioni di Claudio agli incontri astronomici e alle osservazioni pubbliche con questa montatura sono state numerose.
L’abilità di Claudio è stata messa a frutto anche da altri del gruppo.
Per conto di Fiorenzo, Claudio ha realizzato una versione del supporto idraulico con un treppiede in alluminio come base.
Per parte mia, il ritrovamento della base di un tavolino ha fatto scattare la molla, Claudio ha applicato sulla base tutti gli elementi necessari e l’attacco del binocolo è stato realizzato con una serie di curve e tratti rettilinei in modo da non richiedere nessun contrappeso per la regolazione in altezza.
Un’ulteriore variazione del mio supporto è stato l’accorciamento dei bracci (ho a disposizione un giardino molto piccolo) e l’uso di una tanica piena d’acqua come contrappeso principale che, almeno in teoria, può essere portata via vuota e riempita sul posto di osservazione.
In tutti i casi le filettature costituiscono gli assi di rotazione, l’unica cura è quella di controllare la rotazione in azimut, in quanto con un numero sufficiente di giri la montatura potrebbe scomporsi – ma il numero di filetti impegnati è tale che la separazione richiede almeno 6/7 giri, una manovra che osservando normalmente non viene sicuramente effettuata.
Ogni montatura può essere scomposta in un numero di pezzi tali da consentire il trasporto nel baule dell’auto.
Paolo Morini : nato pochi giorni prima dell’inizio dell’Era Spaziale, ha scoperto il cielo e lo spazio durante la notte dello sbarco dell’Apollo 11. L’imprinting binoculare, irreversibile, gli fu conferito da un binocolo Zenith 10×50 (tuttora ben conservato – prezzo 10.000 lire nel 1970). Il prossimo binocolo sarà il quindicesimo.Si occupa anche di divulgazione astronomica e cura la rubrica del Cielo del Mese per la UAI